domenica 31 gennaio 2016

Il taccuino tricolore - Puntata n.2

Ciao a tutti!
La settimana che sta per chiudersi l'ho trascorsa interamente a casa, a riposo. Un'infezione batterica mi ha costretto a rimanere chiuso in casa, segregato o quasi. Un po' di tempo libero in più, che ho investito innanzitutto nel dormire come non mi capitava da tempo, poi in altre attività, come il blog, un puzzle che attendevo da tempo di completare, qualche lettura. A farmi compagnia, c'era la radio. Ma non quella tedesca, quella italiana. Adoro la radio nazionale: programmi interessanti, le partite, un po' di musica buona e tante notizie, con le quali si può costruire un'interessantissima pagina del taccuino tricolore.
Che, riletta da un italiano in Germania, non può che suscitare un mix di rabbia e di compassione per il nostro povero Bel Paese.

Carrellata di eventi dell'ultima settimana

Comincio con la notizia più inascoltata nel bailamme della settimana. I bisturi. Secondo la denuncia dell'Associazione dei Chirurghi Ospedalieri Italiani, i bisturi che lo Stato fornisce ai dottori sono così economici, di così scarsa qualità che tagliano male, con rischi sulla salute e sull'estetica dei pazienti. Beh, qui si ricerca chiaramente il doppio risparmio: si risparmia sui bisturi e si risparmia sulle pensioni...
Il rapporto corruzione 2015 di Transparency ci mette al 61esimo posto nella classifica della corruzione pubblica percepita, allo stesso livello di Montenegro, Senegal e Lesotho. All'interno della UE, solo la Bulgaria è un paese più corrotto dell'Italia. Siam sempre gli ultimi, come al solito. Qualcuno vede segnali di miglioramento, l'anno scorso eravamo al 69esimo posto. E grazie tante, con questa situazione, che fa piangere, si può e si deve SOLO migliorare!
Poi è il turno del calcio, sul quale si è aperta una nuova bufera. Un'inchiesta della procura di Napoli ha svelato un articolato meccanismo che permetteva ai giocatori di sottrarre dei soldi al fisco italiano. Ogni modo è buono per evadere, cosa nota e stranota in Italia. Ma quello che più fa rabbia è che qualche illustre presidente di club dica che "è tutta fuffa, è roba vecchia". Come? Non importa quanto tempo fa è successo. Importa che sia successo, invece, importa che i responsabili paghino il conto.
Dunque il caso delle statue coperte ai Musei Capitolini di Roma, in occasione della visita del presidente iraniano Rouhani in Italia, ufficialmente in segno di rispetto nei confronti della sensibilità e della cultura iraniana. Un gesto folle, per non mettere in imbarazzo (?!?) un presidente si sono messi in imbarazzo tre millenni di arte. Ma per il petrolio dell'Iran, ci si cala le braghe senza troppe remore...
Dulcis in fundo, il Family Day, il giorno di manifestazioni in difesa dei valori della famiglia tradizionale. Qui non c'è niente da aggiungere, la notizia fa già ridere da sé. Soprattutto chi ci guarda dal resto d'Europa.
Bis bald!
Stefano

sabato 30 gennaio 2016

Appunti di viaggio 2015: sulle orme di Goethe

Ciao a tutti!
La ricerca di nuovi orizzonti da camminare sul suolo tedesco ha visto nel 2015 l'aggiunta di una nuova pagina con la scoperta della Thüringer Wald. Camminare nella "selva di Turingia" può però essere un'attività che scavalca il semplice gesto di trascorrere qualche ora all'aria aperta e circondati dalla natura più genuina. Può diventare infatti un attività che trova contaminazioni addirittura nella letteratura. Come? Grazie ad un sentiero originalissimo: il Goethewanderweg, letteralmente il "sentiero di Goethe". Circa venti chilometri di sentieri, a tratti ampio da diventare una carrozzabile, rigorosamente nel paradiso di foreste e pascoli della Thüringer Wald, in cui è impossibile perdersi, in quanto la g del grande letterato tedesco è un segnavia inconfondibile lungo tutto il percorso.

Il panorama sulla Thüringer Wald dal Großer Hermannstein

Il Goethewanderweg si snoda tra la città di Ilmenau e il paese di Stützerbach, nell'idillio naturale che Goethe ha più volte descritto nei suoi scritti e nelle sue lettere. Anmutig Tal! Du immergrüner Hain! (che si potrebbe tradurre come "Graziosa valle! Sei un bosco sempreverde!") scriveva Goethe in una poesia composta nel 1783. In quest'area, durante il primo periodo a Weimar, Goethe ricoprì numerosi incarichi: tra cui il riassetto delle miniere di rame e di argento della zona: Goethe oltre ad essere noto per l'attività letteraria era un importante studioso di geologia e mineralogia.

Il museo dedicato a Goethe a Stützerbach: notare la g sul lastricato

Il sentiero, che attraversa paesini caratteristici della Turingia, come Manebach, che si districa tra sorgenti con i nomi delle nobildonne dell'area, tocca luoghi che hanno segnato l'ispirazioni di Goethe. Come lo Schwalbenstein, un masso dal quale si gode di un gran panorama sui boschi della Turingia e dove pare Goethe abbia scomposto un intero atto di una sua nota tragedia, l'Ifigenia in Tauride. Come il Kichelhahn, uno dei luoghi più ameni per Goethe, o il Großer Hermannstein, dove è collocata una casetta di caccia che Goethe prediligeva per riposarsi durante le sue escursioni.

Hickelhahnturm

Il Goethewanderweg termina nella pacifica cittadina di Stützerbach, dove è presente un museo a lui dedicato, con ovvio riferimento al periodo in cui fu un frequente visitatore della zona (pare che si recò ad Ilmenau ben ventotto volte durante la sua vita!). Qui si conclude un percorso piacevole, che permette di camminare sulle stesse vie calcate dal più famoso scrittore della Germania.
Bis bald!
Stefano

venerdì 29 gennaio 2016

Erding, l'acquapark di Baviera

Ciao a tutti!
Quando Giulia, vedendo che per un intero weekend non aveva impegni di lavoro, mi chiese di fare un weekend all'insegna del relax, ho pensato immediatamente ad un weekend a Erding. Perché proprio in questa cittadina dell'Alta Baviera? Perché Erding, oltre ad essere nota per la Erdinger Weißbräu, una delle marche di birra tedesca più note e dal maggiore fatturato, è anche la sede del più grande centro termale d'Europa - quasi centocinquantamila metri quadri di piscine, saune, idromassaggi e altre attrazioni acquatiche.

Lo spettacolo delle Therme Erding di notte (fonte: monaco-baviera.net)

Scrivendo questo post ho voluto cercare qualcosa di più sulla storia delle terme di Erding, in quanto questa mi è apparsa immediatamente come una struttura molto moderna, di recente costruzione. E infatti ho scoperto che la tradizione termale di Erding non ha le origini nell'epoca dell'impero romano, come a Baden-Baden, oppure il prestigio della vicina Bad Kissingen, che ha ospitato personaggi illustri come l'imperatrice Sissi e Bismarck, il primo cancelliere della storia tedesca. No, la storia di Erding ha radici decisamente piantate nel recente, per la precisione nel 1983, quando la Texaco, convinta di poter aprire un polo petrolifero a pochi passi da Erding, vi trovò invece "solamente" acque sulfuree. Le quali furono invece sfruttate per l'attuale centro termale.

L'enorme complesso delle Therme Erding visto dall'alto (fonte: merkur.de)

Più che un centro termale, può sembrare all'apparenza un grande parco giochi. Questo è quello che si prova stando nelle affollatissime aree Therme e Galaxy, sostanzialmente una versione tedesca dei parchi acquatici italiani: piscine, scivoli, tanto marasma, e tanti marmocchi che rompono le palle. Si, belli gli scivoli, dove posso tornare bimbo per qualche secondo, ma queste non sono terme. Ben altra musica si ascolta nell'area VitalOase, dove abbiamo provato le acque curative salate: prima a bagno nel calcio, poi nel selenio, dunque nei sali del Mar Morto: l'ultima piscina può risultare "drammatica" per chi entra con una piccola ferita o qualche arrossamento...

VitalOase (fonte: atzwanger.net)

L'unica reticenza che ho avuto prima di convincermi ad andare alle terme (per la prima volta in assoluto) a Erding, era l'usanza (molto tedesca) obbligatoria di girare nudi nell'area VitalTherme, di gran lunga la più interessante. La mia totale non abitudine a restare nudo in mezzo al pubblico, per imbarazzo, è stata un bell'ostacolo. Ma senza superare questa barriera non avrei mai goduto della sezione più bella del centro termale. Ed infine, restare nudo alle terme non è così male: l'imbarazzo svanisce celermente e, personalmente, vedere belle ragazze senza veli non ha portato a "bizzarre" conseguenze: mi ha aiutato essere miope e rimanere senza occhiali...
Non si poteva non venire in quest'area. Perché è una FI-GA-TA! Un'enorme piscina circondata da palme, con idromassaggi, bar in acqua (!!!) e uscita all'aperto (quando all'esterno ci sono due gradi, è una sensazione meravigliosa muoversi in un'acqua di 34°C), ma soprattutto paradisiache aree relax a tema, saune nel quale espellere tutte le tossine che odorano di essenze tra le più inimmaginabili (primo posto all'unanimità per la sauna con gli aromi del pane), o ricche di sali minerali, bella scarica di vitalità per le vie respiratorie. Menzione per la Römische Villa, un'area all'interno di VitalTherme, ispirata alle prime terme romane, a mio parere il miglior posto per trovare vero relax: all'interno della piscina si può galleggiare e contemporaneamente ascoltare musica, per me sinonimo di addormentarsi in acqua.

VitalTherme (fonte: urlaubsguru.de)

Come prima esperienza alle terme, direi che è stata più che positiva. Così positiva che vogliamo tornarci presto: e stavolta restare fino alla chiusura delle 23. Un simile posto, quando scende la notte, non può che essere...spaziale!
Bis bald!
Stefano

giovedì 28 gennaio 2016

Un 2015 con A spasso tra i Giganti

Ciao a tutti!
Anche nel 2015 ho fatto fatica a spiegarmi quello che rappresenta questa pagina in cui racconto ciò che mi passa per la testa. Anche quest'anno, tante tantissime visite su A spasso tra i Giganti, oltre sessantamila. Tutto sommato poche, considerando i numeri che fanno altri blog, ma per me un numero inimmaginabile. Sessantamila click sulle pagine di A spasso tra i Giganti (vedi statistiche aggiornate al 31 dicembre 2014) sono una bellissima gratificazione del lavoro che svolgo nel tempo libero, raccontando la mia esperienza tra i "Giganti" teutonici, le mie avventure su e giù tra i "Giganti" di roccia, le mie fatiche in mezzo a tutti i "Giganti" che sudano e realizzano sogni correndo. Sessantamila visite, distribuite su 348 post, sono il motivo per continuare a raccontare ciò che vivo e vedo in un angolo diverso di Europa, per continuare a trasmettere un po' di energia. Un sentito, sincero, GRAZIE a tutti i lettori per questo!
Bis bald!
Stefano

domenica 24 gennaio 2016

Obiettivo 4000 - Maxiclassifica 2015

Ciao a tutti!
Se il mio 2014 della corsa era stato l'anno della rinascita dopo uno stop forzato, il 2015 mi ha visto protagonista di due maratone (Amburgo e Firenze) e di altrettanti di cicli preparazione intensi, con qualche piccolo problema ma senza infortuni gravi. E questo, assieme a notevoli cambiamenti nei metodi di allenamento, ha giovato positivamente sui risultati dell'anno da poco conclusosi.
La cartina di tornasole di questi miglioramenti è il risultato finale nella Maxiclassifica 2015, che raccoglie le performance di tutti i maratoneti italiani nell'arco dell'anno.. E quest'anno, grazie al tempo staccato sul traguardo della Firenze Marathon, mi inserisco alla posizione 4204 (su un totale di 32753 maratoneti), al 416esimo posto nella categoria SM30 (quella che raggruppa gli atleti tra I 30 e I 34 anni di età a fine stagione). Se il confronto di categoria non si può fare (nel 2014 appartenevo alla categoria SM, dai 23 ai 29 anni), si può invece fare sul risultato globale. Con un miglioramento sul cronometro di di quasi tre minuti ho recuperato più di cinquecento posizioni. Risultato di cui vado orgoglioso, ma dal quale non sono appagato. L'obiettivo è migliorarsi continuamente e nel 2016 l'obiettivo è chiarissimo: entrare nei primi quattromila!

Un passo per volta, una maratona per volta...

Per poter festeggiare questo risultato tra un anno, conosco un solo modo possibile: correre forte, più forte che si può...
Bis bald!
Stefano

sabato 23 gennaio 2016

Grazie mille, neve

Neve. Ne è scesa veramente tanta in questi ultimi giorni, una quantità che negli ultimi due anni a Schweinfurt non si era mai vista. Poi il freddo, temperature glaciali , fino a -12°C (qui in Franconia, non oso immaginare più a nord, in città come Berlino o Amburgo). Temperature artiche, di quelle che fanno tremare il corpo, ma anche la mano quando devo far partire la mia auto, il cui parabrezza ogni mattina si presenta congelato sia esternamente che internamente.
Il freddo ha aiutato la neve a rimanere ben salda a terra e, già a qualche giorno di distanza dall'ultima nevicata, spesso si cammina ancora su superfici bianchissime. E ieri sera, di ritorno dalla palestra, mi si è presentata una visione “d'altri tempi”.

Il giardino sotto casa: un risveglio imbiancato

Proprio di fronte alla porta di casa, ci sono gli ultimi resti, rimessi a nuovo, delle antiche mura di Schweinfurt. Tutto ciò che si ritrova all'interno del perimetro delle vecchie mura è in posizione rialzata rispetto al resto della città. Questo “rialzo”, in questi giorni ricoperto di neve, è stato teatro di qualcosa che tuttora mi pare inverosimile. Sono le 19.30, è notte e solo qualche lampione illumina la scena. Si gela, ipotizzo che la temperatura si aggiri a -5°C, un clima che invita a trascorrere queste ore nel caldo di una casa. Eppure, c'è un manipolo di ragazzi schiamazzanti che ha voglia di sfidare queste temperature rigide. Semplicemente, salgono il pendio innevato fino alla base delle mura. E da lì si lanciano con il bob. Si divertono, sghignazzano di gusto, le loro risate sono genuine. Quello che ho visto mi ha stupito quasi fino alla commozione. Pensavo che non ci fosse più spazio per questo genere di divertimenti, in cui un gruppetto di quindicenni si ritrova a trascorrere del tempo all'aria aperta, nonostante il freddo. Pensavo che I tempi dei pomeriggi giocati a nascondino, dei palloni incastrati sotto le macchine o delle gare a lanciarsi le palle di neve fossero finiti da tempo, sepolti da Playstation, giochi online e social network. Quest'ultima neve mi ha fatto ricredere. C'è ancora margine di improvvisazione, c'è ancora spazio per un po' di sana ingenuità. C'è ancora speranza per una gioventù che pare aver perso stimoli e interessi per qualcosa di veramente piacevole. Come divertirsi all'aria aperta, in compagnia, con un bob in mano e tanta spensieratezza dentro.
Vielen Dank, Schnee.

venerdì 22 gennaio 2016

Bücher: Viola Fòscari

"Stupide sì, le donne, quando credono che le parole dette durante l'amore siano parole vere, quando pensano di essere indispensabili, quando credono che il loro amore basti per tutto, quando sono convinte che ci sarà un per sempre nella loro vita, e dunque per sempre ti amerò, per sempre ti penserò, per sempre ti sarò accanto, per sempre mi prenderò cura di te, per sempre ti porterò nel cuore. Stupide."
Tea Ranno, Viola Fòscari


Durante tutta la lettura di Viola Fòscari, romanzo di Tea Ranno, ho sperato e creduto che questo libro fosse come una macchina diesel, lento nel carburare, ma che sa imporsi alla distanza. La mia intuizione è stata giusta. La storia che questo libro racconta inizia lenta, senza fretta, lasciando intravedere poche direzioni, forse in modo eccessivamente stanco. Ma quando la vicenda entra nel vivo, non ce n'è per nessuno: Viola Fòscari è un romanzo che sa regalare accelerazioni improvvise degne di una fuoriserie.
Viola Fòscari è un personaggio d'altri tempi: sulla soglia dei cinquant'anni conserva la bellezza di una ventenne assieme all'eleganza della donna matura. È il sogno proibito di tutto un paese. È la moglie di un ricco possidente terriero, è la madre di due figli, molto diversi tra loro, ma entrambi avviati verso il successo. Non si potrebbe volere di più dalla vita. E invece arriva una passione folle, distruttiva, che tanto regala e altrettanto toglie, incarnata nella figura di un ragazzo che potrebbe essere "una statua di Michelangelo". Insomma, all'imbrunire degli anni Cinquanta, una storia di amore impossibile.
Attorno al personaggio di Viola - descritto magistralmente in tutte le sue sfaccettature, dalla sua bellezza esteriore alle sue inquietudini interiori - ruotano tante altre storie che in modo più decisivo influenzeranno il corso degli eventi, un incidente di caccia, i figli che stanno per abbandonare il nido per spiccare il volo, lo sbarco in Sicilia di americani pieni di dollari.
Perché ho apprezzato questo romanzo? Per uno stile cortese con il quale descrive una relazione sensuale, senza mai scadere nel banale o nel volgare. Per momenti di grande pathos, dal dialogo tra Viola e Delfina la cieca, fino all'apice emotivo del romanzo - l'uccisione di Cusuzza, la cagnetta di Viola. Per un finale drammatico, degno di una sceneggiatura cinematografica, ma che rimane aperto a discrezione del lettore, a volte la soluzione migliore.
(Non fosse stato per l'inizio compassato, avrei assegnato 10/10).
Bis bald!
Stefano

Giudizio: 9/10 

giovedì 21 gennaio 2016

Appunti di viaggio 2015: Georg Schäfer, il museo sotto casa

Capita a tutti quanti di abitare a breve distanza di qualcosa di molto, molto interessante, e differirne la visita in un altro momento. Quante cose dovrei vedere in Piemonte, e invece non ho mai visto... Potrei dire lo stesso della mia attuale esperienza in Franconia. Dopo più di due anni dal mio (primo) arrivo a Schweinfurt, non è stata pianificata alcuna visita al principale museo cittadino, il Georg Schäfer Museum. Sebbene l'edificio che lo ospita sia di recente costruzione, il "cubo di cemento" del Georg Schäfer Museum è già esso stesso un simbolo della città. Merito di una posizione chiave, centrale e sostanzialmente in riva al fiume Meno. Merito dei cartelli sulla A7 e sulla A70 che quando descrivono Schweinfurt come una città "Industrie und Kunst", per Kunst (arte) fanno riferimento proprio al Georg Schäfer Museum. E poi, suvvia, lo vedo a distanza tutte le mattine dalla mia bici, ci passo di fianco ad ogni mio allenamento, era inevitabile che un giorno vi saremmo andati.

Una visione alternativa del Museum Georg Schäfer (fonte: bal-berlin.de)

La storia di questo museo e della sua collezione è decisamente travagliata. La raccolta di dipinti che oggi tutti possono ammirare è appartenuta, fino alla sua morte nel 1975, a Georg Schäfer, uno dei più noti industriali dell'area, in quanto proprietario della FAG (ora sotto il controllo del gruppo Schäffler, uno dei tre grandi gruppi industriali presenti a Schweinfurt assieme a ZF-Sachs e SKF) in compartecipazione con il fratello Otto. Schäfer adorava collezionare opere d'arte, e già negli anni Cinquanta egli progettava di renderle fruibili alla popolazione tramite la costruzione di un museo. Purtroppo solo nel 2000, al termine della crisi che colpì l'economia locale e in particolar modo la FAG, e dopo aver risolto alcune vicissitudini burocratiche con gli enti locali, il museo vide la luce.
Come l'ho descritto prima, il Georg Schäfer Museum è veramente una specie di cubo di cemento. Tutta l'immagine esterna del museo è improntata su forme molto squadrate in calcestruzzo a vista. L'interno riprende le forme dell'esterno, mentre il grigio del cemento viene spezzato solo dalle scale in legno, che lentamente conducono ai due piani ove trova spazio la collezione permanente.

Dentro il Georg Schäfer

Il Georg Schäfer Museum ospita una delle più importanti collezioni private dell'arte tedesca del XIX secolo. Passando dagli albori del XVIII secolo fino agli inizi del ventesimo, la collezione riesce a raccogliere i diversi movimenti artistici – dal romanticismo al secessionismo passando per l'impressionismo. Uno degli aspetti che più colpisce della collezione, è il modo in cui riesce a fondere notevoli opere individuali assieme a gruppi di quadri di artisti importanti e alle creazioni di maestri meno noti.

Il mio preferito, Der abgefangene Liebesbrief di Carl Spitzweg

Perché è un museo di una certa importanza nel panorama artistico della Germania?
Uno dei motivi chiave è che il Georg Schäfer Museum ospita la più grande collezione di opere di Carl Spitzweg (160 dipinti a olio e 110 disegni!), un artista poco conosciuto in Italia, ma creatore di opere sublimi. Non è il solo tedesco a trovare spazio nel Georg Schäfer Museum, anche altri grandi della pittura tedesca, come Adolf Menzel, Caspar David Friedrich e Max Liebermann sono qui ospitati. Ma è indubbio che l'attenzione dei visitatori debba rivolgersi soprattutto alle opere dello Spitzweg. artista tardo-romantico tra i più importanti nel panorama pittorico tedesco. A me sconosciuto fino a quel momento, Spitzweg è stata una sorta di rivelazione: immagini che raccontano la vita della borghesia tedesca, il suo lato più buffo e romantico, per mezzo di dettagli e colori vivaci.
Spitzweg e le sue opere sono ciò che porto con me con maggior affetto della visita al Georg Schäfer, nonché il miglior motivo per visitare questo museo, un piccolo forziere di arte a pochi metri da casa nostra.
Bis bald!
Stefano

La mia personale Top-10 del Museum Georg Schäfer di Schweinfurt:
1. Carl Spitzweg - Der abgefangene Liebesbrief ()
2. Carl Spitzweg - Der Kaktusfreunde ()
3. Carl Spitzweg - Disputierende Mönche ()
4. Thomas Ender - Das Matterhorn
5. Eduard von Grützner - Stilleben mit Schinken, Hummer und Austern
6. Ferdinand Georg Waldmuller - Die vierjährige E. in weinlaubumraktem Fenster ()
7. Carl Begas d. Ä. - Die Schwestern Hufeland ()
8. Johann Sperl - Frühlingszeit
9. Johann Christian Clausen Dahl - Schloss Kronborg bei Mondschein
10. Max Slevogt - Tiroler Landschaft

venerdì 15 gennaio 2016

Blue carpet

Si dice che gli ultimi chilometri di una maratona si corrano non con le gambe con la testa. C'è anche chi dice che gli ultimi 195 metri, non uno di meno, si percorrano con le lacrime agli occhi. Io non ho mai pianto al traguardo di una maratona, sono persona che difficilmente si commuove. Ma ho sempre provato emozioni fortissime ad ogni traguardo. Da solo o in compagnia, i metri dell'arrivo sono un rimescolamento continuo di oggetti che in tre mesi, il tempo di preparare una maratona, hanno affollato la mente. Pronti ad uscire tutti quanti improvvisamente, per scatenare un sentimento di indicibile euforia.
E ora, come sempre dopo una maratona, li raccolgo alla rinfusa e li metto in un post.
In Piazza Santa Croce, sul traguardo della Firenze Marathon, ho pensato...

A due chilometri dall'arrivo, la testa è tutta un turbinio di pensieri

...ai trentacinque treni che mi sono sfrecciati a fianco durante i miei allenamenti sulla Mainradweg
...a ogni allenamento concluso alle 19, ed ogni volta era un po' più notte
...agli allenamenti a zero gradi; ma ad ottobre
...allo spavento nel vedere un polpaccio di un colore "rosso pompeiano"
...ai limoncelli rifiutati (e di conseguenza negati)
...alle levatacce domenicali per fare il pieno di energia in vista dei lunghi
...al Voltaren sui miei piedi
...e al Voltaren sulle gambe
...a tutto il sudore versato su Bergstraße durante le ripetute in salita
...e alla gente che in quel momento avrà provato a capire cosa mi muovesse a correre su quella salita
...ai sogni, alle speranze, quando vedevo che ogni lungo mostrava un miglioramento
...alle paure di non riuscire a concludere la maratona intero, dissolte in un giubilo ineffabile
...al giorno in cui un paio di calze nerazzurre mi provocarono una vescica sulla pianta del piede
...alla ferita sul collo del piede dopo la mezza a Norimberga, "eppure non ci si può ferire correndo"
...ai pranzi "von Hase", 100% verdura e frutta
...a Giulia, e allora comincio ad accelerare come per tornare più in fretta da lei
...all'aria rigida delle sere di Schweinfurt, che ti sbatte in faccia impassibile appena oltrepasso l'uscio di casa
...alla calcolatrice in mano per poter prevedere in quanto sarei arrivato
...ai calcoli per cercare di arrivare a casa ad un orario decente
...a quel muscolo infiammato che si, alla fine non mi ha tradito
...alla neve dell'ultimo interminabile lungo
...ai ragazzini che mi affiancano durante i miei allenamenti, che mi staccano, certo, ma non di tanto
...a tutte le pasticche di arnica, soluzione o semplice placebo?
...alle occhiate incredule dei vicini quando esco per correre
...alla corsa in una Mainradweg nel buio e nella nebbia, dove l'unica luce è quella del tuo cronometro
...a quella serie di ripetute sotto il diluvio, che alla fine, non fu poi così male (però, quanta acqua)
...al gelo di ottobre (ottobre!!!)
...a Giulia, che mi aspetta sempre al traguardo anche se il traguardo non è, perché chi si ama si aspetta, sempre

Tutta la gioia dell'arrivo

E ancora una volta (la settima), come sempre, a tutti coloro che hanno corso una maratona, o la correranno, una volta almeno nella vita.
Stefano

giovedì 14 gennaio 2016

Agli albori della scienza

In passato ho scoperto che il giorno successivo ad una maratona una fra le migliori idee può essere quella di visitare un museo. Si rilassa la mente, si cammina un po' e le gambe rimangono attive. Anche dopo la Firenze Marathon ho pensato che si potesse visitare un museo. Poi, a Firenze vi è l'imbarazzo della scelta: Uffizi, Bargello, Accademia, per citarne alcuni. Ma con solo due ore di tempo a disposizione, causa aereo, e soprattutto senza l'esperta di arte al mio fianco, ho preferito optare su una scelta totalmente inusuale ed alternativa, il Museo Galileo.

Galileo Galilei, padre della scienza moderna

Sia ben chiaro, non è un museo dedicato al grande scienziato pisano, forse il più grande precursore della scienza "moderna". Il Museo Galileo, che trova spazio nelle stanze di Palazzo Castellani, antico edificio con vista sull'Arno, va oltre il personaggio a cui è dedicato. Una visita al Museo Galileo è un viaggio nel mondo della scienza, quando essa era ai suoi albori. Il viaggio ripercorre la storia della fisica, della chimica e della matematica attraverso una impressionante raccolta - dal valore inestimabile - di oggetti provenienti dalle collezioni fiorentine dei Medici (al primo piano) e dei Lorena (al secondo piano).

Uno dei pezzi più pregiati della collezione medicea, la sfera armillare di Antonio Santucci

In sole due ore non è facile neanche per me, amante della scienza e che con la chimica e la fisica ci lavoro tutti i giorni, comprendere a fondo i meccanismi degli strumenti che trovano spazio nelle sale del Museo Galileo. C'è un sentimento di tenerezza, compassione - non so come definirlo - nell'osservare macchinari, oggi conservati come reliquie, che hanno permesso nei secoli scorsi di determinare le più importanti leggi che regolano l'universo. Sono sensazioni che scaturiscono dal mero confronto con le apparecchiature dei giorni nostri - elettroniche, precise, sofisticate.

Le cere ostetriche

Prendiamo per esempio i microscopi. Io trascorro regolarmente dalle due alle quattro ore della mia giornata lavorativa su un microscopio ottico. E poi guardo queste apparecchiature, che sembrano appartenere ad un'altra era geologica. I principi di funzionamento rimangono gli stessi, ma sono passati tre secoli. Che progressi, che grandi passi ha fatto il genere umano nella tecnica. E potrei continuare con il banco chimico. Quello esposto al Museo Galileo risale all'epoca del granduca Pietro Leopoldo (XVIII secolo): che bello poter vedere e poter immaginare chimici al lavoro, intenti a rivelare all'umanità i segreti che regolano la materia.

Apparecchiatura microscopica - proprio come oggi

Nondimeno impressionano altri oggetti presenti nelle sale del Museo Galileo. Su tutti spiccano i cannocchiali di Galileo - gli originali! - e le immense apparecchiature per le esperienze di chimica e di fisica, che mostrano quanto fosse all'avanguardia il movimento scientifico toscano. Una sorta di commozione mi pervade quando noto - in alto, non ben esposta - un primissimo esemplare di tavola periodica: molto rozza, perché tale non era ancora, ma sarebbe giunta poco dopo. E colpiscono le cere ostetriche, che mostrano numerosi casi di complicazioni durante il parto o di malformazioni ai feti, atlanti tridimensionali che sono stupefacenti.

Palazzo Castellani, sede del Museo Galileo

Si può non essere amanti della scienza o della tecnica, ma posso garantire che il Museo Galileo non può lasciare indifferenti. Perché si può essere brillanti conoscitori della fisica, o si può fare l'espressione stralunata di chi non mai capito un acca di chimica, ma non si può non provare stupore di fronte a ciò che è l'alba della scienza.
Bis bald!
Stefano

mercoledì 13 gennaio 2016

Un uomo sempre in salita

"Pantani fa una strada tutta sua, in salita. Eppure è lì, ci sta dietro, non li molla, agile, diritto come una freccia, proprio come quando scatta sulle sue montagne e senti fare crack: la forza di gravità si spezza in due: una è per Pantani e lo fa volare su, l'altra è quella nostra, normale che ci trascina in basso. A un certo punto, questa forza lo chiama e lui risponde; nessun movimento, nessun gesto superfluo, impeccabile e implacabile. Un taglio secco, che non ammette repliche, correzioni, pentimenti. Quando Pantani sente che la salita è salita e che la sua gravità comincia a funzionare, taglia via quell'invisibile, resistentissimo filo che lega i corridori tra loro, stringe occhi e denti, orecchie ritte alla voce che gli ha imposto questo tremendo-stupendo mestiere, ed è aut-aut."
Massimo Cacciari

Il viso sereno di Marco Pantani con la maglia gialla sulle spalle... (fonte: biciexpresscatania.it)

Quanto manca un corridore così al ciclismo, allo sport, all'Italia. Ogni anno è un'assenza sempre più pesante e apparentemente incolmabile...

venerdì 8 gennaio 2016

Da consacrare ad una leggenda

"Per me Walter Bonatti ha rappresentato il maestro che ha forgiato, con le sue imprese e i suoi libri, la mia nascente e giovanile voglia d’avventura, incanalandola sulle montagne. Tramite i suoi racconti ho capito come si possa essere liberi di creare in piena libertà proprio rispettando solo poche ed elementari regole di etica."
Alessandro Gogna

1930-2011: Walter Bonatti (fonte: mondieviaggi.eu)

Era il 14 settembre 2011 quando una delle più grandi leggende dell'alpinismo italiano e mondiale, Walter Bonatti, moriva a Roma all'età di ottantuno anni, stroncato da un male incurabile. Questo nome, che mi era giunto fino a quel momento flebile alle mie orecchie, da venticinquenne da poco tempo appassionato di montagna, iniziò a risuonare forte dentro di me. La forza del messaggio che Bonatti ha lasciato ai posteri fu devastante.

Da La Stampa del 23 febbraio 2015, celebrazione di una delle sue salite più famose

Il caso vuole che appresi della notizia della morte di Bonatti proprio la mia prima sera a Schweinfurt, allora in una trasferta di lavoro. Non aspettavo altro che il momento di rientrare per capire, conoscere meglio questo personaggio, che molti autorevoli personaggi descrivevano come "il più forte alpinista di tutti i tempi", una vera forza della natura. E da quel momento la mia ricerca sul più formidabile scalatore italiano non ebbe più sosta: convegni, mostre, letture. Se conosco mia (quasi) moglie Giulia, è anche un po' grazie a Walter.
L'approfondimento della vita di Bonatti continua ancora oggi con la - lenta ma instancabile - lettura delle sue opere. Bonatti non è stato solamente l'alpinista che tutti conoscono, ma un esploratore, un filosofo dell'avventura, nonché narratore eccezionale. Bonatti è un personaggio che ha nutrito l'immaginario collettivo quello anche grazie all'eredità che lascia nei suoi scritti, autentiche testimonianze della sua opera sulla roccia e sul ghiaccio di tutto il mondo, sontuosi trattati di etica della vita a contatto con la natura più vera e più pura.

Una delle copertine di Epoca che hanno fatto sognare migliaia di lettrici (fonte: xedizioni.it)

Nel piccolo spazio che questo blog rappresenta nell'enormità del web, voglio "consacrare" l'anno 2016 a Walter Bonatti, a cinque anni di distanza dalla sua scomparsa. Lo voglio fare cercando di raccontare le sue imprese più belle, dal Grand Capucin alle Grandes Jorasses, dal Gasherbrum IV al Dru, dal Grand Pilier d'Angle al Cervino. È il mio tributo ad uomo che mi ha fatto sognare, è il mio riconoscimento a colui che mi ha sempre ispirato su vie di montagna infinitamente più facili. Affinché le sue imprese più belle, inscalfibili nella storia dell'alpinismo e della letteratura di montagna possano, anche su questo smisurato contenitore di informazioni che è la rete, rimanere ad imperitura memoria.

giovedì 7 gennaio 2016

Ricominciamo...

Quando la neve copre tutte le strade.
Quando (anche non ci fosse la neve) le strade sono ricoperte di sabbia e di ghiaietta.
Quando le temperature sono costantemente a zero gradi o anche sotto.
Quando fuori c'è la pioggia. O la tempesta. O la neve. O la tempesta di neve.
In questi casi c'è sempre il tappeto. Il mio fedele tappeto. Sempre pronto ad accogliere ogni maledizione che gli lancio. Anche a gennaio, mese in cui di asfalto ne vedrò pochino...

Sodalizio

Si riprende a correre, dunque. E lo faccio sul tappeto. Il meteo e le condizioni stradali non consentono una corsa sicura. La prima fase di preparazione verso questa primavera di corse la farò su un asettico rullo in gomma. Sul quale di sudore se ne deposita tanto, ma tanto, più di quanto si possa immaginare. Stasera la prima seduta!
Bis bald!
Stefano

mercoledì 6 gennaio 2016

Mezza primavera

Ciao a tutti!
Con l'anno nuovo arrivano ovviamente i nuovi progetti podistici. Questo 2016 sarà, nelle mie intenzioni, un anno più che mai particolare e coinvolgente, nonché ricco di sfide. È un anno, questo, durante il quale non vivrò di sola corsa. Questo è un anno che mi vedrò protagonista di numerosi eventi, soprattutto nella sfera privata, e dunque ho dovuto rivedere le priorità. Se l'obiettivo è sempre stato quello di correre due maratone all'anno, una in primavera e una in autunno, per il 2016 rinuncerò all'appuntamento primaverile, tipicamente quello più complesso da preparare, per via dell'inverno, nonché durante il periodo durante il quale sarò più impegnato. Sognavo di correre nuovamente a Barcellona - con la quale maratona ho un conto in sospeso - ma dovrò quindi rimandare al prossimo anno.

Dove correrò nel 2016?

Ma non starò certamente fermo a guardare gli altri che corrono. L'intenzione rimane quella di correre, e di correre forte. Più forte che si può, come sempre. Non sulla distanza della maratona ma su quella della mezza maratona. È una distanza, quella dei 21,097 chilometri, sicuramente meno affascinante e meno ambita ma sulla quale posso esprimermi ancora meglio. Il motivo è semplice, ho sempre avuto l'impressione che su questo chilometraggio potessi dare veramente tutto sia a livello di gambe che di fiato - dopo una maratona di fiato ne ho sempre da vendere, mentre di gambe...
Ora sono alla ricerca delle corse alle quale iscrivermi, da febbraio si comincia (o meglio, si vorrebbe cominciare) a fare sul serio. C'è già qualche idea su dove correre, ma l'offerta di mezze maratone è veramente ampia e il numero di percorsi sui quali mi piacerebbe correre è elevato. Tra Germania e Italia, troverò le corse che più fanno al mio caso.
Bis bald!
Stefano

martedì 5 gennaio 2016

Arrivederci, valle

Le vacanze di Natale stancano. Due viaggi da dieci ore l'uno, andata e ritorno con arrivi nella notte. Pranzo di Natale in quota, cena saltata, incontra i parenti. Gita con gli amici di sempre. Spesa "tricolore" da portare in Germania. Questioni burocratiche da risolvere. Pranzo a cui "non posso dire di no". Organizza il viaggio di nozze. Insomma, sono state vacanze intense. Ma ad una cosa per nulla al mondo avrei rinunciato: a godermi un po' di Valle d'Aosta.

Dal Teatro romano di Aosta, vista sul Grand Combin
L'abbiamo raggiunta nella notte di Natale, dal tunnel del Gran San Bernardo. Superata una galleria che lasciava di stucco per quanto fosse vuota, ci siamo precipitati in picchiata verso Aosta, superando paesi meravigliosi come Saint-Rhémy-en-Bosses, Etroubles e Saint-Oyen. Il capoluogo lo sfioriamo soltanto, perché la meta è la "solita" Valtournenche, dove Giulia (e in parte anch'io) trascorrerà queste vacanze natalizie, all'insegna di temperature eccezionalmente miti e di un paesaggio che sembra uscito dal mese di ottobre. Zero neve, fatta eccezione per qualche pista.
Questo pazzo dicembre ha però qualche vantaggio: le temperature elevate consentono di restare a quote superiori a duemila metri quasi in maniche corte. E noi ci godiamo un pranzo di Natale valdostano coperti da una sola felpa, al sole e di fronte ad una tavola imbandita con tutto ciò che di meglio può offrire la cucina valdostana. Ma la montagna, per me, normalmente esula dai soli momenti di convivio.

Il Monte Bianco dal Rifugio Bertone

Ed è per questo che il giorno antecedente San Silvestro ho voluto vivere qualche ora tra i monti alla mia maniera. Bastoni in mano e gambe in forma sono state sufficienti per salire al Rifugio Bertone (vedi post) da Courmayeur in meno di un'ora. Per restare qualche minuto in contemplazione, sui sentieri delle Alte Vie valdostane, ai piedi del Monte Bianco. La Valle d'Aosta nelle vacanze di Natale si conferma meta ambita e lo dimostra la folla presente al Bertone, attirata dai bei panorami del Bianco per l'impossibilità di sciare.
Il rifugio è eccezionalmente aperto, dunque ne approfitto per sedermi su una panca, con vista sulle cime più alte d'Europa e in lontananza sulla Val Veny, e un thè caldo. Nient'altro da chiedere.

Aria di Natale in Piazza Chanoux ad Aosta

Poi c'è la gita tradizionale ad Aosta. Come al solito, il percorso è Piazza della Repubblica-Via Aubert-Via de Tillier-Piazza Chanoux-Via Porta Pretoria-Via Sant'Anselmo-Piazza Arco d'Augusto, un itinerario lineare che percorrerei su e giù all'infinito. Qui trovo una delle mie librerie preferite - dove mi fermo sempre e dove sempre trovo qualche libro interessante - la mia bottiglieria di fiducia, tanti negozi dai souvenir originali, macellerie e gastronomie dai profumi divini, negozi specializzati in articoli per la montagna. Quando penso al centro di Aosta mi convinco che non sarebbe affatto male venire a vivere qui (traffico escluso, si intende).
Immancabile, una gita ai mercatini allestiti nell'area dell'antico Teatro romano, anche quest'anno illuminato con effetti violacei. Paragonati a ciò che si può visitare in Germania, questi mercatini natalizi non sono nulla di che. Valutati nel loro piccolo, in questa cornice, e con qualche bancarella in più, devo ammettere che non sono poi così male.

Pieno di Valle d'Aosta prima di ripartire...

Dunque il Capodanno in Valtournenche. L'assenza di neve si fa sentire a più livelli, l'odore dell'aria e il clima di festa non sono gli stessi. Ma un'ora di passeggiata con Giulia per le vie di Chaloz, Cretaz e Paquier non me la nego mai. Ripenso all'Alta Via, alla nostra relazione, alla pace della montagna. Anche al Cervino, non puoi non farlo quando nella Piazza delle Guide, tra la chiesa e il municipio, mi ritrovo di fronte alle effigi delle grandi guide della Valtournenche che hanno scritto grandi pagine di storia dell'alpinismo.
Il primo dell'anno è già ora di rimettersi in viaggio verso la Germania. Si ripassa dal Gran San Bernardo, stavolta illuminato dalla luce intensa del mezzogiorno, anche senza neve è un'altra storia. Prima di superare il confine per l'ennesima volta, ci facciamo il pieno di Vallée: l'ultima area di servizio prima di intraprendere il tunnel è un vero e proprio inno alla regione, con un bar e ristorante che offrono il meglio della tradizione gastronomica valdostana. Panino allo jambon de Bosses e poi via, si riparte per altre settimane tedesche. Fino al prossimo ritorno.
Bis bald!
Stefano

domenica 3 gennaio 2016

Relax

"Il tempo per leggere è sempre tempo rubato. (Come il tempo per scrivere, d'altronde, o il tempo per amare.) Rubato a cosa? Diciamo, al dovere di vivere."
Daniel Pennac
   

Il modo migliore per riposare dopo lo stress da vacanza natalizia? Un pomeriggio in compagnia di un bel libro letto nel calduccio di casa quando fuori infuria la tempesta di neve...
Bis bald!
Stefano

sabato 2 gennaio 2016

Il taccuino tricolore - Puntata n.1

Ogni ritorno in Italia mi apre una serie di spunti, che maturano nel corso di ore o giorni - dipende dalla disponibilità - trascorsi nella propria terra. Ogni volta avrei voglia di parlarne, di scriverci su qualcosa. Con l'animo incazzato o con un po' di nostalgia...
Se avrò qualcosa da dire, lo farò in questi post dal titolo "Il taccuino tricolore". Il primo di questi post "va in onda" proprio ora, con le mie riflessioni e le mie note dall'ultima pausa in Italia per le vacanze natalizie...

Da una gita con amici a Pavia. Effetti dello smog?

»»» Il tempo che scorre cambia le cose. In questi ultimi mesi ne sono cambiate tante; talvolta si viene messi di fronte alle novità tutt'a un tratto, all'improvviso. Non so se rattristarmi per di più per ciò che è stato bello e che inesorabilmente evolve o per ciò che non funziona e invece rimane immobile.
»»» Ho criticato per anni i mercatini di Natale di casa nostra. Beh, paragonati a quelli tedeschi... ma poi torno ad Aosta, e riesco a trovarli meravigliosi. L'artigianato walser, l'odore di vin brulé, il miele delle valli valdostane, il meglio della regione che più amo. Da rivalutare.
»»» Il nostro è un paese stupendo. Il più bello del mondo. Ma se poi non piove per mesi e le nostre città vengono invase da uno smog che rende irrespirabile l'aria, allora di bellezza non c'è proprio più niente.
»»» Siamo un popolo di geni. Come risolvere il problema smog? Una delle proposte è abbassare il limite di velocità nei centri abitati da 50 km/h a 30 km/h. Peccato che facendo uso di marce basse i consumi aumentano e con essi le emissioni di inquinanti. Complimenti davvero.
»»» Siamo anche un popolo di polemici. Si fa tanto rumore perché la Rai annuncia l'inizio del 2016 con qualche minuto di anticipo e perché viene mandata in sovraimpressione una bestemmia, ma si dimentica che anche quest'anno, per i botti di Capodanno si riesce ad annoverare un morto e circa mezzo migliaio di feriti.
»»» La Nutella è per caso tedesca? Perché in Germania la trovo a 3,60 € al chilo e in Italia a 5,60 € al chilo? Perché, c***o, perché?
»»» Vado a trovare Dario in negozio (del settore elettronica di consumo). A cinque minuti dalla chiusura, un distinto signore con figlia (di età all'incirca sui dieci anni) inizia a chiedere informazioni su un iPhone. Per la figlia. Mi vengono in mente due cose: 1) era proprio necessario rompere le scatole a cinque minuti dalla chiusura? 2) cari genitori, se c'è un esempio da non dare è proprio quello di comprare un iPhone ad un figlio che va ancora alle elementari.
»»» Noi italiani siamo bravi a creare problemi anche dove non ci sono. Però siamo anche molto bravi a risolverli. Ad esempio al ristorante. Con le gambe sotto al tavolo tutti i problemi, come per magia, sembrano scomparire. Se poi ci aggiungiamo un po' di alcol di qualità, allora siamo tutti buoni amici.
»»» "Una volta in Valle d'Aosta c'era più gente". E ci credo, "una volta" l'autostrada non costava 17 centesimi di euro al chilometro.
Bis bald, gente!
Stefano

venerdì 1 gennaio 2016

Buon 2016!

C'è bisogno di tanto amore nell'anno che è appena iniziato. Ma davvero tanto! Per questo ho scelto questo muro tappezzato di cuori (incontrato durante l'ultimo pasto consumato in Italia prima di tornare in Germania dopo le vacanze natalizie) per augurare a tutti quanti, un Felice Anno Nuovo.
Buon 2016 a tutti!

Cuori direttamente da Saint-Rhemy-en-Bosses

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