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sabato 27 ottobre 2018

Alle porte di Francoforte

Ciao a tutti!
La vigilia di un nuovo appuntamento con la maratona, la mia undicesima maratona, è giunta, nuovamente, con tutto il suo carico di emozioni e contrastanti sensazioni.
Sono a Francoforte ora, in albergo, alle prese con i preparativi del sabato sera prima della corsa attesa da un anno. La scelta del vestiario per la gara - difficile stavolta per le condizioni meteo incerte di domani - il chip da fissare alle scarpe, la borsa con tutto il necessario prima e dopo la fatica dei 42 chilometri. Le speranze di poter correre come ho sognato per mesi, la speranza prima di tutto di arrivare fino al traguardo della Messe Frankfurt tutto intero e magari con un bel tempo finale, un tempo che riscatti il ricordo opaco di un anno fa a Venezia.

Al sabato si coltivano sogni di gloria

Sono a Francoforte, ora, ma nel viaggio in auto da casa verso la Manhattan di Germania, ho avuto modo di pensare e ripensare a tutto ciò che potrà essere domani. Dal punto di vista podistico, c'è tantissima curiosità. Sto molto bene fisicamente, sento di avere delle gambe in forma e ben riposate. Gli allenamenti delle ultime settimane lo hanno confermato, i tempi fatti sono stati buoni, non lontani da quelli che feci in preparazione alla maratona di Roma, nella primavera dell'anno scorso. E in più, su un percorso molto più vallonato della ciclovia sulla quale sono stato solito allenarmi negli ultimi tre anni. E poi ci sarebbe da dire che il percorso di Francoforte si presenta come estremamente veloce. Di certo non come il percorso di Roma... Si può migliorare quel 3h13'06" di Roma? Non si può dire con certezza, mai. Perché l'eventualità di una caduta e di un piede rotto non si può mai escludere. Scherzi a parte, è una gran bella domanda. Restare sotto le 3h15' sarebbe già un grandissimo risultato, scendere sotto le 3h13' e migliorare il proprio personale sarebbe qualcosa di meraviglioso e anche un po' inaspettato. Perchè dalla grigia prestazione di un anno fa ad ora, ne è passata di acqua sotto i ponti. Ma è un acqua che non raccontava storie composte da passi che si susseguono uno dopo l'altro. Si vedrà domani. Intanto, allo stand Asics della Marathon Mall allestita per la Mainova Frankfurt Marathon, mi sono fatto stampare il braccialetto Pace My Race con il tempo di 3h13'00". Sarà una motivazione in più per provare a sfiorare qualcosa di "impossibile", perlomeno fino a qualche giorno fa.

Alla ricerca di un nome. Lo troverò?

A Francoforte ci sono migliaia di persone in attesa della maratona di domani. Da tutto il mondo. Cercano la loro strada tra le vie di Francoforte, cercano il loro nome su un pannello in cui sono stampati i nomi di tutti i partecipanti che affolleranno la città dei grattacieli. Provo a cercare anche il mio, senza successo. Magari riproverò domani, quando proverò a scaricare la crescente tensione della corsa che si avvicina. Però è bellissimo vedere tutti alla ricerca del proprio nome, che non è altro che una goccia nell'oceano. Siamo tantissimi, da tutte le parti del mondo. I nomi non tradiscono, e tantomeno tradiscono lingue e accenti: domani ci saranno maratoneti da tutti i continenti. Tanti tedeschi ovviamente, ma ho colto la presenza di tanto Giappone (una scuola eccezionale di maratoneti) e tanta Russia.

Le strade dove solitamente impazzava il traffico...domani saranno assalite dai maratoneti!

Prendo il mio pettorale, numero 9255, le spille e il chip da fissare alla scarpa. Personale: così così. Organizzazione: così così. Ormai so il tedesco a sufficienza per cavarmela, ma chi arriva dall'estero, qui fa fatica. Ritiro la maglietta del finisher (come se l'avessi già finita, questa maratona...), una foto ricordo sul podio in cui verranno premiati i vincitori di domani, faccio un giretto tra gli stand. In cui scopro ogni volta marchi nuovi. La corsa non è più solamente uno sport, è innanzitutto un business in continua crescita. Scarpe, magliette, kit invernali, orologi, ma soprattutto poliestere... poliestere come pioggia torrenziale.
Poi esco dalla Messe Frankfurt per scendere in strada. Per pensare e provare a rincorrere i pensieri. Proprio davanti alla Fiera di Francoforte, nella Friedrich-Ebert-Anlage, vi è la partenza della maratona. Poco a lato, nella Festhalle della Fiera, l'arrivo. Un arrivo atipico, indoor. Che sarà un ottimo riparo se dovesse infuriare il maltempo domani. La luce del giorno scende su Francoforte. Domani arriva presto, più presto. E sarà ora di maratona, finalmente. Per ora, posso solo più dire... buonanotte.
Bis bald!
Stefano

venerdì 8 settembre 2017

Alla conquista della decima: una "mezza" a punto

Proprio come tre anni fa, per arrivare a Venezia passerò da Monza. La mezza maratona che correrò in preparazione della Venice Marathon sarà proprio la Mezza di Monza, che giunge domenica alla sua edizione numero 14. Monza è una scelta che va oltre il semplice aspetto podistico - perché nel calendario non è inserita nel momento migliore, se si vuole preparare una maratona nella seconda metà di ottobre. No, Monza è la scelta di un evento organizzato in modo eccellente e in una cornice che è tutto fuorché banale: il Parco di Monza, un enorme polmone verde nel quale è disegnato il cuore del percorso della competizione, e l'Autodromo Nazionale, ossia dove prende il via e dove si conclude la mezza maratona (e le altre distanze sulle quali si può competere, 30, 10 e 5 chilometri).

Atleti in azione nell'Autodromo Nazionale di Monzac (fonte: gloryofedzell.blogspot.com)

Come spesso accade quando mi ritrovo ad inizio preparazione, non posso pensare di ambire a realizzare un bel tempo alla Mezza di Monza - nonostante la sorpresa sia sempre dietro l'angolo, come è successo a Francoforte. Le ultime uscite sono state piuttosto lente e rimanere sotto 1h35' sarebbe già un buon risultato. Se arrivasse un tempo intorno a 1h33' potrei quasi dire che sarebbe una eccellente prestazione. Questa mezza maratona mi darà qualche indicazione, ma lo scopo è quello di mettere chilometri nelle gambe, ritrovare il feeling con le competizioni, lavorare sul ritmo di gara. Nella prima fase di allenamento verso la migliore condizione atletica in vista di una maratona, le performance sono tutt'altro che brillanti. Quello che succede, per usare un gergo automobilistico - dato che si parla di Monza - è un po' come premere sull'acceleratore ma senza riuscire ad andare più forte: nonostante tutto l'impegno profuso, non c'è verso di essere più veloci. Bisogna pazientare, e il lavoro costante saprà dare i suoi frutti: a pensarci bene, anche Venezia non fu costruita in un giorno. In un giorno di mezza maratona, invece, in quei novanta minuti di corsa, penserò a dare il massimo e soprattutto a divertirmi. No run, no fun!
Bis bald!
Stefano

P.s.: Monza non è una scelta puramente podistica ma è anche una scelta di cuore, non lo nego, perché le origini di mia moglie sono anche monzesi...

mercoledì 6 settembre 2017

Alla conquista della decima: qualche goccia di Svitol

Per raggiungere Venezia, partendo dal cuore della Bassa Franconia, serve un viaggio di oltre ottocento chilometri. Lungo ed estenuante, perché si guida in tre nazioni, perché si attraversano le Alpi, perché le autostrade tedesche non sono arterie agevoli. Anche preparare una maratona è un percorso dalle caratteristiche simili. Quando si inizia la preparazione, infatti, si incontra più di una difficoltà. Credo che sia sempre stato così, per ogni maratona che ho preparato. Non si scherza mai con una corsa di più di quaranta chilometri.

Un po' di lubrificante per questa macchina un po' arrugginita

Stavolta a mettersi di traverso è stata anche la salute. Nella prima settimana che avrebbe dovuto essere di allenamento, sono stato colpito da influenza. Febbre, dolori ossei e muscolari, mal di testa: impossibile alcun tipo di allenamento per sette giorni. Riprendere dopo questi malanni (fuori stagioni) è stato piuttosto faticoso.
La prima uscita in allenamento, poco più di quattordici chilometri, l'ho corsa appena sotto i 5'/km. Nella seconda uscita ho fatto anche di peggio, ma almeno avevo una scusante, ossia le gambe ancora stanche dallo sforzo precedente. Sono proprio le sensazioni generali a non essere particolarmente positive, ma non ricordo di avere iniziato un allenamento per una maratona già in forma. Solo all'inizio della preparazione per la maratona di Berlino stavo relativamente bene: ma come è andata a finire (al netto dell'incidente)?
Una buona condizione atletica non scende come pioggia dal cielo ma la si costruisce giorno dopo giorno, con un duro allenamento, in palestra e in strada. E quindi è bene stamparsi in testa che le prime settimane, in cui il lavoro è tipicamente pesante e la reazione fisica si traduce in una sensazione generale di stanchezza, non possono dare indicazioni affidabili. C'è da risvegliare una macchina che in estate si è presa un po' di riposo e va tirata a lucido, da oliare meccanismi sui quali si è depositato un sottile strato di ruggine: recuperare fiato, ritrovare reattività muscolare, perdere qualche chilo di troppo.
Non ho molto tempo per farlo. Avevo scelto di impostare l'allenamento verso Venezia con un ciclo ancora più corto: nove settimane di preparazione contro le dieci per la maratona di Roma. L'influenza estiva le ha ridotte a otto. Vorrà dire che farò degli straordinari. Se saranno pagati lo saprò solo il 22 ottobre!
Bis bald!
Stefano

lunedì 27 marzo 2017

Tutte le strade portano a Roma: un ultimo sforzo

Ciao a tutti!
Nelle ultime due settimane di preparazione prima della maratona è necessario ridurre il carico di allenamento per poter arrivare freschi alla domenica attesa da settimane. E infatti, ho diminuito decisamente il lavoro: due uscite infrasettimanali a velocità sostenuta ma costante (a quello che vorrebbe essere il ritmo maratona), più un ultimo "lungo" nel fine settimana. Una mezza maratona, all'incirca, sulla quale poter fare raffronti e trarre indicazioni sullo stato di forma e sul possibile risultato realizzabile a Roma. E di conseguenza, sulla tattica da seguire in gara. In altre parole, a che ritmo dovrò correre, specie all'inizio?
L'ultimo - ultimissimo! - allenamento mi dà lasciato indicazioni più che confortanti. Dopo un inizio un po' stentato, in cui mi sentivo incredibilmente senza fiato e con le gambe molli, con chilometri che oscillavano tra 4'30"/km e 4'40"/km, ho finalmente iniziato a lasciare sull'asfalto ben più apprezzabili velocità. Devo aspettare l'ottavo chilometro per scendere sotto 4'20"/km, velocità di tutto rispetto. A quel punto i muscoli sono caldi, mi sento in gran condizione e dunque perché non continuare a spingere, per capire cosa posso veramente fare o non fare? Se pensavo di aver toccato l'apice a metà allenamento, tra i chilometri 12 e 13, dove corro in 4'12"/km, mi sbaglio di grosso. Si può correre ancora più veloce: 4'08" al chilometro 18. Velocità che non ricordo di aver toccato durante un (seppur breve) lungo. Nel finale rallento, volutamente, e termino la seduta in 4'22"/km. Due anni e mezzo fa, prima della maratona di Venezia 2014, per fare un chilometro mi servivano mediamente quattro secondi in più.

Con la testa già a Roma (fonte: gazzetta.it)

Questo è il dato di partenza per provare a capire a cosa posso ambire tra sei giorni. Facendo un raffronto tra l'ultimo allenamento (svolto una settimana prima della maratona) di circa 21-22 chilometri e il tempo conseguito in gara sui 42,195 chilometri, i numeri mi dicono che posso ambire a chiudere la maratona di Roma in 3h14'05". Se invece mi applico in un calcolo simile, ma utilizzando l'ultimo lungo-lunghissimo, il mio tempo teorico sarebbe ben più lento, 3h19'18" - va detto che quest'anno non ho spinto al massimo delle mie capacità sui lunghi. Questi sono paragoni tra i tempi delle passate maratone e i dati di allenamento. Ma la formula principe per calcolare il tempo teorico raggiungibile è un'altra: moltiplicare il tempo dell'ultima mezza maratona per il fattore aerobico di maratona, che negli amatori è circa 2,15. Risultato: 3h11'31". Sarebbe un tempo pazzesco. Sicuramente si può fare una bella corsa, perché, al di là di strani giochetti matematici su numeri e tempi del passato, questa è la sensazione che ho nelle gambe. Ma non ci voglio ancora pensare.

Asfalto o sampietrino? Bella sfida a chi è più duro, ma vince la pietra (fonte: affaritaliani.it)

Perché ci sono altri parametri che vanno considerati. Fra sei giorni sarà aprile. Le temperature previste per domenica, al momento si posizionano tra gli undici e i quindici gradi, non proprio l'ideale (quattro/cinque in meno sarebbe perfetto). Fra sei giorni si corre a Roma, e se Roma è la città dei sette colli non riesco ad immaginarmi una corsa pianeggiante. Roma è la città dei sampietrini e nel percorso della maratona ce ne sono ben 7.6 chilometri. Tutto terreno che le gambe pagheranno alla fine, come mi immagino con facilità dopo le fatiche sul duro lastricato di Firenze.
Insomma, sognare è lecito, rimanere con i piedi per terra (e soprattutto integri!) è altrettanto, se non di più... doveroso!
Bis bald!
Stefano

sabato 25 marzo 2017

Tutte le strade portano a Roma: parole al vento

Ciao a tutti!
Spingersi oltre i propri limiti, anche durante un allenamento. Questo sta alla base di un lungo non preventivato ad inizio preparazione, oltre i miei soliti 34-35 chilometri. A due settimane dalla maratona di Roma, ho voluto esplorare aree inesplorate (o quasi) in allenamento, oltre la normale soglia chilometrica. Uscire di casa e dire a tua moglie, "vado a correre 37-38 chilometri", beh, posso garantire che non lo si fa proprio a cuor leggero. La distanza è lunga, e non è come in una gara, in cui sai che ci sarà qualcuno dell'organizzazione a darti una mano. Qui sei tu e le tue gambe. E magari bisogna mettere nel conto che la giornata scelta per questo allenamento sia una delle peggiori sotto il profilo climatico.
E infatti, sabato 18 marzo non è stato il giorno baciato dalle divinità del cielo e del tempo. Cielo plumbeo, temperature abbassate a causa dell'acquazzone del giorno prima, una sottile pioggerellina, più fine della seta. Eppure mi tocca correre. Di fare tutti quei chilometri in palestra non ci penso neanche, morire disidratato è l'ultimo dei miei desideri. Soliti preparativi, solito abbigliamento, con un cappellino in più: ciò che meno digerisco del correre con la pioggia non è l'essere bagnati ma il sudore che le gocce di pioggia trascinano negli occhi. Il cappellino è l'antidoto a questo insopportabile problema.

Jean-François Millet, La rafale de vent (1871)

I chilometri da correre, dicevo non sono pochi. Proprio per questo mi ritrovo costretto a dover forzarmi a rallentare. Non voglio correre gli ultimi dieci chilometri come se fossi alla ricerca disperata di un aiuto soprannaturale. Il target è rimanere, almeno nella prima metà di corsa, tra 4'55" e 5'/km. I primi chilometri sono veloci, come al solito, ma poi riesco a schiacciare sul freno. La prima metà di allenamento, tra una pioggia di poco conto e due interruzioni svuota-vescica se ne va in un'ora e mezza di corsa a 4'53"/km. Poi, appena mi giro di 180° per ritornare sulla via di casa, sento tutta la forza d'urto di un vento contrario che soffia intenso, a folate, contro di me. A tratti alterni, sarà così per tutta la seconda metà, e sarà tanto più intenso quanto più mi troverò a correre in campo aperto: la Mainradweg associa tratti "protetti" da alberi e tratti che attraversano prati e campi. Proprio lì, sentirò maggiormente il disturbo del vento del Meno.
E come se non bastasse, ho dovuto anche fermarmi per... ehm, quei mal di pancia ai quali non si può resistere (il prato a fianco mi ringrazierà). Ebbene, nonostante tutto questo corollario di disavventure non ho mollato - e qual è il maratoneta che molla? - e ho corso una seconda parte di lungo a ritmi sostenuti. Più veloce della prima parte, in quanto ho registrato un negative split di circa quaranta secondi. I chilometri della seconda parte sono interessanti: mai sotto i 5'/km, sintomo di crollo fisico, ma spesso sotto 4'50"/km. Su una tale distanza è sempre un buon ritmo.

Tutti gli allenamenti "lunghi" per la maratona di Roma 2017, da gennaio a marzo

La serie dei lunghi si è conclusa con i trentasette chilometri - in attesa di una ventina di chilometri "di rifinitura" a sette giorni di distanza dalla maratona di Roma. Che dire, è stata una serie di allenamenti più che positiva, senza incidenti, senza infortuni, senza problematiche di sorta. Senza muscoli doloranti e senza caldo asfissiante, senza preoccupazioni, neanche per il piede fratturato a Berlino, che non è mai più tornato a farsi sentire. Quello che dovevo fare, l'ho fatto. Ora, riposo, riposo, riposo.
Bis bald!
Stefano

domenica 19 marzo 2017

Tutte le strade portano a Roma: un vecchio amore che torna

Ciao a tutti!
Per l'ultima parte di allenamenti prima del tanto atteso, meritato e sospirato riposo pre-maratona, sono tornato ad un "vecchio amore" che tante soddisfazioni mi aveva regalato negli anni passati. Dopo un programma che vedeva cambiamenti di ritmo estremi - perché passare da correre da 5'30"/km a 3'50"/km non è mica così agevole - ma che si mantenevano costanti per alcuni minuti, ho concluso la serie di estenuanti (ma sempre soddisfacenti) allenamenti infrasettimanali con la metodologia di allenamento che prevede la più repentina altalena nella velocità di corsa. 30-20-10. 30 secondi a ritmo maratona, 20 secondi veloci, 10 secondi a perdifiato. Per otto volte. Per quattro/cinque serie. Con un po' di recupero, s'intende, ma è roba che mette a dura prova la tenuta fisica.

Ripetute 30-20-10: servono gambe giovani e cuori forti (fonte: federicousuelli.com)

Nelle ultime settimane si è passati dai fiumi ghiacciati alle piogge senza soluzione di continuità, fare questo allenamento all'aria aperta poteva compromettere la mia salute. Ho optato dunque per qualcosa di apparentemente estremo: replicare queste variazioni di velocità in palestra, sul tappeto. Perché cambiare velocità sul tappeto, mettendo mano sul pulsante ogni trenta, poi venti, poi dieci secondi, e poi ancora per altre N volte, è... sfibrante. Più sfiancante della corsa stessa. Però, come ho già detto in passato, impostare una velocità sul tappeto ti costringe a correrla. Zero cali psicologici, solo corsa. Ora posso dire che non è stato un gioco da ragazzi, ma in fondo non è stato male. E i risultati si sono visti, sul tappeto (ottimi i dati) e sull'asfalto (ancora più positivo il risultato della mezza maratona corsa a Francoforte).

Qualche numero sulle ultime ripetute

Quello che è emerso da questi allenamenti va comunque preso con beneficio di inventario. Correre su un tappeto non è come correre all'aria aperta, sull'asfalto. Innanzitutto non c'è l'effetto del vento - che può essere a favore ma anche a sfavore; solitamente i miei allenamenti go and back annullano l'effetto vento, ma l'attrito dell'aria, all'aperto, è ben diverso da quello in un ambiente chiuso. Di contro, c'è il fatto che il ripristino della temperatura corporea, per mezzo della sudorazione, trova meno ostacoli all'aria aperta; in palestra non si corre mai in condizioni ambientali ottimali, e questo posso garantirlo, solitamente è sempre troppo caldo e/o troppo umido.
Detto ciò, quello che è emerso è che la performance appare sovrapponibili a quella precedente alla maratona di Firenze, se non superiore, soprattutto per la velocità mantenuta nel periodo di massimo sforzo (vedi post per confronto). Più di due chilometri corsi in otto minuti, per più volte, sì, è un gran bel correre.
La gamba c'è. Non può che esserci, se riesco a toccare i 17 km/h.
Parola d'ordine: mantenerla! (ancora un paio di settimane)
Bis bald!
Stefano

sabato 18 marzo 2017

Tutte le strade portano a Roma: quel giro di stadio

Ciao a tutti!
Voleva essere una mezza maratona di preparazione in vista del bersaglio grosso, fra due settimane circa, la Maratona di Roma. E invece la Frankfuter Mainova Halbmarathon, che per un italiano non è altro che la mezza maratona di Francoforte, si è rivelata per me più di un ottimo test a distanza di tre settimane dall'atteso evento, più di un allenamento veloce. È stata una corsa condotta in conserva all'inizio, per poi lasciar sprigionare tutta l'energia positiva derivante da settimane di intenso allenamento. E per poco, non ho chiuso con un nuovo personale sulla distanza di 21,097 chilometri. All'interno della Commerzbank Arena, sede di arrivo della competizione, il cronometro si è fermato su 1h29'05". A soli quattordici secondi dal mio record, che continua a rimanere inviolato da oltre quattro anni.

L'urlo di gioia al traguardo

Le condizioni per disputare una bella corsa c'erano tutte, in effetti. Mi alzo e con piacere vedo che il cielo è sereno. Esco dall'albergo e trovo il parabrezza gelato. Metà marzo, parabrezza ricoperto dal ghiaccio: non è normale, nemmeno in questo non troppo sperduto angolo di Germania. La temperatura è molto bassa, spero che si alzi, ma anche che non si alzi troppo, giusto quel poco che serve a non battere i denti alla partenza. In fondo, nel mio borsone c'è solo una canotta e nient'altro. Mi chiedo, infatti, se non avrò sbagliato nell'abbigliamento scelto per questa corsa.
L'organizzazione dell'evento è estremamente tedesca. La distribuzione dei numeri di gara avviene il giorno stesso della competizione: in circa due ore tutti i partecipanti (migliaia di atleti, non numeri piccoli) ricevono il loro pettorale, e non è un gioco da ragazzi. Nonostante ciò, tutto fila liscio, dall'arrivo ai parcheggi della Commerzbank Arena al ritiro del numero di corsa, dal deposito degli effetti personali al servizio spogliatoio. Ineccepibile.
Arrivo con lauto anticipo alla Commerzbank Arena, pronosticando possibili code o intoppi. Gli spogliatoi per gli atleti sono nella zona mista dello stadio, dove i giornalisti intervistano allenatori e giocatori. È un bel salone, ampio e soprattutto caldo. Se ne sente il bisogno, perché fuori le temperature sono veramente rigide. C'è tutto il tempo per cambiarsi, con calma, come piace a me, e per cercare la concentrazione. Lo stretching e il riscaldamento all'aperto possono aspettare gli ultimi venti minuti prima dello sparo, all'ombra dello stadio ci saranno non più di quattro/cinque gradi...

Sul lungofiume di Francoforte

Quando esco fa effettivamente molto freddo. Nel campetto in erba sintetica, all'esterno della Commerzbank Arena, tuttavia, splende un bel sole. Non a caso, sono tutti quanti lì a riscaldarsi. La differenza tra la temperatura percepita al sole e all'ombra dello stadio è evidente. Mi sale un po' di nervosismo, comprensibile, quando lo speaker annuncia che la partenza è posticipata di cinque minuti. Cinque minuti di freddo in cui mi posso solo riscaldare precariamente muovendomi sul posto. Poi arriva lo sparo, endlich!
Eppure le sensazioni dei primi metri non sono state quelle dei giorni migliori. Forse perché non mi sono fatto prendere dalla foga della partenza (che coinvolge sempre troppi atleti), partendo calmo, conscio che questa voleva essere più una seduta di allenamento veloce che una competizione. Serve un chilometro per sciogliere le gambe e trovare la brillantezza che pareva mancare nelle prime centinaia di metri. Poi, in un lungo rettilineo (di una ciclabile?) nelle ultime propaggini della Frankfurter Stadtwald, inizio a macinare un ritmo piuttosto sostenuto. La mia media è di 4'18"/km, già più veloce dei 4'22"/km che avevo indicato come passo da mantenere.

Rientro sull'asfalto del Schaumainkai (© Frankfurter Mainova Halbmarathon)

Sono passati circa quattro chilometri quando si abbandona il bosco e ci si immette nel Bürostadt, il quartiere degli uffici di Francoforte. C'è una soglia (solitamente una manciata di chilometri) superata la quale le gambe stanno benissimo e vorrebbero rilasciare sull'asfalto tutta la loro energia. Beh, quella soglia stavolta la incontro al quarto chilometro e mi ritrovo a dover controllare il mio naturale impulso ad aumentare la velocità per mantenere un ritmo stabile. Ora però ho la certezza di essere in condizione ottimale, di vivere una giornata di grazia psicofisica. Vedo un atleta di fronte a me e diventa la mia lepre. Fino a raggiungerlo e sorpassarlo. E un nuovo atleta diventa una nuova lepre da seguire. Così, a ciclo continuo.
Il tratto a fianco del Meno è tanto meraviglioso quanto nervoso. Perché se da una parte finalmente si corre con uno sfondo fatto di grattacieli, dall'altro lato vi è una sede stradale che si restringe quando si va sul lungofiume e poi impenna improvvisamente per rimettersi tra le vie dei quartieri più meridionali di Francoforte. Questo è un tratto interlocutorio di corsa, perché sono tormentato dal dubbio: mantengo il ritmo di 4'17"/km tenuto fino a metà gara, oppure provo a rincorrere la prestazione massima? La risposta la trovo tra le vie del quartiere di Sachsenhausen, dove inizia la seconda metà di corsa. Qui, dopo, uno scambio di sorpassi e controsorpassi con un altro podista, rompo gli indugi e inizio a correre a ritmo ancora più sostenuto. Al chilometro 12 si viaggia a 4'07"/km, ed è un gran bel correre.

Nei primi chilometri, il volto era ancora rilassato

Chissenefrega se ci sono delle salite. Il chilometro 13 è in costante ed inesorabile ascesa. Ci si avvicina allo stadio e dunque si deve riguadagnare la quota persa velocemente nei primi chilometri. E nonostante ciò lo concludo in 4'10". Niente male, veramente. Il punto di svolta è, come immaginavo già prima della partenza, cercando di capire qualcosa in più sul percorso, intorno ai due terzi di corsa. C'è una lunga salita - niente di trascendentale - ma che mi costringe inevitabilmente a rallentare. Ma non crollo, anzi. Correre a 4'15"/km in salita vuol dire avere gamba. E ancor più significativo, non perdo brillantezza al termine dell'asperità, appena la strada ritorna piatta, saluto l'asfalto con chilometri veloci, tra 4'/km e 4'07"/km. Poi è la volta del rettilineo nel cuore della foresta di Francoforte, da percorrere nei due sensi, e questo è un elemento che fornisce ulteriore carica, perché vedi gli altri che corrono verso il traguardo, mentre tu sei dietro, mentre tu devi recuperare qualche manciata di metri, centinaia in alcuni casi. Questo non può che essere uno sprono. Una piccola interruzione, di quelle che ti fanno inveire, avviene al "giro di boa": nel momento di invertire il senso di marcia nella Isenburger Schneise, una podista di fronte a me si ferma improvvisamente. La urto - non potevo sparire nel nulla, ma non ci sono state conseguenze - e riprendo a correre. Sono passati 16 chilometri e mezzo, ne mancano ancora più di quattro e mezzo. Sono quattro chilometri di escalation. Non lo so, perché non sto più a guardare più di tanto l'orologio (non ha più senso, ora), ma guardando i tempi dopo la gara, vedo parziali monstre (per me, in una mezza maratona). Chilometro 17: 4'07"/km; chilometro 18: 4'02"/km; chilometro 19: 3'59"/km; chilometro 20: 3'57"/km; chilometro 21: 3'55"/km. Neanche l'ultimo cavalcavia - duro - riesce a rallentarmi. Nel giro attorno allo stadio, il tifo dei presenti mi dà ulteriore forza per provare a ricucire il gap con chi sta davanti a me, per provare a trovare il miglior tempo possibile. Poco prima di entrare nello stadio, rallento un pochino, in fondo non ha più senso spingere come un dannato come stavo facendo. Col senno di poi dovrei pentirmene, ma mi piace pensare che mi sono tenuto qualche energia per lo sprint finale e soprattutto per Roma.

L'arrivo sul traguardo della mezza maratona di Francoforte

L'ingresso nella Commerzbank Arena è una liberazione, nessun giro di campo, solo il rettilineo di fronte alla tribuna, all'ombra delle gradinate moderatamente occupate e festanti. Un ultimo scatto per andare a chiudere in 1h29'05" (media 4'13"/km), un tempo al quale non riuscivo a credere. E ancora adesso stento a realizzare. Poco meno di sei mesi prima, mi ero rotto un piede. Ora, invece - ebbene si! - ho fatto il mio secondo miglior tempo di sempre sulla mezza maratona a tre settimane di distanza dalla maratona di Roma. È ovviamente un ottimo viatico verso l'appuntamento del 2 aprile. Constatare che al termine della gara quasi non sono stanco, è un segnale più che positivo. Anzi, sono in grandi forze, soprattutto per andarmi a prendere le birre (analcoliche) offerte dall'organizzazione - che peraltro si berrà mia moglie.
Francoforte mi ha portato fortuna, sotto sotto non avevo dubbi. Così come non ho dubbi che ritornerò a correre qui, ventuno o quarantadue chilometri non lo so, ma tornerò. Bello il percorso, calda l'atmosfera, piacevoli i ricordi che porto ora in serbo.
Bis bald!
Stefano

venerdì 17 marzo 2017

Tutte le strade portano a Roma: ritocchi di velocità

Ciao a tutti!
Nel corso di un allenamento per la maratona, si cerca di capire da vari fattori se la propria prestazione è in crescendo o se le gambe lavorano al meglio. Sensazioni personali, prima di tutto, ma anche i numeri. I tempi degli allenamenti su lunghe distanze sono quelli più indicativi, perché confrontabili negli anni e significativi per il tipo di esercizio svolto: è ovvio che un allenamento di trentacinque chilometri sia più comparabile ad una maratona che non dodici chilometri di ripetute o interval training. Qualche buona indicazione arriva talvolta anche dalle ripetute.

Sbiaditi dal tapis roulant

I progressi si sono visti, eccome, anche nel programma di allenamento svolto con intensità durante tutto il mese di febbraio. L'allenamento consiste in una sorta di interval training preceduto da due periodi a ritmo maratona (vedi post). Il progresso è, molto semplicemente, che dalle velocità di partenza si può incrementare sempre un po' di più, fino a raggiungere un miglioramento complessivo evidente. La velocità di punta inizialmente era di 15 km/h. E poi ha raggiunto punte di 16.5 km/h. Con la gamba che migliora, è normale provare a spingersi oltre il limite precedente. Serve solamente mettere mano al pulsante sul display del tappeto...
Seduta dopo seduta, la velocità poteva essere incrementata. Sia nella fase di massima intensità che in quella di scarico. E a beneficiarne è stato infine il chilometraggio finale percorso complessivamente sull'identico lasso di tempo, di un'ora esatta. La prima seduta, ad inizio febbraio, si concluse con 12,80 chilometri alla fine dell'allenamento. La seconda seduta, ad inizio marzo, con oltre quattrocento metri in più: 13,23 chilometri. Dopo ogni allenamento, la gamba girava sempre meglio. E quello che era un miglioramento verificabile volta dopo volta, basato sui numeri ma anche sulle sensazioni, è diventato anche tangibile in gara, come durante la mezza maratona di Francoforte ha chiarito.
Ora, c'è solo da augurarsi che i benefici perdurino ancora...per un paio di settimane!?
Bis bald!
Stefano

domenica 12 marzo 2017

Ispirato dai Boeing: 1.29.05 a Francoforte!

Oltre ogni più rosea aspettativa, e tutto a sole tre settimane dalla maratona di Roma.
A Francoforte sul Meno, nella mezza maratona che parte e arriva nella stupefacente Commerzbank-Arena, ho corso come non mi capitava... da oltre quattro anni. Perché con il tempo di questa ultima mezza maratona ho sfiorato il personale che resiste dal gennaio del 2013 (a Novara, Mezza maratona di San Gaudenzio). Una vera e propria eternità: ai tempi non conoscevo neanche mia moglie!

In mancanza di una medaglia da sfoggiare...

E pensare che l'intenzione era quella di fare un bell'allenamento, pensavo «se la chiudo in 1h32' posso ritenermi soddisfatto». Invece, scendo sotto l'ora e mezza, una soglia "psicologica" e quasi faccio il nuovo personale. Le gambe giravano bene, ho corso molto forte gli ultimi chilometri senza quasi accorgermene, senza tuttavia spendere anche la più residua goccia di carburante a disposizione. E ora... non mi sento neanche tanto stanco.
Si, se questo doveva essere un importante viatico verso Roma, direi che la strada giusta è perfettamente intrapresa. La meta, però, deve ancora attendere tre settimane. Tre settimane di attesa per vedere se il progresso visto a Francoforte si confermerà sui sampietrini della capitale.
Bis bald!
Stefano

venerdì 10 marzo 2017

Frankfurter Mainova Halbmarathon 2017, il percorso

Ciao a tutti!
Meno di quarantotto ore e sarò di nuovo in corsa, in gara: sarà ancora la volta di una grande città tedesca, Francoforte sul Meno. E sarà mezza maratona, distanza che apprezzo molto - talvolta più della maratona, nonostante non ne possegga lo stesso "carisma". La Frankfurter Mainova Halbmarathon è una mezza maratona perfetta per raffinare la preparazione all'obiettivo podistico di questa primavera, la maratona di Roma.
Il percorso si preannuncia molto interessante, nonostante esso si dipani esclusivamente sulla riva sinistra del Meno, quella turisticamente meno frequentata. Si, non ci sono ponti sul Meno da attraversare. Non è una delusione, perché questa mezza maratona ha tre punti di forza notevoli per quanto concerne il percorso. La partenza e l'arrivo sono situati alla Commerzbank Arena, lo stadio dell'Eintracht Francoforte. E l'imponenza di uno stadio è sicuramente stimolo d'eccezione per uno sprint finale. Inoltre, lo stadio di Francoforte è nel bel mezzo della città più grande dell'Assia: ciò vuol dire che i primi e gli ultimi chilometri saranno completamente nel verde. Una corsa circondata dal verde è sempre una corsa piacevole. Dunque, ci sono i cinque chilometri (circa) in riva al Meno, dal Niederräder Ufer al Schaumainkai, in cui poter ammirare Francoforte dalle angolazioni migliori, con la vista che si posa (e sarà inevitabilmente così) su quella sterminata rete di grattacieli che pare dominare il centro storico.

Il percorso della 15. Frankfurter Mainova Halbmarathon

La prima parte è in leggera discesa o sostanzialmente piatta. Tende a salire nella seconda metà, in cui si dovrebbero trovare anche un paio di cavalcavia (o sottopassaggi), sempre fastidiosi quando si è alla ricerca di un buon ritmo gara. Non appare a prima vista un percorso facile, ci sono quasi trenta metri tra il punto più basso e quello più alto del percorso. Nonostante non sia in apparenza un tracciato nervoso, ricco di curve e di potenziali cambi di ritmo (come quello di Norimberga, per esempio), l'altimetria racconta un profilo ondulato, quindi ci sarà da far ricorso a tutto il meglio delle proprie doti aerobiche a disposizione. Vedremo domenica mattina, se le mie impressioni saranno confermate. Nel frattempo, mi riposo e penso solo a correre divertendomi. Che poi, tirando le somme, è ciò che più conta.
Bis bald!
Stefano

giovedì 9 marzo 2017

Tutte le strade portano a Roma: 21 km sulla sponda sinistra del Meno

Ciao a tutti!
Nel ciclo di preparazione verso la maratona di Roma non poteva mancare anche una mezza maratona, cosa che tanto mi è mancata nell'estate prima della BMW-Berlin Marathon. Ma allora era diverso, partecipare a competizioni podistiche sulle lunghe distanze in estate vuol dire correre in montagna o su sterrato, non proprio quello che fa per me, che non amo assolutamente la corsa in montagna e che purtroppo ho le ginocchia delicate. In primavera, invece, c'è molta più possibilità (e scelta) di mezze maratone ideali per preparare o rifinire una maratona.

Si torna nella capitale tedesca del grattacielo. Foto di archivio, 3 dicembre 2016

La scelta fatta è quella di rimanere in Germania per preparare al meglio la maratona di Roma. C'è una maratona che già da un paio di anni mi stuzzicava, ed è la Frankfurter Mainova Halbmarathon, che questa domenica 12 marzo giunge alla sua edizione numero 15. Perché proprio questa mezza maratona esercita in me un certo fascino? Innanzitutto per la sua collocazione nel calendario: a metà marzo, è perfetta per essere inclusa nel programma di preparazione alla doppia distanza, sui 42.195 chilometri. Poi, si corre a Francoforte sul Meno, non una città qualunque ma una città speciale: una grande città, dallo skyline unico in Europa. Mi aspetto grandi cose da questa città, anche durante una competizione podistica. E poi c'è il fascino di iniziare e concludere una mezza maratona nello stadio di Francoforte. Si, la partenza avviene ai piedi della Commerzbank Arena (nel quale l'Eintracht Francoforte disputa le partite casalinghe di campionato) mentre l'arrivo è addirittura all'interno dello stadio.

La partenza ai piedi della Commerzbank Arena

Cosa potrà riservarmi questa mezza maratona? Quel che è certo, è che potrò capire come stanno le mie gambe, in un appuntamento agonistico che cade a sole tre settimane dal più importante evento nella capitale. La distanza ravvicinata con la maratona mi impone di non dare tutto, di non spendere le energie migliori, anche se sarà difficile: è una gara, non un allenamento, la mia personale etica mi dice di spingere al massimo. Quello che però conta di più è essere al top a Roma.
Da Berlino a Francoforte sono passati quasi sei mesi, sei mesi in cui ho subito la lunga convalescenza post-frattura, il recupero sulla bici e il ritorno alla corsa vera: altri sei mesi non li voglio di certo ripetere, quindi, altra parola d'ordine: attenzione e cautela in corsa - oh, a Berlino mica ero distratto!
Come sempre in queste occasioni, però, penserò innanzitutto a divertirmi, perché è una gara che si corre in una grande città. Una città che apprezzo da tempi non sospetti (vedi post) e nella quale speravo di poter correre. Magari anche su distanze più lunghe di una mezza maratona...
Bis bald!
Stefano

lunedì 6 marzo 2017

Tutte le strade portano a Roma: nessuna corda

Quando la data della maratona si avvicina, quando la distanza tra lo sparo del via si accorcia sempre più, ecco che si allunga la durata e il chilometraggio dei lunghi. Nelle ultime settimane ho superato la quota 30 - laddove l'esperienza di corsa si sposta in un'altra dimensione, dove il fiato conta relativamente e assume un'importanza maggiore la dote di resistenza allo sforzo. Superare la soglia dei trenta chilometri significa stare sulle gambe per oltre due ore, quasi tre, ad una velocità tra i dodici e i tredici chilometri orari.

Punto di riferimento di ogni lungo, il ponte tra Schonungen e Gädheim: a 1/2 del percorso quando corro 20 km, a 1/3 del percorso quando ne corro 30... Foto di archivio, 13 settembre 2016

Negli allenamenti di lunghezza compresa tra i 18 e i 30 chilometri (vedi post) avevo evidenziato come ci fosse ancora qualcosa da recuperare in termini di velocità media, rispetto a quanto registrato durante la preparazione delle ultime due maratone (Firenze 2015 e Berlino 2016): un paio di secondi, questa la mia stima. Il gap, superando i trenta chilometri si è ancora incrementato. Su un'uscita da trenta chilometri, sono passato da un passo di 4'31"-4'32"/km, durante gli ultimi due cicli di allenamento, ad un attuale 4'37"/km. Su un'uscita da quasi trentacinque chilometri il gap è ancora superiore: prima di Berlino correvo in 4'39"/km, ora in 4'47"/km. Dati alla mano, corro più piano. Ma le sensazioni dell'anno scorso con quelle degli ultimi lunghi sono ben diverse. Non ho corso cercando la prestazione pura sul lungo, ma cercando un ritmo tranquillo e costante nella prima metà di corsa, salvo tentare una piccola accelerazione nella seconda metà. Ma senza mai "impiccarsi", senza arrivare negli ultimi chilometri alla ricerca disperata di energie inesistenti da iniettare velocemente nelle gambe, senza alzare la testa verso l'alto come a chiedere al cielo quando sarebbe finita la sofferenza. Percezioni normali al termine di un allenamento per una maratona, che stavolta ho badato ad evitare.

Qualche dato sui lunghi sotto i 35 chilometri

Cosa è cambiato da allora? La gestione del lungo. Le ultime due maratone, per ragioni e in modalità diverse tra loro, mi hanno visto arrivare alla partenza non al top della condizione.
Durante l'ultimo lungo prima di Firenze, mi ero addirittura fatto un po' male - creando tutte le condizioni di stress e ansia nelle ultime due settimane prima della gara. In Piazza Santa Croce feci poi segnare il mio attuale record, ma senza quel black-out improvviso (mai patito prima in tale misura) negli ultimi sei chilometri, probabilmente ora potrei vantare un record assai migliore.
A Berlino invece ci arrivai già stanco: il picco della condizione arrivò un mese prima, proprio durante i lunghi da 27/30 chilometri. Il caldo assurdo che caratterizzò i mesi di agosto e di settembre ci mise del suo, annientando le mie capacità di recupero. Ma in sostanza, la classica preparazione da tre mesi era risultata troppo lunga e troppo dispendiosa. Subito dopo la partenza, necessitai di un paio di chilometri per capire che il personale, nonostante mi trovassi sul tracciato più veloce del mondo, me lo sarei sognato. Le gambe non erano brillanti, probabilmente appesantite da tanti chilometri corsi al massimo. Poi ci fu la caduta dopo pochi chilometri a dare il colpo di grazia alle mie ambizioni, il destino di quella corsa - comunque un indelebile ricordo positivo - era già segnato.
Per la sempre più vicina maratona di Roma, invece, ho badato ad accorciare la preparazione di qualche settimana, quindi ho cercato di dare il massimo negli allenamenti ad alta velocità. Durante i lunghi, invece, l'obiettivo è di arrivare ancora relativamente fresco alla fine, come se potessi ancora permettermi di correre tranquillamente per altri tre/quattro chilometri. E non dover imprecare il giorno dopo perché le gambe sono due cilindri di cemento. Così è stato: la passeggiata pomeridiana con mia moglie nel fine settimana non è più incubo per le mie gambe.
Bis bald!
Stefano

lunedì 27 febbraio 2017

Tutte le strade portano a Roma: l'acciacco in più

Ciao a tutti!
Sul lungo percorso verso Roma non poteva bastare la fatica degli allenamenti in palestra, durante la settimana, e all'aria aperta, nei lunghi del weekend. Ci si deve mettere di traverso qualcos'altro. Questa volta il bastone tra le ruote - sarebbe meglio dire tra le gambe - si chiama sciatica. Ebbene si, durante il mio allenamento ho dovuto e devo tuttora convivere con questo dolore. È una convivenza di lunga data, poco piacevole ma fortunatamente non deleteria per la corsa.
Tutto è cominciato ad inizio 2017 con un leggero dolore dorsale, che con qualche giorno di riposo stava per abbandonarmi. Poi, dopo essermi sottoposto ad un massaggio "benessere" alle terme di Bad Kissingen, ha iniziato a dolermi in modo ben più intenso. Chinarsi o alzarsi dalla sedia (ahimè, gesto frequente per chi svolge un lavoro sedentario) erano azioni in cui c'era veramente da stringere i denti. Per qualche giorno, a corrente alternata, questo dolore è stato veramente atroce. Poi si è attenuato. O forse avevo iniziato il processo di convivenza con il dolore. Nel frattempo, però, la zona di massimo dolore si era progressivamente spostata dalla parte alta verso la parte bassa della zona lombare, fino ad interessare i glutei. Questo tipo di problema si traduce con la parola sciatica: inizio ad invecchiare, eh?
Secondo il mio preparatore atletico e la mia osteopata di fiducia, tutto è cominciato dall'incidente occorso alla maratona di Berlino: il trauma alla gamba e un assetto sbilanciato mantenuto per molte settimane sarebbero all'origine della mia sciatica. Il massaggio è invece la classica goccia che fa traboccare il vaso.

Centro del dolore

Il fatto ancora più curioso - e fortunatamente, positivo - è che, nonostante i miei dolori alla schiena, ci fosse un unico momento nella giornata in cui potessi godere di una pausa da tutti i dolori: durante la corsa. O camminando, facendo esercizio fisico in posizione eretta. Come per magia, tutto scompariva. Salvo poi ritornare dopo qualche ora. Non ho voluto affidarmi a specialisti di cui non ho fiducia, prima della maratona, non ho voluto spezzare l'equilibrio che mi permette di correre senza problemi anche per tanti chilometri. Ho provato altre cose: il classico Voltaren, l'arnica, il "balsamo di tigre", la lampada a raggi infrarossi. Tutti espedienti che mi hanno garantito un sollievo temporaneo ma, ovviamente, mai definitivo.
A fornire un sensibile miglioramento ci ha pensato ancora una volta l'osteopatia (benedetta sia!). Una sola seduta osteopatica e una applicazione kinesioterapica hanno già ridotto sensibilmente il dolore lombare, declassandolo ad un piccolo fastidio con il quale posso tranquillamente convivere. E con il quale posso finalmente affacciarmi all'appuntamento con i quarantadue chilometri con maggior serenità.
A presto!
Stefano

sabato 25 febbraio 2017

Tutte le strade portano a Roma: collaudo superato

Ciao a tutti!
Prima di considerarmi "abile e arruolato" in vista della maratona di Roma, c'era ancora un ostacolo, sulla carta piccolo, da valicare. È la visita medica di idoneità alla pratica agonistica dell'atletica leggera. Esame che svolgo regolarmente, con cadenza annuale o quasi, presso l'Istituto di Medicina dello Sport di Torino. Un esame completo che va oltre la determinazione della mia idoneità: si va dalle semplici misure antropometriche alla spirometria, dall'esame obiettivo generale alla densitometria. Un esame tosto: per determinare quelle che gli addetti ai lavori chiamano le soglie aerobica e anaerobica, bisogna correre, correre fortissimo. Non per molto: l'esercizio per determinare questi parametri è relativamente breve (una ventina di minuti di corsa) ma intenso. Deve essere intenso, a livello tale da portare l'organismo ad una condizione non più sostenibile, gambe in acido lattico, fiato azzerato, cuore che scoppia. Si parte dalla corsa lenta (8 km/h), ogni minuto si aumenta di 0.5 km/h. Fino al punto in cui bisogna dire basta. L'analisi dei parametri ventilatori e dell'elettrocardiogramma consente di stabilire prima la soglia aerobica, dove inizia ad aumentare la concentrazione di lattato, quindi la soglia anaerobica, quando - detto brutalmente - l'acido lattico raggiunge quantità insostenibili nel lungo periodo per l'organismo.

Un organismo in tabelle

Prima di tutto: sono idoneo. Quello lo sentivo dentro di me, ma è sempre meglio avere il conforto di un esame medico. E comunque, senza il foglietto che lo attesta, non si può correre una maratona - quantomeno in Italia. Ogni possibile ostacolo verso il 2 aprile è dunque stato rimosso.
In cuor mio pensavo che i mesi di stop potessero influire sulla performance del mio motore. E invece così non è stato, forse i meccanismi andavano un pochino oliati. Qualcosina è da perfezionare: il peso è ancora superiore a quello consigliato e c'è da smaltire un po' di massa grassa sull'addome (eh, la pancetta non me la toglierò mai). Ma andando a valutare i valori registrati durante la visita, i parametri ventilatori e cardiaci si sono mantenuti pressapoco sugli ottimi livelli che avevo ottenuto nell'ultima visita, nell'ottobre 2015, in vista della maratona di Firenze. Il consumo massimo di ossigeno e la frequenza di soglia anaerobica sono pressoché intatti. Ma soprattutto, la velocità massima raggiunta è di 17.5 km/h, superiore di 0.5 km/h rispetto a tutti gli altri controlli: il collaudo è ampiamente superato, questo motore non vede l'ora di mettersi nuovamente in moto alla partenza di una maratona.
A presto!
Stefano

domenica 19 febbraio 2017

Tutte le strade portano a Roma: è solo un secondo e mezzo

Ciao a tutti!
Dov'è che si mettono in evidenza i frutti di un allenamento per la maratona, se svolto con intensità e passione? Nei lunghi, in quelle uscite che tradizionalmente lascio per il fine settimana, quando ho più tempo e soprattutto possono diventare un'ottima occasione di relax mentale. Perché se è vero che da un lato, correre per tanti chilometri significa mettere a dura prova le proprie gambe, è altrettanto vero che è piacevole potersi dedicare a qualche ora di sport all'aria aperta dimenticando lo stress della settimana. Senza pensare, devo tenere questo ritmo per un tot di minuti, come succede nelle ripetute. No, qui si corre e basta, in base alle sensazioni del momento.
Un lungo non è comunque una passeggiata di piacere. Va affrontato seriamente, per creare il "fondo" che permette di resistere fino alla fine di una maratona, per imparare ad ascoltare i segnali che manda il corpo durante la corsa, per provare qualche novità in termini di attrezzatura ed alimentazione. I lunghi sono una prova di gara, e proprio per questo andrebbero anche svolti nell'orario in cui si svolge la maratona, dopo una ricca colazione. Certo, nel fine settimana ci sono tante esigenze da conciliare e non è sempre così scontato poter correre di prima mattina.
Questo è un fatto valido soprattutto quando ci si sta preparando ad una maratona primaverile, che significa correre in pieno inverno. E qui in Germania, l'inverno sa picchiare duro. I minimi registrati a gennaio - quando il Meno è stato per molti giorni una pista di pattinaggio - sono un ricordo, ormai. Nonostante ciò, l'impatto dell'aria fredda, sul volto e su un corpo che non deve essere eccessivamente coperto, è all'inizio una sensazione scioccante. Quando poi le gambe ingranano, allora tutto svanisce.

Lunghi: un programma come al solito intenso

Cosa dicono le gambe, o meglio, cosa dice il cronometro dopo i primi lunghi sotto i trenta chilometri? I dati sono confortanti ma non eccellenti, in linea con quello che mi aspettavo. Devo mettermi in testa che dopo l'incidente di Berlino e tanti mesi di inattività, ho bisogno di tempo per macinare chilometri a ritmi pre-incidente. Forse bastano quelle settimane che di qui mi separano alla maratona di Roma, forse sono necessari mesi, e una maratona in mezzo.
C'è da limare qualche secondo, non tantissimo, per tornare a quei livelli. Per esempio, se vado a rivedere i dati relativi alla preparazione per la maratona di Firenze nel 2015, vedo che per un allenamento su una distanza di circa 27 chilometri mi sono serviti una cinquantina di secondi in più: 1,5 secondi sul passo, all'incirca. Non è tanto ma quando si corrono tanti chilometri scendere di oltre un secondo sul passo, può essere esercizio complesso.

Qualche dato sui lunghi sotto i trenta chilometri

Come ho già detto, però, sono soddisfatto di ciò che sta uscendo da questo primo mese di allenamento. Onestamente, non credevo fosse possibile tornare a correre già così "forte" dopo due mesi (ottobre e novembre 2016) di nulla totale, dopo quasi tre mesi e mezzo senza corsa. Invece, sono di nuovo qui, sull'asfalto della Mainradweg, ogni domenica, sognando un nuovo traguardo.
Bis bald!
Stefano

mercoledì 15 febbraio 2017

Tutte le strade portano a Roma: l'ingegneria della corsa

Ciao a tutti!
È già passato un mese da quando ho intrapreso la lunga strada verso Roma, un nuovo ciclo di allenamento per una maratona sulla quale non ho maturato finora speciali ambizioni. Il percorso di Roma non può essere semplice, se Roma è la città dei sette colli. E inoltre, sarebbe il primo confronto con i quarantadue chilometri dopo mesi in cui ho dovuto prima pensare a recuperare un piede rotto, e dopo a ritrovare la condizione atletica. A Roma, il 2 aprile, andrò per divertirmi. E anche per tornare in quello scrigno di bellezza che è Roma, ovviamente.
Non per questo, però, voglio rinunciare a correre al massimo delle mie possibilità. Per farlo, serve l'allenamento specifico. In una parola: ripetute. Dunque, ciò che ho iniziato a svolgere in questa prima fase di preparazione, dopo un po' di sano e rafforzante interval training, è un nuovo e massacrante allenamento preparatomi dal mio coach di fiducia. Un misto di ripetuta e corsa a ritmo maratona, come si può vedere nello schizzo che mi aiuta a ricordare il ciclo da seguire. Roba da togliere il fiato.

Appunti di corsa

Ho scelto di correre sul tappeto per due motivi principali. Il primo è senza dubbio l'aspetto climatico: i giorni sono ancora corti e correre di notte non è di certo sicuro sulla fidata Mainradweg, non tanto perché abbia paura di qualche malintenzionato, bensì per la paura di non sapere dove atterrano i miei piedi (che di fratture ne hanno già vista una). Il secondo è l'aspetto tecnico: correre sul tappeto mi costringe a macinare metri ad una determinata velocità, e non ho chance alcuna di resa mentale a fattori avversi, non posso dire "no, va beh, questa velocità, non la tengo". Sul tappeto non ti puoi ingannare, si deve solo correre.
Perché si, le velocità da prendere qui, sono notevoli, fino ai 15 km/h (ergo, 4'/km): certo, non le devo tenere a lungo, e ho spazio sufficiente per poter riprendere fiato. Ma correre sul ritmo maratona, dopo tre quarti d'ora già percorsi sotto un continuo cambio di ritmo, non è cosa semplice. C'è tanto sudore a fine sessione. Ma so che è da questo fiato distrutto e tutto questo sudore che passa una bella maratona...
Ses snart!
Stefano

giovedì 26 gennaio 2017

Ich laufe im 2017: da una capitale all'altra

Ciao a tutti!
È un filo sottile quello che legherà la mia ultima (sfortunata) maratona al prossimo tentativo sui 42.195 chilometri. Un filo geografico, una questione di capitali. Dalla capitale del paese in cui vivo, Berlino, alla capitale della mia nazione, Roma, con l'auspicio che i sampietrini della Città Eterna mi permettano quantomeno di concludere la maratona con tutte le ossa al loro posto.
Roma è dunque la città prescelta per la prima maratona del 2017. Già dal 2013 coltivavo dentro questo desiderio, correre una maratona nella capitale. Per il fascino della città, del percorso unanimemente giudicato come uno dei più belli al mondo, perché veramente nel cuore nevralgico della città e non nelle periferie (come ahimé è per la maratona di Torino). Alla fine puntai a correre a Barcellona con i miei buoni motivi, ma ogni anno, quando si trattava di scegliere se e dove correre la maratona primaverile, Roma è sempre stata nella mia personale lista delle possibili scelte. Nel 2014 l'infortunio al ginocchio, nel 2015 l'influenza che mi fece cominciare in ritardo la preparazione e l'anno scorso, beh, avevo cose più importanti di una maratona da preparare. Il 2017 pare essere l'anno giusto.

Una maratona nel cuore di cotanta bellezza... (fonte: diariodenavarra.es)
L'appuntamento con la maratona di Roma è molto interessante per varie ragioni. Ecco, ho come... degli esami da compiere.
Verificare se il percorso è veramente meraviglioso come tutti coloro che hanno partecipato dicono; non dovrebbe essere difficile confermarlo, dato che arrivo e partenza sono in Via dei Fori Imperiali (!!!) e che si passa dalle più note piazze di Roma, tra cui le celeberrime Piazza Venezia, Piazza Navona, Piazza di Spagna e Piazza del Popolo.
Verificare se il percorso è veramente duro come viene descritto. Roma è tutt'altro che una città piatta, però il record della manifestazione è inferiore a quello delle maratone corse nelle principali città italiane. E poi ci sono i sampietrini, da tutti dipinti come una vera prova supplementare di resistenza al dolore muscolare.
Verificare se il mio piede, rotto durante la maratona di Berlino, è a posto. Verificare se posso riprendere a correre come lo facevo mesi fa. Beh, ho due mesi di tempo per scoprirlo.

Partenza da urlo in Via dei Fori Imperiali (fonte: romadaleggere.it)

Ancora dieci settimane di attesa, circa: l'appuntamento è in Via dei Fori Imperiali alle 8:40 di domenica 2 aprile 2017, per quello che vorrebbe essere il nono tête-à-tête con i 42.195 chilometri. Eccezionalmente all'ombra del Cupolone.
Bis bald!
Stefano

sabato 17 dicembre 2016

Gli orsi in cielo

Ciao a tutti!
Ottanta giorni, o poco più, sono trascorsi dal 25 settembre. Era il giorno della maratona di Berlino: volevo fare una gran bella gara. Col senno di poi, l'ho fatta, la "bella gara". perché l'imprevisto bisogna sempre metterlo in conto e, se per sette volte sono sempre arrivato alla fine senza troppi patemi, l'ottava l'ho pagata a caro prezzo. Una caduta dopo cinque chilometri, in cui inconsapevolmente mi sono fratturato un osso del piede, il dolore ad una gamba per una decina di chilometri e tutta la consueta trafila di dolori multipli in molteplici parti del corpo, prima dell'arrivo da brividi nel Tiergarten berlinese.
È una maratona che merita di essere raccontata non solo per ciò che è stata la gara del 25 settembre, ma anche per ciò che sono stati i tre mesi antecedenti l'appuntamento con i 42.195 chilometri. Questa volta è stata una "maratona prima della maratona", perché mai come stavolta la preparazione è stata lunga, intensa e difficile. Il caldo che a più riprese, ma soprattutto a cavallo di agosto e settembre, ha attanagliato la Germania, non mi ha consentito di allenarmi nelle migliori condizioni e soprattutto di recuperare a dovere. Si, è stato un percorso duro, durissimo, ma svolto con passione ed impegno. Proprio per questo l'ho voluto ripercorrere in questo post, una cronistoria del mio percorso che mi ha portato a Berlino, condito da alcune immagini della maratona e della mia personale partecipazione. Dalla pre-iscrizione e dal sorteggio fino all'esame che mi ha diagnosticato la frattura al piede. Una maratona, alla fine, è anche questo: la fortuna dell'estrazione, la sfortuna dell'incidente.
Bis bald!
Stefano

Nei primi chilometri, già caduto e con una gamba dolorante

25/10/2015: ritento il sorteggio per la BMW-Berlin Marathon
08/05/2016: ufficiale, il 25 settembre al via della edizione n.43 della BMW-Berlin Marathon

Potsdamer Platz, passaggio da brividi

07/07/2016: inizia la preparazione verso Berlino
20/07/2016: le nuove scarpe per la maratona di Berlino

Ancora un chilometro...

26/07/2016: primi allenamenti nel caldo torrenziale di luglio
07/08/2016: la fatica delle prime ripetute in salita
17/08/2016: fine della prima parte di allenamento, stop alle salite

Sul blue carpet

26/08/2016: ad un mese dall'appuntamento con i 42.195 chilometri
27/08/2016: prime indicazioni dai lunghi

Il popolo dei finisher

29/08/2016: nuove modalità di allenamento, le ripetute 120-60-30
01/09/2016: il troppo caldo e i trenta chilometri mai finiti nella Gramschatzer Wald
05/09/2016: vesciche e capezzoli sanguinanti durante le ripetute 120-60-30
15/09/2016: l'ultimo lungo-lunghissimo

"Berlin, I don't listen to you"

18/09/2016: quali ambizioni dopo un ultimo allenamento poco brillante?
21/09/2016: il percorso della 43esima BMW-Berlin Marathon
22/09/2016: è l'ultima settimana, la settimana della pasta

L'arrivo della maratona più veloce al mondo

23/09/2016: il giorno del pettorale
24/09/2016: tutte le sensazioni del giorno pre-maratona
25/09/2016: la carica prima dello sforzo totale

3h20'08", non è il personale, ma va bene uguale

25/09/2016: l'annuncio: 3h20'08” alla maratona di Berlino, nonostante una caduta
26/09/2016: la soddisfazione messa a fuoco nel day-after

Medaglia che racchiude fatica, gioia, dolore, tutto

30/09/2016: diagnosi impietosa, durante la maratona mi ero rotto un piede...
12/10/2016: il racconto della mia partecipazione alla maratona di Berlino
25/10/2016: ad un mese dalla maratona di Berlino, tutti i pensieri all'arrivo

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