venerdì 30 novembre 2012

Il gusto della salita

"Colui che sale le vette più alte, se ne ride di tutte le tragedie serie e di tutte le tragedie da gioco."
Friedrich Nietzsche, Così parlo Zarathustra

Foto: "He who climbs upon the highest mountains laughs at all tragedies, real or imaginary.”


― Friedrich Nietzsche, Thus Spoke Zarathustra.
K2, Ghiacciaio Abruzzi

sabato 24 novembre 2012

Tagliato il traguardo della Turin Marathon...

Negli ultimi chilometri di una maratona pensi a tante cose. I muscoli non ne possono più, ma tu corri, e corri, e corri. Lo devi fare, perché poco ti separa da una piccola grande vittoria personale. Per alcuni, come me, è il coronamento di un sogno. Ma le gambe non rispondono più al comando, vanno avanti per inerzia. La mente vaga tra i pensieri... ti scorre tutta una vita podistica davanti. A cosa ho pensato?


A tutti i sacrifici che ho fatto negli ultimi mesi per preparare questo evento,
A tutti i momenti in cui, con il dolore che taglia i muscoli, avrei voluto gettare la spugna ma non l'ho fatto,
A quando penso che la maratona ti costringe a bruciare una quantità di calorie pari al doppio del fabbisogno calorico giornaliero di un essere umano,
A tutte quelle volte in cui mi sono alzato alle 5 per correre e preparare al meglio la maratona,
A tutte le volte in cui ho maledetto quelle sveglie,
A quei momenti in cui in libreria, sfogliando i libri di Paula Radcliffe e Stefano Baldini, pensavo "sti c...i!"
Ai racconti di Elisa e Marcella,
Ad ogni volta che sognavo ascoltando Born to run di Bruce Springsteen e mi immaginavo un vero nato per correre,
A tutti i chilometri percorsi fino ad oggi,
A tutti i dettagli sulla preparazione alla maratona condivisi con Andrea e Marco,
A tutte le volte in cui mi immaginavo a New York, sul Ponte di Verrazzano, in mezzo ad altre migliaia di runners,
A tutti gli istanti di gioia interiore provata al termine di una corsa,
A quando Edoardo mi disse "prepariamola bene questa maratona",
e anche a quando mi disse "tu non hai idea di cosa sia una maratona!"
E non solo, anche quando mi disse "adesso dovrai correre di mattina"
A quella sera di Natale in cui non rinunciai ad una corsetta di sette chilometri,
E al mio venteseiesimo compleanno in cui ne corsi 28,
A tutti gli agghiaccianti momenti in cui, appena usciti da casa, l'aria fredda sbatteva sulla pelle e mi imponevo serie riflessioni,
A quando, pure in Olanda, mi sono portato le scarpe da running,
A tutti coloro che mi vogliono bene e che mi sostengono,
Agli aneddoti di Enrico, che a volte mi hanno fatto accapponare la pelle,
Ma anche quando disse che non ce l'avrei fatta in 3h30', e invece...
A tutti gli abiti lavati e stirati da mia mamma,
A tutte le volte in cui i miei amici e i miei colleghi mi hanno chiesto il perchè di questa fatica,
A tutte le volte in cui me lo sono chiesto pure io,
A tutte le volte in cui pensavo "che stupidi quelli che non corrono",
A tutte le volte in cui pensavo "ma non è che forse lo stupido sono io?"
A tutti i consigli forniti da chi la maratona l'ha già fatta,
A tutte le volte in cui abbassavo il passo di 15" con le note di Walk on degli U2 nelle orecchie, perchè si deve sempre andare avanti,
Al momento in cui mi hanno fatto notare che 42 km vuol dire correre da casa mia fino a Savigliano,
A un anno fa, quando pensavo che la maratona fosse solo un sogno irrealizzabile.



A tutti quelli che hanno fatto una maratona, o la faranno, una volta almeno nella vita.

Stefano

venerdì 23 novembre 2012

A spasso tra i Giganti diventa... international

Ciao a tutti,
da oggi il mio blog diventa "internazionale". Blogger mi segnala che molte visite arrivano dall'estero, mi piacerebbe accontentare anche i lettori stranieri... quindi cercherò di poter soddisfare questa richiesta scrivendo, parallelamente alla versione normale in italiano, anche una versione in inglese.
Chiedo già fin d'ora scusa per il pessimo inglese :-D
Buon proseguimento di lettura,

Hi everybody,
from today my blog becomes "international". Blogger announces me that many visits comes from foreign countries. I'd like to satisfy this request with the writing of an English version of the posts along with the common Italian version.
I offer my apology right now for my bad English :-D
Have a good reading,

Stefano

martedì 20 novembre 2012

Turin Marathon, il racconto della mia prima maratona

Ciao a tutti,
sono ormai passate parecchie ore dal momento in cui ho tagliato il traguardo della Turin Marathon. E non è sbiadita per nulla quest'emozione. Ancora adesso non riesco bene a comprendere quanto fatto. Troppo grande è stato questo sogno per me, un sogno che mi accompagna da più di un anno, e che finalmente ora si è realizzato. Ma ancora non me ne rendo conto.
Le sensazioni che affollano la mente sono tante e variegate. Nel cuore e nella testa avrò sempre alcune immagini, tra cui l'imbuto in Via Roma alla partenza (che ben rappresenta l'incredibile massa di runners, quattromila e forse più) e gli ultimi metri...correre tra due ali di folla in Via Roma e Piazza San Carlo per poi chiudere l'estrema fatica in Piazza Castello, è unico, incredibile, immenso. Alzi la testa e ti rendi conto che è finita, che ce l'hai fatta. Ogni aggettivo non ha più senso, è qualcosa che si può capire fino in fondo solo percorrendo tutti i 42,195 km della maratona. Lo spettatore, per quanto immerso nell'atmosfera, non riuscirà mai a percepire tutto quello che prova un runner durante un maratona. A meno che l'abbia già percorsa una volta nella vita. E quello è un ricordo che rimane per sempre, indelebile.

Chilometro numero 40, Via Sacchi: il momento più duro della mia XXVI Turin Marathon.

In una giornata fredda come quella di ieri il calore alla partenza era tanto. E tanta era anche l'ansia e la preoccupazione fisica. Dopo il lungo di domenica, la condizione fisica era "precaria": il polpaccio era dolorante e c'era il timore di non riuscire a recuperare in tempo. Fino a venerdì il fastidio al polpaccio destro è stato persistente, anche se non lancinante e in cuor mio non ho mai saputo, se non fino al termine della maratona, se le creme e le pastiglie all'arnica avrebbero sortito l'effetto medicamentoso sperato.
E invece, per più di 42 chilometri non ho sofferto di alcun infortunio muscolare, la condizione fisica si è rivelata eccellente, e per questo devo veramente ringraziare Edoardo, che mi ha preparato al meglio a questo appuntamento, anche proponendomi modalità di allenamento sulle quale io ero piuttosto scettico. A tal riprova, se domenica scorsa i cinque chilometri tra il trentesimo e il trentacinquesimo furono incredibilmente sofferti, ieri si sono trasformati nel trampolino di lancio verso la rimonta.
Seguendo i consigli di Marco, collega runner, uno di quelli tosti, sono partito molto tranquillo, percorrendo i primi chilometri nell'abitato di Torino in scioltezza (quasi fosse un riscaldamento...) per poi accelerare a poco a poco. La progressione è stata notevole: 1111° ai 10 chilometri (48’45’’, passo 4’53’’), 1057° alla mezza maratona (1h42’58’’, passo 4’53’’), 1005° ai 30 chilometri (2h25’42’’, passo 4’51’’), 770° all’arrivo!!! Con un (ovviamente per me) incredibile tempo di 3h22’18’’ al passo di 4’48’’. E io che temevo di non farcela a stare sotto le 3 ore e mezza… e il bello è che nel frangente tra i 30 chilometri e l’arrivo, la matematica mi dice che ho sorpassato 235 atleti!!! Quattro al minuto, p, un negative split da paura!

Torino, ore 9.30: la XXVI Turin Marathon è cominciata. In testa, ovviamente, subito i keniani.

E pensare che tutto poteva concludersi dopo 500 metri… maledette rotaie in Via Po! Qualche ostacolo ha provato a frapporsi tra me e l’obiettivo dei 42 chilometri. Ci si sono messi i piedi, che mai più avrei pensato potessero crearmi dei problemi (come mai mi era successo in corsa) E invece è proprio così, già dopo una decina di chilometri sentivo qualcosa che non girava al meglio. A metà percorso mi sono poi reso conto che bolle stavano formandosi nella pianta del piede. Evidentemente non ho curato al meglio l’aspetto delle scarpe, che peraltro avevo deciso di usare per l’ultima volta per la mia prima maratona. In realtà so cosa è successo e faccio tesoro dell’esperienza acquisita domenica per dare un consiglio a tutti coloro volessero avvicinarsi a questa pratica sportiva: mai lavare le scarpe prima della gara! Comunque, non sono state le scarpe a rallentarmi, fortunatamente.
L’elenco dei problemi termina qui: dopo solo sensazioni e momenti bellissimi, alternati a simpatici siparietti. Come ad esempio, il runner vestito col costume di Spiderman (chissà se ha finito la gara…), come le decine di atleti intenti a “svuotarsi” tra le piante lungo il percorso e perfettamente incuranti dei tifosi (e tifose, he-he) a pochi metri di distanze, i bambini che ti danno il cinque, i runner che dopo 18 km di corsa commentano in perfetto stile Bar Sport le performance di El Shaarawy in Napoli-Milan. Ma fare la Turin Marathon per me ha significato attraversare una città intera, quella città che mi ha visto crescere, nei posti più significativi della mia vita. Ripensandoci, sono partito dalla piazza in cui ho vissuto i trionfi della mia squadra del cuore, la Juventus, Piazza San Carlo; il primo chilometro è finito al Lungo Po Cadorna, dove ricordo le romantiche passeggiate con Giulia; dopo poche centinaia di metri si entra in Corso Massimo D’Azeglio, dove vi è la Facoltà di Chimica, presso la quale mi sono laureato ormai più di cinque anni fa; a un terzo del percorso si sfiora Stupinigi e si entra in Corso Unione Sovietica, lungo il quale non ho potuto scordare i miei otto anni di viaggi in pullman; l’eterno Corso Francia, percorso per anni in macchina con Giulia; Piazza Rivoli, vicino alla sede del CAI Uget; l’eterno Corso Galileo Ferraris (dove sta la sede della Juventus…) e poi la via per eccellenza di Torino, Via Roma. Per chiudere in Piazza Castello: lì ho vissuto il primo bacio J

Gli ultimi preparativi a mezz'ora dal via della Turin Marathon.

L’atmosfera incontrata lungo il percorso, con le batterie e i gruppi bandistici a scandire il ritmo degli atleti e il tifo che specie nei centri abitati si faceva sentire, hanno aiutato. Sarò sincero, la spinta degli amici è stata fondamentale. A partire da Davide ed Elisa che erano ad attendermi a Stupinigi: la loro presenza mi ha dato tantissima spinta nel lunghissimo, infinito rettilineo che porta fino in Piazza Caio Mario. Straordinario l’apporto di Andrea in un altro rettilineo, quello di Corso Francia. Lui mi ha indirettamente rivelato quanto importante sia la presenza di un supporto morale: il passo sul quel chilometro era 4’50’’, dopo averlo visto, salutato e dato il cinque ho chiuso quel chilometro (penso fosse il 31esimo o il 32esimo) al passo di 4’35’’. E da lì ho percorso alcuni chilometri ad un ritmo che mai più avrei potuto pensare di reggere quasi fino alla fine dopo averne percorsi più di trenta. Ed è stato fantastico vederlo tra il pubblico all’arrivo... Non me l’aspettavo, e invece era lì!!! Ed è stato liberatorio abbracciarlo, incredulo, un po’ perché non mi aspettavo di vederlo lì, un po’ perché si è increduli quando termini questo viaggio di tre ore e più. Inimmaginabile che energia può darti anche un piccolo sostegno come vedere per un attimo, pochi secondi, uno tra i più cari tuoi amici che è lì ad aspettarti e a darti forza. Olivier ha ragione quando mi dice che la maratona si corre il cuore e con la testa. Anche se lo sforzo principale se lo sobbarcano le gambe, senza cuore e testa non vai da nessuna parte. E poi, vedere mia mamma che mi saluta festante, all’incrocio tra Via Roma e Piazza Castello, a pochi metri sulla linea di arrivo, e io che contraccambio con il braccio alzato, ti dà l’ultima spinta verso il traguardo. Ripenso a quando mi diceva che ero matto, che non ci avrei messo meno di quattro ore. Ma anche a tutti gli indumenti lavati e stirati… anche questo fa parte del successo!

Con Andrea all'arrivo! Notare una scarpa volutamente non riallacciata dopo aver tolto il chip...

E poi, devo veramente ringraziare il mio capo, Enrico, che alla fine ce l’ha fatta ad essere presente sul percorso della Turin Marathon, non in veste di runner, ma nel ruolo di accompagnatore non ufficiale con la sua bici. Fino al giorno prima non mi aveva garantito la sua presenza durante la gara, poi eccolo che in Via Tirreno me lo trovo improvvisamente sulla sinistra. Confesso, bardato com’era per il freddo non l’ho riconosciuto subito. Sarà che sono abituato a vederlo in un contesto, come quello lavorativo, decisamente diverso da quello di una gara podistica. L’ho sentito parlare e finalmente ho capito. E’ stato di grande aiuto, soprattutto nei tratti di Corso Francia prima, in cui mi ha rassicurato sulla mia condizione e poi tra i chilometri 38 e 41, dove mi ha costantemente incoraggiato a non mollare (vedere video per credere). Il suo apporto al buon esito non è stato importante, di più. A lui il merito di alcune delle foto pubblicate in questo post e nei post che verranno.


L'ultima fatica: il video!

La prima maratona non si scorda mai, come il primo amore. Mi rendo conto scrivendo queste righe che la maratona, questi 42,195 chilometri, sono un grande puzzle. Come una storia d’amore, un viaggio in giro per il mondo, una carriera lavorativa, la nascita e la crescita di un figlio, tutto si compone di piccoli tasselli dal grande significato. Mi chiedo: cosa è stato veramente importante per me per arrivare a questo traguardo? Tutto e niente. Niente, perché non c’è stato qualcosa che penso sia stata fondamentale; allo stesso tempo tutto, perché senza uno dei tanti piccoli pezzi che compongono la preparazione non sarei arrivato dove sono arrivato. La corsa in montagna, i consigli dei runner che conosco e di Edoardo, la tenacia negli allenamenti, il rinunciare ad un’uscita al sabato (se non per l’anticipo serale della Juventus), il sostegno della famiglia e degli amici, i sacrifici nell’alimentazione, le sedute in palestra.
Il desiderio di farcela.
La voglia di non mollare mai.
La forza per sognare il traguardo.

Via Tirreno, metà gara è scivolata via...
Sapere che non esiste vittoria senza sacrificio.

Il maratoneta Stefano

domenica 18 novembre 2012

SCONFITTI I 42.195 KM! Obiettivo raggiunto!

Incredibile!!! Ce l'ho fatta!!!

Traguardo raggiunto! Felicità assurda!
E' stata dura, forse meno dura di quello che pensavo, anzi immaginavo. Ma ce l'ho fatta e questa è l'unica cosa che conta!!! Sono ancora emozionato e non riesco ancora a realizzare bene l'impresa. Ma, sono sincero, sono al settimo cielo per quanto fatto. E con che tempo. Sono partito con l'idea di stare nelle 3 ore e mezza ma ho chiuso i 42.195 km in circa 3h22'!!! Questo segnava l'orologio all'arrivo. Con un post un pochino più dettagliato racconterò qualcosa in più e i tempi esatti. Spero possiate capire, ora sono stanco e un vassoio di pasta mi aspetta!

Break the strain!

Fioccano gli sms di in bocca al lupo. Ma dire "in bocca al lupo" prima di un test, o di una gara è, seppur detto con sincerità, anche un po' banale. Diversi commenti però, più o meno simpatici, più o meno incoraggianti, mi sono giunti in queste ultime ore...ve ne presento alcuni.
Scrivere su un blog è un'attività che aiuta a sfogare il nervosismo pre-gara e tutti questi commenti sono...come un farmaco.

"Speriamo in bene! Al massimo usi il tutore come Bruce Wayne!" (Andrea T.)
"Te sei matto" (Chiara)
"Ma ti sei comprato la macchina nuova, perchè fare 42 km... di corsa?" (Dario)
"Ti sei impegnato e siamo arrivati al termine. Dai su, che è ora!" (Edoardo)
"Sai che vorrei sentire la soddisfazione che per te sarà tagliare il traguardo dopo più di 42 km! Per me fu un meraviglioso pianto" (Enrico)
"Divertiti, vola verso il traguardo!" (Enrico)
"Io al massimo faccio 42 metri" (Gabriele)
"Ti stimo abbestia!" (Marta)

A meno di un'ora dal via della Turin Marathon

Ci siamo, ora non si scherza più, il momento atteso da mesi è giunto! Belli, bellissimi questi momenti. Emozione unica. Senza parole.

La partenza da Piazza San Carlo
L'arrivo, in Piazza Castello

18/11/2012: il grande giorno è giunto!

Ore 6.12: ci siamo.
Un risveglio a base di acqua fresca, una ricchissima colazione, la vestizione.
Maglia, canotta, pantaloni, calzini e finalmente le scarpe. Infilo le mie Adidas Supernova per l'ultima volta. Le saluterò nel migliore dei modi, con una maratona, con la fatica massima del podista. Il giusto premio per queste fedeli compagne di viaggio. Che dopo diventeranno una sorta di cimelio personale.

Quasi pronti!

Vi sto scrivendo ancora da casa, adesso parto per Torino, per Piazza San Carlo, fra un'ora sarò lì per ricognizione e riscaldamento. Vi aspetto tutti su A spasso tra i Giganti per il risultato della maratona. E mi raccomando, aspetto i vostri commenti!
Now, let's go running!

sabato 17 novembre 2012

Quattordici ore alla partenza, la tensione sale

L'orologio che mi ha accompagnato in Valle d'Aosta e durante tutti gli allenamenti. L'aderente maglia bianca che domani avvolgerà il mio corpo. La nuovissima maglia gialloblu che mi renderà riconoscibile ai tifosi. Il pettorale numero 1267 che mi accompagnerà per 42 chilometri e le annesse spille per ancorarlo alla canotta. Il chip che sulla scarpa misurerà il tempo della mia prima maratona. La bottiglietta con il preparato self-service di acqua, sali e zuccheri da consumare pochi attimi prima della corsa. I pantaloni che scalderanno le pendolanti cosce. Il polsino per asciugare la sudata fronte.

Tutto è pronto...
Tutto è sul letto. Guardo le scarpe che mi hanno accompagnato per 1400 km di allenamenti e gare, le care Adidas Supernova, alle quali sono affezionatissimo, e che infilerò per l'ultima volta domattina, quasi come a voler dire che si chiude un ciclo. Immobile, osservo tutto questo, come in contemplazione. Fra quattordici ore si comincia, il rituale inizia. Tre ore dopo, scatta l'ora X. Il momento tanto atteso in mesi, ma che dico, più di un anno, di allenamenti, è vicino. Il cervello vaga...
Ripenso al percorso. Piazza San Carlo-Via Roma-Piazza Castello-Via Po-Piazza Vittorio Veneto-Lungo Po Cadorna-Corso-Cairoli-Corso Vittorio Emanuele-Corso Massimo d'Azeglio-Corso Unità d'Italia...strade più volete calcate a piedi. E in auto. Calcarle durante LA maratona...che brivido che corre lungo la schiena. Moncalieri, Nichelino. La zona grigia. Passaggio a Stupinigi, dove amici e colleghi mi potranno vedere. La strada percorsa per otto anni in pullman: Corso Unione Sovietica. Ne conosco ogni centimetro, ogni incrocio non ha segreti per me. Poi su fino a Grugliasco. Il punto più temuto da me, Corso Francia e il suo cavalcavia.  E dopo il passaggio di fronte al Palagiustizia inizia il ghirigori finale tra i corsi di Torino fino ad entrare in Via Sacchi. E lì...darò tutto!!!
Il cuore batte più forte. Davanti al pc, mentre scrivo, le gambe si muovono nervose. Tutto è focalizzato a domani. Mi rendo conto che sto scrivendo un sacco di parole messe alla boia di un giuda. Come si fa a stare calmi ora? Spero che sia la pasta, ora, a provvedere a tenermi tranquillo.

Turin Marathon, tappa 5: il numero 1267

Ci siamo!!! Meno di 24 ore e si parte, cazzo! Le gambe fremono e non può essere altrimenti quando inizi a respirare l'aria della competizione.
La giornata ha previsto il ritiro di pettorale e pacco gara, praticamente un rito. Nel Turin Marathon Village tutto parla di corsa! Dagli sponsor tecnici alle persone che lo affollano, tutto è running! La tensione è alta e mi ha fatto bene parlare con Daniele, quest'anno volontario al TMVillage, e con Marco, il mio collega (e che con i suoi discorsi in ufficio sul podismo mi ha involontariamente avvicinato a questo mondo). Ed è stato emozionante percorrere a piedi, con calma, le ultime centinaia di metri del percorso di domani, da Piazza Carlo Felice all'arrivo di Piazza Castello, sapendo che fra 24 ore circa le gambe lanceranno dolore mentre il cuore sarà invaso da gioia immensa!!!

Pettorale n°1267: pronti per la partenza!

Ora, pieno di carboidrati in compagnia di Dario (catartico rito prima di ogni sabato pre-gara) e poi a casa per ritirarsi a riposare e concentrarsi per domani. Le emozioni continuano...
Stefano

venerdì 16 novembre 2012

Turin Marathon, il percorso

Eccolo, il percorso della Turin Marathon!
Non mi sembra vero... domenica correrò i 42 chilometri (e 195 metri, da non dimenticare!). Visionando il percorso sulla mappa mi sembra veramente assurdo: molte di queste strade, se non quasi tutte le ho fatte in macchina per un sacco di volte (Corso Massimo D'Azeglio, Corso Francia e Corso Unione Sovietica in primis) e so quanto sono infiniti questi rettilinei (quello di Corso Francia, con il cavalcavia, poi...).

Il Percorso della 26°Turin Marathon, edizione 2012.

Però, che bello sarà poter correre su queste strade che mi hanno visto crescere e maturare. In fondo a Torino ho trascorso otto anni della mia vita, cioè tutto il percorso di formazione, ho vissuto i miei primi ed ultimi amori, ho cementato la mia personalità. Posso dire che a Torino si concentra una buona parte del mio bagaglio di ricordi. E poter attraversare in lungo e in largo questa fantastica città sarà come condensare il mio passato con le fatiche di tutti i giorni e la fatica della maratona. Bello, veramente bello...
Appuntamento dunque ai prossimi post con le sensazioni, come si dice solitamente nelle telecronache sportive, "pre-gara"...
Stefano

giovedì 15 novembre 2012

Il senso della corsa

"Spesso quando allacci le scarpe ti ritrovi a lottare contro una strana sensazione, come se stessi per fare qualcosa di assolutamente privo di senso, e allora ti convinci che non conta come la pensi adesso, e che dopo sarai contento di essere andato ad allenarti. Solo allora tutto ha più senso, anche se non è facile spiegarlo razionalmente. Dopo una corsa ti senti in armonia con il mondo, come se una non meglio precisata esigenza atavica venisse soddisfatta."
Adharandand Finn, "Nati per correre"

mercoledì 14 novembre 2012

Turin Marathon, tappa 4: l'ultimo lungo

Ciao a tutti,
domenica 18 si avvicina e mi trovo alle prese con un piccolo fastidio ad un polpaccio. Non so bene cosa sia questo fastidio ma so quando mi è successo, ovvero domenica scorsa, durante l'ultima sessione di allenamento prima della maratona, quando ho corso 35 km...è stato un allenamento fondamentale, doveroso,  ma ha lasciato in me parecchie perplessità. A partire dallo stato di forma fisica, forse un po' deficitario: i 35 chilometri sono stati corsi al ritmo di 5'08''/km. Speravo di poterli correre al ritmo di 4'58''/km che dovrò tenere domenica per rientrare nell'obiettivo prefissato (3 ore e mezza) e invece eccomi a correre una distanza inferiore ad un ritmo di 10 secondi superiore. Mi conforta il fatto che la gara è un'altra storia. La performance quando si fa sul serio è SEMPRE superiore a quella in allenamento. E poi, è anche vero che io 35 km non li avevo mai corsi.
Infatti, le sensazioni provate (e i dolori) sono state anche molto diverse. Purtroppo già dopo 20-25 km mi sono ritrovato a convivere con dolori a cosce e polpacci non da poco, tanto da pensare di terminare in anticipo la sessione di allenamento onde evitare infortuni maggiori. Non so se ho fatto bene o male, ma la sessione l'ho conclusa, anche se non nei tempi previsti. E non ho mollato, come dovrà succedere domenica. Ora mi rimane da recuperare il problemino al polpaccio che ancora si fa sentire. E sperare che domenica non si ripresenti o almeno, non si ripresenti in fretta. Vedremo... Certo è che la fiducia nei miei mezzi (molto elevata fino a domenica scorsa) è un po' scemata, timori ed insicurezze iniziano ad insinuarsi nella testa.
Ed è per questo che ci tengo a ringraziare Edoardo, il mio preparatore, che con molta calma e serenità mi spiega di non aver paura e ribadisce che domenica andrà tutto bene. Probabilmente ha ragione, può darsi che il problema non sia tanto la mia forma fisica bensì la testa. E quel problema non è proprio di facile soluzione.
Sto leggendo un libro in questi giorni, mi sta dando moltissima forza e voglia di combattere. Si intitola "Nati per correre" ed è scritto da un tale Adharandand Finn, un giornalista inglese (o irlandese?) con un passato da podista, che ha deciso di trascorrere una parte della sua vita in Kenya per carpire i segreti dei formidabili podisti kenioti. Il libro mi ha subito ispirato...d'altronde la sinossi era "Se la corsa è la tua religione, se è solo uno svago, se da anni vorresti cominciare ma non lo hai ancora fatto, questa avventura ti farà sognare. E cambierà per sempre il tuo modo di correre e di pensare alla corsa"... superfluo dire che l'ho comprato senza remore.


La copertina di "Nati per correre", il libro che sto attualmente leggendo

Bellissimo...a parte le nozioni che sto acquisendo sulla corsa, alcune delle quali mai avrei potuto immaginare, ritrovo nelle sue parole la stessa carica emotiva e il desiderio di corsa che avevo nei momenti in cui il pensiero della maratona iniziava a far capolino nella mia mente. Lo consiglio a tutti coloro che amano la corsa (e non solo, ovviamente). Prometto di pubblicare, in questi giorni pre-maratona, qualche passo da questo testo...

Lunedì mattina (ore 8) ho avuto modo di partecipare ad un simpatico siparietto: scendo dal bus e chi incontro appena arrivo a lavoro? Il mio capo. Che sapeva dell'allenamento di 35 km. Abbassa il finestrino della macchina e mi dice "Ma...ti vedo zoppicare...". Ero tentato di mandarlo a cagare, ma si è riscattato prontamente inviandomi il link al sito di Orlando Pizzolato, uno dei più grandi maratoneti italiani, sul quale blog ha pubblicato una storia veramente intensa e che mi ha dato ulteriore morale in vista di domenica. Mi piacerebbe molto pubblicare questa storia, ma la scritta E' vietato riprodurre o divulgare in qualsiasi forma le informazioni contenute in questo sito me lo vieta e quindi inoltro il link.
A presto per gli ultimi post pre-maratona!
Stefano

domenica 11 novembre 2012

Risultato del sondaggio: La Top-10 dei luoghi più belli dell'Alta Via n°1

Ciao a tutti,
durante la fase di preparazione ad una corsa uno dei fattori più importanti per il successo è il riposo. Ed una delle cose che in assoluto sa più rilassarmi è vedere foto di montagna, nella quale atmosfera io possa immergermi. Sognare, ogni tanto, fa bene. Così come realizzare i sogni: uno ho avuto modo di portarlo a compimento, con l'Alta Via n°1. E, se ricordate, ormai mesi fa, a proposito dell'Alta Via n°1, avevo indetto un sondaggio sulle location, a mio modo di vedere, più affascinanti e coinvolgenti toccate lungo il percorso. Ora, sebbene in ritardo apocalittico, voglio pubblicare i risultati del sondaggio...aggiungendo magari qualche foto delle location che voi lettori avete votato!
I risultati non mi stupiscono, i luoghi che vanno a comporre questo "podio" ideale sono fantastici. Ovviamente c'è un po di rammarico per altre location che non sono state valutate...ma in questo caso, c'è anche da dire che la foto (e non tanto il luogo) porta in dote una "dose" consistente di voti. E comunque, non potevano vincere tutte! :-D
Detto questo, via alla classifica delle location più belle, partendo dalla decima posizione:
10° posizione: Vallone della Mologna Grande (votata dallo 0% dei partecipanti).
8° posizione: ex-aequo Verso la Fenetre de Tsan e Col Brison (votate dal 9% dei partecipanti).
6° posizione: ex-aequo Rifugio Alpenzù Grande e Cresta del Lupo (votate dal 18% dei partecipanti).
5° posizione: Vallone di Loo (votata dallo 22% dei partecipanti).
3° posizioneex-aequo Col de Vessonaz e Vallone di Saint-Barthelemy (votate dal 27% dei partecipanti).

Col de Vessonaz = il regno del vento: qui ti tiene in piedi talmente soffia forte… Ma è il vento che mi ha permesso di poter ammirare il panorama probabilmente più spettacolare dell’intera Alta Via.





Dall'alto in basso: panorama verso ovest dal Col di Vessonaz (Monte Bianco, Grand Combin); panorama verso sud; giù verso la Comba di Vessonaz; ometto segnalatore in cima al colle.
Saint Barthelemy, il posto più selvaggio della Val d’Aosta, ricco e diversificato e, stranamente, poco frequentato. Perché? Forse è meglio così… certi segreti è bene che rimangano racchiusi in uno scrigno. Il Vallone di Saint Barthelemy è uno di questi…





Dall'alto in basso: Lago Luseney; Vallone di Saint Barthelemy lungo la salita al Rifugio Oratorio di Cuney; Col Terray; panorama (e Monte Rosa) dal Col Terray.
2° posizione: Rifugio Barmasse-Lago di Cignana (votata dal 36% dei partecipanti)

Ah, il Barmasse, il lago di Cignana. Qui la tranquillità regna sovrana. Il miglior luogo per tuffarsi nella riflessione, per pensare, per rilassarsi. Un concentrato di colori, di emozioni e sensazioni senza pari.



Due vedute del Lago di Cignana
1° posizione: Col di Malatrà - Rifugio Bonatti (votata dal 40% dei partecipanti)

Sono contento che sia stata questa location a vincere il sondaggio. Un po’ per il legame affettivo che ho con questo posto magico: da qui si ammira il Monte Bianco, la leggenda delle Alpi, in tutta la sua interezza. E un po’ per ciò che rappresenta arrivare qui: rendersi conto che la grande avventura è terminata, che hai portato a termine un percorso che ti azzera tutta l’energia fisica e psichica per regalarti qualcosa di cento volte superiore a ciò che hai speso: gioia infinita… (cento? Si può quanitificare la gioia?)





Dall'alto in basso: Val Ferret e la cima del Bainco spuntante tra le nuvole; panorama dal Col di Malatrà verso ovest (Monte Bianco); il Rifugio Bonatti sotto la maestosità delle Petites Jorasses; panorama verso est (Grand Combin).
Il sondaggio n°1 si è ufficialmente chiuso. Ma non tarderà ad arrivare il sondaggio n°2...magari ci penso su fra qualche minuto, nel bel mezzo dell'allenamento :-D
A presto,
Stefano

mercoledì 7 novembre 2012

Turin Marathon, tappa 3: 31 con lode

Ciao a tutti,
ormai ci siamo, il giorno atteso è sempre più vicino. E da parte mia non cala la concentrazione in vista dell'evento. Anzi, è questa l'ora di darci dentro, come ho fatto domenica.
Già, domenica ho corso in allenamento, per la prima volta assoluta, una distanza superiore a 30 chilometri. E non mi sono limitato a correrli così, uscendo di casa trullo trullo con spensieratezza. Li ho corsi a Sestriere. Li ho corsi a 2000 m di quota. C'è chi dice sia un doping naturale correre in altura. Non so se sia vero, ma penso (non garantisco, non avendola ancora corsa) sia un buon surrogato di ciò che proverò domenica prossima... è veramente dura correre a 2000 m. Avevo già sperimentato questa sensazione qualche settimana fa, ma su distanza più breve e soprattutto non con la temperatura di domenica, 2°C alla partenza, 6°C al termine, non con la neve a bordo strada, non con la fastidiosissima sensazione che deriva dall'avere sotto i piedi un sottilissimo strato di poltiglia.

Fantasticandomi maratoneta, a Rio de Janeiro 2016...

Poche attività riescono quanto o meglio del correre a rappresentare il significato della parola "libertà". Di per sè, correre è probabilmente l'atto più libero che esista. Due immagini che mi giungono alla mente per dare l'idea: 1) pensare ad un criminale che scappa dal poliziotto, per mantenere la libertà: come? Correndo. 2) il bimbo che corre in un prato verde: come? Libero.
La montagna è anch'essa sinonimo di libertà: e correre a questa quota, al fresco (per non dire al freddo, a dire il vero), all'aria pulita, lontano dal caos cittadino è veramente particolare.
Tornando ad argomenti meno filosofici, l'allenamento di domenica è stato veramente tosto...31 km in altura sono tanti, li ho sentiti eccome. Sarà il freddo, sarà il continuo saliscendi sul circuito che ho ripetuto tredici volte nell'abitato di Sestriere (più di 400 i metri di dislivello totali percorsi), ma il mio ginocchio ne ha risentito e mi ha costretto a terminare l'allenamento alzando decisamente il ritmo.

Scenario di corsa: un'imbiancata Val Chisone ma con i colori dell'autunno

Sono contento di ciò che ho fatto: se sarà utile, lo dirò domenica prossima. E voglio ripetere l'esperienza, sicuramente. Non ora, però. Se ne riparlerà a neve sciolta e strade asciutte.
Ora è bene concentrarsi sugli ultimi allenamenti mattutini, sulle ultime sedute in palestra, sull'ultima sessione da 35 km (e più). E tenere duro, molto duro. Perché così dovrò fare anche domenica 18.
Alla prossima,
Stefano

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