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lunedì 10 ottobre 2016

Il tempo dell'abbandono (italiano)

"Non conosco nessuna nazione che assista così passivamente alla morte dei luoghi. Lo si vede già dalla segnaletica, da come i cartelli dei paesi si mescolano a quelli degli ipermercati. Le frazioni, le alture, i ruscelli stanno perdendo il nome, ultimo presidio dell'identità. L'economia ha sostituito la topografia, le pagine gialle la carta geografica."   
Paolo Rumiz, La leggenda dei monti naviganti

Alpeggi abbandonati in Val Chisone. Foto di archivio, 6 luglio 2014

giovedì 18 giugno 2015

Indiani nella nebbia: il Giro d'Italia sul Colle delle Finestre

Ciao a tutti!
Giro d'Italia, seconda parte. Dopo il venerdì valdostano, tocca al sabato piemontese con la Saint-Vincent-Sestriere. Nonostante la partenza ancora in Valle d'Aosta, l'ultima tappa in grado di scrivere le sorti del Giro d'Italia 2015 è totalmente concentrata in Piemonte. Questa è la tappa sicuramente da me più attesa, perché prevede lo scollinamento di una montagna dalla storia ciclistica recente ma che ha già saputo scrivere storie intense, fatte di attacchi all'arma bianca e crisi inaspettate. Parlo del Colle delle Finestre, salita che va toccare la quota di 2176 metri (Cima Coppi del Giro 2015) dopo aver superato in 18,5 chilometri di lunghezza un dislivello di quasi 1700 metri e l'impressionante cifra di quarantacinque tornanti (29 dei quali nei primi quattro chilometri). E soprattutto, con gli ultimi otto chilometri in sterrato, come agli albori del ciclismo, ai tempi dei tubolari appesi sulle spalle dei ciclisti.

Panorama dal Colle delle Finestre - lato Val di Susa

Il Colle delle Finestre è, al pari di altre salite relativamente recenti ma già entrate nella leggenda come il Monte Zoncolan o il Passo del Mortirolo, un vero e proprio stadio del ciclismo. Il Colle delle Finestre poi, è quello con la migliore visuale. Dall'alto si può seguire la corsa a partire da circa tre chilometri dallo scollinamento, talmente è ampia la visuale dalla cima. Lassù, in alto, ci sono gli "indiani" ad aspettare il passaggio dei ciclisti.

Foto ricordo in cima

Partiamo non troppo tardi da Usseaux, uno dei punti dai quali ci si può avvicinare al Colle delle Finestre (dal versante opposto rispetto a quello dei ciclisti) tramite navetta. Ma noi abbiamo le gambe e le usiamo, grazie al bel sentiero che porta verso Pian dell'Alpe e quindi al colle. Anche stavolta il ciclismo è una bella opportunità per fare del buon trekking. Arriviamo in cima che è quasi ora di pranzo. C'è già tantissima gente, così tanta che bisogna dimenarsi per poter fare una foto col cartello che indica "Colle delle Finestre 2176 m s.l.m.". Il bello è che ne viene su tantissima, a piedi o in bici, e tanta ne verrà ancora. Come faranno a stare tutti quanti lì? Si può, perché il Colle delle Finestre è un anfiteatro naturale che sembra progettato per ospitare una corsa ciclistica.

Zakarin (a sinistra) e Landa (a destra) in fuga a poche centinaia di metri dalla Cima Coppi 2015

Saliamo al vecchio forte, che versa in pessime condizioni, prima di sistemarci un pochino più lontani dal caos degli ultimi metri di salita. Scegliamo il penultimo tornante come posizione ideale per vedere la corsa: la visuale è lunga sugli spettacolari tornanti del Colle delle Finestre e in quel punto la strada è ancora ripida. Guardando dal basso verso l'alto osserviamo gli "indiani". Si, è questo ciò che possono vedere i corridori, un  esercito di tifosi in loro attesa, non con arco e frecce, ma con mani battenti e urla di incoraggiamento. Nell'attesa che la macchina del Giro si avvicini, sullo sterrato del Colle delle Finestre passa un po' di tutto, ma soprattutto è immensa la moltitudine di ciclisti amatoriali che, tra fatiche disumane, ce la mette tutta a salire fino a qui con la propria bici. Tra di loro, anche qualche ragazza, qualche bambino (!!!) e alcuni temerari che, da veri puristi del ciclismo pionieristico, risalgono il Colle delle Finestre con le stesse di bici di ottant'anni fa. Senza farsi mancare nulla, peraltro: salgono addirittura con le divise di vecchie squadre ciclistiche, appartenenti ad un passato glorioso.

Fine (o quasi) delle fatiche...

Intanto, dalla Val di Susa inizia a salire un nebbione che non ci fa ben sperare, ma almeno riduce il pericolo di pioggia. Iniziano a passare le prime ammiraglie dei team e qui ha inizio lo show dei tifosi, che si divertono a imbrattare le targhe delle auto al seguito dei ciclisti. Tutti quanti ridono, ma gli autisti decisamente meno. Anche perché guidare qui, su questi stretti tornanti in sterrato, è cosa assai ardua... l'odore di frizione si spande forte nei duemila metri del Colle delle Finestre. Poi, finalmente giunge la macchina di inizio corsa: che abbia inizio lo spettacolo!

Una maglia rosa in crisi nera

C'è una fuga in corso, ma sui tornanti del Colle delle Finestre rimane da solo Zakarin. Dietro vanno troppo forte, soprattutto Landa, che scatta, stacca tutti e scollina per primo e da solo sulla Cima Coppi del 2015. Ma dietro succede qualcosa di importante: Contador va in crisi e chiude il Colle delle Finestre a un minuto dal gruppetto di Aru, che si accorge della crisi dello spagnolo e va all'attacco. Si vede che non sta bene, pedala con meno veemenza e soprattutto beve e mangia molto: che sia andato in crisi di fame?

Lassù ci sono gli indiani...

I più forti sono passati ma noi si rimane ad aspettarli, tutti quanti. Meritano un applauso, questi ragazzi, che sono alle loro ultime fatiche, poi potranno dire di aver portato a termine la corsa rosa. Il popolo del Colle delle Finestre glielo tributa, senza distinzioni di nazionalità, nel pieno spirito di sportività del ciclismo. Poi a fatica riprendiamo la strada di casa: tra macchine della polizia, ciclisti e altri tifosi c'è da dimenarsi non poco per uscire da quel bailamme.

Ciclismo di altri tempi

E la tappa? Come è andata a finire? Scesi a Pourrières i ciclisti hanno dovuto affrontare l'ultima salita, quella che porta a Sestriere. Via radio veniamo a sapere che Landa e Zakarin sono stati ripresi. Con una delle sue rasoiate, Fabio Aru bissa il successo del giorno prima a Cervinia, staccando tutti e alzando le braccia al cielo in solitaria. Contador arriva a quasi due minuti e mezzo, ma non basta per sfilargli la maglia rosa. Contador vince il Giro, Aru diventa ufficialmente il predestinato per una vittoria futura.

Ah, il caro e vecchio giornale sotto la maglia!

E sempre parlando di futuro, si rincorrono le voci su un nuovo passaggio sul Colle delle Finestre nel 2017, addirittura da parte della corsa a tappe più famosa, il Tour de France. Si può stare tranquilli, quando sarà, io ci sarò!
Bis bald!
Stefano

sabato 30 maggio 2015

Noi ci siamo! Live from Colle delle Finestre @ Giro 2015

Quando il Giro d'Italia incontra il Colle delle Finestre, questo sport entra in un'altra dimensione. È una salita dura, durissima, tra le più dure che si possano incontrare sui pedali. Ma qui sul Colle delle Finestre, c'è sempre qualcosa di particolare. Tutto il ciclismo piemontese sale sulle rampe di questa salita, ormai un classico per gli amatori e per la corsa rosa, per venire a sostenere i grandi campioni del Giro d'Italia. In Piemonte, questo è l'appuntamento ciclistico dell'anno. Solo qui, sul Colle delle Finestre, il grande ciclismo moderno incontra l'epopea dei percorsi in sterrato e l'eroismo dei grandi campioni del passato.
Noi ci siamo, anche sulla pietra e sulla polvere del Colle delle Finestre!

Uno sterrato più brutto del solito per la penultima salita del Giro 2015

martedì 29 luglio 2014

L'aneddoto di montagna

Ciao a tutti!
Quando due settimane fa in Val Chisone, sono salito da Laux fino ai laghi dell'Albergian (vedi post), un piccolo spunto è lentamente maturato nella mia testa: salire sul monte Albergian, che quei laghi li domina dall'alto. E con i suoi 3041 metri di altitudine poteva padroneggiare in lungo e in largo la Val Chisone e l'Alta Val di Susa. L'occasione è giunta domenica, dopo giorni di ripetuto maltempo sulle Alpi nordoccidentali.

La Val Chisone (e non solo) dal Monte Albergian, 3041 metri

Il Monte Albergian è la cima più alta della Val Chisone, fatta eccezione per la Rognosa di Sestriere che tuttavia e sullo spartiacque con la Val di Susa. Per raggiungerla ci sono svariati punti di attacco. A me piace iniziare comodo, allora mi instrado da Ruà, una delle località di Pragelato. Qui, superato il torrente Chisone, inizia una lunga carrozzabile che porta a quota duemila metri. Per incominciare va bene, si spezza il fiato dolcemente e ci si rilassa tra gli alberi. Raggiunta la Bergeria Pré Damont, posta in un vasto pianoro erboso in cui si può già ammirare tutta la sinistra orografica della Val Chisone, inizia il sentiero per raggiungere la cima dell'Albergian. Ancora un chilometro di dislivello…

La meta di tre settimane prima: la caserma e il Lago dell'Albergian

La segnalazione scadente porta parecchie persone fuori dal sentiero ufficiale. I segnavia spariscono di colpo, e molte persone incontrate, seguendo la traccia a terra, si ritrovano ad un certo punto senza riferimenti, in mezzo alla prateria. Ci va il mio miglior orientamento, in una zona mai battuta fin d'ora a capire in che direzione andare – tra pietraie e decadenti fioriture di rododendri - e finalmente ritrovare il sentiero ufficiale. E siamo già a 2600 metri, un notevole panorama inizia ad aprirsi di fronte ai miei occhi.

Simbolo del Torinese, il Forte di Fenestrelle

Ma la salita è ancora lunga, ne mancano ancora quattrocento di metri da salire. Attorno ci sono solo più pietre e parecchia di quella ghiaia che a me piace definire “ghiaietta bastarda”, quella che soprattutto in discesa mi fa innervosire non poco. Qua e là c'è anche da mettere le mani sulla roccia, per facilitare la progressione in salita. Intanto la meta è sempre più definita. Vicino alla croce che indica la vetta, spuntano le sagome colorate dei primi escursionisti arrivati in cima. Mai come in questa domenica di luglio c'è così tanta gente sui sentieri. Complice probabilmente la bella giornata, molte persone che trascorrono l'estate nei pressi di Pragelato provano a tentare la via per l'Albergian. Tra cui anche un anziano signore che, memore delle primavere trascorse in Val Chisone, afferma che “ogni anno è sempre più dura”.

Panorama su Sestriere

Da lassù la vista spazierebbe molto lontano, ma le nuvole fanno la loro parte e coprono buona parte dei monti visibili. Tra cui il Monviso, e pure il Monte Bianco a detta di uno degli escursionisti già presenti in cima. Ci si accontenta di ciò che sta nei dintorni: dall'Albergian si possono scrutare le migliori prospettive di tutte le meraviglie della Val Chisone e zone limitrofe. La visuale è spettacolare sul simbolo della provincia di Torino, il Forte di Fenestrelle, che da qui sembra veramente una sorta di lombrico che si arrampica su un fianco della montagna. Il Colle del Sestriere da qui non sembra la salita ripida che è quando la si affronta in bici, bensì una pianeggiante distesa. Anche la dorsale dell'Assietta sembra veramente poca cosa, poi scopri che sono chilometri e chilometri di strada. Uno spunto per il futuro, forse.

In cima all'Albergian

La riflessione più importante che mi ha lasciato questa giornata in questo angolo delle Alpi Cozie giunge però da un escursionista incontrato in cima all'Albergian.
Durante la pausa che mi concedo in vetta – qualche foto, pranzo leggero e un po' di lettura – si avvicina a me un escursionista, attratto dall'invitante pietrone sul quale poteva tirare anche lui tirare comodamente il fiato. Cominciamo a parlare del più e del meno, riguardo le nostre esperienze connesse alla montagna. Io racconto delle mie alte vie in Valle d'Aosta e in Dolomiti, lui delle sue escursioni in Piemonte e in Francia. Chi va in montagna può capirmi, è qualcosa di abituale tra escursionisti. L'aria sana che si respira tra i monti abbatte ogni tipo di barriera. Nei racconti spunta un particolare di cui non mi ero accorto: a questo ragazzo manca un braccio. Eppure è lì, seduto di fianco a me, a tremila metri. E chissà quante altre salite ha fatto… Sono francamente colpito. Ecco, qui vedo fortissimo il potere di questo mondo, il potere della montagna…rende capaci di valicare gli ostacoli più brutti che la vita ci riserva. Infonde coraggio, toglie forza fisica per aumentare la propria energia morale, regala una concezione diversa della vita, intensa e mai superficiale. Mi dilungo un po' nella pausa in vetta, che va oltre ciò che avevo preventivato, ma credo di averci guadagnato. Cosa? Un'altra bella storia, di quelle che solo certe montagne possono scrivere.
A presto!
Stefano

giovedì 10 luglio 2014

Pure nature vol.4

Ti piace il mio giardino?
     
Laux, Bergerie dell'Albergian, Val Chisone. Foto scattata il 06/07/2014.

mercoledì 9 luglio 2014

Albergian, quando la bellezza fa rima con nebbia

Ciao a tutti!
La salita ai laghi dell'Albergian avviene in una domenica di luglio caratterizzata dalla costante presenza di tempo instabile. Nuvole, squarci di sereno, e tanta tanta tanta nebbia, lungo una salita che da Laux, piccola e pittoresca frazione di Usseaux, sale verso questi laghetti che prendono il nome dall'omonimo monte. Stavolta invisibile ai propri occhi.

Alle Bergerie dell'Albergian

Un po' di impegni domenicali mi costringono ad una levataccia e a consumare l'escursione del weekend non troppo distante da casa. La salita ai laghi dell'Albergian costituisce una meta ideale: più di un chilometro di dislivello (un buon allenamento), una location interessante e meno di un'ora di auto per raggiungere l'inizio della salita, nonostante il traffico in Val Chisone sia elevato, a causa della CorriForte, una nota gara podistica in cui gli atleti salgono di corsa i quattromila gradini del Forte di Fenestrelle (a pochi chilometri da Laux).

La strada verso Laux (con Usseaux sullo sfondo)

Un fiorito vallone dell'Albergian

La prima parte di salita scorre velocemente tra fittissimi boschi e prati in fiore: è luglio, è il mese dove la montagna splende di luce propria. Peccato per i sentieri marci... le violente piogge ad intermittenza scese sul Piemonte negli ultimi giorni hanno reso il sentiero n.314 (tra l'altro, parte della Grande Traversata Alpina) che conduce al Colle dell'Albergian, un vero e proprio acquitrino. In più, a fare la loro parte, ci pensa il calpestio del bestiame sparso lungo le praterie del Vallone dell'Albergian a ridurre un sentiero in pantano. Quanto al paesaggio, c'è ben poco da dire. Boschi in cui il verde degli alberi non risalta a dovere, in quanto la luce che servirebbe è coperta da questa umida nebbia.



Nebbia a gl'irti colli

La musica cambia nel momento in cui si esce dal bosco e si inizia a camminare solamente più tra praterie e pietraie. La visuale è ovviamente più ampia e la nebbia diventa magia. Solo la nebbia è in grado di modellare a suo piacere le forme, a rendere ciò che i millenni o la storia dell'uomo hanno scolpito in questa terra. Come un illusionista che decide cosa far sparire, quando e come. A partire dalle (abbandonate?) Bergerie dell'Albergian, bell'esempio di una vita rurale che pare ogni anno di più scomparire dalle nostre montagne, per continuare con la Caserma dell'Albergian, ricordo di un tempo e di un conflitto (fortunatamente) lontano anni luce.

Uno spettrale ingresso alla Caserma dell'Albergian


All'arrivo al primo dei quattro laghetti, peraltro il più grande, decido che è meglio non andare oltre. La temperatura è bassa, tale da non sudare, e le nubi sono sempre più fitte. La nebbia, che dipinge questo paesaggio di un fascino non comune, va e viene a tratti, ma è meglio non scherzare, specie quando il sentiero non è segnato al 100%. Mi riposo un pochino, con un buon libro in mano, e ogni tanto lancio un'occhiata al lago. Ogni momento è un dipinto nuovo, prima con il raggio di sole che trafigge la nebbia, poi con la nuvola che come una tempesta in arrivo invade lo specchio del lago.

Il tappeto giallo

Sono momenti come questi in cui mi rendo conto di essere fortunato ad amare in questa maniera la montagna. Perché qui, a 2500 metri, non importa se fa bello o se fa brutto, se fa caldo o se si gela. L'importante è esserci, godere a pieno delle meraviglie che la montagna ci vuole dare. Anche con il cattivo tempo.
A presto!
Stefano

lunedì 23 giugno 2014

Un afoso revival - Monte Giulian

Ciao a tutti!
Staccarsi dalla propria terra per qualche mese per poi ritrovarla in estate, ha fatto sì che potessi godere da subito di qualcosa che è mancato veramente per troppo tempo. La montagna, le mie montagne. Le mie valli, i miei sentieri. Non "miei" nel senso di possesso, ma nel senso di appartenenza. Ad una terra, che alla fine sarà sempre la più amata, la più bella. In poche parole, la tua casa…

Pascoli panoramici

Per il mio ritorno in montagna volevo qualcosa di tranquillo, comodo e allora ho scelto di stare in una tra le valli torinesi più vicine, la Val Pellice. Quaranta minuti di macchina, forse anche meno e sono già al punto di partenza, una frazione di Torre Pellice, Villanova Pellice, conosciuta per essere il punto di partenza per l'arcitrafficata escursione alla Conca del Prà e ai rifugi Jervis e Granero. Invece di puntare verso ovest, scelgo di salire sul versante sud, verso la Val Germanasca, in zone sempre viste dall'alto ma mai battute dai miei scarponi. La meta inizialmente prevista era raggiungere le Bergerie Giulian, proprio sotto l'omonimo monte. Senza pensarci più di tanto, mi allaccio gli scarponi e vado, curioso di capire l'effetto che fa a battere un sentiero alpino dopo mesi di inattività in montagna.

La Val Pellice vista dall'inizio del Vallone di Brard

Respirare l'aria libera della montagna è una sensazione impagabile. Passeggiare nei prati, fotografare i fiori che tappezzano i pendii della Val Pellice, godere di panorami tanto conosciuti quanto sempre incredibilmente nuovi e fantastici… si, questa è casa mia. La montagna è casa mia. Ritornare ad essere qui è una liberazione suprema.

Panorama verso sud dal Colle Giulian, al centro l'inconfondibile Monviso

La prima parte di salita, in parte sentiero tra i boschi e in parte carrozzabile tra i pascoli, è veramente ripida. Dai 1250 metri di Villanova Pellice ai quasi 2000 metri dove termina il primo tratto di salita ripida si impiega pochissimo tempo, e si ha, per buona parte del tragitto un'ottima visuale, sia sulla Val Pellice che sulle aree circostanti la Conca del Prà. Superata dunque questa colletta si entra nel vallone dal quale si può già intravedere il Monte Giulian. La carrozzabile porta dolcemente, in un lungo saliscendi, alle Bergerie Giulian. Dopodiché, la carrozzabile diventa un sentierino talvolta difficile da individuare nel prato o tra le rocce. Io sto bene, anzi benissimo, e la neve che vedo in punta non mi spaventa. Arrivo in brevissimo tempo al Colle Giulian (2457 metri), dal quale la vista spazia sulla Val Germanasca verso nord e sul Monviso verso sud. Panorama immenso.


In vetta! Il Monte Giulian è raggiunto

Il Colle Giulian è parzialmente coperto di neve, ma più in alto di neve non ce n'è più. Perché non tentare di salire ancora un pochino? Il Giulian è in fondo solamente novanta metri più in alto. Il sentiero classico è ancora ricoperto di neve, e la pendenza non consiglia un attraversamento del nevaio. Meglio salire dal ripido: infatti dieci minuti dopo sono in cima. Una vetta, per quanto facile, è nuovamente conquistata. Non sarà un'estate di alte vie, questa, ma qualche soddisfazione me la voglio togliere. Ho cominciato con il Monte Giulian, spero di proseguire ancora a lungo...
A presto!
Stefano

mercoledì 26 dicembre 2012

Vigilia di Natale al Selleries


Ciao a tutti,
come stanno procedendo le vostre vacanze natalizie? Io mi sto rilassando parecchio...se escludiamo il giorno della vigilia di Natale, del quale sto per scrivere in questo post, sto abituandomi a svegliarmi intorno alle 12. Cosa che per me, abituato ad alzarmi presto per andare a lavorare e ancora più per andare in montagna, non è molto usuale. Tra un pranzo e l'altro comunque, trovo il tempo per scrivere due righe sulla gita di lunedì 24 dicembre.
Hi everybody,
how are you spending your Christmas holidays? I'm relaxing myself a lot...if you exclude Christmas Eve, whose day I'm going to write about in this post, I'm getting used to wake up late, not before 12 AM. It's so unusual for me that I'm a person used to wake up early to go to work or in mountain. Anyway, among Christmas lunches, I'm finding some time in order to write some words about the trip of December, 24.

Il fondovalle della Val Chisone e in lontananza, le nuvole a coprire la pianura.

Gita atipica: già, in compagnia del mio capo, Enrico. Per quanto ci si possa discutere in ufficio, è bello avere un capo con il quale condividere dei momenti piacevoli come quelli passati sulle ciaspole lunedì. E mi ha fatto ancora più piacere il fatto che sia stato lui a cercarmi.
La meta di giornata, il Rifugio Selleries, non era affatto proibitiva. In fondo, l'idea era quella di fare una gita in mattinata, in maniera di poter trascorrere in casa il pomeriggio della vigilia. E il Rifugio Selleries è una location ideale in quanto si parte da Pra Catinat, che posso raggiungere in 45 minuti di auto, e la durata del percorso è inferiore alle due ore.
It has been an atypical trip since my chief was with me. It's nice to have a chief which I can share pleasant moments as those spent on Monday on the snowshoes, in spite of some discussions in office. It has been wonderful the fact he asked me for this trip.
The destination of Monday was the Rifugio Selleries and it wasn't so arduous. In fact, the original idea was to be at home in the early afternoon. The Rifugio Selleries is an ideal location since the path starts from Pra Catinat (45 minutes of car away from my home) and the duration of the path is less than two hours.

L'Alta Val Chisone, in direzione Pragelato.

Ero già stato al Rifugio Selleries, più di due anni fa, in settembre. Ero di passaggio allora, da lì ero poi salito sul Monte Orsiera. La configurazione del paesaggio mi aveva fatto pensare che sarebbe stata un'ottima meta per una tranquilla gita invernale. Infatti così è stato, la neve che copriva la poderale che da Pra Catinat porta al rifugio, nonostante non fosse nelle migliori condizioni, era comunque splendidamente battuta. Il dislivello non eccessivo, poco più di 300 metri, l'ha resa una piacevole gita più che una faticosa ciaspolata.
I had been in this place two years ago about, in September. On that occasion, I started the trip from Rifugio Selleries towards Monte Orsiera. But the landscape layout made me think that this could be a wonderful location for a nice winter trip. This has been, the snow above the road that lead to the refuge wasn't in perfect condition but it was well pressed. The height difference is slightly more than 300 metres and this makes it a pleasant trip more than a hard snowshoes-trekking.

Nella conca del Rifugio Selleries, la meta di giornata.

Dal rifugio si gode di un ottimo panorama verso il fondovalle della Val Chisone. Un piccolo sorriso è spuntato sulle mie labbra nel momento in cui ho visto le nuvole che coprivano la pianura mentre noi eravamo baciati dal sole. D'altronde così doveva essere, dato che tutto il percorso è interamente esposto a sud. Il ritorno in discesa verso Pra Catinat, come ogni gita in compagnia di persone piacevoli, è scivolato via in fretta, tra discorsi sul mio futuro lavorativo e sulle corse podistiche (passione che condivido tra l'altro, proprio con Enrico).
The panorama visible from the refuge towards the end of the Val Chisone is wonderful. A little smile appeared on my lips in the moment when I saw numbs covering the plain in the meanwhile we were kissed by the sun. Besides, the whole path is South exposed. The return towards Pra Catinat slipped very quickly (as every time you are with nice people) among speeches about my working future and runs (passion that I share with Enrico).


Davvero una piacevole giornata, conclusasi in bellezza a casa del mio capo con un pranzo "a sorpresa". Si, davvero piacevole. Sia dal punto di vista umano che dal punto di vista della montagna, è stata una vigilia di Natale da ricordare.
A presto!
P.S. auguro ancora a tutti quanti un piacevole proseguimento di Feste Natalizie.
It has really been an enjoyable day that finished with an unexpected lunch at my chief's house. It has been a very nice Christmas Eve, in both human side and mountain side.
See you soon!
P.S. My best wishes for a nice continuation of Christmas holidays.

Stefano




mercoledì 7 novembre 2012

Turin Marathon, tappa 3: 31 con lode

Ciao a tutti,
ormai ci siamo, il giorno atteso è sempre più vicino. E da parte mia non cala la concentrazione in vista dell'evento. Anzi, è questa l'ora di darci dentro, come ho fatto domenica.
Già, domenica ho corso in allenamento, per la prima volta assoluta, una distanza superiore a 30 chilometri. E non mi sono limitato a correrli così, uscendo di casa trullo trullo con spensieratezza. Li ho corsi a Sestriere. Li ho corsi a 2000 m di quota. C'è chi dice sia un doping naturale correre in altura. Non so se sia vero, ma penso (non garantisco, non avendola ancora corsa) sia un buon surrogato di ciò che proverò domenica prossima... è veramente dura correre a 2000 m. Avevo già sperimentato questa sensazione qualche settimana fa, ma su distanza più breve e soprattutto non con la temperatura di domenica, 2°C alla partenza, 6°C al termine, non con la neve a bordo strada, non con la fastidiosissima sensazione che deriva dall'avere sotto i piedi un sottilissimo strato di poltiglia.

Fantasticandomi maratoneta, a Rio de Janeiro 2016...

Poche attività riescono quanto o meglio del correre a rappresentare il significato della parola "libertà". Di per sè, correre è probabilmente l'atto più libero che esista. Due immagini che mi giungono alla mente per dare l'idea: 1) pensare ad un criminale che scappa dal poliziotto, per mantenere la libertà: come? Correndo. 2) il bimbo che corre in un prato verde: come? Libero.
La montagna è anch'essa sinonimo di libertà: e correre a questa quota, al fresco (per non dire al freddo, a dire il vero), all'aria pulita, lontano dal caos cittadino è veramente particolare.
Tornando ad argomenti meno filosofici, l'allenamento di domenica è stato veramente tosto...31 km in altura sono tanti, li ho sentiti eccome. Sarà il freddo, sarà il continuo saliscendi sul circuito che ho ripetuto tredici volte nell'abitato di Sestriere (più di 400 i metri di dislivello totali percorsi), ma il mio ginocchio ne ha risentito e mi ha costretto a terminare l'allenamento alzando decisamente il ritmo.

Scenario di corsa: un'imbiancata Val Chisone ma con i colori dell'autunno

Sono contento di ciò che ho fatto: se sarà utile, lo dirò domenica prossima. E voglio ripetere l'esperienza, sicuramente. Non ora, però. Se ne riparlerà a neve sciolta e strade asciutte.
Ora è bene concentrarsi sugli ultimi allenamenti mattutini, sulle ultime sedute in palestra, sull'ultima sessione da 35 km (e più). E tenere duro, molto duro. Perché così dovrò fare anche domenica 18.
Alla prossima,
Stefano

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