mercoledì 31 luglio 2013

Dio ci ha fatto le mani ma soprattutto gli occhi

Ciao a tutti!
Ecco a voi la prima puntata della due giorni con il Refugio Goriz come fulcro.
È il giorno n.3 di trekking pirenaico, ed è prevista una lunga e dura tappa dal Refugio de Pineta al Refugio Goriz. Come già anticipato nel post di lunedì, la giornata è caratterizzata da due momenti chiave: il guado del Rio Zinca, all'inizio di tappa, e la successiva ripida salita al Collado de Añisclo. Alla quale aggiungerei la cengia e i tratti attrezzati sul Pico Añisclo.

Stelle alpine...nei Pirenei

Il guado...probabilmente il momento più divertente della giornata. Pronti e via, un centinaio di metri, ed è già ora di levarsi scarponi e calzettoni dai piedi per guadare il torrente. Non un'impresa epica, l'acqua arrivava a malapena a metà polpaccio, ma sicuramente un momento traumatizzante data l'acqua gelida e la sveglia di un'ora prima o poco più. Il momento è stato comico per tutti, alla fine. Tra risa, commenti e battute tutti quanti abbiamo superato il guado senza alcun problema.

Il canyon della Valle de Ordesa visto dal sentiero per il Refugio Goriz


A quel punto inizia la ripida salita verso il Collado de Añisclo, che risale le pendici della destra orografica della Valle de Pineta. È una salita che pare infinita, con un dislivello di circa 1200 metri, che ha costretto il gruppo a ben due soste lunghe. Si inizia salendo tra le roccette, ma sempre nell'ombra della fitta boscaglia. Non basta per attenuare la calura che pervade la Valle de Pineta, la maglietta è incredibilmente intrisa di sudore: alla prima sosta sono costretto a strizzarla. Le soste sono provvidenziali, acqua e cibo sono fondamentali con una salita e un clima del genere. Appena si esce dal tratto più complicato (nulla di impossibile, c'è solo da mettere le mani qua e là) si aprono molteplici visioni di fronte a noi. Proprio a fianco, una parete non proprio verticale ma altrettanto affascinante... luccica, per tutta l'acqua che vi scende. La salita prosegue tra i prati prima e le rocce dopo, ma il panorama rimane fantastico: la Valle de Pineta, attraversata da un torrente (quello guadato) ricco di scenografiche anse, il Pico de Pineta, la valle del Rio Lalarri... Tutto quanto semplicemente fantastico, nulla da invidiare alle nostre Alpi. Il top è quando compaiono improvvisamente delle stelle alpine. E siamo nei Pirenei...

Al Collado de Anisclo, prima salita di giornata

Anche questa salita ha una fine, sui 2453 m del Collado de Añisclo. Se il panorama era già favoloso lungo la salita, beh, sul colle diventa un quadro d'autore, con il Pico de Añisclo e La Suca a due passi. L'insieme ha nel complesso quasi un che di dolomitico. Il terreno si trasforma, da roccioso diventa erboso, ma il sentiero rimane in leggerissima salita.
Sulla traccia da seguire sorgono non poche perplessità tra i capogita. Per forza, di segnavia o cartelli neanche l'ombra, uno dei pochi punti negativi, se non l'unico,in questa meravigliosa location. Il sentiero si mantiene ad alta quota per diversi chilometri. I sentieri sui fioriti pendii erbosi diventano stretti passaggi su roccia e in alcuni punti su nevai: il percorso per arrivare al Refugio Goriz prevede infatti l'aggiramento del Pico de Añisclo lungo una delle sue numerose cengie. Prima si sale a livello della cengia con l'ausilio di una catena (utile soprattutto nel caso ci fossero state precipitazioni) e dopo si attraversa una parete attrezzata anch'essa con catena. Il secondo tratto, più esposto, è sicuramente meno banale ma non impossibile e regala a tutti il piacere (o il brivido, dipende dai punti di vista) del contatto tra le mani e la parete rocciosa.

 Momenti di discesa attrezzata

Difficoltà tecniche a parte, lo scenario che si ha costantemente in fronte è una meraviglia: vette, cascate, prati, canyon. Superata la parte difficile del percorso in cengia è gioia per tutti quanti, per avercela fatta, per poter godere di questo sublime panorama: la visuale spazia su tutto il selvaggio Cañon de Añisclo e l'apparentemente lontano lago Embalse de Mediano.

Impressionante visuale sulla Valle de Anisclo


La discesa verso il Refugio Goriz è eterna, prima lungo una pietraia a ovest del Pico de Añisclo e poi lungo una dorsale erbosa dominata dalla sedimentaria Punta Custodia e dal Morrón de Arrablo prima e dallo sfondo del Circo de Goriz dopo. Lo sguardo va sempre in alto a destra, verso il Perdido. Ma dov'è? La punta non si vede, è nascosta da tutta la roccia del monte stesso. La mente e gli occhi sono già giustamente proiettati all'indomani.

Colli, pareti strapiombanti e un selvaggio canyon: questa è la Valle de Anisclo.


L'arrivo al rifugio raggela, nonostante il caldo. Gente ovunque (e che gente...), alcuni sdraiati sullo spiazzo di fronte all'ingresso. E all'interno, beh, lasciamo perdere: pantofole ovunque, zaini da comprimere in microarmadietti, docce fredde e toilette schifose (entrambe esterne al rifugio), camerate in pieno stile Auschwitz piene di sporcizia all'inverosimile. Insomma, rifugio bocciato, non basta lo scenario che lo attornia o l'ottima cucina che tranquillamente batte quella francese (comunque sempre a base di legumi...basta!).
Ci pensa la "bella gente" del CAI Uget a divertire il clima in rifugio, soprattutto con le gag sui falsi vegetariani. A cena c'è sempre tanta allegria, davanti ad un buon piatto, ed un bicchiere di vino, si ride e si scherza sempre. Anche quando il giorno dopo è tempo di salite e di vette. Già, all'indomani è tempo di Monte Perdido, quota 3355 metri.
A presto (con il prossimo arretrato)!
Stefano

Canyon dielettrico

Ciao a tutti!
Un problema di rete sta bloccando i miei aggiornamenti sul blog e presumo continuerà a farlo per ben due giorni, tempo di permanenza al Refugio Goriz, dove siamo arrivati oggi pomeriggio.
Non un problema qualunque: ovunque uno si trovasse non c'era possibilità di comunicare tramite la rete mobile, tant'è che ho dovuto avvertire casa e fidanzata tramite il telefono del rifugio, tra mille peripezie contro il malfunzionamento del telefono stesso e lotte contro altri escursionisti. Un telefono satellitare, a monete, e ottanta escursionisti in rifugio: immaginate voi...

Il Refugio Goriz, al centro dell'omonimo circo

Quindi non posso far altro che pubblicare le avventure di oggi e quelle che vivrò domani nei giorni a venire.
Buonanotte e soprattutto...a presto!
Stefano

lunedì 29 luglio 2013

Es muy impresionante!

Buongiorno a tutti!
Il giorno del Goriz, probabilmente anche quello più duro è dunque giunto. Si preannuncia come una delle tappe più caratteristiche del trekking pirenaico. Per due motivi principalmente: il guado al Rio Zinca e la salita al Collado de Añisclo.
Guado? Si, avete letto bene. Il Rio Zinca è normalmente in secca in questo periodo, ma le precipitazioni invernali hanno fatto si che ci sia ancora molta acqua nel letto del torrente. Ieri sera, la capogita Valeria, alla ricerca dell'attacco del Collado de Añisclo, ha notato che il torrente è tutt'altro che in secca. Dapprima abbiamo provato a piazzare un ponticello in legno alla deriva, diciamo "di fortuna" trovato sulla ghiaia a bordo torrente. Alcuni di noi si sono anche fatti il bagno nel torrente per provare a sistemarlo, ma non c'è stato nulla da fare, non vi era modo di piazzarlo in modo sicuro per creare un attraversamento. E come una zattera, se ne è andato, trascinato dalla corrente. Alla prima secca si è arenato, ma ciò implica comunque che fra poco l'unica soluzione sia quella di levarsi gli scarponi e guadare a piedi nudi. Non ho potuto documentare fotograficamente il tentativo di sistemare quel ponticello, vi assicuro che il momento ha assunto un certo livello di comicità.

Panorama della Valle de Pineta dal Collado de Anisclo

E dopo il guado è l'ora del Collado de Añisclo. Poco prima di cena, vediamo arrivare in direzione rifugio due escursionisti spagnoli. Chiediamo loro come è stato guadare il fiume e allo stesso tempo uno di loro ci indica il loro percorso fatto negli ultimi giorni, il quale prevedeva la sosta al Refugio Goriz. A quel punto parte il dialogo con Davide: "Domani noi Goriz". Lo spagnolo: "Goriz, tu?" "No, tutto il gruppo". Ci guarda con espressione stranita, alza la mano come per dire "guarda che è ripido, voi siete pazzi" e esclama "Mmmh... Es muy impresionante!!!". Frase che diventerà ritornello della serata. Il rifugista aggiunge un "muy fuerte" mentre ci serve tavola. Insomma, questa salita sarà dura. Ma tutto sommato continuo a pensare che sia più terrorismo psicologico che altro. Sarà ripida, sarà dura, ma è pur sempre una salita su sentiero di montagna e come tale, è superabile.

Post-guado: sembriamo profughi...


Guado e salitona, che accoppiata. Fra poco vedremo. Spero che la rete mobile al Goriz sia accettabile, di cose da raccontare stasera penso proprio di averne.
A presto!
Stefano

domenica 28 luglio 2013

Alla faccia del clima secco

Ciao a tutti!
Una bella sedia, gambe distese, il fresco del bosco, il torrente che scorre a pochi metri. E ottima compagnia: tutto quello che serve ora, al termine di una lunga giornata di trekking a cavallo tra Francia e Spagna. Non faticosa, neanche troppo lunga, ma nel complesso impegnativa e comunque, sempre ricca di spunti interessanti e panorami inaspettati.

La Cascata del Cinca, meraviglia della Valle de Pineta

Partenza dal Refuge de Espuguettes, tra rocce coperte da nubi e su terra ed erba bagnata, risultato del temporale della notte. Il risveglio non è difficile, dopo tutte le ore dormite ieri. E anche la colazione in terra francese rispecchia la cucina della sera prima. Foto di gruppo, e poi via lungo la prima salita. L'ascesa all'Horquette d'Alans regala giochi di luce con le nuvole. Gavarnie è coperta da nuvole scintillanti, il Refuge de Espuguettes è talmente illuminato che sembra sceso Dio in terra. Passa in fretta la prima salita di giornata, i racconti di viaggio di Lino sono veramente entusiasmanti, da prendere all'istante le valigie e girare il mondo.
Un primo rifornimento al primo colle, a quota 2430 metri ed ancora in terra transalpina, e comincia la prima discesa. Il sole latita un po' ad uscire, a splendere. Questo sarà però il leit motiv della giornata. Sole poco, nuvole molte, anche qualche goccia di pioggia, ma pochine ed innocue. La prima discesa del trekking pirenaico ci conduce nel meraviglioso Cirque d'Estaubé, una larga vallata verde che tagliamo in direzione del Puerto Nuevo. Questa salita, che tocca i 2466 metri è posta esattamente al confine tra Francia e Spagna e ci fa scoprire la prima neve sul percorso. Nulla di insidioso, comunque. Si procede su pietroni e poi su detriti, ma è una salita piacevole, mai troppo faticosa. L'ascesa è dominata da una montagna imponente, la Punta del Forcarral. La seconda ed ultima salita è una scusa per un rifornimento idrico e di energie. Non solo, da qui si può ammirare il volo dei rapaci. Chi dice condor, chi dice gipeti, chi dice aquile: io di ornitologia ne capisco poco e non proferisco parola.

Prima salita di giornata conquistata: Horquette d'Alans


Finita la salita: tutto a posto, no? Gita finita? Per niente. A parte il lungo percorso per la meta di giornata, il Refugio de Pineta, 1200 metri di dislivello, la caduta di un escursionista (nulla di grave, solo qualche escoriazione al polso) e la ricerca difficoltosa della traccia verso il Circo de Pineta hanno rallentato le operazioni di discesa. Senza parlare del vero e proprio calvario (a mio parere) subito da Valeria, una dei tre capogita: fin dall'inizio della tappa ha dovuto sobbarcarsi l'accompagnamento di un escursionista pugliese totalmente fuori allenamento (e secondo me anche un po' fuori dal mondo) che cammina non a rilento, ma ancora più piano. Uno che a questo trekking non doveva e non poteva venirci, insomma.

Architettura di ghiaccio nel Circo de Pineta


Per fortuna non è solo il fattore umano a rallentarci, di traverso ci si mette anche la bellezza della natura circostante. Ben vengano questi imprevisti: lungo la discesa dal Puerto Nuevo è impossibile resistere alla tentazione di dirigersi a vedere la cascata che è davanti ai nostri occhi da più di un'ora. Tale cascata, la Cascada del Cinca, impressiona per violenza visiva: composta da numerosi salti, scende per più centinaia di metri fino far confluire enormi quantità d'acqua nel Rio Zinca, il torrente che attraversa la Valle de Pineta. E io che pensavo che i Pirenei fossero montagne brulle e secche, condizionato forse dalle scene di afa atroce durante le tappe pirenaiche del Tour de France. La deviazione e la foto di rito sono in ogni caso obbligatorie e la breve salita verso il punto panoramico è ben ripagata.

CAI Uget in discesa verso la Valle de Pineta


Con la meraviglia negli occhi, inizia l'infinita discesa verso il Refugio de Pineta. Prima un agevole sentierino tra felci e iris, poi una fitta ma leggera discesa nella boscaglia, per concludere in bellezza sull'asfalto. Tutto sommato non ci si annoia, quando la compagnia è ottima anche i tratti più noiosi diventano decisamente divertenti. E si arriva infine al tanto atteso rifugio: finalmente una doccia calda e, per quanto mi riguarda, anche una ricarica di corrente elettrica ai vari dispositivi elettronici che ho con me.

Foto di gruppo "young" di fronte alla Cascata del Cinca


In Spagna le consuetudini sono diverse e si vede: cena alle 20.30. Ma ne vale la pena, mica siamo in Francia, la cucina è ottima. Intanto prima c'è spazio per discussioni di un certo livello: TAV e Juventus sono gli argomenti più gettonati tra i compagni di camera. Al termine della cena, momento conviviale e riso per la quasi totalità del tempo, è già notte e c'è voglia di andare a riposare.
Eh già, domani c'è la tappa più dura del trekking. Si arriva al Refugio Goriz, base per la salita al Monte Perdido, e c'è da sudare forte: 1400 metri di gran fatica!
Buonanotte e a presto!
Stefano

sabato 27 luglio 2013

Nuvole sul circo

Ciao a tutti!
Il primo giorno di trekking pirenaico se ne è andato, in gran scioltezza. Solo un'ora e mezza di cammino, praticamente un breve trasferimento al primo rifugio, il Refuge des Espuguettes, a quota 2030 metri.
Alla fine è stato meglio così per tutti. Sul pullman ho dormito profondamente, come sempre d'altronde. Ma riposare su un sedile, per di più in posizione angusta, può non essere cosa facile per tutti.
Il viaggio fino a Gavarnie è filato liscio, così liscio che siamo giunti alla meta anche un paio d'ore prima. Non male, in questa maniera siamo partiti anticipatamente in direzione rifugio scongiurando ogni rischio di pioggia: il Cirque de Gavarnie era completamente coperto da nubi alte.

Tramonto spettacolare sulle montagne del Cirque de Gavarnie

La salita per il Refuge des Espuguettes, abbastanza veloce e mai troppo ripida ci ha già permesso di ammirare due delle meraviglie pirenaiche, anche se da lontano, il Cirque de Gavarnie e la Brèche de Roland. Quest'ultimo è veramente impressionante: immaginate un grande altopiano a tremila metri con un'improvvisa spaccatura nella roccia, come un arco di trionfo a cielo aperto. Questa è la Brèche de Roland, inutile aggiungere che desidero fortemente arrivarci (e succederà venerdì).

Il primo cammino verso il Cirque de Gavarnie


In rifugio la vita scorre tranquilla: in attesa delle camere, uno spuntino è l'incipit del momento conviviale che si crea tra i trekker, che continua nel pomeriggio. Gli spunti divertenti non mancano mai: un mulo che ostruisce l'ingresso del rifugio, la battaglia per le camere e per i letti, una branda un po' ballerina. Tutto questo prima della penichella pomeridiana, per me anche di più di una penichella: ben tre ore di sonno. Eh, ragazzi, ci sono sette giorni di cammino ancora, serve riposare!

Laggiù, in alto, la nostra prima meta del trekking, il Refuge des Espuguettes


La cucina francese si è dimostrata ancora una volta scadente anche se non pessima: minestrone acquoso, carote dal sapor di plastica e un anonimo riso. La cucina del rifugio può non eccellere, ma qui non è più rifugio o non rifugio, qui si parla di una nazione che non sa cucinare. Per fortuna che c'è il tramonto. Le nuvole post-temporale ci stanno regalando colori e sfumature rosa-arancio magnifiche.
Come inizio, direi che meglio di così probabilmente non si può chiedere. Domani si fa sul serio: previsti i primi scollinamenti del percorso e poi una lunga discesa per un cammino di almeno sei ore. Si sconfina già in Spagna, l'arrivo è fissato al Refugio de Pineta. Ora, una partitina a carte, sempre buona tradizione in rifugio, e poi nanna: domani le gambe devono rispondere "presente!".
Ciao a tutti e buonanotte!
Stefano

Gavarnie

Ciao a tutti!
Appena giunti a Gavarnie, dove fra poco comincerà l'avventura pirenaica, mi sento in dovere di pubblicare questo scritto di Victor Hugo (grazie a Silvia per il momento di cultura che ci hai fatto vivere...).
"Che cosa è dunque questo oggetto inspiegabile che non può essere una montagna ma che ha l'altezza delle montagne, che non può essere una muraglia e che ha la forma delle muraglie? È una montagna e una muraglia insieme; è l'edificio più misterioso del più misterioso degli architetti; è il colosseo della natura: è Gavarnie."

Il meraviglioso Cirque de Gavarnie

Lui si che era un blogger!
A presto!
Stefano

venerdì 26 luglio 2013

Direzione ovest

Ciao a tutti!
È nel caldo infernale di Torino che ha inizio l'avventura pirenaica. Alle ore 21 circa, è partito il pullman che ci porterà in territorio francese (beh, ora, mentre scrivo sono già in Francia) per iniziare otto giorni all'insegna di una montagna del tutto nuova per me, tutta da scoprire.
Quest'anno l'atmosfera è decisamente diversa (aria climatizzata a parte), conosco già una buona parte dei partecipanti. È un po' come tornare nella famiglia che mi ha accolto un anno fa in Dolomiti. Anche le prime due ore di pullman sono volate via leggera. Le risate non mancano mai, tra una leggenda e un racconto, le lancette corrono veloci come Bolt.
Si fa dunque ora di riposare: le luci del pullman sono spente. Il clima è surreale, il casino della partenza a Torino si è trasformato in quieto brusio di fondo. Qualcuno chiacchiera ancora ma non infastidisce. C'è chi come me, ascolta un po' di musica, c'è chi si contorce alla ricerca della miglior posizione per addormentarsi. Altri dormono già della grossa, ora tocca a me seguirli.
Buonanotte a tutti, la prima dalla Francia!
Stefano
P.s.: i post saranno pubblicati senza foto e successivamente aggiornati con foto, al termine del trekking. L'applicazione mobile per pubblicare sul blog è assai scadente...

giovedì 25 luglio 2013

Vette misteriose

Ciao a tutti!
Preparativi in fermento: domani si riparte per i monti. Niente Alpi, stavolta: è l'ora dei Pirenei!
L'avventura comincerà domani sera, presso la sede dei CAI Uget Torino dove, assieme ad altri ventisei escursionisti (a meno di défaillance o di new entry dell'ultimo minuto), saliremo sul pullman che ci porterà a Gavarnie, piccolo comune nel dipartimento degli Hautes-Pyrénées, la località dove partirà il trekking di otto giorni alla scoperta di montagne per me totalmente sconosciute, i Pirenei.

Il Monte Perdido, la meta clou del trekking pirenaico (fonte: daniporta.blogspot.com)
L'itinerario si dipana tra Francia e Spagna e consta di otto giorni di cammino, sette notti in rifugio (e due in pullman!). Si parte e si arriva a Gavarnie, in territorio francese. Già domenica saremo in Spagna, dove rimarremo per ben tre giorni, durante i quali saliremo sulla terza vetta pirenaica, il Monte Perdido. Il rientro in Francia è previsto per giovedì 1 agosto: dalla terra transalpina partiremo per l'ascesa alla Brecha de Roland e per la visita dello scenografico Cirque de Gavarnie (vedere foto per credere).

Il Collado de Anisclo, nella Valle de Ordesa (fonte: picoseuropa.net)
Questo l'itinerario nel dettaglio:
27 luglio >>> Gavarnie - Refuge des Espuguettes
28 luglio >>> Refuge des Espuguettes – Refugio de Pineta
29 luglio >>> Refugio de Pineta  – Refugio de Goriz
30 luglio >>> Refugio de Goriz – Monte Perdido – Refugio de Goriz
31 luglio >>> Refugio de Goriz – San Nicolas de Bujaruelo
1 agosto >>> San Nicolas de Bujaruelo – Refuge La Grange de Holle
2 agosto >>> Refuge La Grange de Holle – Breche de Roland – Refuge La Grange de Holle
3 agosto >>> Refuge La Grange de Holle – Cirque de Gavarnie – Gavarnie

Patrimonio mondiale UNESCO: le Cirque de Gavarnie, scenario di partenza e arrivo della settimana pirenaica (fonte: thefabweb.com)
Le mie condizioni fisiche sono decisamente migliorate: non penso di essere ancora al top ma le gambe rispondono molto bene. La gola si sta liberando del tutto, la cura a base di antibiotici e corticosteroidi, con l'aggiunta di pastiglie a base di propoli ed echinacea, e misture a base di oli essenziali (grazie, Giulia), ha fornito gli effetti sperati. Conto di presentarmi sabato al cospetto dei Pirenei in piena forma.

La Brecha de Roland... leggendaria (fonte: locodelapradera.files.wordpress.com)
Il periodo di stop forzato mi ha permesso comunque di riposare per bene. Un po' di sonno in più e relax non guastano di certo. Contemporaneamente, mi hanno tolto parecchio tempo a disposizione degli amici più cari, cosa che mi infastidisce in quanto per un mese circa non le vedrò e/o sentirò, se non tramite freddi mezzi informatici. Le voglio salutare qui, tutte quante, non avendo potuto farlo "live". In particolare, Dario, al quale pospongo in continuazione una serata al Tipsy; Andrea e Alberto, che mi propongono serate alle quali non posso fare altro che dire "ragazzi, non posso..."; alla combriccola della palestra, ho fatto in tempo a vederli lunedì ma avrei voluto augurar loro come si deve il giusto "buone vacanze"; alla "cumpa del Tour", ci si vede presto per un foto-time!

Spettacolare veduta sulla Valle de Ordesa (fonte: daniporta.blogspot.com)
Ancora poco meno di ventiquattr'ore e ci siamo, l'avventura avrà inizio. Panorami incredibili, come si può vedere dalle foto. Monti inesplorati, cieli limpidi, compagnia fantastica. I presupposti per compiere un trekking indimenticabile ci sono tutti.
Ora però è tempo di andare a riposare, da domani cambia il registro. Niente più comodo letto ma spartano ricovero.
Ciao a tutti e buonanotte!
Stefano

mercoledì 24 luglio 2013

Quelli che il martedì sera... Episodio 6, Punta Aquila

Ciao a tutti!
Solo la compagnia, stavolta. Solo la compagnia a salvare la serata. Perché serata più "storta" di quella di ieri proprio non poteva esserci.
La meta del martedì era Punta Aquila, solido baluardo tra la Val Chisone e la Val Sangone. Sinceramente, ero molto perplesso sul partecipare al tradizionale appuntamento del martedì sera. Da poco ho finito la cura antibiotica e ovviamente non potevo essere al 100%, preservarsi non sarebbe stato male: i Pirenei si avvicinano. In secondo luogo, ci sono sempre un sacco di impegni da sbrigare (come sempre, quando si avvicina una partenza), a maggior ragione quando stai fermo, a casa in mutua, per qualche giorno. Per concludere, le previsioni meteo non erano delle più confortanti. A mezzogiorno le fidate previsioni meteo segnalavano per il comune di Giaveno pioggia e grandine per le 17. Insomma, c'erano tanti buoni motivi per evitare di salire a Punta Aquila. Dall'altro canto, questo era l'ultimo martedì della stagione estiva. Fare ancora una salita insieme prima dei Pirenei, ancora una cena in compagnia prima di agosto. E, da parte mia, anche scambiarci qualche idea prima di venerdì sera, data prevista per la partenza per i Pirenei.

Un po' di sole fa capolino sulla Val Sangone
Alla mattina parto in direzione ufficio senza sapere cosa avrei fatto alla sera. Mi sono lasciato trasportare dalle sensazioni del momento, insomma, quando è stata ora di definire il da farsi. Ed è così, che alle 17 esco dall'ufficio per vedere com'è il tempo, per scrutare il cielo sopra Punta Aquila: sembra bello e alla fine mi lascio convincere dai fatti del momento. Partiamo!
Mi dirigo velocemente verso la meta di giornata. Almeno, ci ho provato. Personalmente, non ci sono mai andato e, dalle informazioni che ho a disposizione dalla consueta mail informativa, so che si parte dall'Alpe Colombino, sopra Giaveno. Guardo velocemente la mappa prima di uscire, ma decido di affidarmi comunque al navigatore, quel diabolico oggetto che sarà la prima nota stonata della serata. Già, giunto alla frazione Pontepietra, imbocco fatalmente una strada che si rivelerà il percorso sbagliato. Salendo, diventa sempre più stretta, poi sterrata... Eppure il navigatore continua a indicarmi questo percorso. Proseguo tra buche, curve strettissime su carreggiate ancora più anguste, in cui il clacson è d'obbligo. Scorre lungo la visuale del parabrezza qualche borgata. Beh... "borgata" è un parolone, in realtà sono case diroccate, praticamente massi e pietre accatastati, dai quali spunta timidamente qualche ortensia nel pieno della fioritura. Voglio vedere dove arriva, magari mi porta veramente all'Alpe Colombino, tramite una strada alternativa. E intanto i minuti passano: quando la sede stradale diventa quasi totalmente erbosa e il navigatore mi segnala "giunto a destinazione" capisco (illuso che sono...) che devo fare dietrofront. Intanto sono già le 18.30 e l'appuntamento con il resto del gruppo si è già volatilizzato. Inizio la discesa (senza sapere dove fosse veramente la meta di partenza che dovevo raggiungere) e la affronto in stile Colin McRae, con una mano sul volante e l'altra sul clacson. Raggiungo Pontepietra e non faccio altro che salire lungo la strada con la carreggiata più ampia. Salgo, salgo... fino a raggiungere un ampio piazzale. Che sia questa l'Alpe Colombino? C'è un ristorante, e uno sparuto gruppetto di vecchi al suo uscio. Chiedo loro se sono arrivato nel posto giusto ma la risposta che mi danno non è delle più confortanti: "Più in là tanto non puoi andare". Vedo però quello che Silvia mi ha descritto come uno "stradone sterrato" che si diparte dal piazzale e in più vedo alcune automobili parcheggiate, secondo me sono quelle dei miei compagni.

Loading...temporale!
Provo ad incamminarmi, dopo un veloce cambio di abiti e una ancora più veloce preparazione dello zaino. Inizio a tutta, a perdifiato, alzo costantemente la testa per vedere se incrocio con lo sguardo la sagoma di qualcuno. Di escursionisti neanche l'ombra, ma le nuvole ci sono eccome. E di lì a poco inizia a piovigginare. Poi, in lontananza, vedo la sagoma di Valeria. Lei torna indietro, mi avverte che si sta per scatenare un temporale e non si fida di ciò che può accedere sull'Aquila. Faccio ancora qualche metro, giusto per cercare un senso all'escursione e dietro la curva si apre un cielo nerissimo, accompagnato di lì a poco da saette e tuoni. Meglio seguire i consigli dell'esperta, e anche un po' l'istinto di conservazione, e inizio a scendere. Alla fine è stata la cosa più giusta: chi ha proseguito (senza comunque riuscire a salire in vetta) ha trovato pioggia e grandine.
Ma quando poi ci si ritrova, bagnati, non si sa bene se per la pioggia o per il sudore, si è tutti contenti. La compagnia c'è, come sempre, ed è ottima, si ride e si scherza in continuazione. E la cena di chiusura dei martedì è il degno epilogo alla serie delle serate "powered by CAI Uget", tanto per utilizzare un'espressione coniata dalla vulcanica Silvia. Al ristorante c'è chi aspetta un'ora il proprio piatto, ma tutto sembra passare in secondo piano, siamo tutti quanti allegri. Come non esserlo, d'altronde, quando si va a rivangare gli istanti più belli delle gite insieme. E poi un bel bicchierino di mirto, offerto dal ristorante, aiuta a dimenticare anche la pioggia più fitta. Alla fine, tutto ciò che non ha funzionato (soprattutto per il sottoscritto), la strada sbagliata e il meteo non favorevole, non vengono che dopo il clou della serata, il ritrovo di persone che hanno in comune la medesima passione.
La montagna unisce, la montagna rallegra, la montagna aiuta a vivere bene, sempre, anche quando non fila tutto liscio. Viva la montagna!
A presto e buona serata!
Stefano

martedì 23 luglio 2013

I numeri dell'Alta Via n.3 delle Dolomiti

Ciao a tutti!
Mi capita talvolta (e con ogni diritto) che mi vengano chieste informazioni sull'Alta Via dei Giganti che ho percorso l'anno scorso. Chi ha piacere di provare questa esperienza fa benissimo a chiedermi, anch'io farei altrettanto. Nell'ottica di fornire informazioni a persone che vogliano percorrere i miei stessi percorsi, perché attratti dalla bellezza della montagna o semplicemente per trascorrere una vacanza al 100% immersi nella natura, è mio desiderio pubblicare una serie di dati ed informazioni utili sull'ultimo percorso concluso da poco, l'Alta Via n.3 delle Dolomiti (detta anche "dei Camosci").

Il lago del Sorapiss e il "Dito di Dio" (fonte wloskiedolomity.blogspot.com)
Alcune informazioni le avevo già pubblicate in precedenza, quando avevo ufficializzato l'itinerario che avrei seguito (vedi post del 27 giugno) ma in questo post vorrei entrare meglio nel dettaglio.

Il percorso dell'Alta Via
L'Alta Via dei Camosci parte da Villabassa (Niederdorf) in Val Pusteria e si conclude a Longarone, nella Valle del Piave. Attraversa Trentino-Alto Adige e Veneto nelle province di Bolzano e Belluno e si sviluppa su sentieri tra montagne leggendarie come Picco di Vallandro, Cristallo, Sorapiss, Pelmo, Antelao.
Nell'immagine sotto è presente una cartografia stradale dove vengono evidenziati (in viola) i posti tappa lungo il mio percorso (cliccare sull'immagine per ingrandire).


L'Altimetria dell'Alta Via
Il grafico in basso (cliccare sull'immagine per ingrandire) mostra il corrispondente profilo altimetrico del percorso. Le quote sono tratte da cartografia ufficiale, mentre il chilometraggio è stato registrato con orologio Garmin 310 XT Forerunner. In nero sono evidenziati i tratti in asfalto, in rosso i tratti nei quali ho dovuto (mio malgrado) ricorrere all'autostop.



I Numeri dell'Alta Via (registrati con orologio Garmin 310 XT Forerunner)
Seguono le mappe ed i numeri del percorso (chilometri, dislivelli, tempi di percorrenza), tappa per tappa.

Tappa 1: Villabassa - Rifugio Vallandro
Percorso: 18.9 km
Dislivello in salita: 1678 m
Dislivello in discesa: 840 m
Tempo di percorrenza: 6h 20' (7h 49' pause comprese)




Tappa 2: Rifugio Vallandro - Rifugio Alfonso Vandelli
Percorso: 32.9 km
Dislivello in salita: 1841 m
Dislivello in discesa: 1957 m
Tempo di percorrenza: 8h 29' (9h 58' pause comprese)



Tappa 3: Rifugio Alfonso Vandelli - Borca di Cadore
Percorso: 33.3 km
Dislivello in salita: 1070 m
Dislivello in discesa: 2062 m
Tempo di percorrenza: 8h 42' (10h 16' pause comprese)



Tappa 4: Borca di Cadore - Rifugio Venezia-Alba Maria De Luca
Percorso: 9.5 km
Dislivello in salita: 1025 m
Dislivello in discesa: 21 m
Tempo di percorrenza: 2h 45' (3h 00' pause comprese)



Tappa 5: Rifugio Venezia-Alba Maria De Luca - Rifugio Dolomites
Percorso: 13.6 km
Dislivello in salita: 849 m
Dislivello in discesa: 641 m
Tempo di percorrenza: 4h 05' (5h 19' pause comprese)



Tappa 6: Rifugio Dolomites - Rifugio Casera Bosconero
Percorso: 14.0 km
Dislivello in salita: 587 m
Dislivello in discesa: 1287 m
Tempo di percorrenza: 4h19' (5h21' pause comprese)




Tappa 7: Rifugio Casera Bosconero - Longarone
Percorso: 24.5 km
Dislivello in salita: 1323 m
Dislivello in discesa: 2130 m
Tempo di percorrenza: 5h 27' (6h 01' pause comprese)






Totale - Alta Via n.3 delle Dolomiti detta "dei Camosci"
Percorso: 146.7 km
Dislivello in salita: 8.37 km
Dislivello in discesa: 8.93 km
Tempo di percorrenza: 40h 07' (47h 44' pause comprese)

Altre informazioni
L'Alta Via parte ufficialmente da Villabassa e si conclude in Longarone. Sono numerose le varianti di percorso percorribili: molte informazioni sono rintracciabili sull'utilissima guida scaricabile da questo link (formato .pdf). Proprio per questo motivo anche i rifugi o le località presso cui pernottare per la notte possono essere più di uno.
Se si sceglie di seguire il più possibile l'itinerario originale, i rifugi Vallandro, Vandelli, Venezia, Dolomites e Casera di Bosconero sono tappe praticamente obbligatorie. Lungo il percorso si incontrano anche i rifugi Prato Piazza, Capanna Tondi, Faloria, Talamini, Remauro, nonchè il bivacco Tovanella. In questa area delle Dolomiti normalmente non vi è il tutto esaurito nel mese di luglio, quindi le prenotazioni potrebbero anche risultre superflue, ma nel mese di agosto esse potrebbero rivelarsi basilari.
Ricettività alberghiera è presente in Val Pusteria (Dobbiaco, Villabassa, Brunico), Misurina, Cortina di Ampezzo, San Vito di Cadore, Borca di Cadore e Longarone.
Contatti (rifugi presso cui ho pernottato)
Rifugio Vallandro (privato): tel. 0474972505, 3466242967; http://www.vallandro.it
Rifugio Alfonso Vandelli (CAI Venezia): tel. 043539015; http://www.rifugiovandelli.com
Rifugio Venezia (CAI Venezia): tel. 04369684; http://www.rifugiovenezia.it
Rifugio Dolomites (privato): tel. 043531315, 34289133766 http://www.rifugiomonterite.it
Rifugio Casera di Bosconero (CAI Forno di Zoldo): tel. 3383713870
Ulteriori informazioni possono essere reperite presso gli uffici IAT di Auronzo di Cadore, di Belluno, di Cortina d'Ampezzo, di Longarone e San Vito di Cadore.
Rifugi e uffici IAT sono fonti preziose anche per conoscere lo stato di salute dei sentieri dell'Alta Via. Esse si sono rivelate fondamentali per la decisione di intraprendere l'Alta Via e la determinazione del percorso da seguire.

Ovviamente rimango sempre a disposizione per ogni informazione si desideri a riguardo: la passione per la montagna e la gioia che provo nello starvi risiede anche nella trasmissione della mia (piccola) conoscenza di questo mondo a tutti coloro che la vogliano scoprire.
A presto,
Stefano

P.S.: cercherò di ripetere un post simile anche per l'Alta Via dei Giganti.

lunedì 22 luglio 2013

Saluto ai compagni di Alta Via

Ciao a tutti!
Questo è un post speciale, è il post che dedico alle due persone con le quali ho condiviso ben quattro giorni in rifugio, Liz e Martin.
Li ho incontrati per la prima volta nel salone del Rifugio Vandelli e, parlando di sentieri, è scaturita una bellissima relazione che ci ha accompagnato, anche un po' per caso, fino al Rifugio Casera di Bosconero, per l'ultima sera in rifugio. Direttamente dalla Gran Bretagna, hanno percorso buona parte dei chilometri e dei sentieri percorsi anche da me. Si, ogni tanto hanno accorciato via bus, ma con la tenacia che è tipica di chi ama la montagna, sono giunti anche loro al termine dell'Alta Via. Mi hanno tenuto compagnia con lunghe ed intense conversazioni (in inglese, ovviamente... così non ho perso l'allenamento), hanno allietato i miei pasti con la loro ironia, hanno condiviso sensazioni sulla bellezza delle montagne dolomitiche, hanno scambiato con me opinioni sulla tappa del giorno, mi hanno aiutato con la loro passione per i fiori delle Dolomiti a valorizzare sempre di più l'attrazione che ho verso la flora di montagna, hanno reso ancora più felice una già di per sé gioiosa esperienza.


Siete stati semplicemente fantastici e porterò sempre con me il vostro ricordo. Vi aspetto sulle montagne della Valle d'Aosta, anche qui troverete fantastici fiori. O magari vengo a trovarvi in Inghilterra, magari in occasione di una maratona...A presto! See you soon!
Stefano

domenica 21 luglio 2013

Omaggio alla Valle d'Aosta

Ciao a tutti!
Oggi è il 21 luglio: un anno fa portavo a termine in quel di Courmayeur, ai piedi del monte più alto d'Europa, il Monte Bianco, quel fantastico percorso escursionistico che è l'Alta Via n.1 della Valle d'Aosta. Un lungo itinerario, di quattordici giorni di cammino, tra i più affascinanti monti europei: Monte Rosa, Cervino, Grand Combin e Monte Bianco.
Ed è grazie alla decisione di percorrere questo lunghissimo sentiero che è nato questo blog. E non solo, molte altre cose sono nate dopo l'Alta Via dei Giganti, alcune di queste hanno portato una radicale svolta nella mia vita. Questo per dire, che l'Alta Via completata un anno fa in Valle d'Aosta mi ha (e lo voglio dire senza mezzi termini) cambiato la vita.
Questo post vuole essere il mio omaggio alla Valle d'Aosta e alla sua Alta Via, grazie alle foto (inedite sul blog, una per ognuna delle quattordici tappe) scattate un anno fa e ai link ai post più significativi del racconto "live" dalla Valle d'Aosta.


Tappa 1, Donnas - Lillianes/Sainte Marguerite: i vigneti di Donnas all'inizio dell'Alta Via

7 luglio 2012: si parte per l'Alta Via!

Tappa 2, Lillianes/Sainte Marguerite - Rifugio Coda: luce e nebbia sul Lac de Mountagnet

Tappa 3, Rifugio Coda - Gaby/Niel: il massiccio del Monte Rosa e la Valle del Lys visti dalla Cresta del Lupo


Tappa 4, Gaby/Niel - Rifugio Rivetti: tra i fiori dei prati sotto il Colle della Mologna Grande

Tappa 5, Rifugio Rivetti - Gressoney-Saint-Jean: tutto l'incanto del Vallone di Loo

12 luglio 2012: la conquista del Col Pinter
12 luglio 2012: Resy, sesta fatica conclusa

Tappa 6, Gressoney-Saint-Jean - Rifugio Guide di Frachey: i laghi Pinter

Tappa 7, Rifugio Guide di Frachey - Rifugio Grand Tournalin: nubi sulla Val d'Ayas

16 luglio 2012: l'atteso arrivo a Bionaz

Tappa 8, Rifugio Grand Tournalin - Rifugio Barmasse: l'azzurro pieno del Lago di Cignana

Tappa 9, Rifugio Barmasse - Rifugio Oratorio di Cuney: la verdissima Valle di Saint-Barthelemy


Tappa 10, Rifugio Oratorio di Cuney - Bionaz: panorama dal Col de Chaleby

Tappa 11, Bionaz - Ollomont: il Grand Combin

18 luglio 2012: dal dortoir di Ollomont

Tappa 12, Ollomont - Saint-Rhemy-en-Bosses: il regno delle farfalle nella Valle del Gran San Bernardo

Tappa 13, Saint-Rhemy-en-Bosses - Rifugio Bonatti: la Val Veny e il Monte Bianco dalla discesa del Col di Malatrà

21 luglio 2012: ritorno a casa

Tappa 14, Rifugio Bonatti - Courmayeur: le nuvole salutano la conclusione dell'Alta Via


L'arrivo a Courmayeur!

Ciao a tutti!
Stefano

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