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sabato 27 ottobre 2018

Alle porte di Francoforte

Ciao a tutti!
La vigilia di un nuovo appuntamento con la maratona, la mia undicesima maratona, è giunta, nuovamente, con tutto il suo carico di emozioni e contrastanti sensazioni.
Sono a Francoforte ora, in albergo, alle prese con i preparativi del sabato sera prima della corsa attesa da un anno. La scelta del vestiario per la gara - difficile stavolta per le condizioni meteo incerte di domani - il chip da fissare alle scarpe, la borsa con tutto il necessario prima e dopo la fatica dei 42 chilometri. Le speranze di poter correre come ho sognato per mesi, la speranza prima di tutto di arrivare fino al traguardo della Messe Frankfurt tutto intero e magari con un bel tempo finale, un tempo che riscatti il ricordo opaco di un anno fa a Venezia.

Al sabato si coltivano sogni di gloria

Sono a Francoforte, ora, ma nel viaggio in auto da casa verso la Manhattan di Germania, ho avuto modo di pensare e ripensare a tutto ciò che potrà essere domani. Dal punto di vista podistico, c'è tantissima curiosità. Sto molto bene fisicamente, sento di avere delle gambe in forma e ben riposate. Gli allenamenti delle ultime settimane lo hanno confermato, i tempi fatti sono stati buoni, non lontani da quelli che feci in preparazione alla maratona di Roma, nella primavera dell'anno scorso. E in più, su un percorso molto più vallonato della ciclovia sulla quale sono stato solito allenarmi negli ultimi tre anni. E poi ci sarebbe da dire che il percorso di Francoforte si presenta come estremamente veloce. Di certo non come il percorso di Roma... Si può migliorare quel 3h13'06" di Roma? Non si può dire con certezza, mai. Perché l'eventualità di una caduta e di un piede rotto non si può mai escludere. Scherzi a parte, è una gran bella domanda. Restare sotto le 3h15' sarebbe già un grandissimo risultato, scendere sotto le 3h13' e migliorare il proprio personale sarebbe qualcosa di meraviglioso e anche un po' inaspettato. Perchè dalla grigia prestazione di un anno fa ad ora, ne è passata di acqua sotto i ponti. Ma è un acqua che non raccontava storie composte da passi che si susseguono uno dopo l'altro. Si vedrà domani. Intanto, allo stand Asics della Marathon Mall allestita per la Mainova Frankfurt Marathon, mi sono fatto stampare il braccialetto Pace My Race con il tempo di 3h13'00". Sarà una motivazione in più per provare a sfiorare qualcosa di "impossibile", perlomeno fino a qualche giorno fa.

Alla ricerca di un nome. Lo troverò?

A Francoforte ci sono migliaia di persone in attesa della maratona di domani. Da tutto il mondo. Cercano la loro strada tra le vie di Francoforte, cercano il loro nome su un pannello in cui sono stampati i nomi di tutti i partecipanti che affolleranno la città dei grattacieli. Provo a cercare anche il mio, senza successo. Magari riproverò domani, quando proverò a scaricare la crescente tensione della corsa che si avvicina. Però è bellissimo vedere tutti alla ricerca del proprio nome, che non è altro che una goccia nell'oceano. Siamo tantissimi, da tutte le parti del mondo. I nomi non tradiscono, e tantomeno tradiscono lingue e accenti: domani ci saranno maratoneti da tutti i continenti. Tanti tedeschi ovviamente, ma ho colto la presenza di tanto Giappone (una scuola eccezionale di maratoneti) e tanta Russia.

Le strade dove solitamente impazzava il traffico...domani saranno assalite dai maratoneti!

Prendo il mio pettorale, numero 9255, le spille e il chip da fissare alla scarpa. Personale: così così. Organizzazione: così così. Ormai so il tedesco a sufficienza per cavarmela, ma chi arriva dall'estero, qui fa fatica. Ritiro la maglietta del finisher (come se l'avessi già finita, questa maratona...), una foto ricordo sul podio in cui verranno premiati i vincitori di domani, faccio un giretto tra gli stand. In cui scopro ogni volta marchi nuovi. La corsa non è più solamente uno sport, è innanzitutto un business in continua crescita. Scarpe, magliette, kit invernali, orologi, ma soprattutto poliestere... poliestere come pioggia torrenziale.
Poi esco dalla Messe Frankfurt per scendere in strada. Per pensare e provare a rincorrere i pensieri. Proprio davanti alla Fiera di Francoforte, nella Friedrich-Ebert-Anlage, vi è la partenza della maratona. Poco a lato, nella Festhalle della Fiera, l'arrivo. Un arrivo atipico, indoor. Che sarà un ottimo riparo se dovesse infuriare il maltempo domani. La luce del giorno scende su Francoforte. Domani arriva presto, più presto. E sarà ora di maratona, finalmente. Per ora, posso solo più dire... buonanotte.
Bis bald!
Stefano

giovedì 30 marzo 2017

Numerato, con furore

Ciao a tutti!
Atterrato a Roma in mattinata, dopo una levataccia senza precedenti (alle 3:20), neanche ai tempi d'oro delle alte vie e dei trekking in alta quota. Trasferito via bus alla stazione Termini, decido di spendere immediatamente la mia prima mattinata nella capitale procurandomi il numero di gara per la maratona. Meglio levarsi subito la preoccupazione, e dirigersi nel quartiere EUR per sbrigare le pratiche "amministrative" per la corsa di domenica. In fondo, prima risolvo la questione pettorale e prima posso iniziare a fare il turista e concentrarmi sulla bellezza di Roma - e se proprio devo pensare alla maratona, posso farlo andando a vedere i punti più salienti del percorso.

Presente a Roma con il numero 8005

Recarsi nel quartiere EUR vuol dire anche farsi un tour nell'architettura dell'epoca fascista e nella cifra stilistica più moderna di Roma. Unire l'utile al dilettevole è sempre cosa piacevole. Il ritiro del numero di corsa e del pacco gara è fissato presso il Marathon Village allestito nel Palazzo dei congressi. L'atrio di ingresso è pressoché deserto: entro proprio quando l'area è stata aperta da un'ora circa, ed è noto che è il sabato il giorno prediletto dagli atleti per il ritiro del pettorale. Meno di un minuto e già posso disporre del mio numero di gara, di colore blu, ad indicare la mia qualificazione nella prima gabbia di partenza, ovviamente dopo quella riservata ai professionisti. Il numero è facile da ricordare, 8005. Non molto più tempo è necessario per ritirare anche il pacco gara.

Prime dediche

A quel punto posso dedicarmi a gironzolare con calma presso il Marathon Village. In realtà è una delusione. Gli stand sono pochi in proporzione alla dimensione dell'evento e peraltro poco forniti. Cercavo un paio di pantaloncini nuovi per i miei allenamenti e invece mi ritrovo a mani vuote, è vero che sui pantaloncini ho i gusti difficili, ma a scelta era poca. Poi, un sacco di "buttadentro" pronti a vendere prodotti più o meno credibili. Eh, questo è il prezzo da pagare per essere uno dei coraggiosi del giovedì mattina. In compenso, la plancia da imbrattare con incoraggiamenti e dediche è quasi intonsa. Non posso lasciarla vuota di certo, dunque mi invento una formula mezza italiana e mezza tedesca, con sprazzi di romanesco: "aus Bayern mit furore, dajetutta Stefano". Frutto di intuizione e suggerimento esterno, direi che è una frase di autoincoraggiamento di cui avrò bisogno parecchio domenica, specie nei chilometri finali.

Uno sguardo sul Marathon Village

Mi fermo allo stand della Venice Marathon, che spero sia la prossima maratona dopo Roma, per un confronto sulle corse organizzate dal gruppo veneto e sul percorso stupendo che termina nella Serenissima. Tra l'altro, lo stand di Venice Marathon si trova a fianco di quello di Turin Marathon. Peccato che a rappresentare non ci fosse nessuno. Altra occasione persa, altra figura di m****, per la maratona della mia città e del suo comitato organizzatore.
Quando ero ormai pronto a salutare l'EUR, ecco la sorpresa. Incontro niente popòdimeno che Franca Fiacconi e Giorgio Calcaterra, due dei più importanti esponenti dell'atletica leggera romana, del passato e del presente, intenti ad inaugurare il Marathon Village con autorità e organizzatori. Per chi non li conoscesse, Franca Fiacconi è stata una delle più grandi maratoneti italiane di sempre, trionfatrice a Roma, New York e Praga; Giorgio Calcaterra è una leggenda vivente dell'ultramaratona, vincitore di undici edizioni consecutive della 100 km del Passatore, uomo dotato di un'integrità fisica fuori dal comune. Incontrarli è stata una bella sorpresa, i loro volti sorridenti sono un bello spot per la maratona di Roma e per l'atletica leggera tutta.

Con Franca Fiacconi e Giorgio Calcaterra, seconda e terzo da sinistra

Il pettorale è ora con me, assieme alle spille con cui verrà fissato alla mia canotta rossa. Ancora due giornate da turista nella capitale, e poi si penserà esclusivamente a correre quarantadue chilometri nella storia di Roma. Il conto alla rovescia sta per finire, endlich!
A presto!
Stefano

venerdì 23 settembre 2016

Il mondo si riunisce a Berlino

Ciao a tutti!
Dunque, sono arrivato a Berlino, pronto ad immergermi nello spirito positivo che circonda una città quando si sta per svolgere la maratona. Nella giornata di venerdì questa positività si può appena percepire, perché non c'è ancora la ressa del sabato, quando tutta la città è presa d'assalto da maratoneti che trascorrono le ore prima della gara passeggiando con il caratteristico sacco-gara sulle spalle. Proprio per questo quel momento intimo che è il ritiro del pettorale l'ho voluto fare al venerdì, quando la ressa è ancora limitata e si può assaporare questo momento con calma.

Presente a Berlino!

Il ritiro del pettorale avviene in una vecchia stazione di Berlino, "fantasiosamente" denominata Station Berlin. Gran ressa già nella stazione della metropolitana di Gleisdreieck, a due passi da quest'area espositiva. Preoccupato mi chiedo che coda ci sarà al ritiro del chip e del numero di gara. Gli italiani, come sempre in numero consistente alla BMW-Berlin Marathon, si fanno sentire, con il loro vociare ad alto volume.
Qui non c'è solo spazio per maratoneti. Come quasi sempre in queste manifestazioni - e ancora più a Berlino, la cui maratona è una major - al ritiro del pettorale è associata una manifestazione fieristica con numerosi espositori, normalmente i migliori brand legati al mondo della corsa. Così, volendo, il ritiro del pettorale diventa anche un momento per osservare qualche novità nel settore. Io me ne frego sempre abbastanza, perché questa è un'attività che si addice maggiormente quando si è in gruppo. Essendomi recato a Berlino da solo, non mi sento particolarmente stimolato a fermarmi ad ogni singolo stand per vedere le nuove proposte sul mercato. Tanto lo so che il prossimo anno continuerò a correre con le mie canottiere consunte, pantaloncini della Mizuno dove lo stemma ha già salutato da tempo e un paio di scarpe di Adidas.

Ancora poco traffico alla distribuzione di chip e pettorali

Quello che mi piace fare, invece, è fermarmi un po' allo stand di Asics. Ancora una volta lo stand più bello, nonostante non sia il main sponsor (che è Adidas, con uno stand enorme ma anonimo). Di certo Asics è lo stand più ispirazionale, con messaggi pubblicitari che invogliano a spaccare i culi in corsa: "non correre, vola" piuttosto che "lascia che parlino i tuoi piedi" o "pretendi di più".
E poi, c'è l'area firme, il gigantesco pannello predisposto dall'altro top sponsor della maratona di Berlino, ossia BMW. Su questo spazio tutti, maratoneti e non, podisti e loro familiari, possono lasciare un messaggio. Un auto-incoraggiamento, una dedica, un in bocca al lupo. Oppure scrivere semplicemente il proprio nome esplicitando anche da dove si viene.
E qui viene il bello. La meraviglia della Berlin Marathon è che ci sono partecipanti da tutto il mondo. Ventimila tedeschi (su quarantaseimila partecipanti, neanche la metà!), tremila americani, un migliaio di italiani (1127 il numero esatto), altri tremila tra inglesi e francesi. Ma ci sono rappresentanti da ogni continente, da nazioni in cui uno potrebbe pensare che è impossibile che ci si possa allenare per una maratona, da paesi in cui sembra così strano immaginare che una persona scenda in strada per correre. Maldive, Guatemala, Macao, Pakistan, Siria, Iran, Brunei, Zambia. Pure un rappresentante dello Zimbabwe! Addirittura ventiquattro partecipanti (24!!!) dalle Isole Fær Øer: oh, si corre duro in questo remoto arcipelago, perché in proporzione, l'Italia dovrebbe schierarsi con duecentomila atleti alla partenza!

Tutto il mondo in pochi metri quadrati

Ma questa è la maratona di Berlino, una delle più rappresentate a livello internazionale, ben 118 nazioni possono vantare un partecipante. Domenica sarà una grande miscellanea di culture e bandiere, esserci non può che essere ulteriore motivo di orgoglio, indipendentemente da come andrà a finire. Perché la maratona è la corsa più massacrante ma è anche fare parte di un sogno collettivo in cui migliaia di persone guardano nella stessa direzione, verso un unico obiettivo, l'agognato traguardo. In questo mondo, è un'utopia.
Bis bald!
Stefano

venerdì 27 novembre 2015

Non siamo corridori, siamo maratoneti

Ciao a tutti!
Il giorno del pettorale, il giorno atteso dall'inizio di una preparazione della maratona è sempre giunto di sabato. Stavolta è arrivato di venerdì. Da ieri sera mi trovo in una ventosa, solare e sempre attraente Firenze. A parte riposare dopo l'estenuante trafila aeroportuale, l'impegno che ho voluto sbrigare per primo è stato ritirare pettorale e pacco gara.

Go and run Firenze!

Alle 10 di stamattina mi trovo dunque allo Stadio Luigi Ridolfi, dove è stato allestito l'Expo Marathon, un grande carosello di espositori: comitati organizzatori di maratone italiane e estere, sponsor e aziende che operano nel mondo della corsa. Il bello del visitare il cuore del pre-gara a 48 ore dalla partenza è il poter scorrazzare tra gli stand con calma, senza la tipica ressa del sabato - con lo svantaggio di trovare i soliti venditori e accalappiatori da strapazzo. Ma soprattutto, posso dedicarmi con calma al ritiro del pettorale. Un momento importante, chi è un maratoneta lo sa bene. La tensione è minore del solito, non è il sabato di vigilia, manca ancora molto al via. Mi presento straordinariamente tranquillo al momento di fronte al box del ritiro. Passeggio senza meta tra gli stand, guardo un po' in giro le tante cose interessanti esposte: le scarpe di domani, gli ultimi orologi, prossimi obiettivi podistici. Mi fermo imbambolato di fronte allo "spazio Asics": anche qui, come in molte altre maratone a cui ho partecipato, Asics è il main sponsor. I suoi filmati pubblicitari sono assolutamente ispirazionali e mi portano sul limite della commozione. Quando scorrono le immagini delle maratone (tra cui quella di Venezia), le immagini di concorrenti comuni che sorridono, piangono per il dolore e per la gioia, si divertono al traguardo dei 42,195 chilometri.

Più di diecimila alla partenza

Alla "vigilia della vigilia" mi scorrono davanti queste immagini, e tante altre cose. Pensieri ed emozioni di ieri, speranze di domani. Quello che credo di capire è che la corsa mi ha cambiato tanto, in maniera incalcolabile. E mi sento di dire che lo abbia fatto in meglio. Senza la corsa non sarei la stessa persona.
Con queste riflessioni, esco dal piccolo tempio fiorentino della maratona del fine settimana e comincio le ore di attesa. Saranno snervanti? Non dovrebbe essere così. A Firenze, assieme alla mia famiglia e così circondati dall'arte e dalla cultura, non dovrei neanche trovare il tempo per preoccuparmi troppo per l'appuntamento di domenica. Ma ne riparliamo tra ventiquattro ore.
A presto!
Stefano

sabato 25 aprile 2015

È un grande mondo, corrilo!

Ciao a tutti!
Il giorno prima della maratona, il giorno del pettorale, è un unico grande flusso disordinato che attraversa corpo e mente dell'atleta in un mix di speranza, paura, tensione, desiderio. Il giorno che precede la mia sesta maratona, ad Amburgo, non può essere da meno. A maggior ragione che questa volta, nel nord della Germania, mi trovo fisicamente da solo. Non ho la famiglia come a Torino, non ho un'amicizia storica e un gruppo di runner scalmanati come a Barcellona, non ho la sicura presenza di Giulia come nelle edizioni 2013 e 2014 di Venezia. Qui l'unico contatto con i miei affetti avviene tramite smartphone e social network. Ma la vicinanza fisica è un'altra realtà.

Ispirazione

Ed è da solo che oggi ho lasciato il residence presso il quale pernotto per addentrarmi nel centro di Amburgo. Per riscoprirla, per fare un po' di ricognizione sul percorso, per ritirare il pacco gara e ricevere l'agognato numero di gara.
Già in pieno centro mi accorgo che questo sabato non può essere un giorno di semplice turismo. Il mio passeggiare nella Rathausmarkt o sullo Jungfernstieg non è quello di un semplice turista. Guardo le arterie del centro con grande attenzione, perché domani lì saranno attraversate correndo. Cerco negli sguardi e nelle parole della gente il maratoneta di domani. Certe volte lo si riconosce dalle scarpe, oggi lo si riconosce dalla borsa rossa fornita dall'organizzazione. Amburgo mi evoca ricordi di un viaggio fatto l'anno scorso, percorso in completa solitudine ma con la dolcezza dentro, perché sapevo che nel mio ritorno in Germania non sarei stato separato dalla persona che mi ama. Ed è a lei che va il mio pensiero in queste ore, che non poteva essere con me oggi e che non sarà ad aspettarmi in Karolinenstraße domani. Lo sconforto è massimo quando all'ora di pranzo mi avvio verso la stazione della metropolitana di Straßburger-Straße, diretto alla Hamburg Messe per ritirare il pettorale e vedere gli ultimi metri della maratona di domani. Mi sento proprio solo, ora.

Sarà ultimo chilometro: Gorch-Fock-Wall

Mi riprendo un poco in Stephansplatz, dopo una ventina di minuti di metro. Esco dalla stazione della U-Bahn e mi trovo con due piccole brutte sorprese. La prima è palese: piove. È la classica pioggia tedesca, quella che non bagna. Ma l'asfalto è già più viscido, non è bene in vista di domani. L'altra è più sottile: percorro quello che domani sarà l'ultimo chilometro di corsa e noto qualche centinaia di metri in leggera salita. Dopo quarantuno chilometri, quei metri lì faranno malissimo. Mi metto il cuore in pace, svolto a destra in Karl-Muck-Platz, ultima vera curva del percorso e tiro dritto fino all'arrivo.

Zona arrivo all'ombra della Fernsehturm

La macchina organizzativa è in grande fermento. L'area dedicata alla maratona è enorme e tale deve essere in quanto l'evento porterà ad Amburgo quasi ventimila atleti, con tutti i loro accompagnatori. È complesso districarsi nel labirinto predisposto dall'organizzazione, a tal punto che nei vari settori dell'area fieristica sono disseminati cartelli con la mappa dell'area e i vari riferimenti per il cosa, il dove e il quando. Se così non fosse, ci sarebbe da perdersi. Questo colpisce molto, ma la scenografia ancora di più. Domani – infortuni permettendo – arriverò sul traguardo di Karolinenstraße esattamente davanti alla Fernsehturm. Quando la vedrò così vicina, potrò dire che è finita. È così straordinaria,leggiadra, al centro tra le due modernissime ali della Hamburg Messe. Sarà un arrivo con i fiocchi.

Presente!

L'organizzazione di questa maratona mi ha stupito nel momento del ritiro del pettorale e del pacco gara. L'elogio per la cortesia, la preparazione, la disponibilità e l'inglese perfetto dei volontari (saranno volontari?) è doveroso, ma a colpirmi è stato il pettorale. Non l'avevano preparato. Me l'hanno stampato davanti agli occhi, previa esibizione di certificato di iscrizione e della carta d'identità. Mi viene affidato il chip (per fortuna è di quelli che si fissano sul piede!), le spille per fissare il pettorale. Sono nella griglia D, la quarta. Pensavo peggio, si vede che il mio personale è ancora di quelli veloci…

400 grammi, argh! 

Gironzolo senza scopo e senza meta nell'area fieristica, dove ogni grande marchio di abbigliamento e calzature per la corsa ha un suo stand. Asics, Brooks, Mizuno (partner ufficiale), Saucony, ci sono proprio tutti. Sono circondato da migliaia di persone, ognuna con la sua lingua ma tante con una birra in mano. L'internazionalità fa di Amburgo una città speciale, ma non bisogna dimenticarsi che sempre di Germania si tratta.

Pettorale 3298

Ho consumato da poco la proverbiale “cena del maratoneta”. L'ho fatto da solo, tra qualche conversazione su Whatsapp e qualche video su YouTube. Poi sarà la volta delle operazioni di rito: prepara la canotta, i pantaloncini, fissa il pettorale, infila il chip tra i lacci delle scarpe. E poi? Poi verrà il tempo di dare tutto quello che c'è. Domani
Nota: potrete seguire i risultati in diretta (miei, ma anche di tutti gli altri) sul seguente link.
Bis bald!
Stefano

sabato 16 novembre 2013

Mai stufo di Torino

Ciao a tutti!
Manca pochissimo: meno di dodici ore e si parte per l'ultima maratona del 2013, quella di Torino. Anche se può sembrare una pazzia correre per due volte la distanza dei 42.195 chilometri nel giro di tre settimane, sono sempre più convinto e contento della mia scelta di esserci domani, in Piazza San Carlo.
Il sabato pre-maratona è quello del pettorale, come sempre. Giornata stupenda: tanto sole, come raramente mi è capitato di vedere a Torino. Piazza San Carlo e Piazza Castello erano illuminate di una luce radiosa, quella delle migliori giornate di primavera. Si, insieme a Giulia, mi sono sentito a casa, nella mia città. Ho ripensato fortemente a quegli stessi momenti, vissuti un anno prima. E mi ricordo ancora cose, particolari, gesti, come se oggi fosse proprio il 18 novembre 2012.

Qualcuno non ci crederà ma correrò con il cappello da giullare, domani. Bianconero, rigorosamente

Sono contento, e molto rilassato. Non ho alcuna ambizione cronometrica, voglio divertirmi e divertire. Ho già preparato alcune cosette (una è già anticipata nella foto sopra) con le quali affronterò la maratona in maniera molto divertente e goliardica. Voglio godermi la festa che i ventimila podisti (poco più di quattromila al via per la maratona) produrranno domani. E diciamo così, voglio contraccambiare aumentando il livello di baldoria, correndo non da maratoneta serio (ripeto, non sono alla ricerca del personale e ora non ne sarei nemmeno in grado) ma da podista folkloristico, con un look totalmente insolito e che saprà ben differenziarsi dal resto del gruppo. Insomma, voglio essere parte dello show di domani!

Preparativi in corso in Piazza Castello per l'arrivo della Turin Marathon


Per tutti i conoscenti che vorranno seguirmi lungo le strade della XXVII Turin Marathon, il percorso lo potete trovare qui o sulla pagina dedicata di Turin Marathon. La partenza sarà alle 9.30-9.35 di domani ed è possibile seguire la gara (quella degli atleti forti, si intende, quindi non me) in diretta televisiva su Rai Sport, clicca qui per ulteriori informazioni.
Ora, è tempo di andare a riposare. Non devo spingere a tutta, domani, ma devo arrivarci comunque, in fondo. Non posso fallire proprio nella mia città!
A presto!
Stefano

sabato 26 ottobre 2013

Tutto pronto?

Sei a posto, tutti i dettagli sono stati analizzati a fondo.
Hai tolto ogni singola pietruzza infilata nella suola delle tue scarpe, perché domani sarà un peso.
Hai tagliato le unghie con cura maniacale e unto la pelle dei tuoi piedi con l'apposita crema, perché saranno loro, i tuoi piedi, che domani ti condurranno lontano.
Hai portato a termine un pasto importante, lo sforzo di domani ti porterà a bruciare energie all'inverosimile.
Hai preparato la bottiglia con la "bomba" (non è doping... mezza di Gatorade, un quarto di succo di frutta, un quarto di acqua, più una pastiglia di multivitaminico, una bustina di sali minerali, zucchero e sale da cucina), domani devi reattivo fin dal primo chilometro.
Hai disposto con attenzione tutto l'occorrente di domani. La canotta, i pantaloncini, le calze, le scarpe, il pettorale e le spille per attaccarlo. Tutti gli accessori, i cerotti nasali, la fascia cardio, l'orologio, sono al loro posto.

Numero 1155 per la terza maratona

Sei pronto, Stefano. Ora non ti resta che correre.

La consapevolezza che fa più male fermarsi che continuare

Ciao a tutti!
Ormai manca pochissimo! La partenza della Venice Marathon è sempre più vicina, sale fortissima la tensione. E si vede...la giornata è stata nervosa. Qualche piccolo disguido sulla "tabella di marcia" c'è stato e mi ha reso piuttosto nervoso. Non ho voglia di parlarne, perché, come tutti i giorni di vigilia delle grandi gare, ci deve essere spazio solo per le emozioni quindi, preferisco parlare di tutto ciò che rende il giorno prima della maratona, indimenticabile.
Il momento del ritiro del numero di gara è sempre qualcosa di bello. Personalmente sono sempre curioso di vedere che c'è nella busta con tutto l'occorrente per la corsa, e ovviamente anche nel pacco gara. Si, è lì, in quel momento, che inizi a vivere la corsa, perché ti accorgi veramente che tutti i sacrifici fatti negli ultimi mesi stanno per trovare il loro compimento.

Quello non sarà il mio tempo, tranquilli...

Ci rechiamo (c'è anche Giulia con me) al Parco San Giuliano di Mestre, dove è allestito Exposport, per espletare le operazioni di rito. Subito una bellissima sensazione: vedo il ponte pedonale sopra il quale correrò domani, alcuni tratti del parco stesso che attraverserò. Saranno già trenta i chilometri, lì. Cresce la voglia che arrivi domani. Attraversiamo l'area stand allestita dall'organizzazione, presso la quale vi sono tutti i maggiori brand del mondo della corsa (Asics, Brooks, Mizuno...) e finalmente vedo l'indicazione relativa al ritiro del numero di gara. Senza indugio mi dirigo trascinando Giulia, e facendo attenzione a non perderla (la folla è tanta...), verso l'area clou di Exposport. Mai così velocemente ritiro il pacco gara e la busta con il pettorale. E poi ci fiondiamo alla ricerca di una panchina per aprire il tutto. Anche Giulia, novizia di questo mondo podistico, è curiosa. Il necessario c'è tutto: pettorale, spille, chip, informazioni utili. E poi le varie pubblicità, i prodotti alimentari, i gadget, che tanto attraggono Giulia, nonché l'omaggio di Asics, sponsor tecnico della manifestazione, a tutti i partecipanti.

Interviste per i protagonisti di domani, tra cui (a sinistra), il campione europeo di cross country Andrea Lalli, nonché atleta italiano di punta per la Venice Marathon 2013

Al di là della cronaca della giornata, il momento più bello è stata la firma sul pannello predisposto dall'Asics per tutti i partecipanti che volessero lasciare un segno della loro presenza alla Venice Marathon 2013. Un pannello bellissimo, recitante sacrosante verità per chi vive la corsa come una passione. Tutto nasce da una domanda: cosa rappresentano per te questi 42.195 chilometri? Bella domanda, alla quale forse non ho mai personalmente trovato una risposta. Tre risposte ci vengono suggerite...
Sono la consapevolezza che fa più male fermarsi che continuare.
Sono tutti gli amici che non ho mai saputo di avere.
Sono la capacità di dare il massimo e di non rinunciare.
Tre frasi, dai tre diversi significati che fotografano l'essenza della corsa, il fascino della maratona, i motivi per esserci.

Ci sono anch'io...

Durante il tempo trascorso ad Exposport ho potuto cogliere dalla presentazione della gara qualche dettaglio in più sul percorso. Il Parco San Giuliano è stato definito uno dei tratti più duri della maratona perché ricco di curve, quindi stancante, per i cambi di ritmo e la postura non perfetta in curva. Il Ponte della Libertà...se ci sarà nebbia, sarà infinito, perché si vedrà la sua fine esattamente al suo termine. I quattordici ponti: tutti numerati al contrario (ad indicare quanti ne mancano), stretti a tal punto da doverli correre in fila indiana. Duri? Per il presentatore, sono "l'essenza della maratona di Venezia". Si, ma alla fine, sono duri o no?
Ho parlato di nebbia: sì, potrei proprio trovarla, e sarebbe comunque meglio del gelo che ha caratterizzato la scorsa edizione. Le previsioni meteo sono proprio queste: nebbia dall'inizio alla fine, con possibilità di qualche pioggia nella seconda parte di gara, temperatura fra i 16° e i 20°C, visibilità inferiore al chilometro e tasso di umidità mai inferiore al 95%.
Il ritorno in residence prevede l'atto di preparazione finale alla maratona, la cena oltre ogni limite. Quattrocento grammi di pasta, buoni eh, ma infiniti come gli ultimi metri di questa corsa. Qualcuno storcerà il naso, ma vi garantisco che quegli ultimi metri, durissimi come poche altre cose al mondo, sono tra i più dolci in assoluto. Adesso, è tempo di riposo. Ancora spazio per sistemare tutto l'occorrente per domani (abbigliamento, borsa, accessori vari) e curare gli ultimi dettagli. Poi basta, si va a dormire che domani non si scherza più.

Momento clou della preparazione: il pieno di carboidrati! Quattrocento grammi di pasta al ragù

Chiudo il post con una famosa citazione di Emil Zàtopek, leggendario podista cecoslovacco (quattro ori olimpici tra Londra 1948 ed Helsinki 1952), "se desideri vincere qualcosa puoi correre i 100 metri. Se vuoi goderti una vera esperienza, corri una maratona."
A presto!
Stefano

Ps. informazioni per chi vuole seguire la gara di domani: diretta su Raisport2 dalle 9.20 alle 12.20 (non pensiate di vedermi, faranno vedere il keniano di turno che vincerà...) con telecronaca di Franco Bragagna e commento tecnico di Orlando Pizzolato. Chi fosse interessato, può seguire i miei risultati su www.venicemarathon.it e live su www.tds-live.com. Dovrebbe essere sufficiente conoscere il numero di gara, che sarà l'1155 o inserire il mio cognome. Stay tuned!

sabato 16 marzo 2013

Por què solo correr?

Ciao a tutti.
Sono in pieno ritiro pre-gara. È un momento in cui scrivere è quasi necessità. Perchè rifletti tantissimo sul passato e sul futuro, specie quello breve, quello che si avvererà nel giro di poche ore. Ogni tanto si esagera con i pensieri, sfogarsi con una tastiera non può che fare bene.

La canotta rossa e' pronta. Il pettorale pure...

Si arriva a questo punto alla fine di un lungo percorso. Ne avevo gia' parlato prima della Turin Marathon: pensavo che certe sensazioni non sarebbero piu' tornate. Ma ogni volta che ti trovi a correre quei 42.195 chilometri ti salgono su, quasi come un nodo alla gola, una miriade di pensieri. Come raccontavo giusto poco fa ad una ragazza australiana incontrata in ostello, questa e' la mia seconda maratona, ma nel momento in cui infili i lacci delle scarpe tra le fessure del chip e posizioni con cura le spille per fissare il pettorale con la canotta, ti si apre un mondo di emozione dinanzi. Ti batte forte il cuore, sapendo che domani andrai a raccogliere il frutto della preparazione di mesi. L'esito di tanta fatica compiuta, al caldo e al freddo. Di tanto sudore versato e molto dolore (fisico) vissuto, quando in allenamento i muscoli iniziano a volerti comunicare che e' ora di smetterla.
Mesi di allenamento studiati con Edoardo, numerose maglie e pantaloncini lavati da mia mamma, condivisioni di esperienze con i colleghi, riflessioni sul come impostare la gara e sul come affrontare i tratti piu' duri della maratona di Barcellona. Si arriva a pensare anche se hai fatto proprio tutto cio' che potevi fare per rendere al meglio, ma alla fine si, il mio dovere l'ho fatto. Si, ho qualche piccolo rimpianto per il problemino al piede a cavallo tra gennaio a febbraio, che ha disturbato la preparazione. Forse avrei potuto lavorare meglio durante i "long-run". In realta' non lo so, se ho fatto bene o male.
La giornata pre-gara e'un pot-pourri di immagini ed emozioni. Il ritiro del pacco gara e' l'essenza, li' veramente realizzi di entrare nel vero mondo della maratona. Ed e' li' che ragioni sui primi passaggi della corsa...entri nel padiglione, individui la corsia in cui troverai il tuo numero; poi ritiri la maglietta della corsa e il pacco-gara con tutte le informazioni per la corsa. Che in realta' le conosci gia', tutte: arrivare alla partenza in orario, fermarsi in caso di problemi fisici, come mettere il chip, non fermarsi dopo la linea d'arrivo (normalmente, cio' che si controlla e' la propria posizione in griglia e dove sono collocati i vespasiani). Check-up al chip della gara, e quando vedi il tuo nome sullo schermo capisci che ci sei, "you're in".
Poi entri nell'incredibile area espositiva allestita per l'occasione, con gli stand di sponsor e numerosi altri brand connessi al mondo della corsa e del fitness. Tra cui, ti capita di vedere anche una piscina che sarebbe da definire "home-version"... tutto vero, non sto scherzando. Vedi i maratoneti che si affollano agli stand in cui si vendono gel a base di amminoacidi, per molti oggetto essenziale durante la corsa. Personalmente, ne faccio a meno, preferisco il pezzo di mela o di banana durante la corsa. Forse saro' un po' fissato ma mi piace correre salutare e senza imbottirmi di fluidi industriali. Anche a Torino, ne ho fatto a meno. E saprete come e' andata...


Cena da runner, all'insegna del puro salutismo

Un salto in ostello a rifocillarsi un po'. Poi ancora un'ultima passeggiata per la citta', tradizione di sempre prima di una grande corsa. E qualche chiacchera, proprio come prima della Turin Marathon con Dario. Stavolta e' con il gruppo di runners che ho conosciuto via blog (Marta, per la precisione) e ora direttamente, in occasione di questa maratona.
E soprattutto con Eleonora. Lei, la "catalizzatrice di cazzate", come piace autodefinirsi, e' la migliore soluzione ai problemi interiori dovuti alle paure podistiche. Non ci penso, semplicemente, si sparano un po' di battute sul perche' "les sardanes" (un ballo catalano) sia cosi' brutto o sul perche' i souvenir di Barcellona siano osceni come da nessun'altra parte al mondo. Senza dimenticare Giulia, che nei momenti di stallo in ostello ha saputo farmi compagnia con ironia e simpatia, tramite agguerrite ma leali discussioni sugli e-book, sull'arte contemporanea e sull'eterna sfida tra sciatori e ciaspolatori.
Durante una giornata come questa, impossibile non ripensare al percorso, e a come impostare la gara. Ti rendi conto che alcuni tratti della maratona li hai percorsi durante il tuo vagare per la citta'. Come Avenida del Portal de l'Angel...quel lastricato, non e' il massimo, e' un invito al crampo. Passeig de Gracia, l'avevo visto ieri e poi mi sono reso conto che e' l'inizio del secondo blocco di salita nella prima meta' di gara. E pende. Non sara' come fare il Mortirolo, ma ha il suo coefficiente di difficolta' piuttosto elevato. Mi ha fatto piacere percorrere la Gran Via, scende parecchio ed e' un corso stile Torino, piuttosto largo. Un bel passaggio per recuperare energie (o tempo). Via Laietana e' piu' stretta, ma siamo gia' verso la fine e creera' meno problemi. E infine ti ricordi che si passa in Ronda Sant Pere, in Paseo de Pujades e pure in Plaça de Catalunya, proprio quella piazza dove e' cominciata la mia avventura a Barcellona.
E' ora di tornare in ostello. Iniziano le lunghe ma allo stesso tempo veloci ore prima di trovare il giusto momento per andare a dormire. C'e' da mangiare e tanto, domani si brucia una quantita' inimmaginabile di energia. Riso, carne, frutta e un po' di cioccolata per finire in bellezza. Va bene non mangiare cibo spazzatura, pero' qualche piacere al palato bisognera' pur darglielo. Ci pensa Giulia a non farmi pensare piu' tanto alla corsa, meno male che c'e'. E poi la cara vecchia Juventus, vincente anche stasera, riesce a farmi esultare tra gli ospiti cinesi (o coreani? o giapponesi? non so, per me sono tutti uguali) dell'ostello. Grandi Mirko e Claudietto, grazie a voi posso essere orgoglioso del tifo bianconero anche in terra blaugrana.
Il mio blog si rivela ancora un'ottimo modo per sfogare la tensione che si concentra in me. E' ora di spegnere il pc. Domani non ci saranno tastiere e parole. A parlare saranno gambe e polmoni. E il cuore, come sempre.
Buonanotte a tutti,
Stefano

Pettorale time!

Ciao a tutti!
Ci siamo, l'ora X si avvicina. Il momento piu' atteso da mesi sta per arrivare. E un piccolo grande assaggio lo vedro' oggi. Perche', come in ogni gara che si rispetti, il giorno che precede l'evento e' il giorno del ritiro del pettorale.
Si respira sempre un bel clima di festa, il sabato prima dell'evento. Ritirare il pacco gara, con il numero di gara ed il chip con il quale verra' cronometrata la performance ti mettono in armonia con cio' che ti circonda li', in quel posto dove di li' a poche ore sarai in canotta e pantaloncini. E sai che, vada come vada, li' comincera' (e nel caso della maratona di Barcellona) e li' finira' una grande impresa. Correrla e' sempre un'impresa, che uno la percorra in due ore come i top runner o in sei...

And my number is...

Inizi a guardarti intorno. Immagino come sara' fra poco...
"Ecco, domani si parte da qui. C'e' una discesina, ci sara' casino, siamo in tanti, non potro' sviluppare una bella falcata. Ma vediamo di correre tranquilli i primi metri, molto scialli, intorno ai 5'/km. Come mi disse Marco prima della Turin Marathon, i primi falli rilassato... Poi si gira a destra, c'e' il Carrer de Sants. Si salira', merda."
E c'e' sempre parecchia tensione nell'aprire il pacco dove e' contenuto il pettorale. Prendi quel rettangolo, lo tocchi, sai che ti accompagnera' per molto tempo. Ti proietti con la mente al momento in cui quel pettorale verra' attaccato alla tua canotta poco prima della partenza, con quattro misere spille da balia. Ed e' uno dei momenti piu' belli, credetemi.

Questa dovevo metterla. Via libera al popolo dei runner, stop alle auto!

Quindi, ora...let's go to Plaça d'Espanya!
A presto,
Stefano

sabato 17 novembre 2012

Quattordici ore alla partenza, la tensione sale

L'orologio che mi ha accompagnato in Valle d'Aosta e durante tutti gli allenamenti. L'aderente maglia bianca che domani avvolgerà il mio corpo. La nuovissima maglia gialloblu che mi renderà riconoscibile ai tifosi. Il pettorale numero 1267 che mi accompagnerà per 42 chilometri e le annesse spille per ancorarlo alla canotta. Il chip che sulla scarpa misurerà il tempo della mia prima maratona. La bottiglietta con il preparato self-service di acqua, sali e zuccheri da consumare pochi attimi prima della corsa. I pantaloni che scalderanno le pendolanti cosce. Il polsino per asciugare la sudata fronte.

Tutto è pronto...
Tutto è sul letto. Guardo le scarpe che mi hanno accompagnato per 1400 km di allenamenti e gare, le care Adidas Supernova, alle quali sono affezionatissimo, e che infilerò per l'ultima volta domattina, quasi come a voler dire che si chiude un ciclo. Immobile, osservo tutto questo, come in contemplazione. Fra quattordici ore si comincia, il rituale inizia. Tre ore dopo, scatta l'ora X. Il momento tanto atteso in mesi, ma che dico, più di un anno, di allenamenti, è vicino. Il cervello vaga...
Ripenso al percorso. Piazza San Carlo-Via Roma-Piazza Castello-Via Po-Piazza Vittorio Veneto-Lungo Po Cadorna-Corso-Cairoli-Corso Vittorio Emanuele-Corso Massimo d'Azeglio-Corso Unità d'Italia...strade più volete calcate a piedi. E in auto. Calcarle durante LA maratona...che brivido che corre lungo la schiena. Moncalieri, Nichelino. La zona grigia. Passaggio a Stupinigi, dove amici e colleghi mi potranno vedere. La strada percorsa per otto anni in pullman: Corso Unione Sovietica. Ne conosco ogni centimetro, ogni incrocio non ha segreti per me. Poi su fino a Grugliasco. Il punto più temuto da me, Corso Francia e il suo cavalcavia.  E dopo il passaggio di fronte al Palagiustizia inizia il ghirigori finale tra i corsi di Torino fino ad entrare in Via Sacchi. E lì...darò tutto!!!
Il cuore batte più forte. Davanti al pc, mentre scrivo, le gambe si muovono nervose. Tutto è focalizzato a domani. Mi rendo conto che sto scrivendo un sacco di parole messe alla boia di un giuda. Come si fa a stare calmi ora? Spero che sia la pasta, ora, a provvedere a tenermi tranquillo.

Turin Marathon, tappa 5: il numero 1267

Ci siamo!!! Meno di 24 ore e si parte, cazzo! Le gambe fremono e non può essere altrimenti quando inizi a respirare l'aria della competizione.
La giornata ha previsto il ritiro di pettorale e pacco gara, praticamente un rito. Nel Turin Marathon Village tutto parla di corsa! Dagli sponsor tecnici alle persone che lo affollano, tutto è running! La tensione è alta e mi ha fatto bene parlare con Daniele, quest'anno volontario al TMVillage, e con Marco, il mio collega (e che con i suoi discorsi in ufficio sul podismo mi ha involontariamente avvicinato a questo mondo). Ed è stato emozionante percorrere a piedi, con calma, le ultime centinaia di metri del percorso di domani, da Piazza Carlo Felice all'arrivo di Piazza Castello, sapendo che fra 24 ore circa le gambe lanceranno dolore mentre il cuore sarà invaso da gioia immensa!!!

Pettorale n°1267: pronti per la partenza!

Ora, pieno di carboidrati in compagnia di Dario (catartico rito prima di ogni sabato pre-gara) e poi a casa per ritirarsi a riposare e concentrarsi per domani. Le emozioni continuano...
Stefano

sabato 13 ottobre 2012

Turin Marathon, tappa 1: Venaria Reale

Ciao a tutti,
sono passate quasi due settimane dall'inizio della preparazione per la maratona e...a distanza di tre settimane dalla prima esperienza con la mezza distanza, alla Turin Half Marathon, domani riproverò in gara questo chilometraggio. In un contesto, devo ammetterlo, assai più scenografico: la Reggia di Venaria e Parco La Mandria. Si, questo è lo scenario di livello assoluto che farà da cornice alla prima edizione de "Una corsa da re", appuntamento podistico nato in occasione dei festeggiamenti per i cinque anni trascorsi dalla riapertura della Reggia di Venaria.
Questa corsa non è che una tappa di avvicinamento all'obiettivo molto più grande, quello della Turin Marathon. Però, nonostante molti me l'abbiano sconsigliato, domani darò il massimo per cercare di fare un bel tempo e, perchè no, provare a migliorare quello stabilito alla Turin Half Marathon, 1h33'36''. Già, cosa sconsigliata, in quanto tutti mi suggeriscono di provare il "ritmo-maratona". Ma quando sei in gara, dover tenere un ritmo più basso di ciò che sai di poter fare...beh non lo reputo possibile per quanto mi riguarda! Non è uno sport di contatto, il podismo. Ma l'agonismo lo senti eccome. E ogni volta che qualcuno ti sorpassa, tanto o poco, iniziano a rotearti. Quindi, domani mattina, al diavolo tutti i consigli di chi vuole a tutti i costi saperne più di te e...dai col gas! Facciamo mulinare le gambe al massimo per 21 km, in un percorso pieno di stimoli artistici e naturalistici...e se poi è vero che uno dei miei miti calcistici, Pavel Nedved, per me e per tanti tifosi juventini semplicemente Pavel, sarà ai nastri di partenza per questa mezza maratona (eh, così si vocifera)...beh, è un motivo in più per fare bene. Tra l'altro lui è di casa a La Mandria. Finito l'allenamento, faceva le ripetute nei sentieri del parco...Che calciatore, che professionista!
Parentesi calcistica a parte, sono fiducioso per domani. Nello sport (sia in quello che seguo sia, anche se da pochi mesi, in quello che pratico) sono moooooolto scaramantico e, quasi involontariamente ho fatto oggi alcune cose che feci prima della Turin Half Marathon: andare a Torino a ritirare il pettorale, vedere il mio carissimo amico Dario e fare due passi in centro: passeggiare è un'attività per me fondamentale prima di ogni gara. Quasi un rito, catartico quasi come metterti il pettorale, infilare le scarpe e inserire il chip tra i lacci.

Il programma di avvicinamento per la Turin Marathon: il 18 novembre incombe!

Nel frattempo, sono scivolate via due settimane di allenamenti intensi. Già, un programma in palestra molto intenso, due sessioni di corsa mattutine da un'ora circa e una sessione domenicale a lunga percorrenza (...a settimana!) si stanno facendo sentire sul fisico e sulla mente.
Sul fisico...lo si poteva anche immaginare. Ma il doversi alzare alle 5-5.30 di mattina è agghiacciante! Da un lato, distrugge il corpo e la psiche. Non è il freddo, anche perchè freddo non fa ancora...è l'ora: alle 6 le gambe non ne vogliono sapere di correre e il cervello "ha ancora in testa" il letto! Terrificante, specie per chi come me, ama stare a letto, nel suo piacevole tepore.
Però correre a quest'ora ha anche i suoi lati positivi: macchine in giro ce ne sono ancora poche, si può correre in santa pace e poi... è bellissimo poter vedere un paese svegliarsi: la signora del bar che apre il locale e che inizia un'altra lunga giornata, gli studenti mezzo rincoglioniti che barcollano le loro giovini membra verso la fermata del bus, il signore che porta a spasso il cane, la fragranza del pane da poco sfornato che proviene dalle panetterie, il muratore che si ferma al bar prima di scomodare giù santi e madonne dal creato, il giornalaio che espone le prime pagine de La Stampa e Tuttosport, vedere le facce stupite (alcune, tante a quell'ora sono ancora in piena fase REM) della gente che ti vede un ragazzo correre a quell'ora. Belle sensazioni. Tanto quanto l'entrare in ufficio e poter salutare Giovanni e Ilaria con rinnovata allegria e gioia, nonostante sia io il primo a sapere che con loro dovrò condividere le fatiche di un'altra intensa giornata in trincea.
Il programma che mi porta verso la maratona è ancora lungo. Me l'ha preparato il mio fido istruttore di palestra, Edoardo, che inizio già fin d'ora a ringraziare, fiducioso che ciò che in serbo per me mi farà arrivare in grande forma all'appuntamento del 18 novembre (partite di calcetto permettendo, vero?).

L'asse centrale dei giardini della Reggia di Venaria, da dove domani partirà "Una corsa da Re"

L'avvicinamento è tosto...domeniche con 18 km (già percorsi domenica), poi mezza maratona a Venaria, una tranquilla 10 km a Pinerolo (proprio perchè è di casa...), e tre long-run da 20, 30 e 35 km negli ultimi tre weekend: tutto condito da uscite mattutine e palestra durante la settimana. Niente male...per fortuna che c'è sempre spazio per l'ironia: guardate la foto e vedrete il suo programma per il 18 novembre...simpatico! Ah, dimenticavo: sarebbe consigliabile fare i 20, i 30 e i 35 km in quota. Ho provato a farne 18 a Sestriere, domenica scorsa. Li ho fatti, si. Ma che roba, da tagliare in due un polmone...35 non so se li farò a 2000 m.
Sapete che vi dico? Che per ora i 21 km di domani sono più che sufficienti!
Con questo, vi saluto e ora si va a nanna!

p.s. Direte voi: "Che cosa????? E'sabato sera!"
Don't worry! Running's always a good time!

A presto!
Stefano

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