Visualizzazione post con etichetta ciaspole. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ciaspole. Mostra tutti i post

giovedì 12 febbraio 2015

Losche figure, settecento giorni dopo

Ciao a tutti!
Sono trascorsi quasi due anni dalla mia ultima escursione sulla neve. Era il marzo del 2013, quando mi recai munito di ciaspole al Lago di Malciaussia. Una vita fa. Avevo da poco accettato di tentare un'esperienza lavorativa in Germania. Avevo conosciuto da poco Giulia, e qualcosa tra noi stava già germogliando. Mi apprestavo (a una settimana di distanza) a correre la mia seconda maratona, in quel di Barcellona. Un'eternità. Sono esattamente settecento, quegli infiniti giorni.

Si cammina in mezzo a una foresta da fiaba

Ecco, potete capire cosa provavo nei momenti in cui mi sono trovato nuovamente a calpestare la neve. Da solo, io e la natura attorno a me. Sentieri interamente ricoperti dal manto nevoso, alberi come sfigurati dalle precipitazioni invernali, un sole che abbellisce tutto quanto. Pochi rumori, ma di quelli buoni: il disgelo della neve nei pochi anfratti lasciati a disposizione, qualche goccia che scende dalle fronde degli abeti e i miei scarponi che affondano nella neve. Sensazioni che sapevo di non aver perso ma che per troppo tempo sono state lontane.

Una firma sul libro di vetta

La Bayerisches Wald, che ci ha ospitato nel weekend appena trascorso, mi ha visto ritornare a camminare nella neve. Niente più grandi cime ma dolci colline, che spesso non superano i mille metri. Personalmente non credevo, prima di rendermi conto cosa fosse la Bayerisches Wald, di poter raggiungere una sommità, e magari trovare un gran panorama assieme al libro di vetta. Gradite sorprese, queste, che mi fanno rivalutare le alture tedesche, da me ribattezzate spesso come "colline" (in confronto alla mole delle nostre Alpi).

Un corridoio di abeti

Non parto di buon ora, come al solito e come si conviene per una vera uscita sulla neve. Accompagno Giulia sulle piste di Eck e da lì mi incammino anch'io. Scendo un pochino lungo la strada che collega Arrach ad Arnbruck, dalla macchina avevo intravisto un ottimo punto dal quale iniziare il cammino. Senza sapere dove andare. Una meta non c'è. Voglio solo godermi ciò che mi sta attorniando, il resto verrà da sé.
Inizio dunque a camminare su una carrareccia già battuta in precedenza da qualche altro escursionista, completamente immerso nel bosco, fino a raggiungere la pista da fondo che da Eck si dipana verso Bodenmais. Qui si cammina più rilassati - non si affonda mai - ma si deve dividere lo spazio con i fondisti. Poi intravedo un cartello che indica una possibile meta: Mühlriegel. Sotto un'altra targa parla di Spitze, cima. Sta a vedere che in quella direzione, e a breve distanza (cento metri circa) vi è la cima dell'altura che ho risalito?

Il percorso registrato con Garmin Connect

Così è. Per salirvi devo anche appoggiare le mani su qualche roccia, ma ciò che si presenta dopo vale lo sforzo. Nel bagliore del mezzogiorno, tutta la Zellertal è di fronte a me, completamente coperta dalla neve, dove le uniche schiazze scure sono i boschi della Bayerisches Wald. La cima è indicata da una croce in legno, eretta nel 1999. Una scatola in alluminio contiene il libro di vetta. DEVO lasciare un pensiero, una testimonianza, una frase che raccolga tutta la mia emozione. Alla mia sinistra c'è il Großer Arber, un buon motivo per tornare nella Bayerisches Wald; a destra le piste di Eck, per ricordarmi che è ora di scendere. Senza fretta, la discesa sarà veloce ma ciò che mi circonda deve stare a lungo negli occhi.

I loschi figuri

Perché alla fine della giornata ciò che mi rimane impresso non sono i panorami dal Mühlriegel, il piacere di una gradevole escursione (da troppo tempo aspettata), una giornata soleggiata come poche durante questo inverno. Ciò che mi porterò per sempre nel bagaglio dei ricordi, sarà questa foresta coperta di neve, la quale modella le forme della natura a suo piacimento, per creare un mondo parallelo, quello che spesso viene narrato nelle leggende della montagna. Ignaro di codeste favole, descrivo nella mia mente una foresta che prende vita sotto la neve, dove gli abeti diventano maghi, stregoni, draghi. La neve può allargare i confini dell'immaginazione, in me crea figure fantastiche, quasi spaventose. La neve può anche questo e la Bayerisches Wald, così solitaria e quieta non può che essere il palcoscenico ideale...

Un sole che buca la fitta trama di abeti...

Bis bald!
Stefano

lunedì 9 febbraio 2015

Nuove scoperte: un weekend nella Foresta Bavarese

Ciao a tutti!
Il fine settimana che si è appena concluso è stato quello dedicato ai piaceri personali che, per varie ragioni, avevamo temporaneamente accantonato. Da quando ci siamo trasferiti infatti, io e Giulia non avevamo ancora avuto modo di indossare, rispettivamente, ciaspole e sci, per una bella giornata nella neve. Abbiamo rimediato a questa lacuna nell'ultimo weekend, durante il quale abbiamo scoperto qualcosa di ancora totalmente nuovo per noi: la Bayerisches Wald, in italiano Foresta Bavarese.

Panorama dal Mühlriegel

Non immaginatevi che la Bayerisches Wald sia solamente un grande bosco. Esso è un'intera regione della Baviera orientale, parte della quale anche parco nazionale (esteso 240 chilometri quadri), che copre più di un circondario rurale. È un'area che va definita "di media montagna": la cima più alta, il Großer Arber, non tocca i 1500 metri, nonostante possa sembrare, alzando lo sguardo verso l'alto, che attorno a sé ci siano solo grandi montagne. Al confine con la Repubblica Ceca, la Bayerisches Wald rappresenta uno dei luoghi di villeggiatura più vicino alle città di Ratisbona e Passau: in inverno è una zona meravigliosa e immagino che in estate possa esserlo altrettanto, grazie alle ampie possibilità per gli amanti del trekking.

Nella tormenta di neve

Ma perché abbiamo scelto la Foresta Bavarese per andare a sciare (Giulia) o sulle ciaspole (io)? In Germania ci sono luoghi più vicini (la Rhön, per fare un esempio) o più universalmente noti (Garmisch-Partenkirchen). E non troppo distante, vi è l'Austria, ricca di piste attrezzatissime e con montagne da urlo. C'era voglia di trascorrere un weekend sulla neve, lontano dalle località adiacenti la Franconia, e senza spendere l'iradiddio. La Bayerisches Wald è stata un ottimo compromesso.

Gli immensi abeti della Bayerisches Wald

A detta di Giulia, gli impianti sciistici sono po' attempati, a partire dagli impianti di risalita. E i chilometri di pista a disposizione si contano su ben poche dita. Ma la neve è perfetta. Da Eck, una sorta di colletto che divide i circondari di Cham e Regen, abbiamo sciato e ciaspolato (o meglio, camminato sulla neve) con molta soddisfazione. Personalmente, ho trovato degli ottimi itinerari - faticosi ma non troppo - con panorami sublimi e tanti soggetti da immortalare con la macchina fotografica, come mai mi sarei immaginato. Con un sole splendente o con una bufera in corso. Ma la neve, si sa, può dare molte soddisfazioni a chi ama la montagna e la fotografia.

Lam, tipico elemento architettonico dell'area

La Bayerisches Wald non ci ha deluso, in sintesi. Anzi, non vedo l'ora di tornarvi in estate. Con la speranza di trovare qualche segno di vitalità in più. I paesi di questa zona appaiono infatti... assopiti, come caduti nel sonno. Una spiegazione non c'è: le valli della Bayerisches Wald non sono isolate, ma collegate tra loro da una rete di strade in condizioni perfette. Lam, dove abbiamo albergato ne è l'esempio migliore, ma in generale tutti i paesi appaiono molto... rilassati. Unica eccezione è parsa Bodenmais, anche grazie alla presenza del migliore impianto sciistico del comprensorio. Abbiamo provato a chiederci il perché di questa atmosfera intorpidita: la Bayerisches Wald è una zona di confine, e non un confine qualunque. A pochi chilometri in linea d'aria vi è il confine con la Repubblica Ceca, che fino a poco più di venticinque anni fa segnava anche il confine tra l'Europa di influenza occidentale e l'Europa di influenza sovietica, un fattore che va certamente considerato.

Un confine che sa di storia del Novecento

Repubblica Ceca: trovarvisi a due passi è stata una tentazione troppo grande. Una puntatina l'abbiamo fatta, proprio per curiosare un po' in questa nazione da entrambi mai toccata prima d'ora. Nel bel mezzo di una tormenta di neve abbiamo varcato il confine tra Germania e l'ex-Cecoslovacchia, ancora ben visibile dall'ex-dogana, un luogo dove i soldati americani e russi decine d'anni fa erano probabilmente abituati a guardarsi in faccia. Anche se ci siamo limitati a raggiungere il primo paese lungo la strada proveniente dalla Germania, Železná Ruda, il diverso tenore economico tra le due nazioni balza subito all'occhio. Non siamo lontani da questo stato, può darsi che a breve ci si ritorni. Per capirne un po' di più...

Gelo boemo

Resta comunque un ricordo di un gradevole fine settimana. Merito della Bayerische Wald, delle sue valli, dei suoi panorami e delle sue dolci montagne. Immagini che non mi dispiacerebbe incontrare di nuovo. In inverno ma soprattutto con la bella stagione. Per chi ama il trekking, c'è molto pane per i propri denti.
Bis bald!
Stefano

sabato 7 febbraio 2015

Finalmente...

Germania, Eck, Bayerisches Wald.
Dopo quasi due anni dall'ultima vera volta sulla neve... scatti di questo genere rappresentano per me la liberazione!

Nel cuore di un'imbiancata Bayerisches Wald

Bis bald!
Stefano

venerdì 26 dicembre 2014

domenica 29 dicembre 2013

L'aria della valle

Ciao a tutti.
Poche parole per descrivere due splendidi giorni vissuti a cavallo tra Natale e Capodanno: ritorno a casa.
Non è la mia regione, la Valle d'Aosta, ma è come se lo fosse, l'ho già raccontato tante volte. Entrare in Valle d'Aosta, ha per me ogni volta un sapore diverso. Questa volta, un sapore più forte, più intenso... chi sta lontano dalla sua terra per tanti mesi - più di quattro - non è che felice di tornarvi. Batte forte il cuore, quando dall'autostrada intravedi Pont-Saint Martin e i vigneti di Donnaz...

Valtournenche innevata

La scelta ricade ancora una volta sulla Valtournenche, la valle del Cervino. L'occasione, un anno fa, sarebbe stata una semplice ciaspolata. Ora, è andare a trovare Giulia, per festeggiare il suo compleanno. Non cambia nulla, quando si entra in Valle scorre velocemente nella testa un film di avventure e storie vissute.

Dite che la vedranno la televisione?

Arrivare a Valtournenche il giorno di Santo Stefano è impresa non da poco. Un'assurda bufera ha ricoperto l'intera valle di neve. Si inizia poco sopra Chatillon, e man mano che la strada sale, le condizioni del manto stradale sono sempre peggiori. Ma attorno si vive in un'atmosfera incantata... gli occhi non possono bastare.
Quando la bufera smette di imperversare e il cielo concede una piccola tregua - dopo cinquanta centimetri accumulatisi sul tetto - quel che resta è il bianco. Il bianco della neve che sovrasta di gran lunga il grigio della dirupata roccia o il marrone dei rami. C'è anche una viabilità disastrata, ma siamo in vacanza, e ce la facciamo andar bene. L'importante è essere contenti, insieme, in questa meraviglia che la Valle d'Aosta (e il destino) ci ha regalato.

Condizioni difficili sulla strada che porta a Cervinia

Proprio il destino, ci concede il giorno dopo un altro bel regalo. Il vento che infuria nella notte fa temere l'accanita sciatrice, ansiosa di poter attaccare gli sci ai suoi nuovi scarponi, ma in compenso porta le nuvole a sud. Ora il bianco ha un nuovo compagno ed è l'azzurro, l'azzurro di quel cielo meraviglioso che in Valle d'Aosta circonda le montagne più alte d'Europa e le più amate del mondo.

Chamois sotto la neve

Gli sciatori vogliono sciare, io mi voglio solo godere una giornata di sole in questa regione. Non c'è miglior scelta di Chamois, minuscolo comune abbarbicato su un piccolo altipiano della ripida sinistra orografica della Valtournenche. Un villaggio messo in posizione eccezionale, e la sua posizione impervia è scritta nel suo nome: "chamois" vuol infatti dire in francese "camoscio"... l'animale che in montagna ha meno paura delle più ripide pendenze. Chamois è un comune famoso in Italia soprattutto per essere l'unico a non essere raggiungibile in auto. Solo una funivia che parte da Buisson permette il collegamento con il resto della civiltà. Si, un posto speciale per una giornata speciale.

La balconata sulla Valle d'Aosta

Gli sciatori sciano - e io non li invidio. Non mi sono mai sentito attratto da questo sport, se non in televisione. Troppa paura di farsi male e di conseguenza, salutare per tanto tempo il mondo del podismo. Considerarsi un po' vecchio per cominciare a sciare (e farlo bene). Ma soprattutto, non sopportare la diffusa tamarraggine dei personaggi che frequentano le piste. Chi deve brillare con la sua tuta del brand più famoso appena acquistata, chi deve farsi vedere più bravo degli altri, soprattutto all'interno di un gruppetto. Chi è semplicemente maleducato. La maleducazione è ovunque, ma l'umiltà è caratteristica quasi essenziale del podista. E qui se ne trova poca.

Valtournenche dopo la bufera

E poi, non riesco a trovare sulle piste da sci la componente selvaggia che mi ha fatto innamorare della montagna, quasi sette anni fa in Val d'Ayas (oh, Valle d'Aosta, guarda caso...). L'assenza di rumori della civiltà, la totale condivisione di sé stessi con la natura circostante. O la condivisione di indimenticabili esperienze con persone che hanno in comune gli ideali della montagna. Per quanto mi riguarda, meglio starne fuori...

Le folli creature del gelo in montagna

Cammino un po' per le vie di Chamois, tra le sue case. La neve sciolta dal sole disegna bizzarre forme nel manto nevoso che ricopre le sparute abitazioni di Chamois. Mi fermo un attimo, un attimo lungo una quindicina di minuti... per sentire il quieto frastuono della natura, per sentirmi parte di essa. Lì ritrovo la mia valle, la mia dimensione di montagna, ciò che ho amato e amerò per sempre.

Tra le vie di Chamois

Poi, quando si ritorna a Buisson, vedi quel capolavoro di Madre Natura che è il Cervino. Alle ultime luci del giorno, con quel riflesso speciale che ne colora di giallo le creste, non puoi far altro che annuire di fronte al suo strapotere di bellezza. Il Cervino è oggettivamente bello, armonioso, rasenta la perfezione della roccia.

Il Cervino visto da Buisson

Torno presto, Valle d'Aosta.
A presto!
Stefano

domenica 10 marzo 2013

Lago di Malciaussia

Ciao a tutti,
ad una settimana dall'evento podistico a cui parteciperò, la Zurich Maratò de Barcelona, mi sono concesso ancora una piccola escursione in montagna con le ciaspole. Sperando che non sia l'ultima: di neve (e anche discreta) ce n'è ancora, ma la primavera è ormai alle porte e probabilmente dovrò aspettare Pasqua per calzare di nuovo le mie rosse racchette da neve.

Le mie care ciaspole...

La meta di oggi rappresenta una novità assoluta per me. Non tanto per la meta raggiunta, dato che il mio animo esploratore mi fa compiere normalmente sempre nuovi percorsi, quanto per la zona prescelta. Oggi mi sono addentrato in Val di Viù, la valle più meridionale delle Valli di Lanzo. Dove non ho praticamente messo piede, nonostante molti appassionati, Stefano e Luca su tutti, mi hanno sempre consigliato, descrivendole come luoghi paesaggisticamente incantati. La ragione della mia scarsa conoscenza è presto detta, per starmene in Piemonte, è più facile salire in Val Chisone o in Val Po. Dove di posti spettacolari ce ne sono eccome. E senza, soprattutto, doversi sobbarcare almeno un'ora e mezza di auto con passaggio sulla tangenziale di Torino. E per di più, senza le strade sconnesse che hanno caratterizzato l'ultimo tratto di strada che da Viù porta a Margone, dove ha inizio la salita verso la destinazione di giornata, il Lago di Malciaussia.

Con il Rocciamelone sullo sfondo...


Si sale lungo la strada che porta all'invaso artificiale. Non è durissima, si sale agevolmente tra piccoli boschi e alcune baite diroccate fino a quota 1700 metri, dove il paesaggio cambia e si inizia ad intravedere la diga. La strada ora costeggia il fianco sinistro orografico della valle, fino ad arrivare al gruppetto di costruzioni in punta al lago artificiale. Tutto ciò quando di fronte si staglia maestoso il Rocciamelone. Che, visto da questo lato, ha ben altro aspetto. Fa più impressione!

La Val di Viù vista lungo la discesa a Margone

Micidiale il colpo d'occhio sul lago e i pendii che lo circondano: è tutto bianco! Si riesce a vedere solo qualche chiazza di grigio-azzurro, chiaro segno che lo strato di neve sta per sciogliersi. In fondo è marzo e la temperatura è decisamente alta. Non a caso, i segni dello scioglimento delle nevi sono ben visibili. Infatti, raggiunto il lago scendo verso il rifugio Vulpot e seguo una lieve traccia lungolago fino alle casupole di Pietramorta. Dove le grondaie schizzano acqua a destra e manca. Nel mentre che consumo un frugale pasto, provo a mettere la borraccia, ormai vuota, a raccogliere l'acqua (che non berrò) proveniente dalla grondaia della baita sul quale uscio sono comodamente appoggiato. Pochi minuti, e la borraccia è mezza piena.

Lago di Malciaussia: un'enorme distesa bianca...

Una lettura alla vicenda di Hermann Buhl e Kurt Diemberger sul Chogolisa, qualche minuto di riposo...con il passamontagna. Perchè la crema solare non fa parte del kit invernale da montagna. Sapere di doversi mettere addosso del biossido di titanio non mi piace tanto. E se ne posso fare a meno, evito. Doversi poi alzare dal tiepido "giaciglio" con un panorama così non è che faccia tanto piacere.

Scioglimento compilation

Perchè lo spettacolo, come è anche possibile vedere dalle foto, è immenso. Mi è capitato di dire a me stesso, lungo l'itinerario di ritorno, nel tratto in riva al lago, cose del genere "No, questo non può esistere". E invece esistono, e allora mi fermo, le osservo e le fotografo. E continuerei a fotografare, all'infinito.

No comment, che spettacolo! Le nuvole non possono coprire questa magia...

Come prima gita nelle Valli di Lanzo non c'è veramente male. Alla fine è un'ora e mezza la distanza in automobile che mi separa da queste zone, tutto sommato non è difficile da colmare. Quest'estate, se ci saranno sufficienti week-end disponibili, una capatina la devo fare di sicuro. Per ora, rimango con un bel ricordo di questa giornata sulla neve.

La parete nord-est del Rocciamelone

E non solo un ricordo. Anche una faccia bella rossa.
In fondo, a Barcellona ci devo arrivare pronto in tutti i sensi. Anche con una bella abbronzatura!
Ciao a tutti e buona serata!
Stefano

domenica 3 marzo 2013

Come smaltire la stanchezza con ulteriore sforzo fisico

Ciao a tutti,
quella che sto per raccontarvi potrebbe essere l'ultima escursione in ciaspole di questa stagione invernale. I tre weekend che seguiranno saranno dediti alla corsa e non so quanto tempo potrò dedicare alla montagna. Il secondo di questi tre weekend, poi, è quello clou: Zurich Maratò de Barcelona! Dopo si fa Pasqua, ed è subito aprile: non so in che stato sarà la neve fra quattro settimane.

Il Pelvo d'Elva.

Meta tranquilla, quella di oggi: il Colle del Prete. Si tratta di uno dei due valichi (assieme al Colle di Gilba) che mette in comunicazione la Val Varaita e la Val Po. Non è una location impegnativa, la sua quota supera appena i 1700 metri e si parte da poco più di 1500. Circa duecento metri di dislivello, ma qualche chilometro c'è. Ed essendo un lungo falsopiano in salita, il percorso risulta lungo. Infinito se percorso in discesa, quando non si intravede mai la fine, nonostante ci si muovi più velocemente. Però devo ammettere una cosa: sono partito con le gambe piene di tossine post-allenamento e sono tornato come nuovo...bello andare in montagna così!

Poco sopra il Colle del Prete. Sullo sfondo la Val Varaita.

La neve non è in belle condizioni. Per questo temo che possa essere l'ultima gita dell'inverno 2012/2013. Sotto gli alberi poi, la situazione è tragica. Lungo il ritorno, intorno alle ore 14, si ciaspolava in una strana mistura di neve, ghiaccio e acqua. Non proprio ciò che rende emozionante una gita in montagna. E lontano dagli sparuti boschetti che collegano Becetto (frazione di Sampeyre) al Colle del Prete la neve diventa pappa, quando il sole di mezzodì batte forte sul versante nord della Val Varaita.

Più balcone di questo...

Fortunatamente, qualcosa di emozionante c'era oggi: un immenso spettacolo di montagna. Che non è solo un semplice "qualcosa" bensì il senso stesso dell'escursione.

Visuale verso sud-est: tutto è bianco, che sia neve o che sia foschia...

La giornata prometteva bene fin da subito, cielo sereno, nuvole assenti manco a pagarle oro. Una di quelle giornate che chi va in montagna desiderebbe sempre, magari un pochino meno calde. Tutto il tragitto verso il Colle del Prete è un balcone sulla Val Varaita; gli occhi sono sempre diretti verso il versante sud della valle: Birrone, Rastcias, Chersogno e verso ovest, il Pelvo d'Elva. Ma il versante nord non scherza: non so per quale strano effetto, per quale gioco di luce, ma la neve pareva "brillare"!

La Val Varaita dominata dal Pelvo d'Elva, al centro.

Il quadro è completo in cima al Colle del Prete. Verso nord, la Val Po, il Vallone di Gilba e una intera visuale verso le Alpi Graie, Levanna, Rocciamelone e un po' di cime difficili da discriminare. Verso sud, le cime sopraccitate; verso ovest: la Testa di Garitta Nuova. Punta già suggerita da Silvia durante la salita al Bricas, dev'essere qualcosa di spettacolare, un lungo panettone fino a 2400 metri.

Dal Colle del Prete, verso nord...

Tempo per rifocillarsi, una mezz'oretta di riposo, in cui prendere la dose sufficiente di sole per arrivare a casa con la faccia bella rossa, e poi via verso Becetto. Con la gioia per aver goduto appieno ed in condivisione con la montagna, attimi piacevoli ed importanti, e con un po' di malinconia per il fine settimana che volge al termine, vi saluto e vi auguro una buona serata.
Stefano

Quel cielo un po' così...

Buona domenica a tutti!
Attorno a me si staglia un panorama incredibile. E non ho neanche ciaspolato molto, un'ora e mezza circa, per raggiungere il punto in cui, nell'incantevole Val Varaita, la terra coperta dall'ultima neve di febbraio si fonde con quel cielo un po' così, terso ma velato da una foschia che in pianura sicuramente impedisce la visuale di cui sto godendo.
Valle Po, Valle Varaita sono ai miei piedi! Come io lo sono nei confronti della Testa di Garitta Nuova, il Chersogno, il Pelvo d'Elva...e non solo: Marguareis a sud, Rocciamelone e Levanna a nord.
Fa caldo oggi, si suda. Non mi interessa quanti litri di sudore verserò, voglio solo continuare a sognare come sto facendo ora. Come sempre, quando sono tra le mie montagne.

La Val Varaita, vista dal Colle del Prete.

Buon proseguimento di domenica a tutti,
Stefano

lunedì 25 febbraio 2013

Trovarsi a parlare di montagna, purtroppo, con delusione

Ciao a tutti.
Non vi saluto con un "buonasera", perchè una buona serata non lo è affatto! Non ho voglia di commentare cosa sta succedendo in Italia in queste ultime ore perchè potrei risultare... volgare. Potrei mostrare il lato peggiore di me, cosa che vorrei evitare. Dico solo che gli ultimi avvenimenti sono una vergogna! Non penso che il popolo italiano si meriti tutto questo. O forse si? Non lo so, ciò che è certo è che ho tanta voglia di fuggire da questo paese stupendo, il più bello che c'è nel nostro mondo, ma abitato da milioni di vecchi stupidi ed ignoranti. E qui chiudo.

Il gruppo del Monviso dalla cima del Bricas

Cerco un po' di relax dentro. E lo trovo con le mie montagne, quelle che non mi hanno mai tradito e nelle quali ho sempre riposto la fiducia di trovare un'oasi di pace interiore. Fiducia SEMPRE ripagata. E quale montagna migliore se non quella di casa, quella che vedo ogni mattina quando mi alzo per andare a lavorare? Ovviamente sto parlando del Re di Pietra, il Monviso.

2426 metri, in cima al Bricas


Già, se vi ricordate nel post di sabato 16 febbraio 2013, avevo promesso qualche dettaglio su quella giornata trascorsa in Val Po. Bene, che dire, niente di meglio di qualche sana fotografia della montagna regina delle Alpi Cozie.

Solitario e baciato dal sole, lungo la ripida salita al Bricas... (by Silvia)

Gita fantastica quella di due weekend or sono. In compagnia di Silvia (che quanto a mete montanare nell'intorno di un'ora di macchina ne sa parecchio, devo dire), ho risalito il Bricas, una punta di poco più di 2400 metri posta tra il Monte Frioland e la Punta Ostanetta, dalla quale la visuale su tutto il gruppo del Monviso è... da togliere il fiato! Specie in una giornata così serena e limpida che io e Silvia abbiamo indovinato: la vista spazia non solo su tutto il gruppo del Monviso, dalla Cima delle Lobbie fino al Granero, ma anche sulle Alpi Marittime e buona parte di Graie e Pennine. Teoricamente il Peakfinder mi segnala anche la possibilità di intercettare con i miei occhi Grivola e Cervino, ma la mia vista è modesta e più che un ammasso bianco che presumo sia il gruppo del Rosa non riesco a vedere.

Monviso e Visolotto, in immagine ingrandita

Lo scenario sulla pianura è altrettanto scenografico. In giornate del genere spesso le montagne sono perfettamente visibili, ma nella bassa regnano sovrane foschia e nebbia. In questo caso, no. Pinerolo e l'imbocco delle valli Pellice e Chisone sono perfettamente visibili, così come Cavour e la sua Rocca. Giunti in cima, freddo escluso, tutto ti attrae magneticamente a restare lì, consci di aver scovato un piccolo angolo di paradiso dal quale sognare (e anche l'indice della mia mano destra è sempre incollato al pulsante della macchina fotografica).

In procinto di togliermi le ciaspole (by Silvia, e pure di soppiatto)


Però, bisogna tornare indietro: non c'è modo migliore di farlo chiaccherando del più e del meno (e di Walter Bonatti) con Silvia e con lo scenario magico sul Monviso dal versante sud-ovest del Bricas. Un piccolo velo di tristezza sale in me, quando, rientrando nel bosco, la vista del Re di Pietra rimane offuscata... sigh. Resta il ricordo di una bella giornata, come non ne passavo da tempo, causa allenamenti...

Pazzesca la visuale sulla pianura pinerolese...

Queste righe sono state utili, scrivere si rivela sempre un'attività di piacevole e sano sfogo. Nell'oretta spesa a costruire questo post ho spaziato un pochino con la mente. Pensando che l'Italia fortunatamente non è solo ciò che i media ci stanno dipingendo in questo momento ma anche una raccolta di immagini da sogno. Come quelle vissute in cima al Bricas.
Buonanotte a tutti,
Stefano

mercoledì 20 febbraio 2013

Neve

La neve evoca molti pensieri. Ognuno collega questo mistico fenomeno a svariegati momenti e differenti esperienze della propria vita.
C'è chi si ricorda delle battaglie a palle di neve da bambini (e non solo da bambini), oppure dei pupazzi tirati su in cortile, chi come me ha avuto la fortuna di poter disporre di un cortile. Altri la collegano alle settimane bianche o a weekend sulle piste da sci.
I peggiori sono soliti dire che è un problema perchè li rallenta in macchina. Ritardare di qualche minuto, che sarà mai. Altri fenomeni si lamentano che bisogna spalarla: ma è pur sempre un'ottima attività fisica e anche low-cost. Che serve, a meno che si voglia fare la fine di quell'emerito cretino di mio cugino che per non averla tolta è rimasto bloccato con la sua auto nel bel mezzo del cortile di casa. Sudare un pochino, sapete, è un disonore!:-D La neve, che ne vogliano o no, però, serve. È la nostra migliore riserva idrica.
Negli ultimi anni ho visto nella neve un mezzo nuovo per conoscere la montagna, tramite le ciaspole. Al punto che già a fine ottobre, in coincidenza di fenomeni piovosi intensi mi chiedo se sopra i duemila nevichi, una buona scusa per respirare l'aria buona di montagna. In solitudine, tra cime innevate e pianori imbiancati, con le ciaspole ai piedi, rifletto e mi accorgo della potenza della neve, e non quella fisica di slavine e valanghe. Vedo lo straordinario potere della neve, quello di coprire tutto, di portare tutto allo stesso livello, di rendere uniforme ciò che ci circonda. Servirebbe una bella nevicata, anche tra le coscienze delle persone.

Col Entre-Deux-Sauts - Foto di archivio, 28 dicembre 2011
Ora, sdraiato a letto, guardo le previsioni meteo: quattro giorni di neve in vista. Ma mai come stavolta sto sperando che sia una burla, uno scherzo dell'atmosfera. Barcellona's calling!
Buonanotte,
Stefano

sabato 16 febbraio 2013

Giù dal Bricas!

La vedete la foto? Si? Bene...
Non penso di dover aggiungere molto altro; in giornate di inccomensurabile bellezza come quelle di oggi, certe immagini si commentano da sole!
Ora tutti a casa, in ansiosa attesa di un bel piatto di pasta... vi aspetto più tardi per il post di questa giornata in Val Po.
Are you seeing the photo? Yes? Good...
I think it's not necessary to add other; on the days of incredible beauty like today, the images are self-evident!
Now everybody at home, in the eager wait for some pasta... I'll wait for you later for the post of this day in Val Po.

Il Monviso (e le sue punte) viste dalla discesa dal Bricas
A presto,
See you soon
Stefano

mercoledì 26 dicembre 2012

Vigilia di Natale al Selleries


Ciao a tutti,
come stanno procedendo le vostre vacanze natalizie? Io mi sto rilassando parecchio...se escludiamo il giorno della vigilia di Natale, del quale sto per scrivere in questo post, sto abituandomi a svegliarmi intorno alle 12. Cosa che per me, abituato ad alzarmi presto per andare a lavorare e ancora più per andare in montagna, non è molto usuale. Tra un pranzo e l'altro comunque, trovo il tempo per scrivere due righe sulla gita di lunedì 24 dicembre.
Hi everybody,
how are you spending your Christmas holidays? I'm relaxing myself a lot...if you exclude Christmas Eve, whose day I'm going to write about in this post, I'm getting used to wake up late, not before 12 AM. It's so unusual for me that I'm a person used to wake up early to go to work or in mountain. Anyway, among Christmas lunches, I'm finding some time in order to write some words about the trip of December, 24.

Il fondovalle della Val Chisone e in lontananza, le nuvole a coprire la pianura.

Gita atipica: già, in compagnia del mio capo, Enrico. Per quanto ci si possa discutere in ufficio, è bello avere un capo con il quale condividere dei momenti piacevoli come quelli passati sulle ciaspole lunedì. E mi ha fatto ancora più piacere il fatto che sia stato lui a cercarmi.
La meta di giornata, il Rifugio Selleries, non era affatto proibitiva. In fondo, l'idea era quella di fare una gita in mattinata, in maniera di poter trascorrere in casa il pomeriggio della vigilia. E il Rifugio Selleries è una location ideale in quanto si parte da Pra Catinat, che posso raggiungere in 45 minuti di auto, e la durata del percorso è inferiore alle due ore.
It has been an atypical trip since my chief was with me. It's nice to have a chief which I can share pleasant moments as those spent on Monday on the snowshoes, in spite of some discussions in office. It has been wonderful the fact he asked me for this trip.
The destination of Monday was the Rifugio Selleries and it wasn't so arduous. In fact, the original idea was to be at home in the early afternoon. The Rifugio Selleries is an ideal location since the path starts from Pra Catinat (45 minutes of car away from my home) and the duration of the path is less than two hours.

L'Alta Val Chisone, in direzione Pragelato.

Ero già stato al Rifugio Selleries, più di due anni fa, in settembre. Ero di passaggio allora, da lì ero poi salito sul Monte Orsiera. La configurazione del paesaggio mi aveva fatto pensare che sarebbe stata un'ottima meta per una tranquilla gita invernale. Infatti così è stato, la neve che copriva la poderale che da Pra Catinat porta al rifugio, nonostante non fosse nelle migliori condizioni, era comunque splendidamente battuta. Il dislivello non eccessivo, poco più di 300 metri, l'ha resa una piacevole gita più che una faticosa ciaspolata.
I had been in this place two years ago about, in September. On that occasion, I started the trip from Rifugio Selleries towards Monte Orsiera. But the landscape layout made me think that this could be a wonderful location for a nice winter trip. This has been, the snow above the road that lead to the refuge wasn't in perfect condition but it was well pressed. The height difference is slightly more than 300 metres and this makes it a pleasant trip more than a hard snowshoes-trekking.

Nella conca del Rifugio Selleries, la meta di giornata.

Dal rifugio si gode di un ottimo panorama verso il fondovalle della Val Chisone. Un piccolo sorriso è spuntato sulle mie labbra nel momento in cui ho visto le nuvole che coprivano la pianura mentre noi eravamo baciati dal sole. D'altronde così doveva essere, dato che tutto il percorso è interamente esposto a sud. Il ritorno in discesa verso Pra Catinat, come ogni gita in compagnia di persone piacevoli, è scivolato via in fretta, tra discorsi sul mio futuro lavorativo e sulle corse podistiche (passione che condivido tra l'altro, proprio con Enrico).
The panorama visible from the refuge towards the end of the Val Chisone is wonderful. A little smile appeared on my lips in the moment when I saw numbs covering the plain in the meanwhile we were kissed by the sun. Besides, the whole path is South exposed. The return towards Pra Catinat slipped very quickly (as every time you are with nice people) among speeches about my working future and runs (passion that I share with Enrico).


Davvero una piacevole giornata, conclusasi in bellezza a casa del mio capo con un pranzo "a sorpresa". Si, davvero piacevole. Sia dal punto di vista umano che dal punto di vista della montagna, è stata una vigilia di Natale da ricordare.
A presto!
P.S. auguro ancora a tutti quanti un piacevole proseguimento di Feste Natalizie.
It has really been an enjoyable day that finished with an unexpected lunch at my chief's house. It has been a very nice Christmas Eve, in both human side and mountain side.
See you soon!
P.S. My best wishes for a nice continuation of Christmas holidays.

Stefano




LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...