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giovedì 5 settembre 2013

Das Lachen - Il meglio (o il peggio?) del trash made in Austria

Ciao a tutti!
Una settimana in Austria è stata sufficiente per raccogliere una quantità incredibile di materiale bizzarro su questo paese, ricco di curiosità e stranezze che fanno storcere il naso, o semplicemente sorridere un po'. Siamo così diversi, noi italiani e la nostra cultura, da quella austriaca (e in generale quella di matrice tedesca), pur nonostante la vicinanza geografica.
Una settimana di vacanza poi, con la giusta compagnia, fa emergere un sacco di aneddoti che sono poi ciò che a volte viene ricordato più a lungo e più volentieri.
Il post che segue non è altro che la raccolta (condita da opportuno materiale fotografico) del meglio di tutte queste curiosità austriache, poi ribattezzate in sella "le trashate", e degli aneddoti più divertenti di una settimana in terra austriaca. Tutto raccontato nell'ormai consolidata forma della classifica, e descritto con vena ironica e in alcuni casi anche un po' critica, ma mai offensiva.
Buona lettura (e visione)!
1. I calzini sotto i sandali. Questo strano aspetto della cultura tedesca, specie quella più vintage, è stato sicuramente il leitmotiv della vacanza. Ovunque, in corrispondenza delle zone più affollate, e soprattutto delle abbazie (dove gli anziani abbondano), era tutto un fiorire di calzini bianchi o neri indossati sotto i sandali. Qualcosa di assolutamente inusuale in terra italica, ma anche nella vicina Francia. Venire in Germania e in Austria e vedere per credere.
Il vero "scandalo", se vogliamo chiamarlo così, non sta nel tipo di calzatura in sé o nel fatto che siano gli anziani a farne uso, ma nella constatazione che siano anche donne di giovane età a prediligere il calzino col sandalo. Anche con i tacchi...

Calzino e sandalo col tacco: eccovi il miglior prototipo di cameriera austriaca!

Calzino compilation!

2. La campagna elettorale. Vedere una pubblicità elettorale in cui campeggia la scritta "liebe deine nächsten" (letteralmente, "ama il tuo prossimo") con un'anziana signora che accarezza il candidato, beh... mi si raggelano le vene. Forse perché siamo abituati alla bassezza della nostra classe politica: vi immaginate la vecchietta di paese che fa le carezze a Berlusconi? Non voglio nemmeno pensarci.

Socialisti al 100%

3. Il costume zebrato. L'aneddoto "must" della vacanza. Tutto parte da Passau e si conclude a Zwentendorf. Sapendo che nei vari alberghi troveremo spa, saune piscine ed altri interessanti "benefit", porto con me un costume da bagno. Lo prendo, ma non so bene per quale ragione questo rimane in macchina a Passau. A Ybbs an der Donau troviamo un centro commerciale e pensiamo subito "dai, qui un costume ce l'avranno". Entriamo in un negozio della catena BIPA, alla ricerca di un costume. Mentre Giulia è intenta a odorare profumi, io trovo l'area della costumistica. Bene, la scena che mi si pone dinanzi è questa: un'enorme parete tappezzata di svariati costumi da donna, di diverse taglie, modelli e colori. E un solo tipo di costume da uomo. Zebrato. Prendere o lasciare? Prendo! E a Zwentendorf, in occasione del bagno nel Danubio, mi denudo, lo indosso e lo metto in mostra in tutta la sua cruda oscenità. L'unica a far finta di apprezzare l'agghiacciante pezzo di vestiario è mia mamma che commenta dicendo "Beh, almeno lo potrai usare perchè è della Juventus".

Voilà, il costumino zebrato (e annessa abbronzatura da ciclista del sottoscritto)

4. Problemi tecnici. Giulia: "Se lo prendo in mano si allunga!" Ma che avete capito? Sta parlando del casco e del suo cinturino...
5. Pisello felice. Siamo sempre nella BIPA di Ybbs an der Donau, ed ecco cosa troviamo tra gli scaffali: i preservativi che rendono allegri e gioiosi gli organi sessuali maschili (vedi freccia gialla).

Preservativi made in Germany

6. Le traduzioni di Google Translator, parte 1. Schlögen, cena post-tappa 1. Sul menu (tradotto dal tedesco all'italiano) compare una portata dal nome alquanto inquietante: "trota fritta tutto". Per non saper nè leggere nè scrivere, scegliamo il piatto alternativo.

Menu tradotti male...

7. Imprecazioni. Dopo qualche decina di chilometri era inevitabile sentire Giulia urlare: "Ah! Culo culo culo!". Eh, gli effetti della scarsa abitudine a stare in sella. Fortuna che il numero di italiani sulla ciclovia era abbastanza limitato.
8. Menu improponibili. Un fantastico esempio della cultura culinaria pari a zero che si può trovare nei paesi di matrice anglosassone ce lo fornisce questo ciclista austriaco in foto, in un locale di Spitz. L'abbinamento Radler più cappuccino è una delle cose più indecenti viste in Austria.

Radler + cappuccino

9. Cose da italiani. Capita anche questo, a Vienna: un attacco intestinale nel bel mezzo dei prati vicini ad Heldenplatz. Sul nascere ci scappa da ridere, ma quando ci rendiamo conto che i protagonisti sono italiani la risata se ne va. E Giulia: "Ma la cacca devi tirarla su come quella del cane?". Wow.

RSU in Vienna

10. Scheletri. L'Austria va pazza per la conservazione dell'antico. E non si pone problemi nel mettere in bella mostra corpi di presunti santi ormai ridotti ad ossa, ma ricoperti con un sacco di gingilli vari. Tra l'altro, sembrano quasi messi in posa per un reportage fotografico. Ribrezzo in Giulia, divertito stupore in me.

Scheletri ad Engelhartszell...

...e a Melk

11. Strade tedesche. Durante il viaggio di andata commento così il panorama attorno alle strade: "Che bello, ci sono queste strade, che attraversa questi boschi immensi e tetri". Risposta di Giulia: "Si... Ci pensi, su una strada del genere in Italia ci sarebbe una prostituta con la sua seggiola". La triste realtà italiana.
12. La traghettata trash. Il traghettatore incontrato sul battello tra Wilhering ed Ottensheim sembra uscito da un film di Quentin Tarantino.


13. Back to the past. Engelzhartszell, area pic-nic. Ci accorgiamo di questo trabiccolo al quale attaccarsi per poi "librarsi in volo". Non ce lo facciamo dire due volte e, appena i bambini se ne sono andati, in tempo zero diventa nostra proprietà.


Due bambini...

14. Il bucato. Inevitabile, dopo ogni tappa, lavare il vestiario. Ecco una scena tipica in albergo.

Il bucato di Linz


15. Desideri impellenti. A partire dalla tappa di Linz, lasciataci alle spalle l'ultima località degna di nota sul percorso, era ricorrente sentire Giulia dire: "Ora sto pedalando verso la sauna...". Che il più delle volte, non c'era.
16. Le traduzioni di Google Translator, parte 2. Ah, che fini linguisti, questi austriaci. Le fotografie parlano da sé.


Traduzioni in "italiona"

17. Gli autisti. Gli alberghi di Grein e Maria Taferl erano decisamente lontani dal Danubio; per raggiungerli abbiamo utilizzato un transfer che ci permetteva di andare in albergo con le nostre bici. Uno più pazzo dell'altro, peccato non averli fotografati nel pieno della loro attività. Ah, parole spiaccicate in inglese, zero. Ma non erano solo gli italiani a non sapere l'inglese?
18. Pollo e trota. Maria Taferl, la passeggiatina pre-cena lungo le ormai vuote vie del centro ci regala un aneddoto tutto made in Italy. Un cicloturista, tra l'altro alloggiante nel nostro stesso hotel con moglie e figli, parla al telefono con qualche conoscente e/o familiare commentando polemicamente il cibo austriaco "qui si mangia solo trota e pollo, pollo e trota". La cucina austriaca non eccelle per varietà, ma proprio così noiosa non è.
19. Migliore di che? "Unser pesto ist das beste", ossia "Il nostro pesto è il migliore", così recita un cartello di una bancarella trovata a Jochenstein. Non raccontatela solo ad un ligure.

Il pesto più buono ce l'abbiamo noi!


20. Ironia al semaforo. Altro che gli omini stilizzati dei nostri semafori per ciclisti...


21. L'albergo più trash. Sicuramente è quello di Krems, dove due mucche su tappeto ci accolgono così.



22. Souvenir. Il primo premio va sicuramente a Melk, i cui negozi si distinguono per i souvenir più scemi.


Direttamente da Melk, souvenir dall'Austria

23. La piscina. L'albergo situato a Schlögen si è sicuramente distinto per l'originale scenografia delle pareti attorno alla sua piscina. Sembrava un tantino un set di un film porno.



24. Biciclette foderate. Guardate la foto. Io sinceramente il perché di cotanta decorazione ancora non lo capisco ora.

Biciclette multicolor
25. Smart. Non ho idea del mio livello di vergogna mi trovassi a girare in macchina per Linz con una macchina del genere per pubblicizzare un albergo.

Diversa dalla massa, sicuramente
26. Pipibox. Ma allora anche in Austria la chiamano pipì!?!?!



27. Indigena. Vienna le prova proprio tutte per mantenere un'aura di tipicità che a parer mio, ha un pochino perso in questi ultimi anni. Ci prova anche con le guide turistiche in costume.



28. Feste. Simpatia, portami via.

Simpatiche pubblicità di feste locali sulle rive del Danubio

29. Battesimi. Eccoli, i pesci di Grein. Ossia i nuovi nati e battezzati, finiti nelle reti da pesca di Nostro Signore. L'immagine non rende giustizia: appiccicati ai pesci ci sono anche le foto dei futuri spaccalegna austriaci!

Pescatore di bambini


30. Alla fermata del bus. Un po' trash, ma divertente la pubblicità del Kunsthistorischesmuseum di Vienna. Tra l'Estate dell'Arcimboldo e La piccola pelliccia di Rubens, i passanti si fermano a sorridere. E magari al museo ci fanno anche un salto.


mercoledì 28 agosto 2013

Il comprimario - Dentro la Wachau

Ciao a tutti!
Finalmente è arrivato il momento di raccontare la quinta tappa della Donauradweg, la più bella probabilmente, sicuramente quella più ricca di storia, di arte ma anche di natura e panorama. Si parte da Maria Taferl e si arriva a Krems e anche oggi verrà abbattuta la soglia dei sessanta chilometri. Quello che conta è che oggi è la tappa di Melk e della Wachau, la tappa clou dell'intera ciclovia.

Limpida mattina sul Danubio


I presagi per una grande giornata sono ottimi: il cielo è terso, azzurro come mai prima durante questi giorni. Poi, già da subito, ci aspetta una notevole sorpresa: ci chiedono dove consumare colazione, se all'aperto o no. All'aperto, vi è una terrazza con vista panoramica sul Danubio; nonostante qualche esitazione per la temperatura mattutina che è tutt'altro che calda, ci fiondiamo sul balcone per godere di questo panorama incredibile. E dopo qualche minuto di stupore negli occhi per ciò che stiamo vivendo, passiamo alla colazione: qui, come in tutti gli alberghi incontrati finora, c'è ricchezza e varietà di commestibile e io non sono assolutamente di quelli che non tiene fede al famoso detto "Piatto ricco, mi ci ficco".

Il cortile dell'abbazia benedettina di Melk


La giornata, quella ciclistica, inizia con una secca discesa che ci porta direttamente a Klein Pöchlarn, risparmiando diversi chilometri di pianura e riportandoci quasi all'altezza del ponte percorso il giorno prima, ma anche con diversi piccoli disguidi. Prima un fastidio al gomito per Giulia, poi un salto di catena nella mia bici, un problema con i pantaloncini di Giulia e le gambe che sembrano non volerne sapere di girare a dovere, per entrambi. Fortuna che ci pensa il Danubio a migliorare l'inizio di giornata. La giornata è veramente splendida, il fiume è più blu che mai. E in lontananza inizia ad intravedersi una costruzione in ombra: è la facciata dell'abbazia benedettina di Melk. L'attraversamento della Kraftwerk Melk, l'ennesima imponente diga sul Danubio ci permette di ammirare il potere di questa ex-fortezza sul grande fiume. E soprattutto ci permette di passare alla sponda destra, proprio in direzione Melk.

Le torri e la cupola della barocca abbazia di Melk

Su Melk e sulla sua abbazia si potrebbero dire moltissime cose, essendo un luogo ricco di storia e arte. Non sono una guida turistica e non ho voglia di annoiare. Posso però dire che se Umberto Eco ha citato questo luogo nel suo celebre romanzo Il nome della rosa (il protagonista è Adso di Melk) un motivo c'è: il complesso ecclesiastico di Melk (fino all'inizio del XII secolo un castello appartenuto ai Babenberg e successivamente donato ai monaci benedettini) è infatti uno dei più imponenti centri abbaziali dell'Occidente. Il complesso, ricostruito e ristrutturato nelle forme visibilmente barocche (specie nella ricchissima chiesa in cui il marmo rosso la fa da padrone) che si possono ammirare oggi, mantiene una poderosa impronta di costruzione difensiva. Questo importante centro artistico e culturale è impreziosito dal numero impressionante di volumi (tra cui anche manoscritti miniati) presenti nella biblioteca, un vero e proprio gioiellino e forse anche il pezzo clou dell'intera abbazia.

Saluti da Maria Taferl!


Concedetemi una nota critica su quanto abbiamo potuto vedere a Melk: mi intristisce vedere l'abbazia, o chi per essa, chiedere finanziamenti per il restauro del complesso. Signori dell'abbazia di Melk, i turisti vi danno dai cinque ai dodici euro per la visita di questo capolavoro (tutto sommato un prezzo giusto, di mercato) ed essa è uno dei luoghi più visitati dell'Austria, in quanto fondamentale per la storia dell'Austria ed immersa in una delle zone più suggestive d'Europa; non posso e non voglio pensare che con quello che incassate dai turisti abbiate ancora bisogno della nostra elemosina. I coreani e i giapponesi vi potranno anche credere, ma non riuscirete a fregare gli europei (infatti, non a caso, la cassa era piena di won e di yen). Non rovinate la memoria di questa meravigliosa opera dell'uomo, immersa nell'ancora più meravigliosa opera della natura.

L'interno in marmo rosso della chiesa dell'abbazia di Melk


Passando al lato ironico e meno polemico della visita a Melk, posso dire che mai come qui si è toccato l'apice del senso austriaco del macabro, vuoi per gli scheletri nella chiesa del monastero, vuoi per le reliquie (rigorosamente protetti da contenitori ricoperti di oro) conservate nell'area museale. A dirla tutta, il macabro di Melk è anche altro. Località turistica visitata da centinaia di migliaia di turisti ogni anno, Melk è anche un fulcro della cristianità in Austria e quindi attira moltissimi anziani (i giovani, vengono qui per l'arte, per la bellezza, difficilmente per la fede - me compreso), spesso austriaci e tedeschi, e i loro sandali con i calzini bianchi. Brrr...
Il complesso che ruota intorno all'abbazia di Melk non è solo l'abbazia: vi è un'area espositiva (ora dedicata a progetti sul risparmio energetico, quindi a stampo laico), un parco, un padiglione barocco ed un orto (ricordo che l'abbazia è benedettina e quindi vige la regola "ora et labora"). Il paese stesso di Melk merita una visita: la via pedonale che collega la Hauptplatz e la Rathausplatz mette in mostra ancora una volta tutto il tipico barocco austriaco sulle facciate delle case.

Il Danubio presso Emmersdorf: sullo sfondo, il castello di Schönbühel


Terminata la visita di Melk e consumato il doveroso pranzo, è di nuovo ora di mettersi in cammino o meglio, in sella, in direzione Krems. Più di trentacinque chilometri ci separano infatti da essa. Oltrepassato lo strappo al 14% (senza scendere dalla sella, per ciò che mi riguarda) che ci conduce all'ultimo ponte di giornata, arriviamo ad Emmersdorf an der Donau. Qui inizia la Wachau, regione unica nel panorama del Danubio.

Vigneti, vigneti, vigneti, questo è il ritornello della Wachau


La pianura lascia spazio a dolci colline, i fertili campi di mais diventano piantagioni in cui crescono uve, albicocche, susine, pesche, prugne. Il corso rettilineo del fiume diventa una lunga serie di anse, tortuoso ma mai impetuoso, le dighe spariscono e le uniche costruzioni visibili completamente sono i romantici castelli medievali. Prima, il guardiano della Wachau, il castello di Schönbühel, già visibile dal ponte; poi, il dominatore, il castello di Aggstein. Sembra un po' di stare in una fiaba, Schönbühel, affacciato sul Danubio, rappresenta l'affascinante castello che tutte le principesse sognano; Aggstein, eretto su un ripido spuntone di roccia, diventa nella mente la prigione temporanea dei vari eroi presenti in ogni favola. Il castello di Aggstein fa impressione: quando vedo opere di questo genere non posso far altro che domandarmi come abbia potuto l'uomo erigere simili costruzioni.

Le rovine del castello di Aggstein


A partire da Emmersdorf ogni paesino è un prezioso monile incastonato in questo collier che è la Wachau e ognuno di esso ha un piccolo ma intenso ed armonioso scorcio da offrirci. Si parte da Willendorf (famoso ai più per la statuetta preistorica simbolo della fertilità, la Venere di Willendorf), dove pedaliamo tra due fila di case colorate; segue Schwallenbach, con le sue caratteristiche case medievali, per arrivare infine a Spitz e la sua bellissima chiesa di San Maurizio, che spunta come dal nulla tra i vigneti, come tanti altri edifici nella Wachau. Spitz è anche l'occasione per concederci una piccola sosta ristoratrice: è qui che Giulia scopre la Radler, la rinfrescante bevanda composta da birra e limonata, prediletta dai ciclisti austriaci; io invece vado alla scoperta della gastronomia locale e mi concedo la solita coppa gelato, ma a base di albicocche. Uva a parte, l'albicocca è la frutta regina della Wachau: le "Marillen" sono ovunque qui, nelle marmellate, nei liquori, nei dolci.

Pedalare verso Dürnstein nelle piantagioni della Wachau

Momento simpatico da ricordare: poco dopo Emmersdorf si mostra una piccola radura sulla quale pare esserci un'area balneabile. Ci sono anche alcune macchine parcheggiate. "Magari si può fare il bagno, pensiamo". Proviamo a vedere se è realmente così. Ed ecco qui la sorpresa. Si, balneare è possibile. Per i nudisti: vedendo vecchi con i loro membri al vento ci fa rapidamente desistere dall'idea di gettarci nel Danubio, ora e per il resto della tappa.

Eccoci a Spitz!


Il tratto che da Spitz conduce a Dürnstein ci fa immergere completamente nello spirito della Wachau, fatto di vini e vigneti. Appena usciti da Spitz possiamo ammirare la collina terrazzata dei vigneti, la Tausendeimerberg, mentre lungo tutto il percorso pullulano enoteche e aziende vitivinicole sempre pronte ad attirare clienti con le loro degustazioni. Nel tratto iniziale di ciclovia nella Wachau, Giulia lamentava l'assenza del Danubio (si pedala di fianco alla strada nazionale oppure su strade secondarie spesso caratterizzate da continui saliscendi), ora non c'è che incanto nei nostri occhi. Che ci sia la mano dell'uomo o che ci siano i vigneti, c'è solo e sempre bellezza estetica.

La chiesa di San Maurizio, a Spitz


Da Spitz arriviamo velocemente a St. Michael, stupenda per la sua chiesa romanica, per poi toccare le località di Wösendorf (in cui pedaliamo lungo una affascinante via in discesa tra caratteristiche abitazioni) e soprattutto Weißenkirchen in der Wachau, un minuscolo centro in cui spiccano la chiesa gotica di Mariae Himmelfahrt (fantastica, se osservata cinta nel verde dei vigneti, appena fuori dal centro abitato) e le numerosissime cantine, rintracciabili ad ogni angolo della strada. Non a caso, nella regione della Wachau, Weißenkirchen è da considerarsi il più importante comune vinicolo.

Weißenkirchen in der Wachau


Superata l'ennesima collina coltivata a vigneti ed albicocche, percorriamo il curvone che segue l'ansa di Rossatz, dalla quale fa capolino Dürnstein, un romantico borgo arroccato su un promontorio roccioso in riva al Danubio. Questa - sembrerò ripetitivo - è una location veramente meravigliosa. Le rovine del castello di Kuenringerburg (che fu anche prigione di Riccardo Cuor di Leone, di ritorno da una crociata) spiccano maestose su quello che è uno dei monumenti più belli incontrati sulle rive del Danubio, il monastero agostiniano Chorherrenstift e il suo campanile bianco e blu, assolutamente unico nel suo genere. Anche il centro storico è attraente, un po' per l'aria medievale che ivi si respira, un po' per le numerose cantine poste sulle vie principali.

Mautern an der Donau e, sullo sfondo, l'aspetto severo dell'abbazia di Göttweig

Purtroppo, non è più molto presto, e ci accorgiamo che la luce inizia pian piano a calare: manca poco alle 19, infatti. Raccogliamo bici e le nostre ultime energie al termine della breve sosta a Dürnstein per percorrere gli ultimi sei chilometri di tappa che ci separano da Krems. Stiamo per salutare la Wachau, il paesaggio collinare diventa sempre più piatto, prologo visivo della tappa del giorno dopo. Senza indugio, continuiamo a pedalare: non ci ferma la comparsa sulla destra della grandiosa abbazia di Göttweig, non ci ferma l'ingresso in Stein passando sotto la medievale Linzertor, la porta d'ingresso nella città di Krems, tantomeno l'attraversamento (ahimè, sul ciottolato) di Stein an der Donau, perla medievale che purtroppo meriterebbe maggior attenzione da parte nostra ma che, vista l'ora, non possiamo concedergli.

Scatti dalla romantica Dürnstein

Anche questa tappa è andata. In albergo, inizia a serpeggiare tra me e Giulia un po' di nostalgia. Troppo bello quanto visto e vissuto nella Wachau, troppo alle porte la sensazione che manca poco a Vienna, manca veramente poco a mettere in archivio la vacanza più bella della nostra vita. Ci incoraggiamo però, sapendo che non tutto è finito. Manca ancora un tassello affinché ciò che è già stato fantastico diventi indimenticabile, un tassello lungo sessanta chilometri.
A presto!
Stefano

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