venerdì 31 ottobre 2014

Il caleidoscopio

Ciao a tutti!
Chi legge con assiduità le parole che quasi quotidianamente scrivo su questo blog non può non sapere quanto grande e smisurato sia l'amore che provo per una città in particolare, Venezia. Al punto da avere un sogno, correre nella città lagunare una maratona, resosi concreto ormai già ben due volte. L'ammirazione per Venezia è totale, il mio sguardo si illumina parlando della “Serenissima”.

Luce ed acqua

Lo stesso vale anche per una piccola isola a pochi chilometri da Venezia, Burano. La città dei merletti, del campanile storto e delle case colorate, quella che talvolta si confonde con la più nota Murano, proprio lei. Nel momento in cui le previsioni meteo indicavano bel tempo, non ho avuto dubbi: la nostra meta post-maratona doveva essere Burano, a maggior ragione perché Giulia non l'aveva ancora mai vista.

Rosa shocking

Trovare un cielo sereno e perfettamente limpido a Burano non è cosa semplice. L'umidità della laguna fa sì che spesso la nebbia avvolga quest'isola. Proprio alla nebbia è legata una delle leggende che tentano di spiegare il perché delle case colorate: le tinte vivaci delle abitazioni dei “buranelli” renderebbero più facile l'individuazione della propria casa. C'è chi sostiene che il colore della casa vada legato al cognome e quindi a un'appartenenza familiare. Ho letto altrove che il motivo è da ricondurre alla lunga assenza dei pescatori da casa: i colori sgargianti avrebbero aiutato a riconoscere la propria abitazione. Va da sé che una interpretazione univoca non esiste, ma in fondo interessa relativamente. Burano è fantastica così.

C'è anche spazio per il tenue

Indubbiamente la caratteristica più amata di Burano è proprio l'allegria che scaturisce da questa miscela ordinata di colore. La tavolozza è ricca: giallo, blu, verde, anche rosa o viola. I colori più impensabili per le nostre case qui si trovano tutti. Piet Mondrian ne andrebbe fiero. Camminare tra i canali di Burano non può che essere un'attività dilettevole per tutti, per chi vuole godersi una bella giornata, per chi è affascinato da un'architettura non convenzionale, per gli appassionati di fotografia, che sulle loro foto di Burano non avranno bisogno di utilizzare Photoshop.

Blue narrow

Burano è però anche un bel modo per evadere dalla confusione veneziana: Venezia è unica, indimenticabile, certo, ma anche – specie nei weekend – caotica. A Burano, distante qualche chilometro da Venezia e per la quale sono necessarie qualche decina di minuti di vaporetto, non vi è la folla scatenata di Piazza San Marco. Ci sono molti turisti, nella maggior parte armati di apparecchiature fotografiche all'avanguardia, ma l'atmosfera è decisamente più rilassata. Nel cuore del paese, piazza Galuppi, si cammina tranquillamente senza dover schivare coppie intente a scattare un selfie, cingalesi che vogliono appiopparti sgarbatamente una rosa o gruppi turistici di pensionati tedeschi.

Incuranti dell'ordine cromatico

Per quanto riguarda lo shopping non c'è da rimanere delusi: Burano è la città del merletto. Sono numerosi i negozi che commerciano filati di ogni genere. Se sia proprio tutto originale, “made in Burano”, questo mi è difficile da dire. Volendo andare sul sicuro, si può ripiegare sui biscotti che qui a Burano hanno un'ottima fama. Non posso giudicarli, essendo celiaco, ma chi li ha assaggiati li trovò deliziosi.

Merletti per tutti i gusti

A Burano torno sempre molto volentieri: è la terza volta nel giro di pochi anni, ed è forse una rara anomalia. Non sono solito a ritornare in posti già visitati, preferisco scoprirne di nuovi. Ma Burano fa eccezione. Forse perché ogni tanto c'è bisogno di aggiungere colore alla nostra vita.
Bis bald!
Stefano

giovedì 30 ottobre 2014

Il potere delle immagini @ Venezia 2014

Ciao a tutti!
Ci sono immagini che ti rimangono impresse nei neuroni e da lì non le puoi più cancellare. Un bagaglio per tutta la vita, da tramandare in parole e gesti a chi verrà dopo di te. Frasi ed espressioni sono sempre cariche di significato ma il potere delle figure, quello può andare oltre qualsiasi altra cosa. Da questa piccola riflessione nasce l'idea di questo post, che potrebbe diventare un appuntamento consueto al termine di ogni maratona.
Nella testa di un maratoneta scorrono per la testa pensieri assai variegati, nelle ore che precedono e susseguono lo sforzo dei 42,195 chilometri. Ognuna di queste idee possiede la sua valenza e il suo contenuto. Sono difficili da raccontare, e me ne rendo conto personalmente quando mi trovo nella situazione di esporre a familiari e amici quello che io provo in quei momenti. È il “dietro le quinte” quello che più di ogni altro può apparire complesso da spiegare, perché a volte il mondo di chi corre può sembrare così lontano ed assurdo per chi non l'ha mai vissuto.

Citazione

Questo post vuole raccontare proprio questo: ciò che vede un maratoneta prima del “grande momento”. Ho raccolto qualche immagine, talvolta scattata col cellulare (cosa che non mi è mai particolarmente gradita), che racconta la mia esperienza con la maratona, ma senza la corsa. O meglio, vuol provare a trasmettere le sensazioni che ho provato in quei due giorni a Venezia. Non mi vedrete in canotta, mentre corro: non porto mai fotocamere con me durante le mie corse, tantomeno fantomatici aggeggi ipertecnologici come la GoPro (viste un paio durante la maratona). La corsa deve essere una sensazione pura, senza filtri. Così la voglio raccontare, in rigoroso ordine cronologico...
Bis bald!
Stefano

Pranzo sulla via per Venezia

La fatica del giorno dopo sul tabellone Asics

Con Stefano Baldini, medaglia d'oro olimpica nella maratona

Le scarpe del futuro

Ricognizione sul percorso: il ponte di San Giuliano

Risotto zucca e salsiccia, il carboidrato prima dell'esame

Indicazioni per le spettatrici

Dove lo shutter scarica il popolo della maratona, inizia il comune di Stra

La macchina organizzativa è in fermento lungo la riviera del Brenta

I muri di Villa Pisani sono presi d'assalto

In attesa di un clima meno freddo, nell'aroma di crema riscaldante


Spogliatoio post-corsa: tanta fatica ma anche tanta felicità

Laggiù, in fondo, c'è San Marco...

Il brindisi finale...

mercoledì 29 ottobre 2014

Bücher: Voglio correre

Ciao a tutti!
L'angolo dei libri si arricchisce di una puntata in più, e questa volta è una puntata del tutto anomala. Non è un romanzo, non è una raccolta, non è una biografia. Non si raccontano storie, ma è parte integrante di una (tutto sommato) minuscola storia. Quella mia partecipazione all'edizione 2014 della Venice Marathon, accompagnata nel suo ultimo mese da questo piccolo volume, un piacevolissimo pensiero dei miei genitori, Voglio correre di Enrico Arcelli.


Il nome potrebbe evocare qualche storia di redenzione, ma altro non è che un vero e proprio manuale della corsa, soprattutto (ma non solo) per chi vuole affacciarsi sulle distanze della mezza maratona e soprattutto della maratona. Non ci si inventa maratoneti ma ci si costruisce nel tempo: proprio per questo Arcelli viene in aiuto di chi ambisce questo traguardo. Come preparare una maratona già lo sapevo, ma la lettura di questo volume ha chiarito dubbi, ha risposto alle mie domande e fornito spunti e affinare la preparazione delle mie corse future. Mi è capitato più di una volta di esclamare "Toh, ma tu pensa un po', questa proprio non la sapevo". Il bello è che non ci si limita alle tecniche e alle metodologie di allenamento ma anche all'alimentazione e agli strumenti, fattori sempre più importanti e decisivi per migliorarsi continuamente.
Ah, per chi non lo sapesse, l'autore è uno degli italiani più preparati in materia. Responsabile federale di mezzofondo e fondo, ha seguito atleti come Alberto Tomba e Manuela Di Centa, nonché ha curato la preparazione dell'attacco al record dell'ora di Eddy Merckx e Francesco Moser. E come se non bastasse, il suo team sta dietro al successo di Alex Zanardi all'Ironman di Kona. Credo che sia bene leggerlo con attenzione...
Bis bald!
Stefano

martedì 28 ottobre 2014

Magia veneziana

"Si è sempre dato per scontato che Venezia è la città ideale per una luna di miele, ma è un grave errore. Vivere a Venezia, o semplicemente visitarla, significa innamorarsene e nel cuore non resta più posto per altro."
Peggy Guggenheim

Tramonto da Riva degli Schiavoni-San Zaccaria

Sarà per questo, probabilmente, che ogni volta che saluto Venezia è come se una parte del mio cuore morisse senza possibilità di risorgere... fino al giorno in cui ci tornerò. E speriamo che questo giorno ritorni presto...

lunedì 27 ottobre 2014

Si corre e si sogna

"A volte il vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato."
Jim Morrison
   
 
Ho sognato, non ho mollato, e ho vinto (pur non essendo il vincitore). Questo è il succo della maratona...
A presto!
Stefano

domenica 26 ottobre 2014

Sole in faccia! 3.17.21 a Venezia!

Tante cose da raccontare, nessuna parola per farlo. Queste sono le emozioni di una maratona speciale come la Venice Marathon, e di una città come Venezia che è tanto meravigliosa quanto unica.
Ho chiuso questa esperienza con il nuovo personal best, limato ancora di un minuto rispetto al precedente (proprio qui stabilito un anno fa), grazie al 3h17'21" fatto segnare sull'arrivo in Riva Sette Martiri. E poi c'è tutto il resto, che quest'anno più che mai non è un resto, ma la fetta più importante di un percorso lungo mesi chiusosi oggi.

C'è sempre un sorriso, anche nella somma fatica...

Ci sarà tempo e modo di raccontare. Ora desidero solo un letto, capitemi...
A presto!
Stefano

Adrenalina vol.1

Non avremo classe
ma abbiamo gambe e fiato
finché vuoi
Ligabue, Balliamo sul mondo

Venezia, arrivo!

sabato 25 ottobre 2014

Alla distanza si dà del lei

Ciao a tutti!
Venezia-Mestre, Parco San Giuliano, ore 13.51. Hanno inizio le ventiquattro ore della Venice Marathon. E cominciano proprio col botto.
Il primo passo è il ritiro del pettorale e annesso chip con cui viene cronometrata la propria performance. Senza di quelli non si va da nessuna parte e addio maratona. Proprio per questo motivo, arrivo all'Exposport allestito al Parco San Giuliano di Mestre con molta tensione in corpo... Senza quel pezzo di carta e quell'aggeggio di plastica non sono mai tranquillo. A San Giuliano si respira un'aria serena. Il clima sembrerebbe quasi primaverile se non fosse per le tonalità rossastre delle foglie. Negli stand che circondano l'area "tecnica", dove si distribuiscono i pettorali e si consegnano i pacchi gara, c'è già parecchia folla. Devo attendere un pochino ma alla fine prendo la busta chiave della maratona e dunque il mio nome compare nel display di verifica del chip. Bene, tutto funziona. Una cosa è sistemata.

Con il mito della maratona italiana, Stefano Baldini

Mi giro e mi trovo di fronte un enorme tabellone griffato Asics, sponsor tecnico della Venice Marathon. È lì che gli atleti possono lasciare il loro autografo. Il loro nome. O un pensiero, o una dedica. Chi incoraggia il proprio papà, chi saluta la mamma, chi (come me) fa capire che domani darà tutto. Quest'anno questo cartellone è ancora più solenne. Campeggia l'intero tracciato della maratona... 42,195 km, finish, e il campanile di San Marco. Ci sono firme da tutto il mondo. Francia, Spagna, Germania, ma molti degli accenti che colgo arrivano anche dall'Europa Orientale. Ci sono anche alcuni asiatici, maratoneti dalle sconfinate risorse mentali. C'è proprio un mondo qui. È bello farne parte.

Asics ti sprona

Gli stand sono ovviamente a senso unico. Si parla di corsa e di corse. Prodotti alimentari per sportivi, vestiario per podisti e tanta pubblicità di svariate maratone nazionali ed internazionali. Per iniziare a capire dove tentare la prossima avventura, no? Al centro dell'area espositiva vi è anche un ampio spazio dedicato al Charity Program, la raccolta benefica di fondi per numerose associazioni no profit collegata alla Venice Marathon. Mi fermo a salutare il mio amico Luca, conosciuto al quarantesimo chilometro della Turin Marathon dell'anno scorso (anche grazie alla mia maglia bianconera indossata per l'occasione) e con il quale ho condiviso le ultime sofferenze di quel giorno. Luca rappresenta la ASLA (Associazione Sclerosi Laterale Amiotrofica), trovarlo è semplice, ed è un grande piacere scambiare dal vivo quattro chiacchiere a distanza di quasi un anno. Luca, della maglietta che mi hai donato farò buon uso. In corsa o in cima...

Numero 4709

Se c'è così tanta gente nel padiglione ci sarà un perché. Ma che dico, di perché ce ne sono addirittura due. Si chiamano Stefano Baldini e Alex Zanardi. Due che a Venezia hanno partecipato e che non hanno ulteriore bisogno di presentazioni. I due fuoriclasse sono qui a Mestre per motivi diversi. Il primo presenta qui il suo nuovo libro, in compagnia del suo maestro di corsa (e di vita), Luciano Gigliotti, uno dei più grandi tecnici della'atletica leggera di sempre. Insieme i due sono una combinazione letale. Di racconti, aneddoti, consigli e suggerimenti. Da una parte un campione olimpico di maratona, dall'altro colui che l'ha guidato al successo: occhi e orecchi non possono che essere ben attenti. Con la scusa del libro, non mi faccio scappare un autografo e una foto. Di quelle da conservare con cura...

Ai limiti del commovente...

Veramente impressionante è stata l'accoglienza riservata ad Alex Zanardi. Lui non è solo più un personaggio sportivo, ma un simbolo di rinascita e di coraggio. La gente, soprattutto quella abituata a faticare come i maratoneti, gli rende il giusto tributo. Applausi, riconoscimento e stima per un grandissimo uomo, che non si è arreso alle disgrazie della vita ma ha saputo coltivare e realizzare nuovi traguardi impensabili. È un personaggio sincero, genuino: scherza con tutti, è disponibile alla foto, all'intervista, alla domanda, alla firma. Credo che pochi potrebbero resistere con tale flemma ed ironia alla fama che gli deriva dal successo sportivo.

Con un grandissimo...

Gli incontri con Baldini e Zanardi sono ispiratori: domani cercherò di far tesoro dei loro consigli ed insegnamenti. E come dicono loro stessi, divertendosi nel cercare il proprio limite. Perché alla fine è questa l'estrema sintesi dello sport.
Ora è l'ora del riposo, importante più che mai stasera. Domani c'è da combattere una dura battaglia...
A presto!
Stefano

Non parto senza...

Ciao a tutti!
La partenza per Venezia è ormai questione di minuti. Sta per cominciare la due giorni veneziana della maratona (che in realtà sarebbero tre). Inutile nascondere tensione ed emozione. Tutto quanto difficile da spiegare, certe esperienze van vissute. Per spezzare un po' l'attesa ho aderito al gioco proposto da Silvia di Trippando, che parte da una semplice domanda: quali sono gli oggetti ai quali mai rinunceresti in viaggio? Beh, io ho rielaborato il quesito, modificandolo in: cosa non puoi proprio rinunciare di mettere in borsone prima di una corsa importante?


1) Canotta. Beh, nudo non posso correre, quindi è l'indumento (rigorosamente della mia squadra) di gran lunga l'elemento più importante della lista. Assieme ai pantaloncini. 
2) Occhiali da sole: irrinunciabili anche quando piove. Perché sono graduati, in maniera da correggere anche in corsa la mia miopia, e perché non sai mai quando il sole può colpire. 
3) Orologio GPS: basilare per un'ottima performance, per sapere velocità e chilometri percorsi, a tal punto da rinunciare ad un allenamento nel caso di trovarlo con la batteria scarica. 
4) Spille: questi antiquati strumenti sono ancora il modo per fissare il pettorale alla maglia. Averne qualcuna in più non guasta mai. 
5) Polsino: utilità quasi pari allo zero, ma indossarlo mi fa sentire più sicuro. In fondo ogni podista ha le sue manie... 
6) Fascia cardio: fastidioso oggetto, ma indispensabile per capire qualcosa in più sul proprio motore e su come migliorare la prestazione. 
7) Certificato medico: avendo vissuto e visto da spettatore scene non piacevoli alla consegna dei pettorali, preferisco sempre averlo con me, da presentare all'occorrenza. 
8) Sali minerali: per il recupero di ciò che viene espulso in corso, tra cui sodio, magnesio e potassio. 
9) Crema all'arnica: miracolosa in caso di piccoli fastidi o traumi dell'ultimo momento, o anche per facilitare un rilassamento alla fine della corsa. Attualmente in uso. 
10) Cerotti nasali: un cult tra i podisti, convinti di avere più fiato da spendere. In realtà aiuta quelli come il sottoscritto che le narici un po' tappate le hanno un giorno si e l'altro pure. 
11) Vaselina: una new entry, e non per i motivi che tanti potrebbero conoscere. L'uso sui capezzoli previene il sanguinamento degli stessi, avvenuto l'anno scorso a causa dello sfregamento con la canotta. 
12) and last but not the least, le scarpe. Le più importanti. Così importanti che le indosso già tre giorni prima...
P.s. Silvia, poi farò anche un #nonpartosenza con tutti i sacri sacri crismi. Promesso.
A presto!
Stefano

venerdì 24 ottobre 2014

Uomo di ferro

Ciao a tutti!
Chi è e cosa ha fatto Alex Zanardi credo lo sappiano un po' tutti.
Quando penso alla sua storia rimango sempre stupito. Si fa in fretta a parlare di lui come qualcuno che ha guidato macchine e dopo un terribile incidente si è rimesso in gioco nello sport per atleti non normodotati. Zanardi è un modello. Un esempio di positività, un'infusione di grinta, una storia che lascia in tutti una scarica di coraggio. Per chi come me, ama la fatica e la passione per il sacrificio nel gesto sportivo, Zanardi è una sorta di mito, un'icona indistruttibile. Una forza d'animo inarrestabile unita a doti psico-fisiche che hanno dello straordinario. Per questo è così amato. E anche per questo dovrebbe essere un faro per noi italiani.
Quello che ha fatto alle Hawaii dieci giorni fa circa, nel triathlon in versione "iron-man" ritenuto il più duro del mondo, è qualcosa senza precedenti, di assolutamente formidabile. Il suo trionfo - perché questo è un vero trionfo - mi ha lasciato di sasso. Leggere le sue parole dopo una tale impresa mi regala ulteriore spinta. Mi dà quell'energia che ti fa pensare che "non si deve mai mollare". L'intervista che segue, comparsa su La Stampa del 13 ottobre, tocca corde sensibili dell'animo umano. Personalmente mi commuove e già allevia la fatica che immagino vivrò fra due giorni. Perché non sarà nulla a confronto.

Alex Zanardi col simbolo del trionfo (fonte: al volante.it)

«E spero che tutto questo serva a educare l’Italia, affinché diventi più sensibile alle necessità dei portatori di handicap». Da ieri, se prima ci fossero mai stati dubbi, l’ex pilota di Formula Uno che perse le gambe in un incidente è un «IronMan», un uomo di ferro. Ha completato sul percorso di Kona, alle Hawaii, la gara di triathlon più prestigiosa e massacrante del mondo, scendendo sotto il tetto delle dieci ore. Per la precisione, 226,255 chilometri coperti in 9 ore, 47 minuti e 14 secondi. Significa il 247esimo posto su 2.187 atleti, la maggioranza dei quali normodotati.
«È un po’ come uno che si sveglia una mattina e decide di fare il pilota di Formula Uno cominciando dal Gran Premio di Monza. In un mese, l’Equipe Enervit del professor Arcelli mi ha fornito un inedito protocollo “carboloading” per immagazzinare energia nei muscoli che ha davvero funzionato. Ma gli ultimi trecento metri, con la gente che faceva tutta il tifo per me, sono valsi da soli l’intera impresa. Non sono una persona emotiva, ma quando ho tagliato il traguardo ero molto vicino a piangere. È stato fantastico, un giorno che custodirò come un tesoro per tutta la vita».
Quali sono stati i momenti più difficili?  
«Il primo durante la frazione a nuoto. Non avendo le gambe, quando si tratta di sprintare per occupare uno spazio rimasto aperto sono svantaggiato. Mi hanno colpito in varie occasioni, e per tre volte mi hanno tolto il boccaglio. Ho perso tempo, ma sono comunque riuscito a completare bene questa parte, perché le mie braccia sono molto allenate e vanno alla grande».
Non ha mai pensato di mollare?  
«Mai, ma ho avuto altri due momenti difficili. Uno è stato durante la frazione in bici, per colpa del vento. Me lo sono trovato prima sul fianco, dove faceva cadere i concorrenti e mi ha costretto a rallentare, e poi contro, frenando la mia azione. Per distrarmi contavo i battiti cardiaci, ma pensavo: questa gara non finisce più! Il secondo momento complicato è stato durante la maratona, quando sono arrivato sulla salita di Palani Road. Ero un bagno di sudore, le mani mi scivolavano sulla carrozzella, e quindi non riuscivo a procedere. La gente che mi ha visto deve aver pensato che stessi facendo uno sforzo mostruoso, ma in realtà era solo che non avevo presa».
I media americani la presentano come un modello, per l’esempio che dà e il coraggio che trasmette. È questo il motivo per cui corre?  
«Io corro per la gioia di competere e la sfida di mettermi alla prova. Come quando cerchi di fare il sorpasso nella curva del Cavatappi a Laguna Seca e tutti dicono che è impossibile, ma invece ti applichi e ci riesci. Io non sono nessuno per dire agli altri come devono comportarsi, però mi scioglie il cuore l’idea che magari domani qualcuno nelle mie condizioni dirà: se Zanardi può fare questa roba, io non devo restare in casa a giocare col telecomando. E uscirà, fosse anche solo per andare a fare la spesa. Sono orgoglioso quando sento persone che mi dicono: ti devo la vita, mi hai spinto a rimettermi in gioco».
Gli Stati Uniti sono un Paese dove porre i disabili in condizione di avere una vita attiva è un dovere: l’Italia deve ancora imparare qualcosa?  
«Non ci sono Paesi buoni e cattivi, però su questo aspetto l’Italia è maleducata, nel senso che non è stata educata a essere sensibile al problema. Quando negli Usa vai al supermercato in carrozzella, nessuno si gira a guardarti. Nelle città italiane capita spesso di trovare i parcheggi per i disabili occupati: quando poi spieghi alle persone che li occupano il danno che fanno, capiscono. Abbiamo un’urbanistica condizionata da anni di arte e storia, e sarebbe un delitto modificarla per i disabili, però poi vedi anche edifici nuovi dove sarebbe stato facile e bello mettere una rampa d’accesso, e invece gli architetti li riempiono di scaloni squadrati. Insomma sì, c’è molto che potremmo fare, e io spero di favorire la riflessione».
La prossima impresa?  
«Non so se definirla impresa, ma domenica sarò a Zolder, sulla mia Bmw Z4 GT3, per la penultima gara delle Blancpain Sprint Series».
di Paolo Mastrolilli, La Stampa, 13 ottobre 2014

L'annuncio di una grande impresa (fonte: sport.sky.it)

giovedì 23 ottobre 2014

Venice Marathon 2014, il percorso

Ciao a tutti!
Eccolo, il percorso di domenica...
Nulla è cambiato dall'anno scorso (vedi post): partenza da Stra, proprio in faccia a Villa Pisani; arrivo a Venezia, in Riva Sette Martiri. Quarantadue chilometri meravigliosi, se non per il passaggio tra Marghera e Mestre. Prima la Riviera del Brenta, poi l'isola in cui sorge quella che per me è "la città più bella del mondo".


Forse è proprio grazie al percorso che ho scelto di essere di nuovo qui, a distanza di un anno. Perché qui si corre in posti in cui non si può correre. Venezia... Piazza San Marco, il ponte sul Canal Grande, le quattordici fatiche sui ponti dell'isola, l'attraversamento del Ponte della Libertà. Sono cose che ricordo come se fosse ieri, qualcosa di estremamente sensazionale. Ho provato l'anno scorso a scriverle ma rileggendo quel post ho scoperto che è molto meglio tornare a riviverle di persona, senza alcun'ombra di dubbio. Sabato è vicino, non manca molto, ma la mia attesa è spasmodica.

Quel ponte... (fonte: venicemarathon.it)

Per chi volesse seguire la gara, si può sintonizzare su Raisport2 dalle 8.50 alle 11.40 per la diretta televisiva della maratona (fidatevi, è qualcosa di unico al mondo). Per chi volesse seguire i miei tempi in corsa, saranno disponibili qui.
A presto!
Stefano

mercoledì 22 ottobre 2014

Tedesco - Nugget of the day n.2

Ciao a tutti!
Scervellandomi alla ricerca di un modo per riutilizzare la cera delle nostre candele anti-insetti (100% made in Ikea), Giulia interviene "a gamba tesa" con una fragorosa risata. Mi domando il perché di tanta ilarità e mi risponde: «immagino te che giri nei negozi tedeschi e vai a chiedere "Haben Sie Stoppinen?"...»
Si, Giulia, certo. Si dice Docht... Docht!

Sinnlig

Bis bald!
Stefano

Venice Marathon: sostegno, dono e coinvolgimento

Ciao a tutti!
Stiamo per lasciare la Germania, dopo un mese esatto o quasi di permanenza in terra tedesca. Stiamo tornando in Italia, per una sosta con i nostri amici e le nostre famiglie, grazie ad una motivazione speciale, la maratona che si terrà domenica a Venezia, il mio quinto appuntamento con i 42,195 chilometri.
Quest’anno il mio programma per la Venice Marathon si arricchisce di un tassello in più: (anche a grazie a Luca che mi ha segnalato l'iniziativa) ho appena aderito al Venice Marathon Charity Program, un’iniziativa mirata a coinvolgere gli stessi maratoneti al progetto benefico. Tutti i maratoneti (e non solo loro) possono donare tramite la Rete del Dono un piccolo contributo alle organizzazioni no profit che fanno parte del Charity Program.


Nel mio piccolo, ho versato una piccola somma a favore della ricerca della SLA (evitando le pagliacciate stile Ice Bucket Challenge). E voi che aspettate?
Bis bald!

Stefano

martedì 21 ottobre 2014

Passo dopo passo, tappa 9: seicento metri in più

Ciao a tutti!
Ogni percorso giunge alla fine, ed anche quello che mi sta portando, dopo settimane "dalle tre S" (sacrificio, sudore e sofferenza), a correre la mia quinta maratona, sta per concludersi. Ancora cinque giorni, anzi meno, prima di poter far parlare la strade della Riviera del Brenta, del centro cittadino di Mestre, il ponte della Libertà, le Fondamenta di Venezia e Riva Sette Martiri, arrivo anche quest'anno della Venice Marathon.
Gli allenamenti si sono chiusi domenica con l'ultimo lungo. Che non è proprio un vero e proprio "lungo": un'ora e mezza di lavoro e poco più, per correre in scioltezza una mezza maratona. Esattamente come l'anno scorso, quando feci dieci giri attorno allo Schweinfurter Baggersee, un laghetto artificiale a pochi chilometri da casa, dotato attorno di un'ampia passeggiata che lo rende perfetto per questo tipo di allenamenti. Rifare lo stesso allenamento di un anno fa, anche se in condizioni climatiche decisamente migliori, mi dà nuovi punti di riferimento in vista di domenica.

Ultimi chilometri, poi sarà Venezia...

L'ultimo allenamento, svoltosi sotto una gran bella luce e in un clima decisamente fresco, mi ha dato l'opportunità di confermare l'ottimo miglioramento delle ultime settimane. Chiudendo i 21.7 chilometri al ritmo di 4'26"/km, ho migliorato il mio passo di ben otto secondi al chilometro rispetto ad un anno fa. E sto benissimo, le sensazioni che sto percependo sono iperpositive. C'è gamba, c'è fiato. A Venezia si può correre per stampare il nuovo personale, sicuramente. Questo è l'obiettivo minimo (oltre ad arrivare in fondo) che mi sento di poter raggiungere alla luce di quanto ho fatto, poi la realtà la scoprirò solo domenica. I metodi più utilizzati per stimare il tempo della maratona non sono di grande conforto: solo di test di Conconi mi accredita del personale (3h16'), mentre il tempo sulla mezza maratona e il test di Yasso prevedono un tempo superiore alle 3h18'07" di un anno fa (rispettivamente 3h22' e 3h19'). Vedremo, insomma...
Ora non rimane che riposare, riempire i propri muscoli di nuove energie, rilassare i nervi (non sarà facile) e aspettare domenica. Io (anzi noi, visto che Giulia sarà con me) aspetto già solo domani: si torna a casa...
Bis bald!
Stefano

lunedì 20 ottobre 2014

L'autunno è qui

Ciao a tutti!
Dopo weekend occupati da allenamenti per la Venice Marathon e lavori domestici, finalmente ci siamo decisi finalmente a mettere il muso fuori di casa, a oltrepassare la soglia del nostro ingresso per goderci un po’ di Germania. Senza pensieri, in totale relax. Era ora, a distanza di quasi un mese dal nostro arrivo in terra teutonica.

Sole sulle vigne

Abbiamo trascorso a Volkach il pomeriggio di ieri. Troppo invitanti i 24°C, un sole come probabilmente non avevamo ancora visto prima e i colori abbaglianti dell’autunno, una stagione che quest’anno sembra non voglia arrivare del tutto. Recarsi a Volkach è una scelta che nasce dai miei primi mesi in Franconia, quando, percorrendo la Mainradweg da Bamberg a Würzburg scoprii questa piccola cittadina di circa ottomila abitanti nel cuore della “Fränkisches Weinland”, la terra francone dei vini. L’autunno è la stagione che meglio si coniuga con ciò che riguarda i vini ed i vigneti. Perché si vendemmia, perché il vino nasce proprio ora… e perché i colori di questa stagione, soprattutto nei vigneti, sono unici.

Festa a Volkach!

Così è stato anche ieri. Al nostro arrivo a Volkach ci siamo ritrovati di fronte ad una grande baraonda. A nostra insaputa, si stava svolgendo l’Herbstmarkt, il “mercato d’autunno”, una deliziosa manifestazione in cui trovavano spazio all’interno del centro storico di Volkach e del parco adiacente un mercato, una giostra, un mercatino dell’usato e svariati stand di degustazione vinicola. Peccato essere in piena fase di allenamento… Abbiamo goduto comunque della straordinaria atmosfera di Volkach e della folla che ha inondato le sue vie, prima di dirigerci a Maria im Weingarten. Essa è una piccola chiesa abbarbicata su una collinetta a ovest di Volkach, la quale domina i vigneti circostanti. L’avevo puntata, durante la Mainradweg, mi ero promesso di tornarci, ed eccomi qui. Nella stagione più bella, l’autunno, Volkach mi regala una straordinaria tavolozza di tonalità, come si può vedere dalle foto che stanno per arrivare. Der Herbst ist da.















Bis bald!
Stefano

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