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venerdì 17 gennaio 2014

Appunti di viaggio 2013, Carcassonne

Ciao a tutti!
Il 2013 è terminato da un pezzo ma per ciò che mi riguarda ha ancora qualcosa da raccontare, mai citato (o quasi mai) prima. Momenti di vita spensierata, ore di turismo collaterali al vero evento, in giro per il mondo, che ho voluto chiamare "appunti di viaggio".

Comincio da Carcassonne: Francia sud-occidentale, Linguadoca per la precisione. Come ci sono arrivato? In realtà, "mi ci hanno portato". Non ero solo, in questo spicchio di Francia, ma con i compagni di trekking del CAI Uget con i quali stavo finendo di condividere una delle settimane più intense e spensierate della mia vita, quella dei Pirenei. L'ultimo giorno a Gavarnie, il più brutto della settimana, non invogliava a mettersi sul sentiero. C'è un lungo viaggio da affrontare, ma fermarsi lungo la strada può essere una buona idea per rendere l'ultima trasferta più sopportabile.

Ingresso occidentale di Carcassonne

Inizialmente doveva essere Lourdes. "Nah...", penso io, assolutamente indifferente davanti a tutta quella povera gente con tutto il loro carico di aspettative che ben presto sarebbero disilluse. Rincaro la dose, sarebbe stata una vera perdita di tempo. Su questi luoghi pseudo-mistici ho la mia idea, atea, agnostica, potete chiamarla come volete. A me è già bastato esser stato a San Giovanni Rotondo per mettere una pietra sopra su tutti questi luoghi di finta religiosità. Inizia nel frattempo a circolare la voce di un'alternativa, questa famigerata Carcassonne. Città a me ignota se non per un omonimo gioco in scatola: tutto ciò che viene sarà sempre meglio di Lourdes.

Visuale della cittadella fortificata dalla città "bassa"

Il castello di Carcassonne

La scelta si rivelerà ottima: Carcassonne è una di quelle città in cui pare che il tempo si sia improvvisamente fermato. Quando si entra all'interno della doppia cinta di mura che circonda la città si torna dritti dritti al Medioevo. Vista dal basso, la cittadella fortificata sembra veramente inattaccabile. La circondano tre chilometri di compatta muraglia (tutti percorribili a piedi), la proteggono più di cinquanta robuste torri. E all'interno, un castello a sua volta protetto da fossato. Una vera e propria roccaforte per tutti coloro che cercavano difesa tra le sue mura.

Tra le possenti mura

La storia di Carcassonne, quella più famosa, è legata proprio ad un assedio. Agosto 1209: in piena crociata albigese, quella voluta dal papa di turno contro i Catari, la città si trova messa sotto scacco. Dopo una settimana di inferno, senza acqua, la città capitola di fronte all'esercito crociato. La leggenda vuole che il prezzo che gli abitanti dovettero pagare per aver salva la vita fu uscirne completamente nudi.
Da quel momento, l'inizio del declino. La città va in rovina, così come le sue mura. Solo nel XIX secolo si deciderà di intraprendere un recupero di questo gioiello dell'architettura: un intervento che porterà, più di cent'anni dopo a dichiarare Carcassonne Patrimonio Mondiale dell'Umanità.

Mura e torri, mura e torri...

Le mura di Carcassonne nel loro lato orientale

Ciò che si respira quando si entra in questa città, è un'atmosfera sognante. La Provenza non è propriamente vicina, ma il microclima simile - molto secco - la ricorda. Vicoli stretti e rigorosamente in pietra, negozietti che riportano il turista ad un tempo lontano, la sensazione di trovarsi in un mondo che è lontano anni luce dal nostro. Un fascino decisamente tutto suo, quello di Carcassonne.

Foto di gruppo al "monumento dell'alpinista"...

Una città in cui vorrei tornare sicuramente, insieme a Giulia, che so apprezzerebbe in tutti i sensi. Carcassonne rimarrà comunque indissolubilmente legata al trekking pirenaico. La tappa a Carcassonne non è stata che il capitolo finale di una bellissima settimana, di quelle che rimangono dentro.
Carcassonne legata ad una favolosa avventura tra le montagne: oh, sarà proprio sorte ma è proprio nella cittadella di Carcassonne che troviamo il miglior monumento all'alpinista. Un'enorme piccozza... segno del destino?
Bis bald!
Stefano

giovedì 8 agosto 2013

"Mi mancherete, da domani"

Ciao a tutti!
Ci sono cose che arricchiscono un viaggio, che rendono più gioioso il ricordo di un'avventura, che ti rendono più felice come persona. Non sono strettamente collegate alla montagna, essa ne è solamente il mezzo.
Venerdì scorso c'è stata l'ultima cena in rifugio, al Refuge La Grande de Holle, a Gavarnie. Non un granchè come cena (la cucina francese si è confermata decisamente scarsa, eccetto per l'ultima a cena a Carcassonne, della quale visita è necessario un post a parte), ma veramente ricca umanamente. Sono momenti bellissimi quelli di condivisione a tavola di ricordi, impressioni, emozioni vissute in una settimana di salite, sentieri, rocce e sudore. Una bottiglia di spumante per festeggiare due compleanni, la crema ai mirtilli per chiudere in bellezza il trekking, tutto fa gruppo. Idee fantasiose per i prossimi trekking, giusto per sognare un po' con la mente.

Momenti di relax al refugio de Bujaruelo (gruppo "amichetti")

Ed è ancora più bello sentire da Anna, una dei capogita, le parole del titolo del post pronunciate con gioia sincera: "Mi mancherete, da domani". Queste parole le ho sentite solo da lei, ma credo siano parte di molti del gruppo di ventotto escursionisti che hanno vissuto quest'esperienza a cavallo tra Francia e Spagna. Si, un po' mi siete mancati, è vero. Credo che queste sensazioni mi mancheranno ancora di più quando sarò in Germania, lontano da tutti i miei cari e lontano dalle montagne.

Per pranzo, uova fritte e prosciutto!

Ora, giunti alla fine di questa bellissima vacanza - nonostante la fatica tale è - non posso che ringraziarvi tutti quanti, a partire dai capogita Anna, Guido e Valeria che hanno organizzato questo fantastico trekking (e ci hanno pazientemente sopportato). E poi tutto il resto del gruppo di escursionisti, senza di voi non avrei mai potuto vivere questa magnifica avventura e godere della meravigliosa allegria che contagiato tutta la combriccola, nessuno escluso!

L'ultima cena in Francia


Il prossimo anno si parla nuovamente di Dolomiti. Personalmente spero di essere ancora del gruppo, magari portando con me una new entry, la mia dolce metà. Magari, Germania permettendo.
A presto,
Stefano

P.S.: i post sul trekking nei Pirenei non è ancora concluso, ma fra poco comincia una nuova avventura, spero capirete ;-)

mercoledì 7 agosto 2013

Siam venuti fin qua per andare sulla Breccia

Ciao a tutti!
L'ultima tappa del trekking pirenaico rappresenta senz'ombra di dubbio la più degna conclusione di questa grande avventura. La meta di venerdì 2 agosto è quasi un simbolo dei Pirenei, è la Brèche de Roland (o in spagnolo, Brecha de Rolando) e, dalle foto viste prima di partire è sicuramente la location più spettacolare del trekking.

Spettacolare fenditura nella roccia

Parlando di Brèche de Roland si fa ovviamente riferimento alla leggenda di Orlando, il paladino di Carlo Magno decantato nella medievale Chanson de Roland e successivamente da Ludovico Ariosto nell'Orlando furioso. La Brèche de Roland non è altro che una spaccatura naturale nel Cirque de Gavarnie, avente una larghezza di circa quaranta metri, ma la leggenda racconta ben altro e la infarcisce del fascino tipico di questi miti popolari. Secondo la tradizione, la Brèche de Roland fu creata da Orlando stesso, durante la tragica battaglia di Roncisvalle. In quest'occasione, il più famoso paladino di Carlo Magno, nonché suo nipote, difese l'esercito dell'imperatore dall'attacco dei Saraceni con un drappello di uomini posto a retroguardia. Orlando non può nulla contro la schiacciante superiorità numerica dei Saraceni, e la battaglia si trasforma in un massacro: gli uomini di Orlando vengono sterminati e Orlando stesso viene colpito a morte. La leggenda narra che la breccia fu creata da Orlando nel tentativo di distruggere la sua spada (la nota Durlindana) contro la roccia: è però la roccia stessa a spaccarsi (formando così la breccia), permettendo a Orlando di poter vedere ancora una volta prima di spirare, l'amata terra di Francia. Il solo fatto che la Bréche si trovi a più di cento chilometri da Roncisvalle, teatro della battaglia, spiega bene come nel passato si sia voluto ricondurre, in forma di leggenda, un fenomeno del tutto naturale ad un evento storico.

Quasi giunti al circo


La salita alla Brèche de Roland avviene per il passaggio lungo il Cirque de Gavarnie, questo grandioso circo di roccia dichiarato Patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO nel 1997. Titolo meritatissimo per questo anfiteatro roccioso, che raggiunge un'altezza di 1500 metri di altezza, con cime (tra cui il Cilindro de Marborè già ammirato nel versante opposto durante la salita al Monte Perdido, vedi post) che superano i tremila metri, un'immensa parete grigia circolare che sviluppa lungo un diametro di circa sei chilometri. Un vero e proprio splendore della natura. Il sentiero per la Brèche passa di qui: si arriva lungo la comoda carrozzabile proveniente da Gavarnie fino al cosiddetto "Hôtel du Cirque et de la Cascade". Di qui, in poco tempo, si arriva quasi sotto quest'immensa cascata. Non è solo la grande cascata dal salto di oltre quattrocento metri ad ammaliare, è tutta la rete di cascate, grandi e piccole (che confluiscono nella Gave de Gavarnie), a conquistarti completamente. Certo, la cascata più importante fa impressione: è un enorme flusso bianco di acqua, a tratti continuo, a tratti ramificato quasi come fosse un fulmine, una scarica di corrente.

La Brèche de Roland e il Refuge de Sarradets


L'arrivo al Refuge de Sarradets, il punto di partenza per l'ultimo tratto di salita alla Brèche, è costellato di passaggi non banali. Dapprima si deve guadare una delle ramificazioni principali della Gave de Gavernie che proviene dalle cascate: il torrente è ricco d'acqua e le rocce sulle quali poggiare gli scarponi sono instabili e scivolose. Ce ne accorgiamo in fretta, quando Guido, uno dei tre capogita, si trova con le gambe ammollo nell'acqua. Superato il guado, bisogna individuare il sentiero, cosa che ci porta via qualche minuto. A quel punto, inizia la salita verso l'Echelle des Sarradets, un zoccolo che si può superare solo tramite una scalata che necessita di utilizzare anche le mani durante la progressione. Superato il salto di roccia, è ora di una ripida salita: io la percepisco tale, ma c'è da dire che la percorro a gran ritmo, cercando di recuperare il gruppetto guidato da Anna, che aveva attaccato qualche minuto prima lo zoccolo roccioso. Quando termina la salita, si entra nel vallone che conduce al Col de Sarradets. Lo scenario ha un che di surreale, la roccia verso sud ha un aspetto che cambia in continuazione colori, forme e dimensioni, una specie di caleidoscopio montuoso. E poi appare lei, la Brèche, una finestra nel cielo, un sagomato taglio nella verticale muraglia che divide Francia e Spagna. Purissima emozione.

Pronti per l'ultima salita in ghetta-style


La terrazza del Refuge de Sarradets, a quota 2587 metri di altitudine, è ideale per una sosta ristoratrice. Ci sono ancora poco più di duecento metri da salire per giungere laggiù, al centro del cancello roccioso della Brèche de Roland. Cibo, e poi le ghette: l'ultimo tratto di salita è quasi interamente coperto dalla neve. Mettere le ghette sulla pelle fa un certo effetto, anche visivo. Si, facciamo un po' ridere. Gli ultimi due tratti di salita sulla neve non sono difficili, è talmente battuto che ormai sulla neve ci sono gli scalini. E non possono mancare le energie quando sei lì a poca distanza, quando stai per concludere l'ultima salita del trekking, la più bella o una delle più belle, quando ormai vedi la luce del sole filtrare da quello stretto taglio nella montagna.
In cima, a quota 2804 metri, le sensazioni sono ancora una volta, quelle bellissime della salita al Monte Perdido. Enorme gioia, e complimenti per tutti quanti, questi 1500 metri di dislivello non sono comunque uno scherzo. C'è un vento pazzesco, ma ciò non ci impedisce di fare una foto di gruppo con capigliature assurde, non ci impedisce di ammirare due panorami, quello spagnolo e quello francese, non ci impedisce di sentirci una piccola grande famiglia con tanti altri escursionisti giunti fin lì da diverse nazioni.

E anche la Bréche è conquistata!


Purtroppo non possiamo fermarci moltissimo, si deve scendere e ci sono altri 1500 metri di dislivello da percorrere, stavolta in discesa e non è che questi siano meno facili solamente perché non c'è più da sudare in salita. Sul nevaio, però, è uno spasso. La gioia è tanta e i pericoli pochi: è così che nessuno decide di seguire la traccia e si viene giù correndo, o sciando, dipende dal punto di vista, sul nevaio. Che ridere, e che fresco! Dal rifugio, si decide di percorrere un altra via: l'itinerario di andata è insidioso se fatto in discesa, soprattutto lo zoccolo che porta all'Echelle des Sarradets. Saliamo velocemente al Col de Sarradets, pochi metri dietro il rifugio e poi si scende, tra nevai da affrontare con estrema cautela, nuovamente nella fantastica Vallée de Pouey d'Aspè, da dove si riprende l'itinerario del giorno prima verso il rifugio.

Il Cirque de Gavarnie, Patrimonio mondiale dell'Umanità


A quel punto, c'è già tanta stanchezza. C'è voglia di rifugio, di doccia, di relax. Con Mauro e Silvia ci sganciamo dal gruppo (previa autorizzazione, si intende) e in poco più di un'ora e un quarto siamo giunti in rifugio. Il gran ritmo di Mauro (alla fine dirà "Stanco? No, neanche sudato") e la conoscenza del sentiero da percorrere fanno la differenza. Qui ci rendiamo conto che il trekking è finito. Qualunque cosa si faccia il giorno dopo, le fatiche pirenaiche sono terminate.

La gioia va sempre condivisa con i compagni di avventura...


Fatica nelle gambe, panorami da favola negli occhi, gioia nel cuore. Questo dev'essere l'obiettivo di un escursionista al termine di un simile trekking, e questo è ciò che ho raggiunto qui nei Pirenei. Da oggi, queste montagne non saranno più solo le salite del Tour de France. Da oggi, saranno soprattutto montagne uniche al mondo, al pari delle nostre Alpi. I racconti del trekking pirenaico sono conclusi, i racconti della vacanza non ancora. La montagna, in ogni forma venga vissuta, non finisce mai di regalare nuove emozioni.
A presto!
Stefano

martedì 6 agosto 2013

Nel regno degli iris

Ciao a tutti!
La sesta tappa del trekking pirenaico doveva essere un lungo trasferimento dalla Spagna alla Francia. Forse, ma solo all'apparenza, la frazione meno interessante in programma. Niente di tutto ciò, il ritorno a Gavarnie, nella giornata più afosa della settimana ha regalato inaspettati panorami, conditi abbondantemente dal re della flora pirenaica, l'Iris latifolia, detto anche iris dei Pirenei. Già incontrato numerose volte sul sentiero, mai come oggi questo fiore è il dominatore incontrastato nei verdissimi prati pirenaici.

La costante della sesta tappa, l'Iris latifolia

La partenza da San Nicolas de Bujaruelo avviene con una suggestiva foto di gruppo. Proprio a fianco del rifugio si trova un caratteristico ponte in pietra (sarà romano?): Bruno e Daniela mi suggeriscono l'idea ed è così che l'intero gruppo si schiera in fila sul camminamento del ponte, per realizzare una delle fotografie più originali del trekking. Ma dopo è tempo di salita, sono circa un migliaio i metri di dislivello da coprire per arrivare al passo che segna il confine franco-spagnolo, il Port de Boucharo. Questa salita scorre veloce ed in totale tranquillità, Anna scandisce in testa un ritmo decisamente compassato e facilmente sostenibile anche dai trekker meno allenati.

Suggestiva foto di gruppo sul ponte di San Nicolas de Bujaruelo


L'arrivo al confine è caratterizzato da un vento fortissimo. Difficile camminare "normalmente", le capigliature si deformano ad uso e piacere. L'ampia apertura panoramica che offre il Port de Boucharo è assai invitante per una pausa, dietro le prime rocce si è sufficientemente riparati. Alcuni del gruppo stanno tramando con i capogita per una possibile variazione sul percorso. Nel frattempo, ne approfitto per mangiare. Saggia decisione: alla fine delle discussioni, un gruppetto di escursionisti (diciamo quelli più in forma) decide di salire sulla cima soprastante, il Pic Entre Les Ports (2484 metri). Lascio lo zaino sulle rocce e mi aggrego ovviamente a loro, per questo piacevole fuori programma.

La verdeggiante Vallée des Pouey d'Aspè


La salita al Pic Entre Les Ports sarebbe una piacevole passeggiata, ripida e un pochino esposta, ma breve. Purtroppo il fortissimo vento che soffia rende tutto più complicato. Camminando in un senso si è trasportati dalla corrente, camminando nell'altro si è letteralmente bloccati. Insomma, è un gran bel fastidio. Proprio per questo, c'è tantissima soddisfazione e un reciproco complimentarsi giunti in vetta. Lì vi troviamo una costruzione in pietra, in condizioni piuttosto disastrate. Una specie di nuraghe, sembra. Ottima per trovarvi riparo dal vento, in quei cinque minuti di riposo che ci competono prima di scendere. La discesa è uno spasso, ci si può lanciare senza alcun problema, ci pensa il vento a frenarti!

Il Cirque de Gavarnie e la sua cascata, circondata da meravigliosi iris


Tornati al colle, è già ora di rimettersi lo zaino in spalla per iniziare la discesa verso Gavarnie. Si scende nella Vallée des Pouey d'Aspè, una valle semplicemente magica. Una verde prateria, ruscelli colmi d'acqua, animali al pascolo a sinistra, cascate a destra. Insomma, finora nei Pirenei, questo è il paradiso dei paradisi. Ora, già questo insieme che ho descritto è sufficiente per rendere incantevole un luogo...ma quando poi compare il re della flora pirenaica, l'iris dei Pirenei, allora... E non spunta sporadicamente, ma è un continuum di fioritura viola. Finito qui? No no, amici... La celestiale visione si completa definitivamente quando, superato a mezza costa la Peyre Secs, si entra nel Plateau de Bellevue: i prati sono completamente ricoperti da iris in fiore e di fronte hai quello show della natura che è il Cirque de Gavarnie e le sue cascate. La più grande ha un salto complessivo di 422 metri ed è la più alta d'Europa.

La cascata più grande d'Europa, più di quattrocento metri di salto


Io provo a descrivere tutta questa bellezza, a trasmettere con le mie parole tutta il mio stupore per ciò che la natura ci ha regalato, tento anche con le mie fotografie a cogliere quella scena che descrive l'incanto di questi monti. Ci provo ma mi rendo conto che è praticamente impossibile, certe impressioni vanno vissute dal vivo.
Quando il Cirque de Gavarnie sparisce dalla nostra vista, rimangono ad accompagnarci solo il caldo infernale ed un potentissimo sole battente, fino all'arrivo al Refuge La Grange de Holle. Il ritorno a Gavarnie ha un sapore particolare: in fondo siamo arrivati al termine e sulla carta il trekking sarebbe concluso, ma tutti sappiamo bene che manca ancora una salita, quella alla Bréche de Roland, per completare il programma del tour nei Pirenei centrali. Proprio per questo, i prati intorno al rifugio sono un'ottima via di fuga per cercare, chi con un'improvvisata lezione di yoga, chi con sane chiacchierate, chi con un boccale di birra in mano, il relax giusto per gli ultimi 1500 metri di salita nei Pirenei.

In cima al Pic Entre Les Ports!


A presto, per l'ultima ascensione pirenaica!
Stefano

sabato 3 agosto 2013

Il circo è finito

Ciao a tutti!
Si è fatto sabato 3 agosto ed è giunta la fine del trekking pirenaico. Si, lo so, non ho ancora raccontato molte cose e la mia narrazione si è fermata a qualche giorno fa, con la salita al Monte Perdido.
L'assenza di rete presso il Rifugio Goriz mi ha costretto a dover rimandare dei post, ma sono stati soprattutto i momenti di cameratismo in rifugio, le risate continue a tavola, le chiaccherate dopo cena a costringermi a dover posticipare i miei racconti.
Va bene così, un'avventura del genere con una compagnia così piacevole può valere un racconto meno "live" del solito.

Foto di gruppo al completo, dal Refuge des Espuguettes

Non voglio anticipare troppe cose che racconterò nei prossimi post, come l'attraversamento del canyon della Valle de Ordesa, la discesa nella Vallée des Pouey d'Aspè, la Grande Cascade, la salita alla Brèche de Roland. Per ora posso solo annunciare che l'avventura pirenaica in compagnia del gruppo di altri ventisette escursionisti, organizzato da Anna, Guido e Valeria del CAI Uget Torino, si è magnificamente conclusa ieri pomeriggio a Gavarnie. Un'avventura splendida, fantastica, tra montagne totalmente inaspettate. Una vacanza che ricorderò per sempre, per le vette conquistate, per le cascate osservate a bocca aperta, per i panorami che mai lasciano indifferenti, per gli amici che qui ho trovato e con i quali ho condiviso giorni incredibilmente felici.
Ora ci troviamo già sul pullman che ci sta portando a Torino, tra le nostre Alpi. Prima però, ancora una tappa a carattere turistico in terra transalpina, a Carcassonne.
A presto!
Stefano

sabato 27 luglio 2013

Gavarnie

Ciao a tutti!
Appena giunti a Gavarnie, dove fra poco comincerà l'avventura pirenaica, mi sento in dovere di pubblicare questo scritto di Victor Hugo (grazie a Silvia per il momento di cultura che ci hai fatto vivere...).
"Che cosa è dunque questo oggetto inspiegabile che non può essere una montagna ma che ha l'altezza delle montagne, che non può essere una muraglia e che ha la forma delle muraglie? È una montagna e una muraglia insieme; è l'edificio più misterioso del più misterioso degli architetti; è il colosseo della natura: è Gavarnie."

Il meraviglioso Cirque de Gavarnie

Lui si che era un blogger!
A presto!
Stefano

giovedì 25 luglio 2013

Vette misteriose

Ciao a tutti!
Preparativi in fermento: domani si riparte per i monti. Niente Alpi, stavolta: è l'ora dei Pirenei!
L'avventura comincerà domani sera, presso la sede dei CAI Uget Torino dove, assieme ad altri ventisei escursionisti (a meno di défaillance o di new entry dell'ultimo minuto), saliremo sul pullman che ci porterà a Gavarnie, piccolo comune nel dipartimento degli Hautes-Pyrénées, la località dove partirà il trekking di otto giorni alla scoperta di montagne per me totalmente sconosciute, i Pirenei.

Il Monte Perdido, la meta clou del trekking pirenaico (fonte: daniporta.blogspot.com)
L'itinerario si dipana tra Francia e Spagna e consta di otto giorni di cammino, sette notti in rifugio (e due in pullman!). Si parte e si arriva a Gavarnie, in territorio francese. Già domenica saremo in Spagna, dove rimarremo per ben tre giorni, durante i quali saliremo sulla terza vetta pirenaica, il Monte Perdido. Il rientro in Francia è previsto per giovedì 1 agosto: dalla terra transalpina partiremo per l'ascesa alla Brecha de Roland e per la visita dello scenografico Cirque de Gavarnie (vedere foto per credere).

Il Collado de Anisclo, nella Valle de Ordesa (fonte: picoseuropa.net)
Questo l'itinerario nel dettaglio:
27 luglio >>> Gavarnie - Refuge des Espuguettes
28 luglio >>> Refuge des Espuguettes – Refugio de Pineta
29 luglio >>> Refugio de Pineta  – Refugio de Goriz
30 luglio >>> Refugio de Goriz – Monte Perdido – Refugio de Goriz
31 luglio >>> Refugio de Goriz – San Nicolas de Bujaruelo
1 agosto >>> San Nicolas de Bujaruelo – Refuge La Grange de Holle
2 agosto >>> Refuge La Grange de Holle – Breche de Roland – Refuge La Grange de Holle
3 agosto >>> Refuge La Grange de Holle – Cirque de Gavarnie – Gavarnie

Patrimonio mondiale UNESCO: le Cirque de Gavarnie, scenario di partenza e arrivo della settimana pirenaica (fonte: thefabweb.com)
Le mie condizioni fisiche sono decisamente migliorate: non penso di essere ancora al top ma le gambe rispondono molto bene. La gola si sta liberando del tutto, la cura a base di antibiotici e corticosteroidi, con l'aggiunta di pastiglie a base di propoli ed echinacea, e misture a base di oli essenziali (grazie, Giulia), ha fornito gli effetti sperati. Conto di presentarmi sabato al cospetto dei Pirenei in piena forma.

La Brecha de Roland... leggendaria (fonte: locodelapradera.files.wordpress.com)
Il periodo di stop forzato mi ha permesso comunque di riposare per bene. Un po' di sonno in più e relax non guastano di certo. Contemporaneamente, mi hanno tolto parecchio tempo a disposizione degli amici più cari, cosa che mi infastidisce in quanto per un mese circa non le vedrò e/o sentirò, se non tramite freddi mezzi informatici. Le voglio salutare qui, tutte quante, non avendo potuto farlo "live". In particolare, Dario, al quale pospongo in continuazione una serata al Tipsy; Andrea e Alberto, che mi propongono serate alle quali non posso fare altro che dire "ragazzi, non posso..."; alla combriccola della palestra, ho fatto in tempo a vederli lunedì ma avrei voluto augurar loro come si deve il giusto "buone vacanze"; alla "cumpa del Tour", ci si vede presto per un foto-time!

Spettacolare veduta sulla Valle de Ordesa (fonte: daniporta.blogspot.com)
Ancora poco meno di ventiquattr'ore e ci siamo, l'avventura avrà inizio. Panorami incredibili, come si può vedere dalle foto. Monti inesplorati, cieli limpidi, compagnia fantastica. I presupposti per compiere un trekking indimenticabile ci sono tutti.
Ora però è tempo di andare a riposare, da domani cambia il registro. Niente più comodo letto ma spartano ricovero.
Ciao a tutti e buonanotte!
Stefano

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