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giovedì 20 febbraio 2014

Quota 40000 visite: Monte Pelmo

Ciao a tutti!
Per il regalino fotografico per le quarantamila visite appena raggiunte da A spasso tra i Giganti, ho pensato ad una delle "mie montagne", una di quelle che ti entrano dentro e non ti mollano più. Si tratta del Monte Pelmo
Il Pelmo è una cima che porto dentro e il cui ricordo custodisco con grande affetto, per esser stato ai suoi piedi per ben due volte, nel 2012 con il gruppo del CAI Uget (vedi post relativo al tour del Pelmo) e nel 2013 (al rifugio Venezia, arrivo della quarta tappa dell'Alta Via n.3 delle Dolomiti, vedi post): è mio grande piacere condividere con tutti i lettori un'immagine di questa vetta, vista dal versante sud-ovest - dai sentieri attorno al Civetta, per la precisione.

Il versante sud-ovest del Monte Pelmo. Foto di archivio, 10 agosto 2012.

Bis bald!
Stefano

sabato 20 luglio 2013

Sorrisi dolomitici: sette aneddoti da ricordare

Ciao a tutti!
Una settimana di cammino, tra meravigliosi monti come quelli dolomitici, porta con sé un insieme di ricordi magnifici, panorami mozzafiato e visioni da brivido, posti indimenticabili e scenari indelebili. Un viaggio come questo, comunque, contiene anche gli istanti che non è la natura a regalarci, ma l'umanità e tutte le sue variegate sfaccettature: aneddoti, racconti, discorsi, novelle che poco hanno a che fare con l'Alta Via ma che strappano un sorriso e spesso restano impressi nella memoria più delle montagne stesse.
La tradizione è partita proprio l'anno scorso in Dolomiti (vedi post dell'11 agosto 2012) ed è continuata a Barcellona, in occasione della maratona (vedi post del 4 aprile 2013). Voglio continuare ora, con i migliori aneddoti provenienti dalle Dolomiti dell'Alta Via n.3.

1. La verdura. Quando ho visto questa cosa non ci volevo credere, non pensavo che mente umana potesse concepire tutto ciò. Tappa 6: entro al Rifugio Casera di Bosconero, sistemo il sacco a pelo sul letto e cerco di fare ordine sommario nello zaino in vista della tappa del giorno dopo. C'è un'incombenza da risolvere, comunque, quella di sempre: svuotarsi. I bagni sono in fondo alla camerata; mi fiondo e noto che ce ne sono due, con dei disegni alle porte. Quando realizzo, rimango allegramente allibito: i disegni erano, per ciascuna porta, quelli di un pisello e di una patata. Il loro significato, lo lascio interpretare a voi lettori.

Pisello vs. patata...


2. Il ritorno. Questo è un episodio già raccontato in precedenza (vedi post del 5 luglio), ma lo ripropongo, è è stato un bellissimo momento di quest'Alta Via. Tappa 4: arrivo al Rifugio Venezia, entro e mi guardo attorno, respiro tutta la familiarità di questo posto, in cui ero già stato l'anno scorso durante il trekking che mi ha portato dal Passo Falzarego ad Alleghe. Mi annuncio alla gestrice e provo a ricordarle che ero già stato l'anno scorso con gli escursionisti del CAI UGET Torino. Non insisto ma non si ricorda. Beh, è passato un anno da allora, in fondo di facce ne passano tante, sempre nuove e probabilmente migliori della mia: effettivamente non vedo perché dovrebbe ricordarsi proprio della mia. Allora "se dico che sono celiaco magari ti ricordi!" E la lampadina si accende: "Ah si, tu eri seduto in fondo alla sala, una sera ti abbiamo fatto aspettare un'ora la cena... E la focaccia bruciata...". Come sentirsi a casa...

In partenza dal Rifugio Venezia


3. Il furto. Sembra incredibile come i piccoli episodi come questi possano creare una risata a livello internazionale. Tappa 6: all'arrivo al Rifugio Casera di Bosconero, la gestrice mi impone (come in ogni rifugio, d'altronde), di indossare le ciabatte all'interno della camerata e non gli scarponi. Vedo delle ciabatte vicino all'ingresso. Di tutti i tipi, ma ce ne sono alcune molto graziose. Vedo un paio che mi aggrada e lo indosso. Di lì a un'ora ritorna in rifugio un alpinista tedesco, facente parte di un gruppo di cinque. E immediatamente mi segnala che le ciabatte erano sue. Finisce qui? No... lo stesso identico episodio accade anche a Liz e Martin, che indossano (successivamente) altre due paia di ciabatte, proprio di due altri alpinisti tedeschi! Il tutto si risolve in una grassa risata di cuore, tra persone provenienti da tre nazioni diverse: Italia, Germania e Gran Bretagna. Solo la montagna può tanto.

Il Rifugio Casera di Bosconero


4. Il carico. Per la serie, prendiamoci un po' meno per i fondelli. Tappa 1, ora di pagare il rifugio (Vallandro). Come spesso accade, si fanno due parole con il rifugista, si parla di meteo, di come vanno gli affari in rifugio, di mete da raggiungere il giorno dopo, di progetti. A tal proposito, parlo alla rifugista del mio percorso. Ad un certo punto le dico "Eh si, le prime tappe, con lo zaino completamente carico, sono sicuramente più dure". Lei mi chiede "Ma quanto pesa?" e io le rispondo "Eh... ventuno chili". E tutta divertita chiude così: "Ventuno? Come alla naja!?!". A me non faceva così ridere.
5. L'età. Episodio simpatico ma che fa riflettere sul futuro della montagna. Tappa 2, è ormai sera avanzata al Rifugio Vandelli e si parla delle iniziative (fatte e non fatte) dalla Sezione di Venezia del CAI. Io sottolineo la quasi totale (e preoccupante) assenza di giovani in montagna e anche all'interno del Club Alpino Italiano. La rifugista replica, in tono ironico ma anche infastidito per la situazione in cui versa il CAI, così: "Ma cosa vuoi pretendere? Nel direttivo della Sezione di Venezia la persona più giovane avrà l'età di mio padre". Settantenni al comando: ma non è lo specchio dell'Italia?
6. Il piatto. Talvolta ci sono simboli che sono così "internazionali" che possono risolvere le discussioni tra persone di diversa nazionalità. Questo è un aneddoto raccontatomi da Liz e Martin ed è successo loro in un altro rifugio dolomitico. La rifugista di turno vuole proporre loro carne di cervo, ma non sa come esprimersi ai suoi clienti in lingua inglese. Nemmeno io so come si traduce "cervo" in inglese, sinceramente. Qui, il colpo di genio della rifugista: "Bambi!". Chapeau.
7. Il crollo. Posso capire le differenze linguistiche tra l'area "austriaca" e quella "italiana" delle Dolomiti, ma al contempo penso che comunque ci troviamo in Italia ed è sacrosanto pretendere che i miei connazionali conoscano l'italiano. Tappa 1, all'arrivo al Rifugio Vallandro la rifugista mi chiede da dove vengo. Si mostra interessata alla regione di provenienza di ogni escursionista che lì trova riparo e logicamente le rispondo "Piemonte". La risposta che mi fa cadere le braccia (e non aggiungo altro): "Ma come si scrive?".

A presto!
Stefano

venerdì 19 luglio 2013

Non è solo questione di gambe

Ciao a tutti!
Un'altra Alta Via è stata conclusa, la seconda in due anni. Tutto frutto della mia profonda passione per la montagna, per i paesaggi che la dipingono in tutta la sua bellezza. Questa passione mi permette di fare sacrifici notevoli, anche dal punto di vista di fisico, per riuscire ad arrivare perfettamente preparato a questi momenti. Chi viene in palestra con me sa bene a che allenamenti massacranti mi sono sottoposto per arrivare al top della forma fisica. Palestra, corsa e montagna stessa sono le tre vie per allenare testa, cuore, polmoni e gambe, le componenti per arrivare fino al fondo di un'Alta Via senza alcun problema (o quasi, la fatica c'è sempre e non è possibile evitarla).
Beh, non ci si ferma qui. Non è e non può essere esclusivamente merito mio. Ci sono cose che vanno oltre il semplice aspetto fisico che viene coinvolto in un percorso come questo. C'è il costante incoraggiamento dei miei amici, c'è il sostegno della mia famiglia (nonostante un eccesso di preoccupazione, a parer mio), c'è la continua ed immancabile vicinanza di Giulia, senza di lei sarebbe stata un'avventura ancora più solitaria. Possono essere piccole cose, ma non è così, il sostegno morale è importante. Non solo conforto o supporto, anche solo chiedere "come va?", una piccola faccina su WhatsApp, o un "ti amo" o "torna presto" sono ciò che più fornisce energia vitale per raggiungere il traguardo.

E anche l'Alta Via n.3 delle Dolomiti è dominata!

Quindi, il mio doveroso ringraziamento va ad Edoardo, il quale, nonostante tutte le maledizioni lanciategli sulle rampe della palestra Jump in Fit di Vigone, dove mi alleno, è uno degli artefici primari del completamento dell'Alta Via dei Camosci.
Un caloroso "grazie" lo devo anche ai miei colleghi: in primis al mio superiore con il quale ho dovuto lottare un pochino per ottenere le ferie, ma sa che queste avventure sono per me esperienze tonificanti; dopodiché grazie ovviamente anche ai miei colleghi che so aver sofferto un po' la mia assenza in ufficio (si parla di lavoro, si intende...).
E poi, ci sono loro, il cuore dell'Alta Via: i rifugi. Anche quest'anno, come in Valle d'Aosta l'anno scorso ho trovato grande accoglienza nei rifugi alpini e per questo voglio ringraziare lo staff del Rifugio Vallandro, del Rifugio Alfonso Vandelli, del Rifugio Venezia, del Rifugio Dolomites e del Rifugio Casera di Bosconero. Senza dimenticare i due alberghi che mi hanno ospitato, l'Hotel Heidi di Dobbiaco (BZ) e l'Hotel Villa Ines di Borca di Cadore (BL).
Ci tengo particolarmente a ringraziare tutti gli enti che mi hanno fornito preziose informazioni sul percorso, specie quest'anno in cui è caduta un sacco di neve in primavera: gli uffici IAT di Auronzo di Cadore, di Belluno, di Cortina d'Ampezzo, di Longarone e San Vito di Cadore, nonché la guida alpina Michele Zandegiacomo.
E, the last but not the least, le persone che mi hanno facilitato l'Alta Via, dopo due errori di percorso, concedendomi un passaggio in macchina. Senza di loro, avrei accumulato una dozzina di chilometri in più, e nelle tappe chiave. Non è una cosa da poco, quanta altra fatica avrei dovuto sopportare in più?
A tutti quanti, il mio più sincero GRAZIE.
A presto!
Stefano

sabato 6 luglio 2013

La traversata dei boschi

Ciao a tutti!
Sapeste da che posto vi sto scrivendo... Sono piacevolmente seduto ad un tavolo del Rifugio Dolomites al Monte Rite (meta della quinta tappa conclusasi qualche ora fa) e sono di fronte ad un immenso skyline...tutte le Dolomiti di Zoldo sono di fronte ai miei occhi: Sas da Mezdì, Sassolungo di Cibiana, Sfornioi, Sasso di Bosconero, Spiz di Mezzodì, Cima de la Gardesana, Cima Nord di San Sebastiano, per chiudere in bellezza con Moiazza e Civetta.

Il botton d'oro, re incontrastato dei boschi zoldani

Una tappa decisamente tranquilla, quella di oggi. La partenza dal Rifugio Venezia comincia con estrema calma: so che la frazione è breve e voglio ancora godermi quello show della natura che è il Pelmo. Il Rifugio Venezia diventa, allontanandosi in direzione est, un indifeso avamposto contro un gigante di oltre 3100 metri.

Imponenza del Pelmo vs. impotenza del Rifugio Venezia

Difficile allontanarsi, da questa visione paradisiaca. Ma l'Alta Via continua. Ed è ora di muoversi verso le Dolomiti di Zoldo. La tappa non offre panorami particolarmente suggestivi, se non qualche breve scorcio su Pelmo ed Antelao, in quanto è quasi interamente nel bosco. Non per questo è meno interessante, anzi, camminare nei boschi è un'attività molto rilassante. E gradevole agli occhi: sono fortunato, la fioritura del sottobosco è assai rigogliosa, probabilmente è al massimo. Sono i Trollius europaeus (conosciuti anche come "botton d'oro") a dominare la scena floreale.

Il guardiano dei segnavia

La presenza di una folta foresta aiuta a superare meglio questa calda giornata: non ci sono salite particolarmente impegnative, oggi, ma appena il bosco si interrompe per qualche decina di metri, la violenza del sole si fa sentire eccome. Il percorso prevede una lunga discesa, aggirando il Monte Pena, verso il Rifugio Talamini, e poi la salita, mai troppo ripida e sempre in mezzo ad una fittissima boscaglia, verso il Monte Rite.

Si fa notte sul Cadore

Il Monte Rite è una cima di circa 2200 metri, sulla quale fu costruito un forte da parte dell'esercito italiano durante la Grande Guerra, forte poi preso dagli austriaci e successivamente riconquistato dagli italiani. Il forte fu nuovamente utilizzato dai partigiani durante la Resistenza. Ora, quell'astuto personaggio che risponde al nome di Reinhold Messner l'ha trasformato in uno dei cinque centri museali dedicati alla montagna che portano il suo nome. Questo del Monte Rite ha come tema "Dolomiti - Il mondo verticale". L'esposizione, lungo una grande galleria, consiste in due tipologie di oggetti. In primo luogo, si trovano reliquie e particolari oggetti di alpinisti del passato (cito con piacere l'agenda del 1934 di Emilio Comici) che hanno fatto la storia dell'esplorazione prima e della conquista dopo, delle Dolomiti. In secondo luogo, si può ammirare una collezione speciale di quadri e sculture, che vanno dal Romanticismo fino ai giorni nostri, raffiguranti le Dolomiti e, voglio dirla così, la loro "interpretazione".

Il Messner Mountain Museum al Monte Rite

Una tappa irrinunciabile per chi ama la montagna e per chi, come me, ammira ciò che Messner ha fatto in e per la montagna.
Aspetto la cena, ora. Ma soprattutto il tramonto, la grande attrazione del Monte Rite!
A presto,
Stefano

Destinazione Monte Rite

Buongiorno a tutti!
Con oggi inizia la seconda metà della lunga avventura lungo l'Alta Via dei Camosci. Voglio tracciare un piccolo bilancio della situazione o, come direbbe il carissimo Andrea, fare "il punto".
Il percorso: il più è fatto, grossi dislivelli da affrontare (per esempio, salite con più di 500-600 metri di dislivello) non ve ne sono più. Inoltre, si rimarrà in quota, oltre l'altitudine di 1500 metri fino all'ultima tappa, a Longarone. Rimane ancora qualche oggettiva difficoltà nella settima tappa con i tratti attrezzati sulla Forcella del Viaz de le Ponte e sul pendio detritico del lato zoldano dello Spiz del Vant de la Serra, ma sono abbastanza fiducioso. E anche quanto a lunghezza, ogni singola tappa non costituisce più un ostacolo insormontabile. Insomma, niente più tappe oltre le dieci ore o i trenta chilometri di cammino.

Pronto a salutare per la seconda volta il Rifugio Venezia

Rimangono in compenso parecchie nonché stimolanti attrattive sul percorso. A partire da stamattina, queste Dolomiti saranno per me perfette sconosciute. E domenica si entra nel Gruppo di Bosconero, descritto dalle guide come estremamente attraente per la sua natura selvaggia. Poi, sempre oggi, raggiungerò il Monte Rite. Due le sue peculiarità: il Museo nelle Nuvole (tutto da scoprire) e, in presenza di condizioni climatiche favorevoli, la possibilità di ammirare un tramonto fuori dal comune (ah, aggiungo: con Pelmo e Civetta di sfondo). Dulcis in fundo, la notte in bivacco. Per me sarebbe un'esperienza del tutto nuova. Odori, rumori, luci della natura montana più selvaggia a mia intera disposizione...

La luce del mattino illumina l'impressionante Spalla Est del Pelmo

Condizioni fisiche: gambe e fiato ci sono ancora nonostante siano state messe a dura prova, quasi a freddo, nei primi tre giorni di Alta Via; il percorso che viene non dovrebbe dare fastidio. Qualche problema a spalle e piedi: solita irritazione alle clavicole dovuta allo sfregamento con gli spallacci, ma questa già me l'immaginavo alla partenza. Ai piedi non ho ancora applicato cerotti, vedrò se farlo durante la tappa. Non ho tagli o vesciche (forse anche merito degli scarponi nuovi?) bensì qualche fastidioso callo sulla pianta del piede. Aspetterò che indurisca e poi sarò una scheggia.

Aria di tramonto su Croda Marcora e Antelao

Lo zaino: ho perso per ora (credo) poco più di un chilo. Non sarà tanto, ma è sempre meglio avere un chilo in meno che in più.
Dai, infine ci siamo. Non temere, Stefano, Longarone è vicina! Ed ora, di nuovo in cammino!
A presto,
Stefano!

venerdì 5 luglio 2013

All'ombra del Pelmo

Ciao a tutti!
Se ieri i ricordi del trekking dolomitico del 2012 hanno sfiorato la mente, oggi l'hanno completamente attraversata: la tappa di oggi aveva come meta il Rifugio Venezia, il rifugio più antico delle Dolomiti, la base di partenza per le ascensioni al Monte Pelmo.
Proprio qui, l'anno scorso trascorsi due giornate lungo il trekking che attraversò i gruppi del Pelmo e del Civetta. E possiedo un fantastico ricordo di questo rifugio. Ovviamente, i ricordi dei momenti in compagnia e delle risate sono sempre nella mia testa. Ma ciò che più mi lega a questo rifugio è il caloroso trattamento ricevuto dallo staff del rifugio, con particolare riferimento alla cucina senza glutine.

Verdi pascoli dominati dal Pelmo

Arrivo in rifugio, mi guardo attorno e respiro la familiarità di questo posto. Mi annuncio alla gestrice e provo a ricordarle che ero già stato l'anno scorso con gli escursionisti del CAI UGET Torino. Niente, non si ricorda. Beh, un anno è passato, e qui di facce ne passano tante e sempre nuove, effettivamente non vedo perché dovrebbe ricordarsi proprio la mia. Allora "se dico che sono celiaco magari ti ricordi!" E la lampadina si accende: "Ah si, tu eri seduto in fondo alla sala, una sera ti abbiamo fatto aspettare un'ora la cena... E la focaccia bruciata...". Belli, bellissimi ricordi.
E, se ho capito bene, stasera ci sono le lasagne...senza glutine. Dove lo trovo un rifugio a 1947 metri, lontano due ore di cammino dalla civiltà, che mi prepara una cena a base di lasagne senza glutine? Volendo, avrei potuto allungare la tappa di oggi fino al Rifugio Talamini... Ma non volevo privarmi dello spendere del tempo in questo rifugio e sotto l'ombra del Monte Pelmo, gigante assoluto delle Dolomiti.

Il Monte Pelmo visto da Borca di Cadore

Quanto al percorso di oggi, c'è ben poco da dire: tappa risolta in poco meno di tre ore. Tutte in salita, con tratti in forte pendenza, su strada sterrata. Non posso dire che sia proprio stata una passeggiata di piacere, comunque il mio chilometro di dislivello anche oggi l'ho fatto.
Ma camminare tre ore e dieci chilometri circa non è proprio la stessa cosa che stare su sentieri per tre volte tanto, come ieri. Si, così è come stare in paradiso. E non solo perché la tappa di oggi è stata breve, si intende. Sono sotto il Pelmo, il "Caregon del Padreterno". Il posto migliore per riposare...
A presto,
Stefano

sabato 11 agosto 2012

La Top-10 delle perle di saggezza dalle Dolomiti

Ciao a tutti, in questo momento mi trovo nei pressi di Santhià, in attesa di arrivare a Torino. Ingannare il tempo durante questi trasferimenti non è difficile. Un buon libro, un cruciverba o anche semplicemente due parole o un po' di nanna sono ottime soluzioni.
Uno spunto per il viaggio di ritorno di oggi me l'ha dato ieri sera Silvia, durante uno degli ultimi momenti di relax serale nell'accogliente rifugio Sonino al Coldai. La buona Silvia ha preso un sacco di appunti durante questi giorni in Dolomiti, tra cui anche un sacco di frasi e dialoghi memorabili rintracciati fra le pieghe di un gruppo fatto di persone simpatiche e genuine. Perle di saggezza, figuracce o battute, il meglio che è stato intercettato da Silvia è stato riportato, secondo un personale ordine di gradimento, in questa top ten. Buona lettura...
1) "Questo sta gonfiando un materassino" (Lucio, riferito al russatore di turno durante l'ultima notte al rifugio Coldai)
2) "È lui quello che ha problemi?" (la rifugista del rifugio Venezia a me)
3) "Ho i coglioni pieni di voi" (un rifugista del rifugio Venezia a Pierluigi)
4) "Qui c'è quello basso con la barba (Dino)" (Lucio... ma con Dino a fianco)
5) "Come i milanesi in coda allo skilift" (descrizione della nostra spedizione, fatta da Davide all'attacco della ferrata degli Alleghesi)
6) "Mettetevi un animo sul cuore" (Valeria, durante la presentazione serale della salita al Civetta)
7) "Campte giù da lì" (Dino a Silvia durante la discesa dal Civetta)
8) "Questa è un'impresa da titani" (Stefano)
9) "Il silenzio è un'arte" (Silvia)
10) "La montagna è cemento per le relazioni umane" (Io)
Fra poco sarò purtroppo a Torino, nella calura della pianura del Piemonte e lontano dalle vette che hanno illuminato i miei occhi in questi giorni.
Vi saluto con una foto del magico monte Civetta. A presto per nuovi commenti e nuove foto dalle Dolomiti!
Stefano

giovedì 9 agosto 2012

Verso il Civetta...

Buongiorno a tutti,
vista la pausa e la presenza di rete telefonica, lascio un breve post. Tutto alla grande, il tempo è variabile ma gli animi sono allegri. Abbiamo lasciato il Venezia per muoversi, via Palafavera, verso il rifugio Sonino al Coldai.
Un ringraziamento speciale alle gentilissime e simpaticissime ragazze del rifugio Venezia, che mi hanno coccolato con ottima cucina senza glutine, un rifugio come il vostro non l'avevo ancora trovato! Spero di poter tornare presto per godere delle vostre delizie dopo che avrete fatto il corso di cucina senza glutine. Grazie ancora...
Se la rete tiene, ci sentiamo ancora stasera! A presto
Stefano

Trans-Pelmo

{Post scritto il 08/08/2012, h 22.27}
Ciao a tutti!
E siamo arrivati dunque a superare la metà di questa fantastica esperienza nelle Dolomiti con gli escursionisti del CAI UGET Torino. E che metà: oggi ho completato, con la piacevolissima compagnia di Eleonora, Davide e la capogita Anna, il giro del Monte Pelmo (il resto della compagnia ha completato con successo la salita in vetta). Una quindicina di chilometri circa era la lunghezza complessiva, buona parte già percorsi ieri, ma in senso contrario.
Ciò che ieri non era stato percorso è stata la salita alla Forcella d'Arcia. Passaggio notevolmente spettacolare su ghiaione, alle basi del Pelmo (vedere foto) ma non eccessivamente ripido. Ripida è stata invece la discesa finale verso il Rifugio Venezia, fatta in parte con l'ausilio di funi fisse e in parte...di solo tallone! Ripida è stata anche la deviazione in prima mattinata alla base del Pelmetto, ove si trovano tracce di orme pietrificate di dinosauri...non immaginatevi chissà che: piccoline queste orme, mica quelle di un Tyrannosaurus Rex!
E da domani si cambia: dal paesaggio del Monte Pelmo si passa a quello altrettanto imponente del Civetta, destinazione Rifugio Sonino al Coldai, base di partenza per il giro del Civetta.
Per chiudere prima di lasciar andare la testa sul cuscino, posso ancora dirvi che lascio tanti ricordi ed aneddoti qui al Venezia: discussioni per il cibo, bevute, approvigionamento elettrico, cameriera ninfomane, bische notturne, confessioni di un'ora, smontaggio di letti, sveglie alle 4.22, lezioni di yoga (e manca ancora qualcosa all'elenco)...come direbbe Dado, minchia spettacolo! Tutte cose che avrò piacere di raccontarvi, se avrete voglia di ascoltarle! In più posso dire con certezza assoluta che ho trovato una piacevolissima compagnia, dalla quale ho tratto ed imparato molto... E che porterò sempre con me!
Con ciò, auguro buonanotte a tutti!
Stefano


mercoledì 8 agosto 2012

Tappa 3, Rifugio Venezia

Ciao a tutti,
è stato lungo ma anche veramente fantastico il giro del Monte Pelmo. Un percorso vario: una ripida salita lungo un canalino spettacolare, una discesa su un ghiaione a destra del massiccio e finalmente un rilassante (per modo di dire) sentiero fino al Rifugio Venezia...
Il Pelmo è una montagna meno nota delle Dolomiti, di solito uno collega le Dolomiti alle Tre Cime di Lavaredo, alla Marmolada o al Gruppo di Sella. Invece devo dire che il Pelmo, come altre cime incontrate in questi giorni (Averau, Nuvolau...) hanno veramente un fascino notevole. Queste forme sono impressionanti! E le pareti hanno una verticalità da paura...
Piccolo commento sul rifugio di stasera e domani (p.s. il rifugio più vecchio delle Dolomiti, anno 1892): il guasto al generatore ha creato parecchi disagi: niente doccia, niente pulizia ai denti, niente toilette, difficoltà notevoli a caricare le batterie dei vari dispositivi elettronici. Però ha dalla sua un panorama difficilmente rintracciabile nel resto delle Alpi e soprattutto è il primo rifugio in cui sono provvisti di un'intera linea di alimentari senza glutine (per chi leggesse e non lo sapesse, sono celiaco). Finalmente un bel piatto di pasta!
Stacco che non ho più molto tempo a disposizione, alle 22 il rifugio chiude e solo in salone il cellulare prende...
Buonanotte, a presto!
Stefano

martedì 7 agosto 2012

Brevi dal Rifugio Città di Fiume

Buongiorno a tutti...
Qui giungono voci che l'Italia è stata invasa da "Nerone"...ai 1917 m del Rifugio Città di Fiume si sta proprio bene! Hehehe
A parte gli sfottò, qui siamo in largo anticipo sul programma di giornata e quindi si anticipa (in senso contrario rispetto a domani) il giro del Monte Pelmo, che si vede in foto. La pioggia ha smesso di cadere nella notte, qualche nube c'è ancora ma ci sono le condizioni ideali per un bel trekking! A presto per un post dal Rifugio Venezia (sperando che prenda!)
Ciao
Stefano

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