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sabato 9 novembre 2013

Tutto il meglio dei Pirenei! (e sondaggio)

Ciao a tutti!
Sarà il clima ormai sempre più freddo e piovoso di questi giorni (e in Germania si sente); sarà la lontananza dalle montagne, qui veramente distanti; sarà che è sempre bello ricordare e condividere momenti di gioia...ma, a distanza di poco più di tre mesi, voglio fare un piccolo salto indietro a ciò che è stato il trekking pirenaico di quest'estate.
Lo faccio ancora una volta nella forma della classifica personale delle meraviglie della natura che più mi hanno impressionato. È una classifica stilata in base a ciò che ho vissuto in una settimana di cammino, influenzata non solo dalla bellezza dei paesaggi ma anche dal ricordo della singola location. Potete modificarla a vostro piacimento, partecipando al sondaggio che trovate nella colonna a destra della pagina (p.s.: la chiusura è prevista per il 22 dicembre; sono possibili risposte multiple), valutando quindi le location che più vi affascinano o semplicemente la foto che piace maggiormente.
Buona visione...e mi raccomando, aspetto i vostri voti! =D

1. Brecha de Rolando (o Brèche de Roland): al primo posto, un posto che profuma di leggenda, la Brecha de Rolando. La spaccatura nella muraglia rocciosa attribuita al paladino di Carlo Magno, Orlando, è sicuramente uno tra i panorami più inconsueti che è stato possibile ammirare, se non il più originale ed affascinante. Tanta fatica, ma ben ripagata.



2. Monte Perdido: la terza vetta più alta dei Pirenei non poteva non entrare nelle prime tre posizioni. È il simbolo di questa zona di Pirenei. Il panorama fantastico che si può ammirare dalla sua sommità (per di più in una giornata di beau plain) vale tutta la fatica della levataccia e delle ore di salita.




3. Cirque de Gavarnie: numeri da brividi, per il Cirque. Brividi anche quando cammini a poche decine di metri di distanza dalla cascata principale del Cirque, alta circa quattrocento metri. È un incredibile anfiteatro roccioso, in grado di colpire anche l'immaginazione di un certo Victor Hugo.



4. Cilindro: proprio di fronte al Perdido si staglia questa montagna dalla forma e della conformazione del tutto insolita, ottimo materiale per i miei amici geologi. Il Cuello del Cilindro, il lago alla base di questa vetta è il tocco in più.



5. Circo de Soaso: non averlo visto interamente illuminato dal sole è stato un piccolo peccato ma poter osservare le gialle ginestrine sui ripidi pendii di questo vallone riflettersi nelle acque che lo attraversano è stato un privilegio.



6. Valle de Ordesa: lunghissima, infinita, ma meravigliosa. Non fosse per tutti i boschi che popolano questa zona impervia, sarebbe stato possibile definirla "dolomitica"...



 7. Vallée de Pouey d'Aspè: il verde di questa piccola valle che collega il confine franco-spagnolo al Cirque de Gavarnie mi ha colpito da subito. Pascoli, acqua in abbondanza e fioritura da sogno (seppure fosse agosto) smentiscono i miei preconcetti sull'ambiente pirenaico, da me considerato brullo e secco.



8. Cascada del Cinca: l'impressionante rete di cascate che confluisce nel Pineta trova il suo culmine con la Cascada del Cinca. È necessaria una deviazione di una decina di minuti in salita per poterla osservare in tutta la sua potenza, ma lo spettacolo è garantito al 100%.



9. Valle de Pineta: dal basso è apparentemente una valle anonima. Vista dall'alto, beh, ben altra cosa. Lascio che siano le foto a parlare e che siate voi a giudicare...




10. Collado de Añisclo: una salita lunga e tosta. Se non la più dura, poco ci manca. Quando arrivi in fondo, però, c'è una lauta ricompensa da ritirare. A est, la Valle de Pineta; a ovest, la Valle de Añisclo e il suo "Pico".



Bis bald!
Stefano

venerdì 9 agosto 2013

...Scolta! - Le perle pirenaiche

Ciao a tutti!
Esattamente come per il trekking dolomitico organizzato dal CAI Uget l'anno scorso (vedi post), anche quest'anno non poteva mancare il post sui migliori aneddoti e cavolate emersi durante una settimana (e più) di trekking nei Pirenei. Alcune sono veramente stupide, altre più carine. Non saranno mai tutte (infatti alcune le ho scartate o mi è stato imposto di non pubblicarle), visto che in un gruppo di trenta persone in costante stato di allegria, di cavolate ne escono parecchie. Pubblico quelle più significative, che sono poi anche quelle a cui ho assistito personalmente.

1. Il "muy impresionante!!!" dell'escursionista spagnolo incontrato al Refugio Pineta è il leitmotiv dell'intero gruppo, soprattutto nei primi giorni. Episodio già raccontato nel post di lunedì 29 luglio.
2. Mauro ha una spiccata dote nel carpire tic, difetti o parole usate come intercalare. La più bella è sicuramente il "...scolta!" che usa solitamente Davide per iniziare un discorso in cui vuole esprimere con fermezza la sua opinione.
3. Refugio Goriz, martedì 30 luglio. Davide guarda le mie foto fatte fino a quel momento e commenta il mio tradizionale modo di farmi fotografare con bastoncini o piccozza alzata in questo modo: "La picca alzata ha un qualcosa di sessuale".

In cima al Monte Perdido. Rigorosamente con la picca alzata.


4. Pic Entre Les Ports, giovedì 1 agosto. In cima ci si chiede che deve ancora arrivare. Luciana: "Mauro e Stefano non arrivano?". Io: "Sono scesi, c'era tanto vento". Luciana: "Che finocchi, quando scendiamo glielo diciamo". In effetti...

Nel nuraghe sul Pic Entre Les Ports


5. Refugio de Pineta, domenica 28 luglio. Si discute dell'origine più o meno "terrona" dei propri cognomi con altri tre piemontesi doc, Davide, Mauro e Silvia. Davide esordisce: "Scolta, io ho fatto quella cosa lì con cui controlli l'origine del tuo cognome..." Lo zittisce Mauro: "Si dice araldica...". Chapeau.

Discussioni tra Mauro e Davide al Refuge des Espuguettes


6. Pic Entre Les Ports, giovedì 1 agosto. Durante la salita, Silvia esce con una perla delle sue: "Con questo vento mi fischia pure la bigioia". Non aggiungo altro.

Discesa in picchiata...


7. Refugio de Bujaruelo, giovedì 1 agosto. Si sta per finire la colazione, Valeria dice a Marco: "Io vado ancora un attimo in camera che tradotto vado ancora a cagare". Ah, che cruda verità.
8. Monte Perdido, martedì 30 luglio. I clamorosi fallimenti sciistici di Silvia lungo i nevai incontrati sulla discesa dal Perdido sono tutti in queste immagini.

Cadute su cadute...

9. Viaggio di andata, sabato 27 luglio. Lino esclama: "In questo autogrill bisognerebbe comprare solo per la commessa che c'è". La commessa (che probabilmente sa l'italiano) capisce e ride. Ah, les italiens.
10. Refuge La Grande de Holle, venerdì 2 agosto. Tornati dalla salita alla Brèche de Roland, siamo stanchi ma soprattutto affamati. Il secondo prevede un vassoio di riso con un salsiccione da spartire in nove persone. Non c'è da farselo ripetere due volte. Poche cucchiaiate ed è finito. A fianco, le tavolate basche stanno avanzando mezzi vassoi di riso e soprattutto salsiccia. Noi diciamo NO a questo spreco, Valeria si alza e con una serie di cenni si fa offrire un vassoio portato a questi baschi. Di lì a poco ne arrivano altri due. Tutti quanti, ripuliti da cima a fondo. Grande Valeria!

Tavolata affamata

10. Refugio Goriz, martedì 30 luglio. Siamo sdraiati sul prato a fianco del rifugio, quando sento questa perla d'autore: "Dai diamanti non esce niente, dal letame escono i fiori": è di Fabrizio De Andrè, cantautore che musicalmente non apprezzo ma devo dire che in montagna questa frase ci sta sempre bene.

Uno dei frutti del letame pirenaico

11. Non so quando Luciana abbia detto questa frase, ma Silvia l'ha messa su Facebook qualche giorno fa e l'ho trovata fantastica: "Se vogliamo arrivare vivi, sarebbe meglio rallentare". Parole sante (a volte).
12. Monte Perdido, martedì 30 luglio. Totalmente coinvolto dall'emozione della salita al Perdido e dai paradisiaci panorami, mi esce questa frase: "Ah che nostalgia, la discesa...". Malinconico.

Panorami da favola lungo la discesa dal Perdido


13. Viaggio di andata, venerdì 26 luglio. Valeria fa un sondaggio sulla situazione "idraulica" a due dal viaggio. Carlotta avrebbe bisogno di una sosta ma si accontenta dei servizi sul pullman. Valeria: "Ok la pipì, ma solo quella, non altro". Meno male...
14.  Refugio Goriz, martedì 30 luglio. Silvia necessita di spalmarsi della crema solare e chiede: "Qualcuno me la mette?" Marco: "Mah, dipende dalla zona". Pierluigi: "Eh, tipo, ora se la mette sul sedere". Marco replica così "Eh ma, Pierluigi, ti piace proprio prenderla per il culo...". Risate generali.

Relax post-Perdido al refugio Goriz


15. Refugio de Bujaruelo, mercoledì 31 luglio. Ora di cena, tempo di secondo, a base di carne. Nessuno mi segnala alcunchè, quindi mi servo (per chi non lo sapesse, sono celiaco) come tutti gli altri. Dopo un bel po' arriva il ragazzo con un piatto con bistecca e patate e mi dice una roba del tipo: "Questo no buono per te, ci sono i polvos!" Ma che diamine sono i polvos??? Va in cucina e controlla, poi mi dice "No buono glutammato". Ahhhhh...il monoglutammato di sodio. Beata ignoranza (e semi-infarto sfiorato da me).
16. Collado de Añisclo, lunedì 29 luglio. Durante la salita me ne esco con questa frase "Sono talmente sudato che potrei strizzare la maglietta e dar da bere ad un bambino africano". Dopo qualche minuto, l'ho strizzata veramente.

In salita verso il Collado de Añisclo


17. Refugio de Bujaruelo, mercoledì 31 luglio. Silvia: "Mauro, l'hai visto oggi il camoscio?" Risposta secca: "Il camoscio? Ma se non so distinguere un cane da un gatto!". Va beh.

Anche nei Pirenei ci sono i camosci...


A presto!
Stefano

lunedì 5 agosto 2013

Colorado? No, Aragona

Ciao a tutti!
L'avventura pirenaica si è conclusa (vedi post) ma il racconto continua: è la volta, nelle parole che seguono, del quinto giorno di trekking pirenaico.
È l'ultimo giorno di luglio, mercoledì 31 per la precisione, quando il gruppo escursionistico del CAI Uget lascia il Refugio Goriz per muoversi alla volta di San Nicolas de Bujaruelo. La tappa è caratterizzata dall'attraversamento del vero e proprio canyon già visto (da lontano, o dall'alto) nelle due tappe precedenti, quello della Valle de Ordesa, una vera e propria meraviglia della natura.

Il canyon della Valle de Ordesa e Las Tres Sororas (Cilindro de Marborè, Monte Perdido e Pico de Anisclo)

Si lascia il rifugio Goriz di buon ora: sarà perché la tappa è lunga o perché nessuno poteva più sopportare questa struttura così scandalosamente mal conservata? Mah. La risposta non la sapremo mai, però nessuno rimpiangerà, garantito al 100%, questo rifugio. Intanto, la luce debole del mattino ci impedisce di ammirare in tutta la sua maestria le pareti del canyon della Valle de Ordesa: i raggi non riescono a filtrare tra le due pareti di roccia. È un gran peccato, perché le immagini viste su varie fonti lasciano presagire che questa valle, debitamente illuminata, è una vera favola.

Il giallo e il blu, la ginestrina e l'iris


Il solo tratto in discesa dal rifugio Goriz permette di intuire che show è questo canyon: le sue pareti scendono a picco su una lussuriosa prateria erbosa, che talvolta è colorata di giallo grazie alla ricca fioritura di ginestrina, e talvolta è ornata dai caratteristici iris dei Pirenei e da cardi azzurri (entrambi molto diffusi in questa zona). Il sole fa lentamente capolino sulla valle, e la scusa per poterla ammirare con la massima illuminazione possibile è quella di deviare dal percorso previsto per scendere a fondovalle, dove si trova la fantastica cascata dell'Arazas. Non fa ancora caldo, perché è ancora presto, ma stare sotto questa cascata, beh, è una gran bella botta di freschezza! Qualche foto veloce, perché buona parte del gruppo sta proseguendo lungo la Valle de Ordesa, e poi si riprende il cammino originale. C'è da correre per riuscire a riunirsi con il resto del gruppo. Mica facile... Guardi avanti, e hai una ricca vallata in cui i riflessi gialli delle ginestrine illuminano i torrentelli che attraversano il canyon. Guardi indietro, e hai lo spettacolo delle Los Tres Sororas ("Le Tre Sorelle", Cilindro de Marborè, Monte Perdido e Pico de Añisclo) che dominano come severi guardiani il fondovalle di Ordesa. Impossibile non rimanere estasiati di fronte a questo scenario. Il quadro è completo quando a nord si apre la visuale sulla Brèche de Roland. La mente viaggia già al venerdì successivo, quando laggiù ci saliremo.

Foto ricordo da Ordesa


Il sentiero è un lunghissimo saliscendi intorno a quota duemila, sul versante meridionale della Valle de Ordesa. Si cammina tra i pini, ma spesso la visuale è aperta sul canyon e sulle bellezze circostanti, e nonostante la lunghezza non può annoiare, anzi, quasi si vorrebbe andare sempre avanti. Questo percorso si interrompe bruscamente al "Mirador", una terrazza panoramica dove si può contemplare tutta la vallata a 180 gradi. È il luogo più propizio per una bellissima foto di gruppo, e per fare rifornimento di solidi e liquidi, l'itinerario che porta a San Nicolas de Bujaruelo è ancora lungo. Dal punto panoramico ha inizio una lunghissima e nervosa discesa. Su sentiero prettamente roccioso ma immersi nella boscaglia, questo tratto risulta infinito. Non tanto per la compagnia (quella non manca mai, tra gli aneddoti corsi di Mauro e i racconti di Silvia made in Sweden) ma per le gambe e le ginocchia messe a dura prova dalla dura discesa.

La cascata dell'Arazas


Al suo termine, si raggiunge il parcheggio per i turisti e per le navette che collegano la Valle de Ordesa con il "mondo civile". È ora di pranzo, ormai. C'è chi consuma giganteschi paninazzi al prosciutto, chi si consola con ricche insalatone, chi trova la migliore soluzione nel rinfrescare i piedi nel torrente. Io mi concedo invece una botta di energia con una vecchia e cara lattina di Coca-Cola. Servono zuccheri, di chilometri da camminare ce ne sono ancora tanti, nonostante la navetta ce ne risparmi tre-quattro (poco interessanti, dato che sarebbero stati percorsi su asfalto).

La ginestrina, la regina della flora della Valle de Ordesa


La navetta scarica il nostro compatto gruppo poco lontano da Torla, primo centro abitato della zona, nel punto in cui confluiscono la Valle de Ordesa e la Valle de Bujaruelo. Da qui prendono il via i sette chilometri che portano a San Nicolas de Bujaruelo. Sono altri chilometri eterni, il caldo è atroce, l'ombra poca e la polvere della carrozzabile alzata dai camper e dalle auto delle famiglie allocate presso i due campeggi della valle non ci facilita di certo il cammino. In compenso, c'è tanta voglia di arrivare al rifugio, per rilassarsi e bere qualcosa di fresco. È così che gli ultimi chilometri vengono affrontati a velocità supersoniche, e in poco più di un'ora giungiamo al Refugio de Bujaruelo.

Foto di gruppo dalla Valle de Ordesa

Il miglior rifugio incontrato finora: camere piccole ma confortevoli, dove non c'è da scannarsi per una presa di corrente, uno stendino o un rubinetto, ambiente tranquillo e piacevole, cena ottima che si rifà alla cucina tipica dei rifugi alpini (se non per un deludente budino). È sicuramente il miglior viatico per affrontare le prossime due tappe, quelle che ci riporteranno in terra francese, a Gavernie.
Per il resto, la particolare magia del canyon della Valle de Ordesa e i colori della sua splendida fioritura mi aiutano a rilassarmi meglio, con la consapevolezza ancora più forte che questi Pirenei non hanno nulla da invidiare alle nostre Alpi.
A presto per il racconto delle prossime avventure pirenaiche!
Stefano

mercoledì 31 luglio 2013

Dio ci ha fatto le mani ma soprattutto gli occhi

Ciao a tutti!
Ecco a voi la prima puntata della due giorni con il Refugio Goriz come fulcro.
È il giorno n.3 di trekking pirenaico, ed è prevista una lunga e dura tappa dal Refugio de Pineta al Refugio Goriz. Come già anticipato nel post di lunedì, la giornata è caratterizzata da due momenti chiave: il guado del Rio Zinca, all'inizio di tappa, e la successiva ripida salita al Collado de Añisclo. Alla quale aggiungerei la cengia e i tratti attrezzati sul Pico Añisclo.

Stelle alpine...nei Pirenei

Il guado...probabilmente il momento più divertente della giornata. Pronti e via, un centinaio di metri, ed è già ora di levarsi scarponi e calzettoni dai piedi per guadare il torrente. Non un'impresa epica, l'acqua arrivava a malapena a metà polpaccio, ma sicuramente un momento traumatizzante data l'acqua gelida e la sveglia di un'ora prima o poco più. Il momento è stato comico per tutti, alla fine. Tra risa, commenti e battute tutti quanti abbiamo superato il guado senza alcun problema.

Il canyon della Valle de Ordesa visto dal sentiero per il Refugio Goriz


A quel punto inizia la ripida salita verso il Collado de Añisclo, che risale le pendici della destra orografica della Valle de Pineta. È una salita che pare infinita, con un dislivello di circa 1200 metri, che ha costretto il gruppo a ben due soste lunghe. Si inizia salendo tra le roccette, ma sempre nell'ombra della fitta boscaglia. Non basta per attenuare la calura che pervade la Valle de Pineta, la maglietta è incredibilmente intrisa di sudore: alla prima sosta sono costretto a strizzarla. Le soste sono provvidenziali, acqua e cibo sono fondamentali con una salita e un clima del genere. Appena si esce dal tratto più complicato (nulla di impossibile, c'è solo da mettere le mani qua e là) si aprono molteplici visioni di fronte a noi. Proprio a fianco, una parete non proprio verticale ma altrettanto affascinante... luccica, per tutta l'acqua che vi scende. La salita prosegue tra i prati prima e le rocce dopo, ma il panorama rimane fantastico: la Valle de Pineta, attraversata da un torrente (quello guadato) ricco di scenografiche anse, il Pico de Pineta, la valle del Rio Lalarri... Tutto quanto semplicemente fantastico, nulla da invidiare alle nostre Alpi. Il top è quando compaiono improvvisamente delle stelle alpine. E siamo nei Pirenei...

Al Collado de Anisclo, prima salita di giornata

Anche questa salita ha una fine, sui 2453 m del Collado de Añisclo. Se il panorama era già favoloso lungo la salita, beh, sul colle diventa un quadro d'autore, con il Pico de Añisclo e La Suca a due passi. L'insieme ha nel complesso quasi un che di dolomitico. Il terreno si trasforma, da roccioso diventa erboso, ma il sentiero rimane in leggerissima salita.
Sulla traccia da seguire sorgono non poche perplessità tra i capogita. Per forza, di segnavia o cartelli neanche l'ombra, uno dei pochi punti negativi, se non l'unico,in questa meravigliosa location. Il sentiero si mantiene ad alta quota per diversi chilometri. I sentieri sui fioriti pendii erbosi diventano stretti passaggi su roccia e in alcuni punti su nevai: il percorso per arrivare al Refugio Goriz prevede infatti l'aggiramento del Pico de Añisclo lungo una delle sue numerose cengie. Prima si sale a livello della cengia con l'ausilio di una catena (utile soprattutto nel caso ci fossero state precipitazioni) e dopo si attraversa una parete attrezzata anch'essa con catena. Il secondo tratto, più esposto, è sicuramente meno banale ma non impossibile e regala a tutti il piacere (o il brivido, dipende dai punti di vista) del contatto tra le mani e la parete rocciosa.

 Momenti di discesa attrezzata

Difficoltà tecniche a parte, lo scenario che si ha costantemente in fronte è una meraviglia: vette, cascate, prati, canyon. Superata la parte difficile del percorso in cengia è gioia per tutti quanti, per avercela fatta, per poter godere di questo sublime panorama: la visuale spazia su tutto il selvaggio Cañon de Añisclo e l'apparentemente lontano lago Embalse de Mediano.

Impressionante visuale sulla Valle de Anisclo


La discesa verso il Refugio Goriz è eterna, prima lungo una pietraia a ovest del Pico de Añisclo e poi lungo una dorsale erbosa dominata dalla sedimentaria Punta Custodia e dal Morrón de Arrablo prima e dallo sfondo del Circo de Goriz dopo. Lo sguardo va sempre in alto a destra, verso il Perdido. Ma dov'è? La punta non si vede, è nascosta da tutta la roccia del monte stesso. La mente e gli occhi sono già giustamente proiettati all'indomani.

Colli, pareti strapiombanti e un selvaggio canyon: questa è la Valle de Anisclo.


L'arrivo al rifugio raggela, nonostante il caldo. Gente ovunque (e che gente...), alcuni sdraiati sullo spiazzo di fronte all'ingresso. E all'interno, beh, lasciamo perdere: pantofole ovunque, zaini da comprimere in microarmadietti, docce fredde e toilette schifose (entrambe esterne al rifugio), camerate in pieno stile Auschwitz piene di sporcizia all'inverosimile. Insomma, rifugio bocciato, non basta lo scenario che lo attornia o l'ottima cucina che tranquillamente batte quella francese (comunque sempre a base di legumi...basta!).
Ci pensa la "bella gente" del CAI Uget a divertire il clima in rifugio, soprattutto con le gag sui falsi vegetariani. A cena c'è sempre tanta allegria, davanti ad un buon piatto, ed un bicchiere di vino, si ride e si scherza sempre. Anche quando il giorno dopo è tempo di salite e di vette. Già, all'indomani è tempo di Monte Perdido, quota 3355 metri.
A presto (con il prossimo arretrato)!
Stefano

Canyon dielettrico

Ciao a tutti!
Un problema di rete sta bloccando i miei aggiornamenti sul blog e presumo continuerà a farlo per ben due giorni, tempo di permanenza al Refugio Goriz, dove siamo arrivati oggi pomeriggio.
Non un problema qualunque: ovunque uno si trovasse non c'era possibilità di comunicare tramite la rete mobile, tant'è che ho dovuto avvertire casa e fidanzata tramite il telefono del rifugio, tra mille peripezie contro il malfunzionamento del telefono stesso e lotte contro altri escursionisti. Un telefono satellitare, a monete, e ottanta escursionisti in rifugio: immaginate voi...

Il Refugio Goriz, al centro dell'omonimo circo

Quindi non posso far altro che pubblicare le avventure di oggi e quelle che vivrò domani nei giorni a venire.
Buonanotte e soprattutto...a presto!
Stefano

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