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lunedì 2 gennaio 2017

Sulle tracce dell'Alta Via - Pace e visioni al Rifugio Bonatti

"Vede, io vivo in Germania in pianta stabile da qualche anno, torno in Italia solamente per qualche giorno all'anno. Questa è la quarta volta che vengo al Bonatti. Non tornavo da oltre quattro anni, sono voluto venire proprio perché ne percepivo la necessità. Quando ho bisogno di cercare la pace lontano dalla frenesia della nostra civiltà, so di poter trovare la soluzione al Bonatti. Soprattutto in inverno."
un dialogo (ipotetico)

Senza didascalia alcuna
Una sola giornata a disposizione per tornare tra i monti che amo. Una sola giornata a disposizione, perché nella tradizionale settimana di vacanza che mi è concessa tra Natale e Capodanno, vorrei fare tante cose, ma poi c'è la famiglia, ci sono gli amici e tante piccole incombenze che richiedono di essere sistemate. Una sola giornata a disposizione significa una cosa ben precisa: la meta devo sceglierla bene. Nel ristretto novero dei luoghi ai quali mi sono idealmente legato, andando per montagne, forse quello che porto più nel cuore è quel pendio sul quale sorge il Rifugio Bonatti, laddove basta un movimento veloce del collo per raggiungere con lo sguardo la Val Veny prima e le Petites Jorasses dopo. E ad esso ho legato indissolubilmente il ricordo dell'Alta Via dei Giganti.

Una campana all'ombra dell'Aiguille Noire de Peuterey

Raggiungere il Rifugio Bonatti in inverno comporta un piccolo sacrificio. Bisogna alzarsi presto: questa per me è sempre stata una abnegazione (relativa), ma d'inverno lo è ancora di più. Non lo faccio per sadomasochismo, eh. Ci sono tre evidenti motivi: il traffico della tangenziale torinese e della Torino-Aosta sono ridotti quando il sole è ben lungi dal sorgere; la Val Ferret, che in inverno si trasforma in una meravigliosa pista da fondo, è meno affollata; soprattutto, partire presto significa poter raggiungere in auto la frazione di Planpincieux, che oltre le 9 di mattina è raggiungibile solo per mezzo di una navetta.
È un sacrificio, questo, che viene ricompensato velocemente quando nel tratto autostradale tra Aosta e il tunnel del Monte Bianco inizia ad affacciarsi con forza la sagoma maestosa della cima più alta d'Europa. Sono fortunato perché il Monte Bianco è uno specchio di luce. Nonostante l'innevamento non sia dei più abbondanti, c'è neve a sufficienza per riflettere vigorosamente le prime intense luci dell'alba.

A Planpincieux, appena sceso dall'auto

All'imbocco della Val Ferret trovo la strada aperta. Risalgo velocemente la tortuosa lingua d'asfalto che conduce a Planpincieux, ansioso di poter iniziare a piedi la strada verso il Bonatti. Tutto è ghiacciato, così duro che non servono neanche le ciaspole. Non si affonda in questa neve, indurita dagli ultimi giorni di gelo e senza ulteriori innevamenti. Lascio le ciaspole in macchina, dunque, e inizio la mia risalita della Val Ferret.
Il percorso che porta verso il Rifugio Bonatti consta essenzialmente di due parti: prima, la risalita della Val Ferret, a fianco della pista per lo sci nordico, lunga ma pianeggiante, con favolosi scorci sul Monte Bianco - tra i più belli che si possano incontrare; dopo, inizia la salita vera e propria, sul versante orografico sinistro della Val Ferret: da coprire ci sono poco più di trecento metri di dislivello.

Lo spuntone di roccia della Punta Walker delle Grandes Jorasses

La salita inizia dopo i tornanti che si incontrano dopo l'abitato di Lavachey, ad un'ora di cammino da Planpincieux. Si abbandona il comodo sentiero che conduce al Rifugio Elena, svoltando a destra e risalendo il pendio opposto a quello di Grandes e Petites Jorasses. Basta seguire le tracce di chi è già salito nei giorni precedenti, con sci o ciaspole verso il rifugio - nel bosco è assai semplice, fuori un po' meno. Ricordavo il sentiero decisamente più duro. Forse perché lo affronto con comodo, senza fretta alcuna, o forse perché questa volta lo percorro con equipaggiamento leggero (un ricambio, il thermos e una banana). Servono trenta/quaranta minuti per risalire questo pendio, che nel tratto finale, prima che compaia finalmente il rifugio, diventa ripidissimo, dalle inclinazioni degne di Kitzbühel e Wengen.

L'ultimo ripido pendio con vista Monte Bianco

Al rifugio ci siamo io e il rifugio stesso – suoi abitanti inclusi. Tutto tace, non c'è alcun rumore che possa scalfire questo silenzio. L'unico segno di vita in questo biancore è il fumo che esce dal comignolo, chiara indicazione che il rifugio è aperto e vivo. Rimango un po' lì fuori, a contemplare la meraviglia che la natura che ha creato e ci permette di ammirare. Però il rifugio è ancora all'ombra e se non il sole non illumina, in inverno, c'è da battere i denti. Riparo all'interno del rifugio. Chiedo un tè e soprattutto chiedo se posso sedermi dove voglio.

Spunta il Rifugio Bonatti

Perché nell'interno del rifugio – lo dico da sempre, è uno dei rifugi più belli che io abbia mai visto – c'è una posizione dal quale si può vedere veramente tutto. La Val Veny, il Monte Bianco. Tutto quello di cui avevo bisogno in quel momento. La visione più bella, in compagnia del calore del rifugio e di un tè caldo. Guardo e contemplo con aria felice, rilassata. Di fronte allo spettacolo di questa montagna, sorseggiando con calma il mio tè – non c'è fretta, ripeto – mi sorprendo a sorridere. La visione continua ancora, perché a quel punto una buona polenta concia non me la può più negare nessuno. Tutto di fronte a quell'opera d'arte che ho di fronte, tra le foto di Bonatti che tappezzano l'interno del rifugio.

Il freddo panorama del Monte Bianco dal caldo del Rifugio Bonatti

La Val Veny, con le sue Pyramides Calcaires e il tratto finale del ghiacciaio del Miage. Tutta la cresta di Peuterey, dalla quale spunta l'Aiguille des Glaciers, e lungo la quale si guardano due giganti: l'Aiguille Noire e l'Aiguille Blanche, rispettivamente il re e il suo trono, avamposti terreni del Monte Bianco e del Monte Bianco di Courmayeur, che raramente brillano di luce così intensa nel suo versante del Pilier d'Angle (dove proprio Bonatti firmò una delle sue imprese più famose - vedi post). La Punta Walker delle Grandes Jorasses e le Petites Jorasses, sono i due Golia che guardano con aria spavalda tutti i Davide che da sotto non possono far altro che ammirare e sognare. Sognare le montagne più belle, qui si può. Ora è facile comprendere perché io sia voluto venire proprio qui.

Ombre sulla Val Ferret

Scendo a valle tra gioia e malinconia. Sono ben conscio che passerà del tempo prima che io ritorni qui, ma so che oggi ho fatto il pieno di carburante per i mesi che verranno. Ad accompagnarmi, nei prossimi giorni, così lontano da queste montagne, ci saranno le immagini di una giornata che aspettavo da tempo e che no, non poteva deludermi.
Bis bald!
Stefano

martedì 5 gennaio 2016

Arrivederci, valle

Le vacanze di Natale stancano. Due viaggi da dieci ore l'uno, andata e ritorno con arrivi nella notte. Pranzo di Natale in quota, cena saltata, incontra i parenti. Gita con gli amici di sempre. Spesa "tricolore" da portare in Germania. Questioni burocratiche da risolvere. Pranzo a cui "non posso dire di no". Organizza il viaggio di nozze. Insomma, sono state vacanze intense. Ma ad una cosa per nulla al mondo avrei rinunciato: a godermi un po' di Valle d'Aosta.

Dal Teatro romano di Aosta, vista sul Grand Combin
L'abbiamo raggiunta nella notte di Natale, dal tunnel del Gran San Bernardo. Superata una galleria che lasciava di stucco per quanto fosse vuota, ci siamo precipitati in picchiata verso Aosta, superando paesi meravigliosi come Saint-Rhémy-en-Bosses, Etroubles e Saint-Oyen. Il capoluogo lo sfioriamo soltanto, perché la meta è la "solita" Valtournenche, dove Giulia (e in parte anch'io) trascorrerà queste vacanze natalizie, all'insegna di temperature eccezionalmente miti e di un paesaggio che sembra uscito dal mese di ottobre. Zero neve, fatta eccezione per qualche pista.
Questo pazzo dicembre ha però qualche vantaggio: le temperature elevate consentono di restare a quote superiori a duemila metri quasi in maniche corte. E noi ci godiamo un pranzo di Natale valdostano coperti da una sola felpa, al sole e di fronte ad una tavola imbandita con tutto ciò che di meglio può offrire la cucina valdostana. Ma la montagna, per me, normalmente esula dai soli momenti di convivio.

Il Monte Bianco dal Rifugio Bertone

Ed è per questo che il giorno antecedente San Silvestro ho voluto vivere qualche ora tra i monti alla mia maniera. Bastoni in mano e gambe in forma sono state sufficienti per salire al Rifugio Bertone (vedi post) da Courmayeur in meno di un'ora. Per restare qualche minuto in contemplazione, sui sentieri delle Alte Vie valdostane, ai piedi del Monte Bianco. La Valle d'Aosta nelle vacanze di Natale si conferma meta ambita e lo dimostra la folla presente al Bertone, attirata dai bei panorami del Bianco per l'impossibilità di sciare.
Il rifugio è eccezionalmente aperto, dunque ne approfitto per sedermi su una panca, con vista sulle cime più alte d'Europa e in lontananza sulla Val Veny, e un thè caldo. Nient'altro da chiedere.

Aria di Natale in Piazza Chanoux ad Aosta

Poi c'è la gita tradizionale ad Aosta. Come al solito, il percorso è Piazza della Repubblica-Via Aubert-Via de Tillier-Piazza Chanoux-Via Porta Pretoria-Via Sant'Anselmo-Piazza Arco d'Augusto, un itinerario lineare che percorrerei su e giù all'infinito. Qui trovo una delle mie librerie preferite - dove mi fermo sempre e dove sempre trovo qualche libro interessante - la mia bottiglieria di fiducia, tanti negozi dai souvenir originali, macellerie e gastronomie dai profumi divini, negozi specializzati in articoli per la montagna. Quando penso al centro di Aosta mi convinco che non sarebbe affatto male venire a vivere qui (traffico escluso, si intende).
Immancabile, una gita ai mercatini allestiti nell'area dell'antico Teatro romano, anche quest'anno illuminato con effetti violacei. Paragonati a ciò che si può visitare in Germania, questi mercatini natalizi non sono nulla di che. Valutati nel loro piccolo, in questa cornice, e con qualche bancarella in più, devo ammettere che non sono poi così male.

Pieno di Valle d'Aosta prima di ripartire...

Dunque il Capodanno in Valtournenche. L'assenza di neve si fa sentire a più livelli, l'odore dell'aria e il clima di festa non sono gli stessi. Ma un'ora di passeggiata con Giulia per le vie di Chaloz, Cretaz e Paquier non me la nego mai. Ripenso all'Alta Via, alla nostra relazione, alla pace della montagna. Anche al Cervino, non puoi non farlo quando nella Piazza delle Guide, tra la chiesa e il municipio, mi ritrovo di fronte alle effigi delle grandi guide della Valtournenche che hanno scritto grandi pagine di storia dell'alpinismo.
Il primo dell'anno è già ora di rimettersi in viaggio verso la Germania. Si ripassa dal Gran San Bernardo, stavolta illuminato dalla luce intensa del mezzogiorno, anche senza neve è un'altra storia. Prima di superare il confine per l'ennesima volta, ci facciamo il pieno di Vallée: l'ultima area di servizio prima di intraprendere il tunnel è un vero e proprio inno alla regione, con un bar e ristorante che offrono il meglio della tradizione gastronomica valdostana. Panino allo jambon de Bosses e poi via, si riparte per altre settimane tedesche. Fino al prossimo ritorno.
Bis bald!
Stefano

mercoledì 30 dicembre 2015

Sulle tracce dell'Alta Via - Al Rifugio Bertone

Ciao a tutti!
Queste vacanze di Natale trascorse in Italia hanno lasciato poco tempo per alcune passioni che la Germania ha accantonato. Una giornata con gli amici, i pranzi e le cene in famiglia, qualche regalo da distribuire e gli appuntamenti per il matrimonio venturo. Per la montagna, in queste feste vestita d'autunno, a causa della neve non scesa in questa fase iniziale dell'inverno, ho avuto poco tempo a disposizione.

Qualcuno ha ancora dubbi sul perché io ami queste montagne? 

Ho dovuto aspettare il penultimo giorno dell'anno, in viaggio verso Valtournenche, per recarmi nelle montagne che più amo, quelle valdostane. Poco tempo e la voglia di tornare sui sentieri dell'Alta Via, mi hanno portato in un luogo simbolo: Courmayeur e il Monte Bianco. Avevo voglia di passeggiare un po' e allo stesso tempo potermi godere un panorama eccezionale, complice la bella giornata di sole. Meta scelta: Rifugio Bertone, l'ultimo punto tappa dell'Alta Via n.1! E, incurante dell'arrivo del premier Renzi a Courmayeur per le vacanze di fine-inizio anno, ho superato il caos regnante nell'ultimo comune italiano prima di entrare in Francia e ho raggiunto le case di Villair, dove ha inizio la salita.

Neve... Non spingere!

Ricordavo un sentiero più duro per salire ai 1996 metri del Rifugio Bertone. Ricordavo gente che tre anni fa ansimava disperata lungo la salita. Non mi è parso dunque vero salire quei 600-700 metri di dislivello in appena cinquanta minuti (1h30-1h45' da cartelli) - complice il peso minimal del mio zaino. Quel giorno di oltre anni fa, c'erano parecchie nuvole in cielo, non potei godere di un simile panorama. Che stavolta è senza ombre, senza alcun accenno di grigio o di bianco nel cielo. Tutta la purezza della roccia e del ghiaccio è perfettamente delineata, i contorni di pareti leggendarie sono assolutamente vivi.

Rifugio Bertone

Quel giorno di tre anni fa, poi, ero maggiormente impegnato a guardare in basso che in alto. Stavo per raggiungere Courmayeur dopo due settimane di fatiche incredibili. E il Monte Bianco, allora coperto dalle nubi, era quasi una cornice del traguardo ambito, Courmayeur. Ora no. Sono tornato qui per rendere il giusto onore ad uno dei più straordinari punti panoramici delle Alpi, da dove si può ammirare la più grande vetta d'Europa.

Contemplazione di fine anno

Il rifugio è eccezionalmente aperto, ripagato dai tanti turisti che, non potendo sciare per assenza di neve, si godono una giornata di vacanza sui sentieri. Mi bevo un tè caldo e intanto guardo ciò che la natura ci ha regalato. Una regione straordinaria, una montagna possente, da ammirare e rimirare. Lunga vita al Monte Bianco!
A presto!
Stefano

venerdì 17 luglio 2015

L'Alta Via n.2 della Valle d'Aosta è conclusa

Ciao a tutti!
Finalmente arrivò il giorno di Courmayeur. Dopo nove giorni di duro girovagare sui sentieri che attraversano le valli valdostane, ho raggiunto l'ultimo comune della Valle d'Aosta, quello che sorge ai piedi del Monte Bianco. Ed è stata gioia immensa poter chiudere così la seconda esperienza sulle alte vie valdostane. Reazione a caldo: è ovvio che la gioia sia enorme, raggiungere un tale traguardo dopo aver faticato non poco è qualcosa di liberatorio; dall'altro lato c'è il salutare queste montagne, per me le più belle, le più significative, quelle a cui sono più emotivamente e affettivamente legato... E sapere che per un po' di tempo dovrò lasciar perdere le avventure in quota. È triste scrivere questo, proprio ora che mi trovo sul regionale che da Aosta mi sta riportando a Donnas, in cui ho modo di rivedere, una ad una, tante delle vallate attraversate nelle due alte vie valdostane.

Giunto finalmente a Courmayeur!

C'è ancora una tappa da raccontare, quella dal Rifugio Elisabetta a Courmayeur. È una tappa che inizia da una notte insonne per l'eccitazione del traguardo, da una colazione assonnata in mezzo a decine di stranieri (spesso di madrelingua inglese) qui per il Tour de Mont Blanc, da una partenza anticipata per sfuggire al caos del rifugio, da un'alba meravigliosa sulla Val Veny, in un giorno in cui le nubi fanno - incredibile, proprio alla fine - la loro comparsa in cielo.

Meravigliosa alba sul Lago Combal dal Rifugio Elisabetta

La piana del Lago Combal, a metà strada tra il Rifugio Elisabetta e il ghiacciaio del Miage, è una landa che ha del misterioso nella soffusa atmosfera di quest'alba. Non è un vero lago, è più un acquitrino, in cui la vegetazione sembra crescere quasi incontrollata. Questa spianata è enorme, i ghiacciai di Trélatête sembrano quasi chiedere "quo vadis?", mentre quello del Miage è un muro che segna un punto di non ritorno all'interno della stessa valle. Il superamento del Lago Combal, avvenuto nell'ultimo giorno di Alta Via, è quasi un'esperienza mistica.

Le Pyramides Calcaires

Poi il sentiero va a destra e prende quota. C'è ancora da sudare un po', ma non parecchio. In compenso si può godere della vista completa del Monte Bianco, se non fosse per le nubi e l'assurdo tasso di umidità che si percepisce. Questo è un sentiero balcone, e di fronte a me c'è la vetta più alta d'Europa. Impossibile non rimanere indifferenti. È tutto un piacevole saliscendi fino a quando si raggiunge il Col Checrouit. L'orrida bruttezza degli impianti sciistici e il Monte Bianco che se ne va dalla visuale disponibile, sono cosa triste.

Un balcone sul Monte Bianco

Dal Col Checrouit parte l'ultima discesa dell'Alta Via n.2 della Valle d'Aosta. Ripida, così ripida che mi chiedo se non fosse stato meglio scendere in funivia. Ripida però significa anche scendere in fretta, e in fretta scendo verso Dolonne, tra ginocchia che implorano pietà e mani che per il sudore non riesco ad afferrare i bastoni. Talvolta appare Courmayeur ai miei occhi, ogni volta più grande e con sempre più dettagli visibili. "Tieni duro, Stefano", mi costringo a pensare. Incrocio qualche escursionista e ogni volta sono tentato di domandare loro quanto manchi alla fine della discesa. Poi il sentiero spiana...

Courmayeur in vista!

...e sono a Dolonne, frazione di Courmayeur sulla sponda opposta della Dora Baltea. Supero il villaggio, supero il ponte. Un'ultima salitella. Ed è il momento di Courmayeur. Qualche acquisto già studiato prima di partire e un saluto a Emilio Rey e Mario Puchoz, dalle cui statue tutti guardano sulla piazzetta dove si trova la Società delle Guide di Courmayeur. L'Alta Via n.2 della Valle d'Aosta è conclusa, è tempo di tornare a casa, con un bagaglio di esperienze, di storie, di immagini, di luoghi, che non potrò scordare. Mai. La Valle d'Aosta e i suoi monti rimarranno sempre impressi nella mia memoria.

Gli ultimi cartelli...

Mi piace pensare che concludo questa Alta Via nel giorno in cui l'Italia celebra i centocinquanta anni della prima scalata del Cervino nel suo versante (del quale parlerò nei prossimi giorni). Imprese di tutt'altro spessore, ma che in me lasciano un piccolo segno. In fondo, viviamo tutti di piccoli ricordi dal valore inestimabile.
A presto!
Stefano

Curia Major!

La vedo. Manca poco a Courmayeur. Manca poco alla fine di questo cammino. Poi sarà grande gioia, ma una gioia diversa, perché il solo camminare in montagna mi trasmette grande felicità. Sarà la gioia della conquista, del poter dire che ce l'ho fatta, a fare qualcosa che da molti è considerata una pazzia - ultimi in ordine cronologico i compagni irlandesi e canadesi dell'ultima cena in Alta Via, al Rifugio Elisabetta.
Ancora qualche manciata di metri di dislivello, dopo dieci giorni di cammino e 185 chilometri percorsi, e avrò messo la parola fine anche su questa Alta Via. Ma nel cuore e negli occhi, resterà per sempre.

Courmayeur in vista!

A presto (a Courmayeur!)
Stefano

P.s.: Curia Major era il nome latino dell'attuale Courmayeur...

Pillole dall'Alta Via, 17 luglio

"Ho portato il mio Io sul punto piú alto e lo lascio lassù, l'Io che voglio essere. Scendo con l'Io che sono."
Reinhold Karl

Tutto il gruppo del Monte Bianco dal Col des Chavannes

domenica 21 luglio 2013

Omaggio alla Valle d'Aosta

Ciao a tutti!
Oggi è il 21 luglio: un anno fa portavo a termine in quel di Courmayeur, ai piedi del monte più alto d'Europa, il Monte Bianco, quel fantastico percorso escursionistico che è l'Alta Via n.1 della Valle d'Aosta. Un lungo itinerario, di quattordici giorni di cammino, tra i più affascinanti monti europei: Monte Rosa, Cervino, Grand Combin e Monte Bianco.
Ed è grazie alla decisione di percorrere questo lunghissimo sentiero che è nato questo blog. E non solo, molte altre cose sono nate dopo l'Alta Via dei Giganti, alcune di queste hanno portato una radicale svolta nella mia vita. Questo per dire, che l'Alta Via completata un anno fa in Valle d'Aosta mi ha (e lo voglio dire senza mezzi termini) cambiato la vita.
Questo post vuole essere il mio omaggio alla Valle d'Aosta e alla sua Alta Via, grazie alle foto (inedite sul blog, una per ognuna delle quattordici tappe) scattate un anno fa e ai link ai post più significativi del racconto "live" dalla Valle d'Aosta.


Tappa 1, Donnas - Lillianes/Sainte Marguerite: i vigneti di Donnas all'inizio dell'Alta Via

7 luglio 2012: si parte per l'Alta Via!

Tappa 2, Lillianes/Sainte Marguerite - Rifugio Coda: luce e nebbia sul Lac de Mountagnet

Tappa 3, Rifugio Coda - Gaby/Niel: il massiccio del Monte Rosa e la Valle del Lys visti dalla Cresta del Lupo


Tappa 4, Gaby/Niel - Rifugio Rivetti: tra i fiori dei prati sotto il Colle della Mologna Grande

Tappa 5, Rifugio Rivetti - Gressoney-Saint-Jean: tutto l'incanto del Vallone di Loo

12 luglio 2012: la conquista del Col Pinter
12 luglio 2012: Resy, sesta fatica conclusa

Tappa 6, Gressoney-Saint-Jean - Rifugio Guide di Frachey: i laghi Pinter

Tappa 7, Rifugio Guide di Frachey - Rifugio Grand Tournalin: nubi sulla Val d'Ayas

16 luglio 2012: l'atteso arrivo a Bionaz

Tappa 8, Rifugio Grand Tournalin - Rifugio Barmasse: l'azzurro pieno del Lago di Cignana

Tappa 9, Rifugio Barmasse - Rifugio Oratorio di Cuney: la verdissima Valle di Saint-Barthelemy


Tappa 10, Rifugio Oratorio di Cuney - Bionaz: panorama dal Col de Chaleby

Tappa 11, Bionaz - Ollomont: il Grand Combin

18 luglio 2012: dal dortoir di Ollomont

Tappa 12, Ollomont - Saint-Rhemy-en-Bosses: il regno delle farfalle nella Valle del Gran San Bernardo

Tappa 13, Saint-Rhemy-en-Bosses - Rifugio Bonatti: la Val Veny e il Monte Bianco dalla discesa del Col di Malatrà

21 luglio 2012: ritorno a casa

Tappa 14, Rifugio Bonatti - Courmayeur: le nuvole salutano la conclusione dell'Alta Via


L'arrivo a Courmayeur!

Ciao a tutti!
Stefano

mercoledì 25 luglio 2012

Hahahel

Ciao a tutti!
Rieccomi dopo una giusta pausa dal blog, utilizzata per sistemare e pulire un po' di cose (attrezzatura, zaino, vestiario), per salutare un po' di persone, amici, colleghi, familiari... dal vivo, però! Senza strumenti informatici, bensì... live!
Personalmente faccio ancora fatica a rendermi conto di tutto ciò che ho fatto in questi giorni. Ciò che capisco alla perfezione è che è stata una grandissima avventura, che mi lascerà un bagaglio di esperienza a livello umano ma anche dal punto di vista tecnico. Non solo, sono stato molto fortunato: una mattinata di pioggia su quindici giorni trascorsi in montagna è da considerarsi qualcosa di estremamente raro. Meglio così, comunque.
Se ora posso dire di aver fatto qualcosa di grande, devo ringraziare tante persone ma non solo: anche il mio angelo custode, Hahahel! No, non sto scherzando...



Ne sono venuto a conoscenza al termine dell'Alta Via, sabato mattina, quando me ne ha parlato Laura, una ragazza del simpaticissimo gruppo di escursionisti emiliani che ho conosciuto venerdì sera al Bonatti. Ogni persona ha un angelo custode, secondo la sua teoria :-D e il mio si chiama Hahahel...ed è un portento! Esso garantisce sensibilità e intuito, dona ai suoi protetti una pazienza divina (si, confermo!) e una capacità di comprendere le altrui debolezze. Nelle dispute invita alla moderazione e alla conciliazione con parole piene di ragionevolezza (si confermo!). Dona una grande acutezza intellettuale che rende probabile un successo in politica o una carriera ecclesiastica (ma della carriera ecclesiastica non me ne frega nulla, anche se sarebbe la maniera più facile per avere tutte le donne che si desiderano!).
L'angelo custode, Hahahel e le sue qualità sono una simpatica maniera per introdurre lo scopo del post, salutare e ringraziare i tredici escursionisti emiliani che ho conosciuto venerdì sera e con i quali ho trascorso piacevoli momenti in compagnia, dopo giorni di solitudine sul sentiero!


Andrea, Claudio, Daniele, Enrico, Francesco, Laura, Lorenzo, Max, Robert, Silvano, Stefano, Vittoria e il loro capogita Daniele, GRAZIE MILLE! è stato un piacere conoscervi e condividere con voi un tratto dell'Alta Via. Spero di incontrarvi presto in altre avventure alpinistiche!



PS. Le foto le ho inviate a Stefano, a cui ho lasciato il mio indirizzo mail... chiedete a lui oppure fatevi passare i miei contatti!

Ciao

Stefano

sabato 21 luglio 2012

Quindici giorni in un pomeriggio

Nel corso del lungo e complesso ritorno a casa (tanto per dare l'idea: bus Courmayeur-Aosta, treno Aosta-Torino con cambi ad Ivrea e Chivasso, treno Torino-Airasca, auto Airasca-Cercenasco) tante sensazioni affollano la mia mente.
In primis la voglia di casa, di famiglia, di amici, di piccole cose che la lontananza di due settimane e il peregrinare lungo le montagne fa tornare ad apprezzare. Servono a vedere ciò che ci circonda con occhi nettamente diversi.

I Grand Créton, visibili lungo la salita al Col di Malatrà

Poi, la gioia per aver finito questo percorso e desiderio di iniziarne altri per tornare a vivere queste emozioni. Da solo, o in compagnia, ogni condizione porta con sé pro e contro. Ciò che conta è vivere l'avventura!
E poi vedere scorrere una regione, la Valle d'Aosta (si è capito che ne sono innamorato pazzo???) dai finestrini di un treno o di un bus e, ascoltando la musica di Bruce Springsteen, condensare le immagini che gli occhi vivono in tempo reale con quelle che sempre rimarranno impresse nella mia mente, quelle di queste due settimane. Rivedere posti visti mille volte dall'auto...come il forte di Bard, il borgo di Villeneuve, il castello di Sarre e quello di Fenis...ora ha un sapore decisamente diverso. E poi, la Dora Baltea, che connette tutto: quanta acqua è passata sotto i miei piedi mentre attraversavo le valli della sinistra orografica valdostana, e ora così tutta di colpo me la trovo in questo fiume. Alla luce di quanto ho vissuto beh...non so come spiegarvi cosa sto provando...
A presto!
Stefano

Dedicato a...

In viaggio verso Aosta via bus, non posso fare a meno di pubblicare questo post... con una immagine importante: la raccolta dei timbri di ogni posto tappa, la quale attesta la percorrenza dell'Alta Via n.1.
Concedetemi questo sfogo...l'immagine è dedicata a tutti quei pezzi di merda (o meglio, dovrei parlare al singolare) che pensavano che io in Valle d'Aosta non ci avevo neanche messo piede, rimanendo a casa. Se questo qualcuno aveva dei dubbi, osservi per bene la foto e se ne vada gentilmente a quel paese!

I timbri che dimostrano il completamento dell'Alta Via
A presto!
Stefano

È FINITA!!!

L'Alta Via dei Giganti è stata conclusa!!! Alle 12 sono entrato a Courmayeur e ho finalmente realizzato questo piccolo, grande, sicuramente faticoso ma colmo di soddisfazioni, SOGNO!
Non sto capendo ancora molto, sinceramente. Avrei un sacco di cose da dire ma sembra che il mio vocabolario si sia improvvisamente ristretto! Per ora... non posso che dire...GRAZIE A TUTTI per il sostegno che mi avete dato in queste due settimane per me indimenticabili!

Courmayeur è raggiunta!
A presto!
Stefano

La terra promessa

La vedo... Courmayeur...
Ancora un'ora di cammino e siamo arrivati!
Ps. Avevo promesso due post omaggio...arriveranno! L'alcol piacevolmente consumato al Bonatti con un gruppo di tredici escursionisti emiliani ha "ritardato" le operazioni!

Courmayeur in vista...

A presto!
Stefano

venerdì 20 luglio 2012

Rifugio Walter Bonatti, -1!

"Bene, l'abbiamo sistemato il bastardo!"...così disse Edmund Hillary a Tenzing Norgay il 29 maggio 1953, dopo aver scalato, per la prima volta nella storia, l'Everest.
Alle 11.38 ho salito il Col di Malatrà, il mio bastardo di giornata. Certo, il Malatrà non è l'Everest e io non sono Hillary, ma nel mio piccolo posso dire che quest'ultima salita, tosta perchè lunga ma non impossibile, mette in pratica la parola fine sull'Alta Via dei Giganti. La discesa dal Malatrà fino al Bonatti è stata dolce...dolcissima! E lungo le due ore di discesa avevo finalmente la consapevolezza di avere portato a termine un percorso pazzesco!

Il cartello parla chiaro: l'ultima salita dell'Alta Via è stata conquistata!
Che roba... Gressoney, Ayas, Valtournanche, Saint-Barthelemy, Valpelline, Ollomont, Gran San Bernardo e infine Val Ferret. Ora capisco cosa ho fatto, quanto sia stato impegnativo (anche se ora mi sento più energie che dopo il primo giorno...) e comprendo anche le facce incredule di molte persone che nei rifugi, negli alberghi, nei negozi, mi chiedevano cosa facessi e io rispondevo "L'Alta Via!". E loro: "Ma tutta?" e io: "Si, tutta!"

Il macereto sul quale corre lo stretto sentiero per il Col de Malatrà
Questa avventura si chiude veramente alla grande, con l'ultima notte sul percorso al Rifugio Walter Bonatti, per me un santuario della montagna. È la terza volta per me qui, e spero sia l'ennesima di una lunga serie, perchè la location e l'atmosfera del rifugio sono unici. Pazzesco il panorama che si gode da qui, unico, il più bello, per me.
Ora c'è da riposare per poter chiudere in bellezza domani. Le previsioni meteo non sono buone; peccato, l'ultima tappa è magnifica a livello scenografico, ma, dopo 14 giorni di bel tempo (solo una mattina di pioggia!) chissene! Il Monte Bianco l'ho già visto tante volte e l'unica cosa che conta è raggiungere Courmayeur per l'ultimo timbro. Poi, sarà tutto finito.

L'ultimo gigante dell'Alta Via, il Monte Bianco
Tornerò a casa con un po' d'amarezza, come quando si chiude un ciclo, ma con la gioia di aver fatto una cosa immensa; tornerò con la consapevolezza di essere una persona estremamente fortunata perchè non tutti avrebbero potuto sostenere fisicamente ed economicamente questo viaggio; tornerò infine con tanto desiderio di poter riabbracciare la famiglia, gli amici e i colleghi. Perchè le montagne mi hanno circondato, anzi avvolto, in questi giorni ma chi mi vuol bene ha un cuore e non è fatto di roccia e ghiaccio!
A presto per gli ultimi due post "omaggio"...
Stefano

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