Ciao a tutti!
Doveva essere la tappa più dura e stressante. L'ottava frazione della mia Alta Via n.2, da Planaval al Rifugio Albert Deffeyes, ha mantenuto le promesse e si è rivelata assolutamente spaccagambe. Merito di numeri importanti, come i due colli da superare in giornata (Col de la Crosatie, Passo Alto) e più di due chilometri di dislivello da coprire.
Doveva essere la tappa più dura e stressante. L'ottava frazione della mia Alta Via n.2, da Planaval al Rifugio Albert Deffeyes, ha mantenuto le promesse e si è rivelata assolutamente spaccagambe. Merito di numeri importanti, come i due colli da superare in giornata (Col de la Crosatie, Passo Alto) e più di due chilometri di dislivello da coprire.
Conoscendo la difficoltà della tappa, mi preparo a dovere. Colazione ricchissima con razione extra di caffelatte, massaggio delle gambe con arnica, cerotti per le (piccole) vesciche nei piedi, cerotto nasale. Alla mia partenza chiacchiero con l'albergatore, a cui piace fare terrorismo psicologico: "sono nove ore fino al Rifugio Deffeyes", "ci sarebbe il Passo di Planaval ma è pericoloso" , e via dicendo. Nessuna esitazione: devo seguire il percorso dell'Alta Via, che siano nove ore o più di cammino. Non c'è spazio per le scorciatoie.
Inizio con un riscaldamento su asfalto, da Planaval a La Clusaz, all'ombra del mastio in rovina che apparteneva al casato dei D'Avise. Poi inizio finalmente sullo sterrato, su un sentiero ripido ma che permette talvolta di rifiatare, e che attraversa un vero e proprio eldorado per insetti e farfalle, mai così numerosi finora sull'Alta Via n.2 della Valle d'Aosta, merito di un'eccezionale fioritura. Fino ai primi alpeggi, il sentiero risulta essere una magnifica balconata su Planaval prima e sulla Valgrisenche tutta, dopo. Superati i primi alpeggi, invece, si arriva in una meravigliosa conca erbosa. Ciò che colpisce è la maestosità del ghiacciaio di Château Blanc, e la quantità di acqua (che proviene probabilmente dal ghiacciaio) che attraversa la piccola conca che mi ritrovo a risalire.
Attraversata la conca, supero un altro scalino, che rapidamente mi porta ad una delle più belle meraviglie valdostane, il Lac du Fond. È un lago dalle acque verdi-blu, che brilla con maggiore intensità, come un diamante, man mano che salgo in quota. È il perfetto contorno alle fotografie che scatto in direzione sud, dove c'è più bianco... Il scalino successivo mi porta al "monumento" in ricordo di Yang Yuan, lo skyrunner cinese morto nell'edizione 2013 del Tor des Geants, nella discesa del Col de la Crosatie. La salita continua, lunga, mai eccessivamente ripida, fino a quando...
...si arriva in cima al colle! E qui mi trovo di fronte ad uno dei più grandi spettacoli che la montagna mi abbia mai regalato. Tutte le montagne della Valle d'Aosta sono qui, sul Col de la Crosatie. Ovviamente spicca poderosa la massiccia sagoma del Monte Bianco e quindi delle Grandes Jorasses, poi girandosi in senso orario, lo sguardo incrocia le più alte vette delle Alpi. Inconfondibili il Grand Combin, il Cervino e il gruppo del Rosa. Non manca nessuno all'appello, neanche il Gran Paradiso, basta voltarsi di 180 gradi. Qui mi trattengo un po' di più, per ricaricare le batterie con la tradizionale barretta di cioccolato, per fare un po' di foto e per conversare con alcuni escursionisti alsaziani in procinto di percorrere l'Alta Via n.2 in senso opposto al mio, dai quali scopro esattamente il passaggio del Passo Alto, il secondo colle della tappa. Mi avvisano: sarà tosta per me.
La discesa verso Promoud, l'intersezione tra le due salite/discese, è rapida, in quanto i primi centocinquanta/duecento metri di discesa sono quasi una scalinata e i successivi scorrono che è un piacere. Man mano i giganti valdostani spariscono dalla vista, prima Rosa e Cervino, poi Bianco e infine le Grandes Jorasses. Ma è già stato superato mezzogiorno, e in una discesa sotto il sole non desidero altro che poter ritrovare la boscaglia, per avere un po' di fresco. A Promoud mi fermo ancora, per rifocillarmi in vista dell'imminente salita e anche per rilassarmi fisicamente. Ce n'è bisogno...
La salita inizia immediatamente superato il ponticello sul torrente. Inizialmente è dolce, si affianca l'omonimo bivacco (rovinato, non distrutto, da una valanga, e non bruciato, come erroneamente comunicatomi al Rifugio Miserin - andrebbe riparato!!!) e si entra in un bosco di pini. Quando inizia a camminare tra le pietre, la strada diventa dura. Si sale lungo questo lunghissimo vallone detritico che ha un doppio volto, ripido su sentiero, leggero sulle pietre, dove sembra una scala. A tratti c'è da faticare enormemente, ma sono convinto che la salita, se affrontata con forze fresche non sarebbe stata così dura. Invece io ho già i 1300 metri del Col de la Crosatie, e questa salita al Passo Alto è letale. Mi fermo più di una volta a rifiatare e quando raggiungo, finalmente, dopo una notevole serpentina nel macereto, lo scollinamento, mi concedo di alzare le braccia al cielo, perché so che le salite dure sono probabilmente finite con quest'ultima, il Passo Alto.
Il panorama non è altrettanto strabiliante come quello del Col de la Crosatie, ma comunque importante. C'è un punto di vista nuovo: con le spalle al sentiero già battuto, si può ammirare in tutta la sua desolatezza il Glacier des Usselettes e gli omonimi laghetti dal tipico azzurro "glaciale", oltre ai compagni di salita, il Mont Pit e il Monte Paramont. Tutto bello, ma c'è ancora una discesa da compiere. Ed è lunga, eterna. Sono veramente stanco e a tratti mi pare di camminare a mo' di zombie. Quel che è certo è che ho rallentato l'andatura. Trovo comunque più di un motivo per fermarmi qua e là, per scattare qualche foto. Prima è la Comba des Usselettes (una favolosa conca in cui si trova un ambiente decisamente paludoso), poi è il Grand Assaly (imponente cima che quasi fa ombra al Rifugio Deffeyes), quindi del ghiacciaio del Rutor - e dei suoi laghi - sempre impressionante.
Un'ultima salitella conduce al rifugio. Il letto e la calorica cena del Deffeyes sono meritati premi per una tappa estremamente impegnativa che mi ha decisamente avvicinato a Courmayeur. Ancora parecchi chilometri, domani, con La Thuile da superare. Poi potrò (quasi) dire di avercela fatta, ancora una volta...
A presto!
Stefano
A presto!
Stefano
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