Finalmente è arrivato il momento di raccontare la quinta tappa della Donauradweg, la più bella probabilmente, sicuramente quella più ricca di storia, di arte ma anche di natura e panorama. Si parte da Maria Taferl e si arriva a Krems e anche oggi verrà abbattuta la soglia dei sessanta chilometri. Quello che conta è che oggi è la tappa di Melk e della Wachau, la tappa clou dell'intera ciclovia.
Limpida mattina sul Danubio |
I presagi per una grande giornata sono ottimi: il cielo è terso, azzurro come mai prima durante questi giorni. Poi, già da subito, ci aspetta una notevole sorpresa: ci chiedono dove consumare colazione, se all'aperto o no. All'aperto, vi è una terrazza con vista panoramica sul Danubio; nonostante qualche esitazione per la temperatura mattutina che è tutt'altro che calda, ci fiondiamo sul balcone per godere di questo panorama incredibile. E dopo qualche minuto di stupore negli occhi per ciò che stiamo vivendo, passiamo alla colazione: qui, come in tutti gli alberghi incontrati finora, c'è ricchezza e varietà di commestibile e io non sono assolutamente di quelli che non tiene fede al famoso detto "Piatto ricco, mi ci ficco".
Il cortile dell'abbazia benedettina di Melk |
La giornata, quella ciclistica, inizia con una secca discesa che ci porta direttamente a Klein Pöchlarn, risparmiando diversi chilometri di pianura e riportandoci quasi all'altezza del ponte percorso il giorno prima, ma anche con diversi piccoli disguidi. Prima un fastidio al gomito per Giulia, poi un salto di catena nella mia bici, un problema con i pantaloncini di Giulia e le gambe che sembrano non volerne sapere di girare a dovere, per entrambi. Fortuna che ci pensa il Danubio a migliorare l'inizio di giornata. La giornata è veramente splendida, il fiume è più blu che mai. E in lontananza inizia ad intravedersi una costruzione in ombra: è la facciata dell'abbazia benedettina di Melk. L'attraversamento della Kraftwerk Melk, l'ennesima imponente diga sul Danubio ci permette di ammirare il potere di questa ex-fortezza sul grande fiume. E soprattutto ci permette di passare alla sponda destra, proprio in direzione Melk.
Le torri e la cupola della barocca abbazia di Melk |
Su Melk e sulla sua abbazia si potrebbero dire moltissime cose, essendo un luogo ricco di storia e arte. Non sono una guida turistica e non ho voglia di annoiare. Posso però dire che se Umberto Eco ha citato questo luogo nel suo celebre romanzo Il nome della rosa (il protagonista è Adso di Melk) un motivo c'è: il complesso ecclesiastico di Melk (fino all'inizio del XII secolo un castello appartenuto ai Babenberg e successivamente donato ai monaci benedettini) è infatti uno dei più imponenti centri abbaziali dell'Occidente. Il complesso, ricostruito e ristrutturato nelle forme visibilmente barocche (specie nella ricchissima chiesa in cui il marmo rosso la fa da padrone) che si possono ammirare oggi, mantiene una poderosa impronta di costruzione difensiva. Questo importante centro artistico e culturale è impreziosito dal numero impressionante di volumi (tra cui anche manoscritti miniati) presenti nella biblioteca, un vero e proprio gioiellino e forse anche il pezzo clou dell'intera abbazia.
Saluti da Maria Taferl! |
Concedetemi una nota critica su quanto abbiamo potuto vedere a Melk: mi intristisce vedere l'abbazia, o chi per essa, chiedere finanziamenti per il restauro del complesso. Signori dell'abbazia di Melk, i turisti vi danno dai cinque ai dodici euro per la visita di questo capolavoro (tutto sommato un prezzo giusto, di mercato) ed essa è uno dei luoghi più visitati dell'Austria, in quanto fondamentale per la storia dell'Austria ed immersa in una delle zone più suggestive d'Europa; non posso e non voglio pensare che con quello che incassate dai turisti abbiate ancora bisogno della nostra elemosina. I coreani e i giapponesi vi potranno anche credere, ma non riuscirete a fregare gli europei (infatti, non a caso, la cassa era piena di won e di yen). Non rovinate la memoria di questa meravigliosa opera dell'uomo, immersa nell'ancora più meravigliosa opera della natura.
L'interno in marmo rosso della chiesa dell'abbazia di Melk |
Passando al lato ironico e meno polemico della visita a Melk, posso dire che mai come qui si è toccato l'apice del senso austriaco del macabro, vuoi per gli scheletri nella chiesa del monastero, vuoi per le reliquie (rigorosamente protetti da contenitori ricoperti di oro) conservate nell'area museale. A dirla tutta, il macabro di Melk è anche altro. Località turistica visitata da centinaia di migliaia di turisti ogni anno, Melk è anche un fulcro della cristianità in Austria e quindi attira moltissimi anziani (i giovani, vengono qui per l'arte, per la bellezza, difficilmente per la fede - me compreso), spesso austriaci e tedeschi, e i loro sandali con i calzini bianchi. Brrr...
Il complesso che ruota intorno all'abbazia di Melk non è solo l'abbazia: vi è un'area espositiva (ora dedicata a progetti sul risparmio energetico, quindi a stampo laico), un parco, un padiglione barocco ed un orto (ricordo che l'abbazia è benedettina e quindi vige la regola "ora et labora"). Il paese stesso di Melk merita una visita: la via pedonale che collega la Hauptplatz e la Rathausplatz mette in mostra ancora una volta tutto il tipico barocco austriaco sulle facciate delle case.
Il Danubio presso Emmersdorf: sullo sfondo, il castello di Schönbühel |
Terminata la visita di Melk e consumato il doveroso pranzo, è di nuovo ora di mettersi in cammino o meglio, in sella, in direzione Krems. Più di trentacinque chilometri ci separano infatti da essa. Oltrepassato lo strappo al 14% (senza scendere dalla sella, per ciò che mi riguarda) che ci conduce all'ultimo ponte di giornata, arriviamo ad Emmersdorf an der Donau. Qui inizia la Wachau, regione unica nel panorama del Danubio.
Vigneti, vigneti, vigneti, questo è il ritornello della Wachau |
La pianura lascia spazio a dolci colline, i fertili campi di mais diventano piantagioni in cui crescono uve, albicocche, susine, pesche, prugne. Il corso rettilineo del fiume diventa una lunga serie di anse, tortuoso ma mai impetuoso, le dighe spariscono e le uniche costruzioni visibili completamente sono i romantici castelli medievali. Prima, il guardiano della Wachau, il castello di Schönbühel, già visibile dal ponte; poi, il dominatore, il castello di Aggstein. Sembra un po' di stare in una fiaba, Schönbühel, affacciato sul Danubio, rappresenta l'affascinante castello che tutte le principesse sognano; Aggstein, eretto su un ripido spuntone di roccia, diventa nella mente la prigione temporanea dei vari eroi presenti in ogni favola. Il castello di Aggstein fa impressione: quando vedo opere di questo genere non posso far altro che domandarmi come abbia potuto l'uomo erigere simili costruzioni.
Le rovine del castello di Aggstein |
A partire da Emmersdorf ogni paesino è un prezioso monile incastonato in questo collier che è la Wachau e ognuno di esso ha un piccolo ma intenso ed armonioso scorcio da offrirci. Si parte da Willendorf (famoso ai più per la statuetta preistorica simbolo della fertilità, la Venere di Willendorf), dove pedaliamo tra due fila di case colorate; segue Schwallenbach, con le sue caratteristiche case medievali, per arrivare infine a Spitz e la sua bellissima chiesa di San Maurizio, che spunta come dal nulla tra i vigneti, come tanti altri edifici nella Wachau. Spitz è anche l'occasione per concederci una piccola sosta ristoratrice: è qui che Giulia scopre la Radler, la rinfrescante bevanda composta da birra e limonata, prediletta dai ciclisti austriaci; io invece vado alla scoperta della gastronomia locale e mi concedo la solita coppa gelato, ma a base di albicocche. Uva a parte, l'albicocca è la frutta regina della Wachau: le "Marillen" sono ovunque qui, nelle marmellate, nei liquori, nei dolci.
Pedalare verso Dürnstein nelle piantagioni della Wachau |
Momento simpatico da ricordare: poco dopo Emmersdorf si mostra una piccola radura sulla quale pare esserci un'area balneabile. Ci sono anche alcune macchine parcheggiate. "Magari si può fare il bagno, pensiamo". Proviamo a vedere se è realmente così. Ed ecco qui la sorpresa. Si, balneare è possibile. Per i nudisti: vedendo vecchi con i loro membri al vento ci fa rapidamente desistere dall'idea di gettarci nel Danubio, ora e per il resto della tappa.
Eccoci a Spitz! |
Il tratto che da Spitz conduce a Dürnstein ci fa immergere completamente nello spirito della Wachau, fatto di vini e vigneti. Appena usciti da Spitz possiamo ammirare la collina terrazzata dei vigneti, la Tausendeimerberg, mentre lungo tutto il percorso pullulano enoteche e aziende vitivinicole sempre pronte ad attirare clienti con le loro degustazioni. Nel tratto iniziale di ciclovia nella Wachau, Giulia lamentava l'assenza del Danubio (si pedala di fianco alla strada nazionale oppure su strade secondarie spesso caratterizzate da continui saliscendi), ora non c'è che incanto nei nostri occhi. Che ci sia la mano dell'uomo o che ci siano i vigneti, c'è solo e sempre bellezza estetica.
La chiesa di San Maurizio, a Spitz |
Da Spitz arriviamo velocemente a St. Michael, stupenda per la sua chiesa romanica, per poi toccare le località di Wösendorf (in cui pedaliamo lungo una affascinante via in discesa tra caratteristiche abitazioni) e soprattutto Weißenkirchen in der Wachau, un minuscolo centro in cui spiccano la chiesa gotica di Mariae Himmelfahrt (fantastica, se osservata cinta nel verde dei vigneti, appena fuori dal centro abitato) e le numerosissime cantine, rintracciabili ad ogni angolo della strada. Non a caso, nella regione della Wachau, Weißenkirchen è da considerarsi il più importante comune vinicolo.
Weißenkirchen in der Wachau |
Superata l'ennesima collina coltivata a vigneti ed albicocche, percorriamo il curvone che segue l'ansa di Rossatz, dalla quale fa capolino Dürnstein, un romantico borgo arroccato su un promontorio roccioso in riva al Danubio. Questa - sembrerò ripetitivo - è una location veramente meravigliosa. Le rovine del castello di Kuenringerburg (che fu anche prigione di Riccardo Cuor di Leone, di ritorno da una crociata) spiccano maestose su quello che è uno dei monumenti più belli incontrati sulle rive del Danubio, il monastero agostiniano Chorherrenstift e il suo campanile bianco e blu, assolutamente unico nel suo genere. Anche il centro storico è attraente, un po' per l'aria medievale che ivi si respira, un po' per le numerose cantine poste sulle vie principali.
Mautern an der Donau e, sullo sfondo, l'aspetto severo dell'abbazia di Göttweig |
Scatti dalla romantica Dürnstein
Anche questa tappa è andata. In albergo, inizia a serpeggiare tra me e Giulia un po' di nostalgia. Troppo bello quanto visto e vissuto nella Wachau, troppo alle porte la sensazione che manca poco a Vienna, manca veramente poco a mettere in archivio la vacanza più bella della nostra vita. Ci incoraggiamo però, sapendo che non tutto è finito. Manca ancora un tassello affinché ciò che è già stato fantastico diventi indimenticabile, un tassello lungo sessanta chilometri.
A presto!
Stefano
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