venerdì 11 novembre 2016

Creta on the road: alla ricerca della sabbia rosa

È una delle strade più trafficate di Creta, perché è l'asse su cui si muovono i turisti che dagli alberghi della costa settentrionale vogliono raggiungere una delle spiagge più idilliache dell'isola, Elafonisi. Non per questo è una strada che ha poco da raccontare. In alcuni tratti è caotica, la poesia di scorci da sogno si dissolve nel traffico e nei gas di scarico di automobili in fila su serpenti di asfalto spesso dissestato. Eppure, anche nei sessanta chilometri percorsi per raggiungere Elafonisi ci siamo trovati circondati da tanta bellezza, una bellezza che a Creta si fa debordante.

Assaggio di Mar Libico
Abbandoniamo poco prima di Kissamos la quiete (per l'ampiezza della carreggiata, non per la sicurezza) della strada nazionale, per svoltare verso l'entroterra. Si prende quota velocemente, su strade che si incuneano tra villaggi in cui il tempo sembra abbia tirato il freno a mano. Sono villaggi uno più suggestivo dell'altro, non tanto per come appaiono all'occhio del forestiero, ma per come sono vissuti, con lentezza e rilassatezza. La frenesia europea è un lontana immagine che sparisce tra piccole case più bianche della neve che potrebbero essere spazzate via con un soffio di vento e dolci colline sulle quali crescono fruttuosi uliveti. Lungo la salita, comunque, la palma del villaggio più pittoresco va di gran lunga a Voulgáro, le cui origini bizantine risalgono intorno all'anno 1000.

Taglio in diagonale

Poco dopo Voulgaro, incontriamo un paese dal nome che sembra tratto da un fumetto di Walt Disney: Topólia. Nulla a che fare con Mickey Mouse, ovviamente. Il nome di Topólia è sostanzialmente legato alle gole che seguono il piccolo centro abitato, attraversate da una tortuosa strada che corre sul ciglio del precipizio per un paio di chilometri. La strada è così stretta che in un suo tratto vige la circolazione a senso unico alternato regolata da un semaforo, perché due macchine non potrebbero mai fisicamente percorrere la carreggiata. La galleria che vi si incontra è un altro tuffo nel passato: l'oscurità e il senso di claustrofobia che si provano all'interno potrebbero far impallidire chi è abituato a frequentare i più moderni trafori alpini. In corrispondenza dei semafori ci sono due aree di sosta. Fermarsi per acquistare qualche prodotto tipico cretese, per una sosta in una delle taverne a bordo strada, o anche solo dare un'occhiata alla gole di Topólia (interamente percorribili a piedi anche da non esperti), è sicuramente tempo ben speso.

Le gole di Topólia

Proseguendo la strada si fa decisamente più ampia e richiede meno sterzate e meno cambiate di marcia. Il benessere che ha portato la strada che collega Kissamos a Elafonisi, con tutto l'afflusso turistico che ne consegue, trova la sua palese dimostrazione nell'abitato di Élos. Tra i vari borghi incontrati nei nostri scorrazzamenti sull'isola di Creta, Élos è forse il più moderno, il più curato, il più attrezzato, senza rinunciare a due importanti punte di tipicità. In primis le taverne, che nascoste tra i platani trasudano folla e che inviano aromi invitanti; dunque una chiesa (e che chiesa!) ortodossa che risale al XIV secolo, nelle cui forme e colori domina un curioso tratto arabeggiante. Insomma, un buon posto dove trovare un po' di refrigerio.

Agios Ioannis ad Élos

Poco dopo Élos inizia finalmente l'ultimo tratto di discesa verso Elafonisi. La strada si fa nuovamente stretta e nei villaggi non è raro dover interrompere la marcia per evitare incidenti. Nei pressi di Vathi però, quando viaggiamo in un oceano di ulivi, la vista inizia ad aprirsi nuovamente sul mare. Elafonisi è vicina, più vicina di quel che si pensi. Quando ci affacciamo finalmente sulla costa si apre di fronte a noi un grande specchio azzurro macchiato dal verde della macchina mediterranea e dai colori di uno dei tratti più selvaggi di Creta. Prima di poterci distendere sulle sabbie rosa di Elafonisi, però, dobbiamo ancora superare un avamposto.

Moní Hrysoskalítissas, come una fortezza

Un avamposto non assume normalmente le forme di un monastero. Ma il Moní Hrysoskalítissas ne prende perfettamente le sembianze, sia per il suo aspetto che per la sua storia. Il complesso ecclesiastico di Hrysoskalítissas sorge arroccato su una rupe con vista mare e ciò aiuta a conferire l'aura di rocca, di fortezza inespugnabile. E lo è stato in parte, durante la Seconda Guerra Mondiale, durante la quale ha ospitato alcuni soldati tedeschi. Ma Hrysoskalítissas è soprattutto un fortino della fede cretese. La tradizione vuole infatti che sia stata la Madonna in persona ad indicare ad un contadino della zona dove far sorgere il monastero, che venne poi costruito nel XIX secolo (e a più riprese adattato, modificato, distrutto e ricostruito). Il nome Hrysoskalítissas significa "scolpito nell'oro" ed è dovuto alla scala di accesso al monastero, realizzata in buona parte con il prezioso metallo: di quell'oro oggi non c'è quasi più traccia (quantomeno a vista d'occhio), in quanto fu utilizzato durante l'occupazione ottomana per versare gli esosi tributi imposti dai turchi.
In questo luogo si sono scritte alcune pagine degli ultimi due secoli di storia cretese e lo si può vedere bene dall'area museale che è ospitata al suo interno. Si possono visitare alcune stanze dei monaci, con il loro austero arredamento. Si può visitare la chiesetta, spartana ma con un ricco altare. E da lì, contemplare il mar Libico.

Finalmente un bel bagno ad Elafonisi

E poi Elafonisi. Dal Moní Hrysoskalítissas non dista molto, una manciata di chilometri che si estendono in ampiezza su un tratto di costa in cui gli ulivi arrivano veramente a lambire il litorale roccioso. Un bagno in questa spiaggia unica è quello che ci va per ritemprare le membra dopo un'intensa gita on the road sulle strade occidentali di Creta, alla scoperta di alcune realtà tra le più interessanti dell'isola.
Bis bald!
Stefano

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