mercoledì 23 novembre 2016

Il tempo di qualità

L'ultimo weekend italiano prima delle vacanze natalizie si è concluso ieri. Tra la pioggia, tra le nuvole, in un clima decisamente malinconico, me ne sono tornato in Germania. Per l'ultima volta nell'anno solare, ho percorso in direzione Germania gli oltre ottocento chilometri che mi separano tra il mio paese di origine e Schweinfurt. Mi ero quasi disabituato a guidare per così tanti chilometri, perché l'ultima volta fu addirittura quattro mesi fa. Non mi era mai accaduto di rimanere per così tanto tempo lontano dal mio paese. Certo, non si fosse messo di traverso un piede rotto, probabilmente sarei tornato ben prima in Italia. Però questa è la realtà dei fatti, e ad essa mi devo adeguare.

Scene da un ritorno in Germania: a Mesocco, sulla salita verso il Tunnel del San Bernardino

Il clima così inclemente ha reso tutto il viaggio verso Schweinfurt più triste. Se è vero che ai sette/otto giorni che trascorrerò in Italia durante le feste natalizie non manca molto - e in mezzo c'è il magico mese dei Weihnachtsmarkt - è altrettanto vero che questi tre giorni pieni in Italia sono stati una manna dal cielo, una ricarica di risorse morali, la miglior cura per la nostalgia del mio paese. Quattro mesi sono un lungo lasso di tempo, ma ho ritrovato tante cose esattamente così come erano rimaste. Qualcosa è cambiato, certamente. Sicuramente, la felicità di tornare in Italia, nel mio paese, con i miei amici, con la mia famiglia, beh, quella non cambia mai. In tre giorni è difficile riuscire dedicare tempo a tutti, sono costretto a dividermi tra le varie persone, ritagliando loro uno spazio di tempo più o meno grande. Un pomeriggio per il nucleo più grande di amici, un pranzo con il mio testimone di nozze, un paio di ore con la mia nonna. Purtroppo non sono potuto andare a trovare i miei vecchi colleghi, ma trovare un momento per tutti è quasi sempre impossibile. «Vieni a trovarmi quando scendi, mi raccomando», questo mi dicono molte persone. Ad ogni rientro mi propongo di vedere questa o quell'altra persona, di fare questa e quell'attività, piuttosto che andare in un certo negozio o visitare un preciso luogo. Tante belle intenzioni, che poi si scontrano con la dura realtà delle cose. Il tempo non è mai sufficiente per tutti i buoni propositi.

Scene da un ritorno in Germania: tramonto sul Lago di Costanza, nei pressi di Bregenz

Ma quel piccolo spazio di tempo che dedico ai miei cari ogni volta che scendo è goduto intensamente, vissuto fino in fondo, indipendentemente dalla sua durata. In oltre tre anni, ho imparato a convivere nel conflitto tra il desiderio e la realtà, e sfruttare al meglio ogni spazio delle mie giornate in Italia. Io lo chiamo tempo di qualità. È tempo di qualità visitare un museo con gli amici e dopo ritrovarsi di fronte al tradizionale bicerin, è tempo di qualità trascorrere due ore con il tuo migliore amico, interrompendo la conversazione solo perché lui deve tornare al lavoro, è tempo di qualità mangiare le castagne assieme ai miei genitori, è tempo di qualità parlare anche solo per dieci minuti con il tuo vecchio compagno di classe che incontri casualmente per le strade del paese, è tempo di qualità trovarsi con gli amici di sempre il sabato sera in un tranquillo locale e parlare, ridere, sparlare e ancora ridere.

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Gli spazi sono quelli che sono, ma io sono contento di essere sceso per questi spazi. Non mi pesa aver affrontato i cantieri delle autostrade tedesche, le dogane svizzere, la prima neve sul San Bernardino e il maltempo imperante al confine tra Italia e Svizzera. Non mi pesa perché so cosa vado a trovare, perché so che incontrerò le persone che mi fanno stare bene. Vero, non è più come prima, perché adesso mi devo affidare al telefono, alle mail, a Whatsapp o a Facebook - e non è la stessa cosa - ma so che da questi sporadici momenti posso trarre una grande gioia. Gioia che ripaga tutta la stanchezza che accompagna il viaggio di andata e soprattutto quello di ritorno.
Durante il quale sono felice, perché la mia vita in Germania è positiva, ma soprattutto perché penso alla prossima volta. Sempre proiettato sul futuro, con le immagini del passato prossimo fermamente stampate in testa, e un sorriso sul mio volto. E poi dai, la prossima volta sarà Natale. Mica è poi così lontano il prossimo rientro...
Bis bald!
Stefano

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