La scheda del referendum "anti-trivelle" (fonte: it.wikipedia.org) |
Tutto quanto sembra abbia funzionato alla perfezione: le schede sono arrivate entro i tempi previsti, le istruzioni per il voto sono estremamente chiare (proprio come la nostra scelta nel voto). Crocettare per il "si", per il "no" o fare "bianca", imbustare la scheda e imbustarla a sua volta con il tagliando che certifica il mio voto. Spedire e il giochino è fatto. Tutto molto semplice, eppure su parecchi gruppi Facebook di italiani all'estero più di una persona si chiede come si faccia a votare. Non me ne stupisco affatto, in quanto, tra i paesi OCSE, l'Italia si piazza al primo posto per analfabetismo funzionale (tecnicamente in grado di leggere e scrivere, ma non in grado di comprendere e valutare un testo).
Fatta questa digressione polemica, devo confessare che ho provato una sensazione anomala nel crocettare la scheda, non più circondato dalle asettiche pareti di una cabina elettorale, senza la classica consunta matita consegnata dagli scrutatori, senza l'obbligo di dover mostrare un certificato elettorale, soprattutto senza il gusto di infilare la scheda con la mia scelta nell'urna. Quello è il gusto dell'andare a votare, ma il valore di ogni singola scelta, quello non si discute. Dal mio paese o da una città lontana centinaia di chilometri, il mio voto, come quello di ogni altro cittadino italiano, assume grande importanza. È l'unico potere ancora in mano ai cittadini: facciamolo valere, andiamo a votare!
Bis bald!
Stefano
«Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico» (articolo 48 della Costituzione della Repubblica Italiana)
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