venerdì 14 aprile 2017

Via dei Fori Imperiali

Il richiamo simbolico di un asse come Via dei Fori Imperiali è vivo, vivissimo, nonostante qui si conservi la memoria di millenni di storia. Così forte è stato questo richiamo che al mio arrivo a Roma, il primo luogo in cui ho deciso di recarmi nel mio (ahimè, rapido) percorso di riscoperta della capitale, è stato proprio il grande viale che collega il Colosseo al Vittoriano. I simboli della grandezza dell'Impero Romano e della grandezza del Regno d'Italia non potevano che essere collegati da un asse viario che ne amplifica e ne celebra la maestosità. Non a caso è scelto per le parate della Festa della Repubblica e arrivo della maratona di Roma (insuperabile, posso garantirlo dopo aver vissuto questa emozione). La grandezza di Via dei Fori Imperiali non risiede solo in ciò che collega ma soprattutto in ciò che attraversa. La quantità di storia che passa da Via dei Fori Imperiali è inestimabile e soprattutto è la base da cui partire per scoprire le vicende di due millenni. Di Roma, capitale di un impero prima e di una nazione dopo. Dell'Italia. Dell'Europa.

La maestosità di Via dei Fori Imperiali

Il piccolo viaggio che voglio intraprendere alla scoperta di uno dei centri nevralgici di Roma, seguendo la linea che dal Colosseo porta al Campidoglio, non è un viaggio che richiede molta fatica, bensì concentrazione. Perché se la distanza è poca, l'intensità è enorme. Tutto potrebbe avere inizio dall'uscita della fermata Colosseo della linea B della metropolitana di Roma: da lì esce la maggior parte dei turisti diretti all'Anfiteatro Flavio, proprio da dove si gode della prospettiva più caratteristica e famosa. E lo immagino, il fiume multirazziale di persone che arriva lì e rimane a bocca aperta. Magari non è la prima volta: forse è passato solo un giorno, forse un anno. Forse tredici anni (io), forse più di trent'anni (il mio papà e la mia mamma). Indipendentemente da questo, il Colosseo è un simbolo cittadino e allo stesso tempo universale: mi chiedo se siano le sue dimensioni fisiche - è il più grande anfiteatro del mondo - piuttosto che le sue dimensioni simboliche a lasciare attoniti tutti coloro che lo visitano.

Appena uscito dalla metropolitana

E pensare che infine queste sono "rovine". Chissà com'era al massimo del suo splendore, sotto l'imperatore Domiziano, quando la quantità di travertino toccava l'apice. Ora, non è più esclusivamente travertino, vi è anche del laterizio, fondamentale oggigiorno per la sua tenuta strutturale. Tenuta messa a dura prova anche dagli attuali lavori per la linea C della metropolitana, il cui cantiere snatura in parte la bellezza di Via dei Fori Imperiali. Ma per il bene del turismo, è meglio mettersi il cuore in pace e accettare di buon grado: verranno giorni (e visuale) migliori per Roma.

Santa Francesca Romana, interno

Per raccontare il Colosseo ci andrebbe un giorno intero, e certamente un post a parte. Un post che non potrò scrivere perché nel Colosseo non sono entrato: a malincuore (ma come si fa a vedere tutta Roma in quattro giorni - di cui uno per la maratona?) ho tirato dritto verso Via dei Fori Imperiali, lasciandomi a sinistra l'Arco di Costantino, ossia la porta ideale verso il Palatino. Quello che dei sette colli di Roma è considerato il più importante - qui vengono poste le origini del primo nucleo di Roma - è oggi un grande museo all'aperto, tra i più visitati in assoluto in Italia, e assieme al complesso del Foro Romano, poco più a nord e ben visibile da Via dei Fori Imperiali, può raccontare la storia della capitale dell'Impero. Salto anche il Palatino, la cui visita richiederebbe ORE, perché si fa molto più in fretta a visitare una meravigliosa chiesa che sorge proprio nei pressi del Palatino: Santa Francesca Romana.
Mia moglie si era raccomandata di non perdersi questa chiesa. Aveva pienamente ragione! La facciata della chiesa è visibile solo dal Foro Romano, mentre l'ingresso per i visitatori è possibile solo attraversando un grazioso chiostro. Nell'interno di questa chiesa, è importante tenere la testa ben alzata, per il ricco soffitto a cassettoni e soprattutto per il mosaico dell'abside.

Vista sui Fori

Oltrepassato l'incrocio con Via Cavour, dove tremila anni fa giaceva una palude, si apre la zona dei Fori: con le spalle al Colosseo, a sinistra sorgeva quello che è conosciuto come il Foro Romano, mentre a destra la zona dei Fori Imperiali. Il primo fu il centro politico ed economico, nonché religioso, della capitale dell'Impero Romano. I secondi celebrano la grandezza degli imperatori, i quali fecero costruire, sotto il loro nome (Cesare, Augusto, Traiano) una serie di piazze, circondata da monumentali edifici a carattere politico e religioso.

La Colonna Traiana

Il valore di questi luoghi è enorme. L'area del Foro Romano e dei Fori Imperiali (assieme ovviamente al Colosseo e al Palatino) è una delle zone archeologiche più importanti del mondo, se non addirittura la più importante. I Fori sono le piazze, i luoghi di incontro, i templi, le basiliche, il potere, il vero centro storico di Roma, il cuore della vita pubblica romana per oltre un millennio. I Fori tracciano con le rovine che ci sono giunte l'importanza di Roma e la grandezza che ancora oggi viene celebrata sotto l'epiteto di Caput Mundi. Ogni singola traccia dei Fori racconta secoli ed epoche in cui si è scritta la storia.
Osservare dall'alto queste vestigia significa lanciare uno sguardo alla storia tangibile di Roma, immaginando di camminare assieme ad imperatori, senatori, patrizi. Guardare cosa è rimasto dell'antica Roma dà lustro agli storici che hanno saputo ricostruire dettagliatamente la storia del Foro Romano e dei Fori Imperiali. Di fronte a questi luoghi mi chiedo sempre - e rimango sempre affascinato da questo - come gli archeologi siano stati in grado di stabilire, a partire da una singola pietra, cosa rappresentasse quel luogo e cosa vi fosse successo.

Tricolori di fronte al Vittoriano

Verso la fine dell'area archeologica dei Fori, c'è qualcosa che colpisce l'attenzione, proprio di fronte alle chiese di Santa Maria di Loreto e del Santissimo Nome di Maria: è la Colonna Traiana. Giunta a noi in perfetto stato di conservazione, risalta tra le rovine per le sue dimensioni, volte a celebrare la conquista della Dacia, con la quale l'Impero Romano raggiunse la sua massima estensione. I numeri di questa colonna racchiudono l'eccezionalità del monumento: venticinque blocchi di marmo per quaranta metri di altezza e - pazzesco! - oltre tre metri di diametro. I bassorilievi scolpiti sulla sua superficie, che esaltano le imprese di Traiano, sono giunti a noi ancora perfetti, a quasi due millenni di distanza. Per fare un paragone, la Colonna Traiana nel contesto dei Fori Imperiali è un po' come la Gioconda al Louvre: un pezzo unico in un contesto già di per sé ricchissimo...

I Mercati di Traiano

Di fianco alla grandezza dell'Impero Romano (rappresentata dai Fori), ecco che appare - più imponente per dimensioni che per valori - la grandezza del fu Regno d'Italia: l'Altare della Patria, conosciuto anche come il Vittoriano. È il monumento che celebra il "padre della patria italiana", il re Vittorio Emanuele II, simboleggiato dalla situata equestre che campeggia al centro. Ma è a sua volta anche l'icona dell'unità nazionale, della forza patriottica italiana e della vittoria nella Prima Guerra Mondiale.
In tutta l'opera, concepita a seguito dell'unità d'Italia e della morte di Vittorio Emanuele II, riecheggiano riferimenti allegorici all'Italia. Ai suoi valori: l'Azione e il Pensiero che accompagnano le scalinate di ingresso; la Forza, la Concordia, il Sacrificio e il Diritto sulla terrazza dell'Altare. Al suo territorio, con le statue delle grandi città italiane alla base della statua equestre e con le statue delle regioni sopra il porticato. Alle sue tradizioni, con le allegorie dell'Agricoltura, del Lavoro e dell'Industria. Nel vero e proprio altare, dove giace il Milite Ignoto, un soldato morto in guerra e mai riconosciuto, scelto come simbolo di tutti i caduti italiani, protetto giorno e notte dal picchetto d'onore e celebrato dal fuoco perenne.

Simbolo della patria, nel cuore della capitale

Commento personale: la mole dell'Altare della Patria rende questo monumento uno dei più affascinanti di Roma. In passato - e ancora oggi - è stato aspramente criticato (più di un romano la chiama ancora "la macchina da scrivere"). Il complesso del Vittoriano, calato nel contesto di una piazza ariosa come Piazza Venezia, è pura estasi. Dal mio punto di vista, questa rimane una delle tante tappe obbligatorie durante un viaggio a Roma. Soprattutto per un italiano, visto l'elevato valore "patriottico", ma anche perché dalla terrazza del Vittoriano si ha uno splendido panorama (il migliore, forse?) su Roma e sui Fori.

Piazza del Campidoglio

Girando attorno al bianco marmo dell'Altare della Patria, troviamo dunque due scalinate, diverse e divergenti tra loro, che portano ad altrettanti luoghi simbolici di Roma. Prima l'Ara Coeli, dunque il Campidoglio.
La scalinata che porta alla Basilica di Santa Maria in Ara Coeli è tanto ripida quanto romantica - ancor più con i glicini in fiore - non meno della ben più famosa scalinata di Trinità dei Monti. Qualche decina di gradini che portano ad una delle chiese più antiche di Roma (risale al VI secolo) ma soprattutto che più trasudano di storia di Roma. A partire dal nome, le cui origini vengono ricondotte all'epoca di Augusto, per arrivare alla posizione: l'Ara Coeli sorge laddove, nell'antica Roma, si trovava il tempio di Giunone. Ma non va dimenticato che la scala stessa fu progettata a titolo di ringraziamento per la fine della pestilenza, nel XIV secolo, e il soffitto a cassettoni fu realizzato per celebrare la vittoria nella battaglia di Lepanto. L'Ara Coeli è l'icona del potere delle famiglie romane sulla città, e non a caso all'interno sono svariate le pietre tombali e i sepolcri dei nobili romani più illustri. Ma, come in tante altre chiese di Roma, anche all'Ara Coeli, hanno lasciato traccia alcuni grandi artisti, tra cui Arnolfo di Cambio, che ne curò il restauro nel XIII secolo, il Pinturicchio, il quale vi realizzò alcuni affreschi, Donatello e Michelangelo, i quali realizzarono proprio alcuni monumenti funebri.
L'interno dell'Ara Coeli è bellissimo. Ma altrettanto meraviglioso è il panorama su Roma che si ha uscendo dalla chiesa. Se la salita all'Ara Coeli può sembrare ardua, sappiate che un buon motivo per non desistere c'è.

Santa Maria in Ara Coeli, illuminata dalle ultime luci del giorno

Scendo dall'Ara Coeli e risalgo. Per andare dove? Ma al Campidoglio, naturalmente. Il Campidoglio, ossia il capolavoro che Michelangelo Buonarroti progettò per il papa Paolo III ma del quale non vide mai compimento; il capolavoro che, se non si può andare a Roma, lo si può vedere in una versione ridotta sulla faccia italiana della moneta da 50 centesimi di euro; quel capolavoro che oggi, a tremila anni dalla nascita di Roma, vede da troppo tempo storie di malaffare e cattiva amministrazione.
Al di là dei più o meno recenti scandali che coinvolgono il Comune di Roma, che ha sede proprio qui, al Palazzo Senatorio (dei tre palazzi che incorniciano Piazza del Campidoglio è quello frontale, dietro alla statua di Marco Aurelio), questa piazza, pur nella sua dimensione ridotta e compatta, se confrontate con altre piazze romane, è un gioiello di raffinatezza ed eleganza.
Essa è l'ideale ricongiungimento dei due periodi d'oro dell'arte a Roma: l'Impero Romano e il Rinascimento. La maestosa statua che raffigura di Marco Aurelio è di epoca romana (una copia in realtà, l'originale si trova negli adiacenti Musei Capitolini), così come di epoca romana sono le statue di Castore e Polluce, nonché i Trofei di Mario. Tutte sono poste al termine della scalinata, quasi a voler proteggere il centro del potere romano.

Campidoglio, piazza di eleganza superiore

Dal Colosseo al Campidoglio, la distanza è inferiore al chilometro. Eppure in questo "breve" tratto di strada, quanto è grande la bellezza e quanto è immensa la storia? In queste poche centinaia di metri, ci si potrebbero trascorrere settimane, mesi. E rimarrebbero ancora curiosità inevase, angoli nascosti da scoprire.
Quando scendo nuovamente la scalinata del Campidoglio per tornare in albergo, purtroppo, non posso far altro se non provare a consolarmi, tentando di promettere a me stesso di tornare presto nella capitale.
Bis bald!
Stefano

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