lunedì 5 agosto 2013

Colorado? No, Aragona

Ciao a tutti!
L'avventura pirenaica si è conclusa (vedi post) ma il racconto continua: è la volta, nelle parole che seguono, del quinto giorno di trekking pirenaico.
È l'ultimo giorno di luglio, mercoledì 31 per la precisione, quando il gruppo escursionistico del CAI Uget lascia il Refugio Goriz per muoversi alla volta di San Nicolas de Bujaruelo. La tappa è caratterizzata dall'attraversamento del vero e proprio canyon già visto (da lontano, o dall'alto) nelle due tappe precedenti, quello della Valle de Ordesa, una vera e propria meraviglia della natura.

Il canyon della Valle de Ordesa e Las Tres Sororas (Cilindro de Marborè, Monte Perdido e Pico de Anisclo)

Si lascia il rifugio Goriz di buon ora: sarà perché la tappa è lunga o perché nessuno poteva più sopportare questa struttura così scandalosamente mal conservata? Mah. La risposta non la sapremo mai, però nessuno rimpiangerà, garantito al 100%, questo rifugio. Intanto, la luce debole del mattino ci impedisce di ammirare in tutta la sua maestria le pareti del canyon della Valle de Ordesa: i raggi non riescono a filtrare tra le due pareti di roccia. È un gran peccato, perché le immagini viste su varie fonti lasciano presagire che questa valle, debitamente illuminata, è una vera favola.

Il giallo e il blu, la ginestrina e l'iris


Il solo tratto in discesa dal rifugio Goriz permette di intuire che show è questo canyon: le sue pareti scendono a picco su una lussuriosa prateria erbosa, che talvolta è colorata di giallo grazie alla ricca fioritura di ginestrina, e talvolta è ornata dai caratteristici iris dei Pirenei e da cardi azzurri (entrambi molto diffusi in questa zona). Il sole fa lentamente capolino sulla valle, e la scusa per poterla ammirare con la massima illuminazione possibile è quella di deviare dal percorso previsto per scendere a fondovalle, dove si trova la fantastica cascata dell'Arazas. Non fa ancora caldo, perché è ancora presto, ma stare sotto questa cascata, beh, è una gran bella botta di freschezza! Qualche foto veloce, perché buona parte del gruppo sta proseguendo lungo la Valle de Ordesa, e poi si riprende il cammino originale. C'è da correre per riuscire a riunirsi con il resto del gruppo. Mica facile... Guardi avanti, e hai una ricca vallata in cui i riflessi gialli delle ginestrine illuminano i torrentelli che attraversano il canyon. Guardi indietro, e hai lo spettacolo delle Los Tres Sororas ("Le Tre Sorelle", Cilindro de Marborè, Monte Perdido e Pico de Añisclo) che dominano come severi guardiani il fondovalle di Ordesa. Impossibile non rimanere estasiati di fronte a questo scenario. Il quadro è completo quando a nord si apre la visuale sulla Brèche de Roland. La mente viaggia già al venerdì successivo, quando laggiù ci saliremo.

Foto ricordo da Ordesa


Il sentiero è un lunghissimo saliscendi intorno a quota duemila, sul versante meridionale della Valle de Ordesa. Si cammina tra i pini, ma spesso la visuale è aperta sul canyon e sulle bellezze circostanti, e nonostante la lunghezza non può annoiare, anzi, quasi si vorrebbe andare sempre avanti. Questo percorso si interrompe bruscamente al "Mirador", una terrazza panoramica dove si può contemplare tutta la vallata a 180 gradi. È il luogo più propizio per una bellissima foto di gruppo, e per fare rifornimento di solidi e liquidi, l'itinerario che porta a San Nicolas de Bujaruelo è ancora lungo. Dal punto panoramico ha inizio una lunghissima e nervosa discesa. Su sentiero prettamente roccioso ma immersi nella boscaglia, questo tratto risulta infinito. Non tanto per la compagnia (quella non manca mai, tra gli aneddoti corsi di Mauro e i racconti di Silvia made in Sweden) ma per le gambe e le ginocchia messe a dura prova dalla dura discesa.

La cascata dell'Arazas


Al suo termine, si raggiunge il parcheggio per i turisti e per le navette che collegano la Valle de Ordesa con il "mondo civile". È ora di pranzo, ormai. C'è chi consuma giganteschi paninazzi al prosciutto, chi si consola con ricche insalatone, chi trova la migliore soluzione nel rinfrescare i piedi nel torrente. Io mi concedo invece una botta di energia con una vecchia e cara lattina di Coca-Cola. Servono zuccheri, di chilometri da camminare ce ne sono ancora tanti, nonostante la navetta ce ne risparmi tre-quattro (poco interessanti, dato che sarebbero stati percorsi su asfalto).

La ginestrina, la regina della flora della Valle de Ordesa


La navetta scarica il nostro compatto gruppo poco lontano da Torla, primo centro abitato della zona, nel punto in cui confluiscono la Valle de Ordesa e la Valle de Bujaruelo. Da qui prendono il via i sette chilometri che portano a San Nicolas de Bujaruelo. Sono altri chilometri eterni, il caldo è atroce, l'ombra poca e la polvere della carrozzabile alzata dai camper e dalle auto delle famiglie allocate presso i due campeggi della valle non ci facilita di certo il cammino. In compenso, c'è tanta voglia di arrivare al rifugio, per rilassarsi e bere qualcosa di fresco. È così che gli ultimi chilometri vengono affrontati a velocità supersoniche, e in poco più di un'ora giungiamo al Refugio de Bujaruelo.

Foto di gruppo dalla Valle de Ordesa

Il miglior rifugio incontrato finora: camere piccole ma confortevoli, dove non c'è da scannarsi per una presa di corrente, uno stendino o un rubinetto, ambiente tranquillo e piacevole, cena ottima che si rifà alla cucina tipica dei rifugi alpini (se non per un deludente budino). È sicuramente il miglior viatico per affrontare le prossime due tappe, quelle che ci riporteranno in terra francese, a Gavernie.
Per il resto, la particolare magia del canyon della Valle de Ordesa e i colori della sua splendida fioritura mi aiutano a rilassarmi meglio, con la consapevolezza ancora più forte che questi Pirenei non hanno nulla da invidiare alle nostre Alpi.
A presto per il racconto delle prossime avventure pirenaiche!
Stefano

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