Ecco a voi la prima puntata della due giorni con il Refugio Goriz come fulcro.
È il giorno n.3 di trekking pirenaico, ed è prevista una lunga e dura tappa dal Refugio de Pineta al Refugio Goriz. Come già anticipato nel post di lunedì, la giornata è caratterizzata da due momenti chiave: il guado del Rio Zinca, all'inizio di tappa, e la successiva ripida salita al Collado de Añisclo. Alla quale aggiungerei la cengia e i tratti attrezzati sul Pico Añisclo.
Stelle alpine...nei Pirenei |
Il guado...probabilmente il momento più divertente della giornata. Pronti e via, un centinaio di metri, ed è già ora di levarsi scarponi e calzettoni dai piedi per guadare il torrente. Non un'impresa epica, l'acqua arrivava a malapena a metà polpaccio, ma sicuramente un momento traumatizzante data l'acqua gelida e la sveglia di un'ora prima o poco più. Il momento è stato comico per tutti, alla fine. Tra risa, commenti e battute tutti quanti abbiamo superato il guado senza alcun problema.
Il canyon della Valle de Ordesa visto dal sentiero per il Refugio Goriz |
A quel punto inizia la ripida salita verso il Collado de Añisclo, che risale le pendici della destra orografica della Valle de Pineta. È una salita che pare infinita, con un dislivello di circa 1200 metri, che ha costretto il gruppo a ben due soste lunghe. Si inizia salendo tra le roccette, ma sempre nell'ombra della fitta boscaglia. Non basta per attenuare la calura che pervade la Valle de Pineta, la maglietta è incredibilmente intrisa di sudore: alla prima sosta sono costretto a strizzarla. Le soste sono provvidenziali, acqua e cibo sono fondamentali con una salita e un clima del genere. Appena si esce dal tratto più complicato (nulla di impossibile, c'è solo da mettere le mani qua e là) si aprono molteplici visioni di fronte a noi. Proprio a fianco, una parete non proprio verticale ma altrettanto affascinante... luccica, per tutta l'acqua che vi scende. La salita prosegue tra i prati prima e le rocce dopo, ma il panorama rimane fantastico: la Valle de Pineta, attraversata da un torrente (quello guadato) ricco di scenografiche anse, il Pico de Pineta, la valle del Rio Lalarri... Tutto quanto semplicemente fantastico, nulla da invidiare alle nostre Alpi. Il top è quando compaiono improvvisamente delle stelle alpine. E siamo nei Pirenei...
Al Collado de Anisclo, prima salita di giornata |
Anche questa salita ha una fine, sui 2453 m del Collado de Añisclo. Se il panorama era già favoloso lungo la salita, beh, sul colle diventa un quadro d'autore, con il Pico de Añisclo e La Suca a due passi. L'insieme ha nel complesso quasi un che di dolomitico. Il terreno si trasforma, da roccioso diventa erboso, ma il sentiero rimane in leggerissima salita.
Sulla traccia da seguire sorgono non poche perplessità tra i capogita. Per forza, di segnavia o cartelli neanche l'ombra, uno dei pochi punti negativi, se non l'unico,in questa meravigliosa location. Il sentiero si mantiene ad alta quota per diversi chilometri. I sentieri sui fioriti pendii erbosi diventano stretti passaggi su roccia e in alcuni punti su nevai: il percorso per arrivare al Refugio Goriz prevede infatti l'aggiramento del Pico de Añisclo lungo una delle sue numerose cengie. Prima si sale a livello della cengia con l'ausilio di una catena (utile soprattutto nel caso ci fossero state precipitazioni) e dopo si attraversa una parete attrezzata anch'essa con catena. Il secondo tratto, più esposto, è sicuramente meno banale ma non impossibile e regala a tutti il piacere (o il brivido, dipende dai punti di vista) del contatto tra le mani e la parete rocciosa.
Momenti di discesa attrezzata
Difficoltà tecniche a parte, lo scenario che si ha costantemente in fronte è una meraviglia: vette, cascate, prati, canyon. Superata la parte difficile del percorso in cengia è gioia per tutti quanti, per avercela fatta, per poter godere di questo sublime panorama: la visuale spazia su tutto il selvaggio Cañon de Añisclo e l'apparentemente lontano lago Embalse de Mediano.
Impressionante visuale sulla Valle de Anisclo |
La discesa verso il Refugio Goriz è eterna, prima lungo una pietraia a ovest del Pico de Añisclo e poi lungo una dorsale erbosa dominata dalla sedimentaria Punta Custodia e dal Morrón de Arrablo prima e dallo sfondo del Circo de Goriz dopo. Lo sguardo va sempre in alto a destra, verso il Perdido. Ma dov'è? La punta non si vede, è nascosta da tutta la roccia del monte stesso. La mente e gli occhi sono già giustamente proiettati all'indomani.
Colli, pareti strapiombanti e un selvaggio canyon: questa è la Valle de Anisclo. |
L'arrivo al rifugio raggela, nonostante il caldo. Gente ovunque (e che gente...), alcuni sdraiati sullo spiazzo di fronte all'ingresso. E all'interno, beh, lasciamo perdere: pantofole ovunque, zaini da comprimere in microarmadietti, docce fredde e toilette schifose (entrambe esterne al rifugio), camerate in pieno stile Auschwitz piene di sporcizia all'inverosimile. Insomma, rifugio bocciato, non basta lo scenario che lo attornia o l'ottima cucina che tranquillamente batte quella francese (comunque sempre a base di legumi...basta!).
Ci pensa la "bella gente" del CAI Uget a divertire il clima in rifugio, soprattutto con le gag sui falsi vegetariani. A cena c'è sempre tanta allegria, davanti ad un buon piatto, ed un bicchiere di vino, si ride e si scherza sempre. Anche quando il giorno dopo è tempo di salite e di vette. Già, all'indomani è tempo di Monte Perdido, quota 3355 metri.
A presto (con il prossimo arretrato)!
Stefano
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