martedì 29 luglio 2014

L'aneddoto di montagna

Ciao a tutti!
Quando due settimane fa in Val Chisone, sono salito da Laux fino ai laghi dell'Albergian (vedi post), un piccolo spunto è lentamente maturato nella mia testa: salire sul monte Albergian, che quei laghi li domina dall'alto. E con i suoi 3041 metri di altitudine poteva padroneggiare in lungo e in largo la Val Chisone e l'Alta Val di Susa. L'occasione è giunta domenica, dopo giorni di ripetuto maltempo sulle Alpi nordoccidentali.

La Val Chisone (e non solo) dal Monte Albergian, 3041 metri

Il Monte Albergian è la cima più alta della Val Chisone, fatta eccezione per la Rognosa di Sestriere che tuttavia e sullo spartiacque con la Val di Susa. Per raggiungerla ci sono svariati punti di attacco. A me piace iniziare comodo, allora mi instrado da Ruà, una delle località di Pragelato. Qui, superato il torrente Chisone, inizia una lunga carrozzabile che porta a quota duemila metri. Per incominciare va bene, si spezza il fiato dolcemente e ci si rilassa tra gli alberi. Raggiunta la Bergeria Pré Damont, posta in un vasto pianoro erboso in cui si può già ammirare tutta la sinistra orografica della Val Chisone, inizia il sentiero per raggiungere la cima dell'Albergian. Ancora un chilometro di dislivello…

La meta di tre settimane prima: la caserma e il Lago dell'Albergian

La segnalazione scadente porta parecchie persone fuori dal sentiero ufficiale. I segnavia spariscono di colpo, e molte persone incontrate, seguendo la traccia a terra, si ritrovano ad un certo punto senza riferimenti, in mezzo alla prateria. Ci va il mio miglior orientamento, in una zona mai battuta fin d'ora a capire in che direzione andare – tra pietraie e decadenti fioriture di rododendri - e finalmente ritrovare il sentiero ufficiale. E siamo già a 2600 metri, un notevole panorama inizia ad aprirsi di fronte ai miei occhi.

Simbolo del Torinese, il Forte di Fenestrelle

Ma la salita è ancora lunga, ne mancano ancora quattrocento di metri da salire. Attorno ci sono solo più pietre e parecchia di quella ghiaia che a me piace definire “ghiaietta bastarda”, quella che soprattutto in discesa mi fa innervosire non poco. Qua e là c'è anche da mettere le mani sulla roccia, per facilitare la progressione in salita. Intanto la meta è sempre più definita. Vicino alla croce che indica la vetta, spuntano le sagome colorate dei primi escursionisti arrivati in cima. Mai come in questa domenica di luglio c'è così tanta gente sui sentieri. Complice probabilmente la bella giornata, molte persone che trascorrono l'estate nei pressi di Pragelato provano a tentare la via per l'Albergian. Tra cui anche un anziano signore che, memore delle primavere trascorse in Val Chisone, afferma che “ogni anno è sempre più dura”.

Panorama su Sestriere

Da lassù la vista spazierebbe molto lontano, ma le nuvole fanno la loro parte e coprono buona parte dei monti visibili. Tra cui il Monviso, e pure il Monte Bianco a detta di uno degli escursionisti già presenti in cima. Ci si accontenta di ciò che sta nei dintorni: dall'Albergian si possono scrutare le migliori prospettive di tutte le meraviglie della Val Chisone e zone limitrofe. La visuale è spettacolare sul simbolo della provincia di Torino, il Forte di Fenestrelle, che da qui sembra veramente una sorta di lombrico che si arrampica su un fianco della montagna. Il Colle del Sestriere da qui non sembra la salita ripida che è quando la si affronta in bici, bensì una pianeggiante distesa. Anche la dorsale dell'Assietta sembra veramente poca cosa, poi scopri che sono chilometri e chilometri di strada. Uno spunto per il futuro, forse.

In cima all'Albergian

La riflessione più importante che mi ha lasciato questa giornata in questo angolo delle Alpi Cozie giunge però da un escursionista incontrato in cima all'Albergian.
Durante la pausa che mi concedo in vetta – qualche foto, pranzo leggero e un po' di lettura – si avvicina a me un escursionista, attratto dall'invitante pietrone sul quale poteva tirare anche lui tirare comodamente il fiato. Cominciamo a parlare del più e del meno, riguardo le nostre esperienze connesse alla montagna. Io racconto delle mie alte vie in Valle d'Aosta e in Dolomiti, lui delle sue escursioni in Piemonte e in Francia. Chi va in montagna può capirmi, è qualcosa di abituale tra escursionisti. L'aria sana che si respira tra i monti abbatte ogni tipo di barriera. Nei racconti spunta un particolare di cui non mi ero accorto: a questo ragazzo manca un braccio. Eppure è lì, seduto di fianco a me, a tremila metri. E chissà quante altre salite ha fatto… Sono francamente colpito. Ecco, qui vedo fortissimo il potere di questo mondo, il potere della montagna…rende capaci di valicare gli ostacoli più brutti che la vita ci riserva. Infonde coraggio, toglie forza fisica per aumentare la propria energia morale, regala una concezione diversa della vita, intensa e mai superficiale. Mi dilungo un po' nella pausa in vetta, che va oltre ciò che avevo preventivato, ma credo di averci guadagnato. Cosa? Un'altra bella storia, di quelle che solo certe montagne possono scrivere.
A presto!
Stefano

2 commenti:

  1. Da lombarda trapiantata ai piedi della Val Chisone posso affermare che la segnalazione dei sentieri è la peggiore che io abbia mai visto! Più di una volta son dovuta tornare sui miei passi ed abbandonare il progetto iniziale!

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    1. Si, in Val Chisone la situazione è assai deprimente. Ma ci sono altre valli piemontesi in cui non è così, specie dalle parti di Cuneo. Se vuoi il meglio, vai in Valle d'Aosta :-)

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