Ciao a tutti!
L'ultimo lungo prima della maratona di Firenze, alla quale manca meno di due settimane, è definibile come un'esplorazione in territori sconosciuti in allenamento. Mi è stata consigliato al fine di provare di coprire quella lacuna (che più o meno ho sempre patito) di energia e brillantezza muscolare negli ultimi chilometri della maratona. Per farlo ho provato a superare quota trentacinque chilometri, una vera e propria soglia in allenamento. Mi sono spinto oltre, verso chilometraggi visti solo in corsa, fino a quasi trentasette chilometri. Eh si, qui le sensazioni della maratona le si provano proprio tutte.
L'ultimo lungo prima della maratona di Firenze, alla quale manca meno di due settimane, è definibile come un'esplorazione in territori sconosciuti in allenamento. Mi è stata consigliato al fine di provare di coprire quella lacuna (che più o meno ho sempre patito) di energia e brillantezza muscolare negli ultimi chilometri della maratona. Per farlo ho provato a superare quota trentacinque chilometri, una vera e propria soglia in allenamento. Mi sono spinto oltre, verso chilometraggi visti solo in corsa, fino a quasi trentasette chilometri. Eh si, qui le sensazioni della maratona le si provano proprio tutte.
Correre di notte... (fonte: fastbreakathletics.com) |
Le condizioni di partenza non sono buone. Il sabato scelto non è di quelli migliori per effettuare questo allenamento. Non sono ancora passate ventiquattro ore dagli sconvolgenti attentati di Parigi, che mi hanno profondamente colpito; sono sveglio dalle 5 per un eccezionale sabato in ufficio; il mio corpo, per "sopravvivere" a questo dovere, è pieno di caffeina; gli orari e le quantità dei pasti sono stati completamente sballati; l'orario di corsa non è quello giusto, non è mattina, è gia pomeriggio inoltrato e a novembre, le giornate mica sono tanto lunghe. Fuori fra freddo, più freddo del solito, e di sole non se ne parla neanche. Non voglio fare meglio dell'ultimo lungo (4'40"/km), ma non voglio correre piano, nonostante l'obiettivo ultimo sia quello di restare sulle gambe per tre ore.
La partenza è buona, chiudo i primi cinque chilometri ad un ritmo di 4'42"/km. Forse un po' veloci, ma cercando di rallentare mi sembra di correre eccessivamente piano. Tutto sembra procedere bene. Ma intorno al sesto/settimo chilometro inizio a percepire dapprima qualche goccia, e poi un piccolo fastidio muscolare - che scoprirò solo al termine essere localizzato nel soleo, muscolo che assieme ai gemelli forma il tricipite della gamba - che mi accompagnerà da qui fino a fine allenamento - e ancora mi accompagna. Anche per non caricare troppo questo muscolo, decido di forzare il rallentamento, senza esagerare troppo: la prima metà di corsa viaggia via in 4'46"/km.
Intanto la notte scende senza guardarmi in faccia e allora ricomincio la seconda metà di corsa predisponendomi per la corsa in notturna. Sapendo che avrei terminato l'allenamento a notte avanzata, mi sono dotato di lampada frontale per poter correre in sicurezza anche con il buio. Non ce n'è ancora bisogno, ma non voglio arrivare impreparato al momento in cui la luce diventerà indispensabile. Purtroppo, oltre alla notte, scende anche la neve. Lo capisco grazie alla luce della frontale: non è proprio neve, bisognerebbe parlare più di nevischio, di pioggia mista a neve. La temperatura si è abbassata, di tanto, e si sente. E inizia ad abbassarsi anche il livello di energia: è un calo inesorabile. Pur cercando di mantenere la stessa intensità di corsa, mi accorgo che il cronometro non dà gli esiti attesi. I tempi che prima rimanevano facilmente tra 4'40"/km e 4'45"/km ora sono sempre tra 4'45"/km e 4'50"/km. Bisogna ricorrere ad uno sforzo extra per tenere alto il ritmo. E intanto il soleo inizia a fare male. Il ritmo è ancora accettabile, ma quando supero la chiusa di Ottendorf le gambe mollano: a tenere quel ritmo non ce la faccio più, e vado oltre 4'50"/km.
Selfie distrutto post-37 chilometri |
La nevicata si fa intensa, i dolori muscolari sono improvvisamente e inspiegabilmente atroci dappertutto, il soleo poi... la vescica che mi accompagna da un mese sulla pianta del piede sembra riacutizzarsi. E intanto i tempi al chilometro aumentano vistosamente. Anche con la testa ho mollato, l'importante è superare questa sera e rimettere i piedi a casa. E allora chissenefrega di quel che segna il cronometro, nella piccola nevicata - che l'effetto ottico della frontale amplifica di una strana bufera - devo arrivare in fondo con le mie gambe. Chiudo i miei trentasette chilometri al ritmo di 4'55"/km. Il tempo è altissimo, ed è un allenamento che segna anche un grosso passo indietro, ma comunque rimane un tempo che non è più scadente dell'ultimo lungo corso prima della maratona di Amburgo, sette mesi fa. Il soleo fa male, è infiammato, gonfio (ed è ancora adesso dolorante), nonostante tutta l'arnica e il Voltaren che sto spalmando con generosità.
Cosa posso dire dopo un tale allenamento? Ovviamente non sono contento, ma cerco di sforzarmi di vedere i lati positivi. Il soleo mi fa male, si, ma ho avuto guai peggiori, e credo sia più che recuperabile in vista degli ultimi allenamenti e della maratona del 29 novembre. Il tempo che ho fatto segnare non mi soddisfa di certo, ma vanno valutate tutte le condizioni al contorno, di certo non positive. Forse ho sognato troppo nelle ultime settimane, ma lo spazio per fare una grande corsa a Firenze. La possibilità di terminare la mia settima maratona con un bel tempo è ancora intatta.
Bis bald!
Stefano
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