Pare che manchi poco allo start della Firenze Marathon. Poco più di nove ore, insomma. Forse come non mi era mai capitato prima, arrivo alla sera di vigilia con addosso una tranquillità mai provata prima. Il nervosismo scarseggia, nonostante le ultime due settimane siano state emotivamente intense e ricche di patemi (esagerati, forse?) sulle condizioni della mia gamba sinistra. Sembra essere un controsenso, ma è così. Il cuore non batte a mille, l'adrenalina non gira ancora come al solito e sono quasi sicuro che stasera mi addormenterò senza troppi problemi. Ma non mi illudo: domani mattina, la tensione sarà alta e si sentirà ancora. Fino allo sparo, poi lì tutto si scioglie per incanto nella magia della corsa, insieme ad altri diecimila atleti.
Una Firenze così grande che è tutta da correre! |
Come sta la gamba? Boh. Non lo so, sinceramente. Ho camminato molto in questi giorni fiorentini e non ho avvertito fastidi. Aggiungerò: nel salire alla cupola della Cattedrale di Santa Maria in Fiore e alla terrazza del Campanile di Giotto, si percorrono quasi mille gradini, alcuni molto ripidi, anche. E di dolori nemmeno l'ombra, anche lì dove più provavo fastidio, nel scendere le scale. Quindi dico che non dovrei temere, per ora. Intanto continuo con arnica e Voltaren, che male di certo non fanno. In più, forse più per un conforto personale che per altro, partirò con due bustine di antiinfiammatorio nel taschino dei pantaloncini. Speriamo di non doverle usare in gara ma poterle tranquillamente riporre nella sua scatola a fine corsa.
Piazza Santa Croce è quasi pronta |
Il giorno di vigilia non è stato tanto dedicato a preparare la gara: d'altronde, la preparazione si fa nei due-tre mesi antecedenti la maratona. Non ho sostanzialmente fatto alcun tipo di ricognizione sul percorso, anche se ho intravisto in alcuni punti la linea verde tracciata dall'organizzazione per indicare la traiettoria più corta in assoluto. Mi sono solamente recato sul Lungarno Pecori Giraldi, sede del via, per studiare l'area. Capire come si svolgerà la partenza, vedere come sono dislocati i servizi. E mi sono sorpreso nel vedere tanti podisti - sicuramente tutta gente che domani sarà al via - correre sui marciapiedi del Lungarno. Ho sempre ritenuto che correre il giorno prima della gara, per quanto piano, non fosse una grande idea. In compenso, di chilometri ne ho macinati con le mie gambe, camminando, e inebriandomi del centro storico di Firenze. Anche in Piazza Santa Croce, la piazza più ariosa di Firenze, già pronta per ospitare l'arrivo dei maratoneti.
Anche sulla cupola del Brunelleschi ho intravisto maratoneti. Lo capisci da certo abbigliamento, da certe giacche o da certe scarpe, oppure ne hai conferme palesi quando li vedi con la borsa bianca del pacco gara. Più che giustamente, sono venuti a rendere omaggio alla città che il giorno dopo li vedrà protagonisti, andando ad ammirare una spettacolare veduta panoramica. La vista della quale si gode dal balcone della cupola in muratura più grande del mondo è assolutamente unica. Si, Firenze è una città enorme e domani vi correremo una maratona. Sarà una corsa lunga, dentro una tale città.
Una foto di rito in Piazza San Giovanni |
Ma in fondo si pensa sempre che questa sia una corsa infinita, una corsa destinata a non terminare mai perché i chilometri scorrono sempre lenti, soprattutto alla fine. E invece no. Quelle tre e qualche manciata di minuti, finiscono sempre troppo in fretta. Ciò che il maratoneta vive in quegli istanti di vita pura - perché la corsa è vita - così difficile da descrivere per chi non si è mai affacciato al mondo della corsa, è una gioia immensa che, come tutte le cose belle, finisce sempre troppo in fretta. Certo, durante e dopo una maratona rimangono dolori altrettanto indescrivibili, che durano giorni, che portano (chi non corre) a chiedere perché tutto questo patimento gratuito, per cosa? La risposta non ce l'ho, forse non ce l'avrò mai, ma posso dire con certezza che a questo dolore, a questa fatica, un maratoneta non rinuncia mai. Come se si cibasse di chilometri da correre, di suole da usurare e di tanto acido lattico nelle gambe.
Ecco, io credo proprio che domani mattina, dalle 9.15 alle 12.30 circa di domani, il tempo deciderà di accelerare il suo scorrere inesorabile. Dovremo essere bravi, noi maratoneti, a coglierne tutto il meglio. Perché certe emozioni, passano, restano per sempre, ma non ritornano.
Un pezzo di carta che mi accompagnerà per 42 chilometri |
Tutto è preparato al mio fianco: la canotta, le scarpe, i pantaloncini, i cerotti, l'orologio, il pettorale e le spille per fissarlo. Stanotte saranno loro i miei vicini di letto. Ora mi metto a letto e provo a dormire. Provo, perché nelle orecchie c'è un brusio di fondo che è frutto della movida fiorentina. Ma domani, la vera movida saremo noi: diecimila atleti, altrettanti cuori pulsanti, ventimila scarpe e il suono delle loro suole su una striscia d'asfalto e pietra lunga quarantadue chilometri.
A presto!
Stefano
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