Ci sono sere in cui si cerca qualcosa che possa far bene per risollevarsi da momenti lavorativi poco piacevoli. Quando è così, spesso mi rifugio nella montagna, quando non hai una persona fidata al tuo fianco è lei la migliore consigliera. Qualsiasi siano le condizioni meteo, come martedí sera a Rocca Sella. Col senno di poi, qualsiasi siano i rischi da correre.
Non è un sentiero difficile quello che da Celle conduce a Rocca Sella. Un lungo tratto in salita, nel bosco. E poi una serie di salti di roccia fino allo sperone alto 1508 metri dal quale si domina la conca di Rubiana
Almeno, in condizioni ottimali non lo è.
Veduta annebbiata da Rocca Sella verso Rubiana, quella di martedì sera |
Ritrovo all'uscita della tangenziale, ad Avigliana, e già casca qualche goccia sul parabrezza. Ma ci siamo trovati, tanto vale dare un senso alla serata. E da parte mia, il pensiero (e il desiderio) di divorarsi qualche metro di salita c'è tutto. Lungo la tortuosa salita verso Celle, la pioggia si intensifica e ci costringe a cambiarci nel porticato di una piccola cappella.
La pioggia va e viene ma in generale sembra più che vada invece che venire. Tutto sommato, sono poi circa cinquecento metri di dislivello e ci va poco ad arrivare. In cima c'è una graziosa cappella-rifugio e si intravede anche un bel panorama. Peccato per quel che ci riserva il tempo, da lì si godrebbe di un panorama non da poco. Ma possiamo ritenerci fortunati, fino a quel momento si è vista solo nebbia. Altro che fine maggio, qui sembra di stare a novembre.
Il tempo per rilassarsi è poco. Ci si raffredda in fretta, con tutta l'acqua che abbiamo preso. E l'idea di tornare al caldo credo sfiori un po' tutti quanti. Sarà la voglia di tornare alle macchine velocemente, o la classica deconcentrazione data da una discesa non complicata, ma la roccia resa viscida dalla pioggia diventa fatale. Sento il tramestio della scivolata, mi giro e vedo Ivano ruzzolare in capriola... ciao ginocchio. Inizialmente ci preoccupiamo per la testa, qualche graffio c'è e dopo una capriola del genere è più che legittimo. Ma è il ginocchio, distorto, ad avere subito i danni peggiori. La discesa è lunghissima, sotto la pioggia, nel fango e nel freddo, ma con buona volontà e grande tenacia di Ivano, si scende a Celle. Il peggio è passato.
Sono ormai le 21, anche i lampioni si accendono. E infuria il diluvio. Ma i nuvoloni dell'animo sono spariti.
Buonanotte a tutti, a presto!
PS. Un grande saluto ed incoraggiamento ad Ivano, che aspetto (ed aspettiamo) sui sentieri di Piemonte e non solo, ovviamente, più agile e forte di prima!
Stefano
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