martedì 21 maggio 2013

Sulle scie di Merckx e Baronchelli

Ciao a tutti!
Maggio: per me, da sei anni a questa parte, questo mese vuol dire Giro d'Italia. Siamo giunti all'edizione 96, quest'anno. Un piccolo assaggio di emozioni ciclistiche "in rosa" l'ho vissuto sabato a Moretta, dove ha transitato la tappa Cherasco-Bardonecchia/Monte Jafferau. Il bello però deve ancora venire: nel weekend si svolgeranno i tapponi di alta montagna, quelli tra le arcigne cime lombarde o le rocce bianche delle Dolomiti. Quelli che, normalmente, decidono l'esito della corsa rosa.

L'inconfondibile profilo delle Tre Cime di Lavaredo. Foto di archivio, 4 luglio 2011

Ci sono posti che scrivono la storia del ciclismo. E rimangono impressi nei ricordi dei tifosi e degli appassionati di questo sport. Da sabato, potrò dire (speriamo, facciamo gli scongiuri viste le inclementi previsioni meteo) di aver aggiunto un'altra salita storica alla collezione personale di grandi montagne del ciclismo. Dopo il Passo del Mortirolo, il Passo del Tonale, il Monte Zoncolan, il Rifugio Gardeccia e il Colle delle Finestre al Giro d'Italia, Tignes, l'Alpe-D'Huez, il Mont Ventoux, il Col de la Madeleine e il Col du Galibier al Tour de France, è giunta l'ora di un'altra montagna da leggenda: la salita alle Tre Cime di Lavaredo.
Che dire, questo è un nome che tutti, e parlo per gli italiani, hanno sentito una volta nella vita. Chi per le imprese alpinistiche di Comici e Cassin, chi perchè è il simbolo delle Dolomiti, "patrimonio mondiale dell'umanità", chi perchè vede il loro profilo mozzafiato in quasi tutte le copertine delle guide turistiche delle Dolomiti. Chi perchè sono semplicemente montagne che fanno sognare.

Giro 1968, si scrive la leggenda: alle Tre Cime, sotto la neve, Eddy Merckx conquista tappa e maglia rosa

Ciclisticamente parlando, è una salita micidiale. Inizia a Misurina e si estende per poco meno di 7 chilometri, per una pendenza media del 7.9%. Ma sono gli ultimi quattro chilometri, che portano i corridori alle pendici delle Tre Cime e al famoso Rifugio Auronzo, ad essere terribili: la pendenza media supera il 12% con tratti del 19%. Eddy Merckx stesso, "il Cannibale", la definì come la più dura salita da lui mai affrontata in carriera. Come se non bastasse, prima della salita finale, sempre meteo permettendo, i corridori avranno già superato i passi Costalunga, San Pellegrino, Giau e Tre Croci: è questo il tappone dolomitico che definirà in ultima istanza la classifica finale e decreterà il vincitore di quest'edizione del Giro d'Italia.

Profilo altrimetrico della ventesima tappa del 96°Giro d'Italia: da Silandro alle Tre Cime di Lavaredo

Aspettiamo dunque sabato di sapere (probabilmente sotto una nevicata) chi sarà l'erede di Felice Gimondi, Eddy Merckx, Josè Manuel Fuente, Beat Breu, Luis Herrera e Riccardo Riccò, rispettivamente vincitori delle tappe conclusasi alle Tre Cime nel 1967, 1968, 1974, 1981, 1989 e 2007*.
Aspettiamo, impazienti, di sapere chi continuerà a scrivere l'infinita storia che solo queste aguzze vette sanno regalare agli appassionati della montagna e del ciclismo.
Buona notte,
Stefano

* informazioni tratte da Wikipedia

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