lunedì 30 gennaio 2017

L'ultimo appuntamento (a suon di dritto e rovescio)

"Non ci sarà mai una rivalità come la nostra. Neanche quella tra Borg e McEnroe è a quel livello, anche se entrambi avevano grande personalità e uno era destro e l'altro mancino. Murray e Djokovic sono molto simili. Io e Rafa siamo opposti in tutto e questo ha spinto molto i tifosi a schierarsi per uno di noi due."
Roger Federer

Al termine della loro ultima finale Slam (fonte: gerente.com)

"Per me è fondamentale avere qualcuno così forte e talentuoso là davanti. Roger è un tennista molto più completo di me: per batterlo ho dovuto migliorarmi, alzare l'asticella del mio tennis, tirare fuori il meglio. Lui, in questo, mi aiuta."
Rafael Nadal

"Nadal è la materia nera che di rado Federer restituisce alla luce."
André Scala, I silenzi di Federer

Dodici anni fa, al Roland Garros 2005 (fonte: eurosport.com)

[scritto prima della finale, al termine della semifinale vinta da Rafael Nadal su Grigor Dimitrov]
E così, cinque anni dopo, sarà di nuovo Roger contro Rafa. Forse per l'ultima volta in una finale Slam, perché la classe è classe ma bisogna fare i conti anche con l'anagrafe, con il numero degli anni che avanza inesorabile. 
Domenica in quel di Melbourne si scriverà l'ennesima pagina di una delle più belle rivalità sportive degli ultimi vent'anni, probabilmente la più intrigante della storia del tennis. Sarà il trentacinquesimo duello tra Federer e Nadal. La loro NONA finale Slam, il quarto incontro agli Australian Open. Quello che tra il 2005 e il 2010 era la regola, la consuetudine, oggi è l'eccezione, lo straordinario, il passato che ritorna al presente. Come marito e moglie che si ritrovano d'amore e d'accordo dopo anni tormentati. E questi anni, tormentati lo sono stati eccome: personaggi venerati come reliquie e non come veri contendenti, alla deriva nel ranking, superati da avversari fuori dalla top-100 ma più freschi. Tra ginocchia capricciose e polsi doloranti, tra batoste clamorose e nuovi fenomeni in crescita. Proprio per questo, la finale degli Australian Open 2017 avrà il sapore della sfida indimenticabile, qualcosa non si ripeterà facilmente, perché un'altra eliminazione simultanea di Murray e Djoković è quantomeno improbabile. Un ultimo grande incontro, che alla vigilia godeva dei favori del pronostico tanto quanto una reunion dei Pink Floyd.
Tra di loro, ogni sfida non è stata banale, perché l'uno ha incarnato esattamente ciò che non poteva essere l'altro. La classe cristallina contro lo spirito di resistenza. Il talento puro contro la forza di volontà. Il destro baciato dai dei del tennis contro il mancino dotato di potenza quasi sovrumana. Il rovescio ad una mano contro il dritto sventagliato. Il padrone dell'erba di Wimbledon contro il signore della terra rossa di Parigi. La maglietta elegante contro la canotta fosforescente. Il fisico snello contro i bicipiti da culturista. L'eleganza contro la sostanza. L'intelligenza contro la tenuta mentale. Il rischio sottorete contro il calcolo dalla linea di fondo. La volée letale contro il recupero impossibile.
Per trentaquattro volte, ho tifato Nadal, perché ha incarnato i valori che possono portare gli sportivi a raggiungere limiti impensabili: la possibilità di non arrendersi al più forte, la voglia di non mollare mai. Ma questa volta, forse non l'ultimo incontro, ma probabilmente l'epilogo per quanto riguarda le finali Slam, sarà un'altra storia. Chi ama il tennis non può che amare il gioco espresso da Federer. Forse, anche per me, sarebbe più bello vedere trionfare lo svizzero contro Nadal, per l'ultima volta in uno Slam (Nadal ha ancora molte chance di mettere il suo nome sull'albo del Roland Garros per la decima volta).
Sarebbe la pagina più bella di una rivalità leggendaria, scritta da giocate metafisiche, dai pianti di Federer, dai «vamos!» di Nadal, di quinti set, di match da quattro o cinque ore. Rivalità di quelle che meritano di essere raccontate ai posteri.

Mostri sacri

[scritto dopo la finale vinta da Roger Federer, a freddo]
Il Re ha vinto, riscrivendo tutti i numeri di questo sport: diciotto Slam, l'ultimo a trentacinque anni, a quasi quattordici anni dal primo titolo.
L'ultimo Federer-Nadal è stato tutto ciò che si era visto nelle otto finali giocate tra i due. Naturalmente sono stati cinque set, naturalmente siamo stati male per quattro ore, naturalmente ci hanno condotti in spazi in cui nessun altra finale e nessun altro giocatore poteva condurci. Tennis giocato al massimo livello possibile (erano 31 gli Slam in campo!), scambi che diventano maratone, passanti impossibili, la sfida che diventa più mentale che fisica. La partita che si trascina al quinto set. Il compendio tra l’estetica del gioco e la tenacità della sostanza. Un riassunto epico dei precedenti trentaquattro atti di questa epopea, se si vuol chiamarla così, del tennis. Tutto ciò che gli appassionati di tennis volevano unanimemente vedere. Perché veder giocare assieme Federer e Nadal è stato un privilegio per la mia generazione. Stavolta, invece, è stato un lusso. 
Da quella giornata di giugno nel 2006, durante la prima finale Slam a Parigi, sono passati più di dieci anni. L'evoluzione dei volti di Roger e Rafa è l'espressione del loro tennis. Il re Federer ha mantenuto non solo la grazia del suo tennis, ma anche un'espressione armoniosa nei momenti di fatica, immagine di un talento longevo forgiato dal destino. Il guerriero Nadal non ha più la zazzera degli esordi e le gocce di sudore versate negli estenuanti recuperi sembrano fermarsi sui solchi di un volto scavato dal logorio fisico.
Il finale, il solito finale, sembra scritto, Nadal che cucina Federer allungando gli scambi, due set a testa, l'inerzia del match a favore di Nadal, con lo spagnolo che sente l'odore del trofeo. Federer riesce però in qualcosa mai successo prima. Rifiutare la sconfitta, l'ennesima sconfitta contro la sua storica nemesi. Se esistono i dei del tennis, evidentemente avevano preparato un finale di gloria, una dolcissima vendetta per l'uomo di Basilea che da anni insegna tennis in giro per il mondo.
La folla di Melbourne, rispettando Rafa ma tifando per Roger, è impazzita quando Federer è rientrato in campo dopo il medical time-out prima di iniziare il quinto set. A freddo, Federer ha subito perso il servizio, mentre i turni in battuta di Nadal sono sempre stati più veloci. Era Roger quello inguaiato. Ma poi ha ritrovato i tocchi vincenti che gli erano consoni dieci anni prima, angolando i colpi come ai vecchi tempi. Ha iniziato a galleggiare sul cemento di Melbourne, leggero come una farfalla. Si è ripreso il servizio perso, e sul 4-3 con Nadal in battuta, Roger ha avuto tre palle break.
Ma si sa, Nadal in queste occasioni, scava in tutto il suo inestimabile bacino di risorse: annullate. Federer vince dunque lo scambio più spettacolare della partita, un rally da ventisei colpi, che pronostico negli anni venturi cliccatissimo su YouTube. Altro vantaggio per Federer, altro salvataggio di Nadal. Poi, il break e Roger al servizio per il match. Alla seconda palla match spedisce un vincente sulla linea. Rafa chiama il challenge, Roger piange per la sua vittoria più dolce. Non più lacrime di delusione al termine della finale, ma un'esultanza finalmente liberatoria e un bacio alla coppa consegnatagli da Rod Laver in persona. Il più bel canto del cigno che si potesse narrare.
Questa è una di quelle partite in cui si avrebbe voluto vedere vincere entrambi, perché infine ci si immedesima in entrambi, e in mezzo, il nulla. Alla fine il mio cuore ha battuto tutto il match per il maiorchino, del quale sono tifoso da quel match assurdo giocato a Roma nel 2006, in cui seppe risorgere da sconfitta data ormai per imminente proprio contro Federer, che nel quinto set era due break avanti. Stavolta sono però felice per Roger, stavolta non poteva finire con una sconfitta. Era il finale più bello. E così è stato.
Federer ha trionfato a Melbourne per rendere più grande la straordinaria energia di Nadal, per rendere Rafa più umano agli occhi dei tifosi. Nadal ha perso questo ultimo appuntamento perché Federer potesse consacrarsi come la più grande mitologia del tennis, perché Roger potesse essere degnamente celebrato da chi ha vissuto la sua era e a chi verrà tramandata. Le dolci parole dei due nelle interviste a fine partita raccontano come sia possibile il connubio tra la grandezza della vittoria e la dimensione della sconfitta. Ibernateli, il mondo ha ancora bisogno di eroi così, il tennis ha ancora bisogno di Roger e Rafa.

La leggenda del tennis sotto i riflettori della Rod Laver Arena (fonte: 15minutenews.com)

«Congratulazioni a Federer, oggi probabilmente ha meritato più di me di vincere».
Rafael Nadal nell'intervista post-partita

«Quando ci siamo trovati alla tua accademia quattro mesi fa non pensavamo nessuno dei due di ritrovarci qui in finale. Oggi mi sarebbe andato bene anche perdere da te. Il tennis è uno sport duro, non esiste il pareggio, ma oggi lo avrei accettato».
Roger Federer nell'intervista post-partita

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