sabato 25 marzo 2017

Tutte le strade portano a Roma: parole al vento

Ciao a tutti!
Spingersi oltre i propri limiti, anche durante un allenamento. Questo sta alla base di un lungo non preventivato ad inizio preparazione, oltre i miei soliti 34-35 chilometri. A due settimane dalla maratona di Roma, ho voluto esplorare aree inesplorate (o quasi) in allenamento, oltre la normale soglia chilometrica. Uscire di casa e dire a tua moglie, "vado a correre 37-38 chilometri", beh, posso garantire che non lo si fa proprio a cuor leggero. La distanza è lunga, e non è come in una gara, in cui sai che ci sarà qualcuno dell'organizzazione a darti una mano. Qui sei tu e le tue gambe. E magari bisogna mettere nel conto che la giornata scelta per questo allenamento sia una delle peggiori sotto il profilo climatico.
E infatti, sabato 18 marzo non è stato il giorno baciato dalle divinità del cielo e del tempo. Cielo plumbeo, temperature abbassate a causa dell'acquazzone del giorno prima, una sottile pioggerellina, più fine della seta. Eppure mi tocca correre. Di fare tutti quei chilometri in palestra non ci penso neanche, morire disidratato è l'ultimo dei miei desideri. Soliti preparativi, solito abbigliamento, con un cappellino in più: ciò che meno digerisco del correre con la pioggia non è l'essere bagnati ma il sudore che le gocce di pioggia trascinano negli occhi. Il cappellino è l'antidoto a questo insopportabile problema.

Jean-François Millet, La rafale de vent (1871)

I chilometri da correre, dicevo non sono pochi. Proprio per questo mi ritrovo costretto a dover forzarmi a rallentare. Non voglio correre gli ultimi dieci chilometri come se fossi alla ricerca disperata di un aiuto soprannaturale. Il target è rimanere, almeno nella prima metà di corsa, tra 4'55" e 5'/km. I primi chilometri sono veloci, come al solito, ma poi riesco a schiacciare sul freno. La prima metà di allenamento, tra una pioggia di poco conto e due interruzioni svuota-vescica se ne va in un'ora e mezza di corsa a 4'53"/km. Poi, appena mi giro di 180° per ritornare sulla via di casa, sento tutta la forza d'urto di un vento contrario che soffia intenso, a folate, contro di me. A tratti alterni, sarà così per tutta la seconda metà, e sarà tanto più intenso quanto più mi troverò a correre in campo aperto: la Mainradweg associa tratti "protetti" da alberi e tratti che attraversano prati e campi. Proprio lì, sentirò maggiormente il disturbo del vento del Meno.
E come se non bastasse, ho dovuto anche fermarmi per... ehm, quei mal di pancia ai quali non si può resistere (il prato a fianco mi ringrazierà). Ebbene, nonostante tutto questo corollario di disavventure non ho mollato - e qual è il maratoneta che molla? - e ho corso una seconda parte di lungo a ritmi sostenuti. Più veloce della prima parte, in quanto ho registrato un negative split di circa quaranta secondi. I chilometri della seconda parte sono interessanti: mai sotto i 5'/km, sintomo di crollo fisico, ma spesso sotto 4'50"/km. Su una tale distanza è sempre un buon ritmo.

Tutti gli allenamenti "lunghi" per la maratona di Roma 2017, da gennaio a marzo

La serie dei lunghi si è conclusa con i trentasette chilometri - in attesa di una ventina di chilometri "di rifinitura" a sette giorni di distanza dalla maratona di Roma. Che dire, è stata una serie di allenamenti più che positiva, senza incidenti, senza infortuni, senza problematiche di sorta. Senza muscoli doloranti e senza caldo asfissiante, senza preoccupazioni, neanche per il piede fratturato a Berlino, che non è mai più tornato a farsi sentire. Quello che dovevo fare, l'ho fatto. Ora, riposo, riposo, riposo.
Bis bald!
Stefano

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