lunedì 29 maggio 2017

Alé

Lo sport porta quotidianamente alla ribalta storie di uomini. Uomini che sono nient'altro che persone normali, come tante altre, ma che hanno avuto la bravura di distinguersi nel loro ambito. E se l'ambito è quello del calcio, è inevitabile che si finisca sotto i riflettori. Nel giorno che passerà alla storia del calcio come quello in cui Francesco Totti ha giocato la sua ultima partita con la maglia della Roma, vi è una storia - calcistica, ma anche umana - che (personalmente parlando) mette in secondo piano quanto successo all'Olimpico di Roma. È l'incredibile salvezza del Crotone, è la vicenda del suo allenatore Davide Nicola.

Davide Nicola portato in trionfo dopo la vittoria per 3-1 sulla Lazio

Nicola è un allenatore giovane, è un piemontese (come me), ma non solo. Lui è un uomo che arriva dalla campagna pinerolese, da Vigone, un paese che confina con il mio paese di origine (Cercenasco), i quali distano poche centinaia di metri tra loro. Gli abitanti sono pochi, ne conta poco più di cinquemila Vigone, poco meno di duemila la mia Cercenasco. In questi paeselli, più o meno tutti si conoscono; sapere che un concittadino è un calciatore di una squadra che milita in Serie A o in Serie B, e successivamente allena squadre dei campionati professionistici italiani, è motivo di interesse, di orgoglio e di vanto. Nicola non era un fuoriclasse in campo, non so se il futuro gli riserverà grandi trionfi in panchina, ma è assodato come sia sempre stato un professionista esemplare per applicazione, rispetto e dedizione. Gli appassionati di calcio della zona seguirono, e seguono tuttora, con massima attenzione, la carriera di Nicola, augurandogli sempre tutto il meglio.
Il mondo del calcio tutto, ma ancora di più la popolazione locale si è stretta intorno a lui e alla sua famiglia quando, il 14 luglio 2014, Nicola ha perso un figlio a causa di un terribile incidente in bici. Quel giorno me lo ricordo perfettamente. Ero in vacanza all'Isola d'Elba e, tornando dalla spiaggia, mia madre mi chiamò disperata raccontandomi quel che era successo. Era sotto shock, non solo per la tragedia, ma anche perché in quel momento lei si trovava a soli cento metri dal luogo dell'incidente, perché nel punto in cui è morto Alessandro Nicola io in bicicletta ci sarò passato centinaia di volte, per le modalità dell'incidente - assolutamente terribili. Conosco persone che quella notte non la dormirono, per ciò che successe quel maledetto pomeriggio di luglio. 
Lui è una persona normalissima, spesso si faceva vivo in paese quando poteva (io lo incrociai una sera in pizzeria), è un ragazzo al quale non si poteva e non si può non voler bene. Il destino ha tolto tanto a Davide Nicola, anzi troppo: un figlio. Neanche vincere una Champions League da allenatore sarebbe sufficiente per sanare una ferita come quella della perdita del figlio Alessandro. Però tutti quelli che lo conoscono hanno sempre desiderato che almeno la carriera da allenatore gli restituisse almeno un po' di ciò che un destino infame gli ha tolto.
Allenare una neopromossa come il Crotone, con zero esperienza nella massima serie e una rosa giovane e tecnicamente non all'altezza del campionato, rappresenta una sfida difficile per Nicola. Il Crotone colleziona una serie infinita di sconfitte e il girone di andata di chiude con soli nove punti all'attivo. Nel girone di ritorno la svolta, grazie ad un rush finale condotto ad media punti da far invidia alla Juventus capolista. Quando, a undici punti di distanza dalla quartultima in classifica, affermò che la salvezza per lui era un obiettivo possibile, molti storsero il naso, dandogli del pazzo o del visionario. Prima della partita (vittoriosa) con l'Inter, Nicola aveva detto che se la salvezza si fosse concretizzata sarebbe tornato a casa, da Crotone a Torino, in bici. Addirittura in bici, quella bici che gli ha tolto il bene più prezioso che può avere un uomo.
Quando poi, a due giornate dal termine, si doveva giocare Juventus-Crotone, con la Juventus che cercava i tre punti per la vittoria del campionato e i calabresi alla ricerca di punti-salvezza, ero dispiaciuto. Dispiaciuto che la gioia dell'una significasse la disperazione dell'altra. Fortunatamente, il destino stavolta ha aiutato l'audace Crotone. Nicola e la sua squadra hanno fatto un capolavoro, grazie a tanta passione e altrettanto duro lavoro in allenamento e in campo, il miracolo si è compiuto, la favola del Crotone ha il tanto invocato "lieto fine". Dopo la corsa nello stadio del Crotone, ora è il momento di correre a casa, in sella!

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