sabato 3 giugno 2017

Cardiff, it's time to...

Sto tornando in Italia, a casa. C'è un evento che meritava un breve rientro, di soli due giorni, ed è la finale di Champions League. Qualcuno obietterà, "che vieni a fare in Italia, vai a Cardiff, è lì che si gioca la partita", ma non voglio aprire un finanziamento per una tale trasferta. E poi, assistere alla finale di Coppa dei Campioni, nella propria terra, che è la casa del tifo bianconero, con i propri amici, è impagabile. Il motto di questi giorni è: "si perde o si vince, ma lo si fa insieme".
Due anni fa assistetti da casa (intesa come residenza in Germania) alla finale di Berlino contro il Barcellona, forse perché restando in Germania mi sentivo più vicino alla squadra e alla tifoseria. Andò male, dunque bisogna cambiare. Scaramantico in niente, a parte che nel calcio: se si va in finale, torno in Italia per la partita - e speriamo, per il carosello nelle vie di Torino. 

Appuntamento con la storia del calcio

I grandi numeri dicono che potrebbe essere l'anno buono per la Juventus, per noi che non abbiamo un grande feeling con le finali, ben sei perse di cui quattro consecutive. Mai un detentore riesce a ripetersi l'anno successivo nell'era della moderna Champions League, la Juventus che vince la coppa solo quando sfida una detentrice, la regola del sette, eccetera, eccetera. Io mi sto "toccando" da tempo. Saranno anche undici scemi che corrono dietro ad un pallone, ma queste partite, le partite di una squadra che tifi da bambino, tolgono il sonno. È tachiCardiff, come ha detto un mio amico gobbo.
Sbilanciarsi per una finale di Champions League non è mai saggio, e ancora meno lo è quando a contendere un trofeo c'è una squadra che si chiama Real Madrid, con undici Coppe dei Campioni in bacheca e una squadra piena zeppa di talento. Io, dentro, sento che questo potrebbe essere l'anno buono. Si arriva carichi di motivazioni (squadra, tecnici, tifosi), si arriva con alcuni elementi della rosa al culmine della maturità agonistica, con un organico che mai come negli ultimi mesi ha dimostrato ferocia, compattezza, voglia di vincere. Se non ora, quando? Ovvio, ci sono altri undici giocatori dall'altra parte, e possiamo starne certi, non molleranno un centimetro per portare a Madrid la coppa. Soprattutto quando a guidarli c'è quel Cristiano Ronaldo che negli ultimi anni ha dimostrato di essere il simbolo della fame e del desiderio di gloria calcistica.
In campo però ci sono "undici piemontesi tosti", milioni di tifosi ad attendere il tocco ferale di un nostro giocatore verso la porta avversaria, e non lo dimenticherei, trentanove anime che tifano da molto lontano. Per tutti quanti, portateci questa coppa!

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