sabato 15 luglio 2017

Sempre più piccolo

Ciao a tutti!
La seconda tappa del Giro della Marmolada, dal Rifugio Viel dal Pan al Rifugio Falier si prospettava come la più lunga in assoluto nel tour attorno alla "regina delle Dolomiti". Lunga lo è stata eccome, perché in una sola tappa sono passato dal trovarmi di fronte alla parete nord, quella del ghiacciaio e del Passo Fedaia, fino all'arrivo sotto la parete sud, dove si trovano i più importanti itinerari di arrampicata. Lunga e dura, certo, ma anche estremamente panoramica.

Il Rifugio Padon all'ombra della Marmolada

Il Rifugio Viel dal Pan può vantare infatti una balconata incredibile, situato com'è, appena sotto la cresta che separa le valli che portano ai passi Pordoi e Fedaia. La mattina si apre con un cielo terso, preludio di una buona giornata. Il colpo d'occhio sulla Marmolada e sul sottostante Lago di Fedaia è memorabile. Dispiace invece constatare l'ulteriore arretramento del fronte del ghiacciaio. Rispetto a sei anni fa, il ghiaccio ha perso terreno (100-150 metri?) e l'estremità del massiccio della Marmolada è sempre più grigio e sempre meno bianco. Lo scioglimento dei ghiacciai è un problema globale ma fa male vederne le conseguenze su un ghiacciaio relativamente piccolo - il più grande nelle Dolomiti, che non conta molti ghiacciai.

Scrutando la Marmolada

Per lunghissima parte della tappa, il sentiero rimane in quota, tra 2300 e 2500 metri di altitudine, tagliando a mezza costa quei rilievi che separano il Fedaia e il Pordoi, che fanno capo al Sasso Cappello e alla Mesola. Talvolta si aprono notevoli scorci panoramici, in particolar modo sul Gruppo di Sella, esattamente di fronte alla Marmolada, sulle Tofane e sulle Dolomiti di Fanes, con meravigliosi scorci sui verdi pascoli della Val Badia.

Piz Boè, Arabba e oltre

Il sentiero è estremamente comodo e praticabile. Nessuna salita particolarmente faticosa, nessuna discesa ripida. Incontro due rifugi, il Rifugio Gorza e il Rifugio Padon, situati all'arrivo degli impianti che portano gli sciatori in quota, rispettivamente da Arabba e da Malga Ciapela. Il primo che ho citato, posto al Passo di Porta Vescovo, è un enorme struttura, moderna recentemente rinnovata, e... chiusa. L'afflusso turistico estivo non può essere paragonato a quello invernale, ma con l'aria fredda che tirava oggi...qualcuno si sarebbe sicuramente fermato a consumare qualcosa di caldo! Il Rifugio Padon è invece vivo e vegeto ed è collocato nella posizione ideale per una sosta a base di caffeina.

Il Lago di Fedaia

Effettivamente dopo un paio d'ore in quota, anche se assolutamente non dure, una piccola pausa non fa male. Perché ciò che mi attende è una lunghissima discesa a valle, seguendo in parte un percorso denominato Alta Via delle Creste. Non scendo subito di quota, rimango su pendii erbosi per parecchio tempo (al punto tale che mi sorge spontaneo chiedermi se non sto sbagliando sentiero), fino ad arrivare ad un piccolo passo, il Passo delle Crepe Rosse. Di qui inizia una discesa difficile, su un sentiero stretto e ripido, da affrontare con le giuste cautele, qualcosa che non mi consente di buttar l'occhio sulla Marmolada. Circa trecento metri di discesa che mi spaccano in due le gambe al punto tale che, quando ritrovo un po' di pianura, mi stendo per terra stremato. Ho infatti trovato un prato tra alcune casette (di pastori, suppongo) nella località Ère, perfetto per riposarmi e per rifocillarmi.

Dopo la discesa dal Passo delle Crepe Rosse

Come da consiglio dell'istrionico gestore del Rifugio Viel dal Pan, evito di continuare il mio giro della Marmolada lungo la strada che scende dal Passo Fedaia a Rocca Pietore, ma sfruttare la pista di sci che corre al suo fianco. Tra vaste praterie ai piedi della Marmolada, boschi e greggi di pecore impazzite, raggiungo velocemente Malga Ciapela. Ma con la mente torno indietro di quasi vent'anni. Era il 1998 e in questa località transitava il Giro d'Italia. Proprio a Malga Ciapela, a pochi chilometri dallo scollinamento del Passo Fedaia, ci fu lo scatto decisivo che permise a Marco Pantani di conquistare la maglia rosa. Dolci e nostalgici ricordi di gioventù.

Ère

Dalla stazione della funivia che sale alla Punta di Rocca della Marmolada, inizia di fatto la salita che chiude la tappa odierna al Rifugio Falier. La strada sale blandamente, per poi inerpicarsi tramite una serie di ripidissimi tornanti all'interno di una fitta foresta di conifere. Non è tardi, non ho fretta, quindi salgo con calma, mantenendo un passo lento e regolare, cosicché, quando gli alberi iniziano a diradarsi, posso godermi il panorama sul Pelmo e sulla Civetta.

Valle Ombretta e la sud della Marmolada

Il tratto di salita più arcigno termina a quota 1900 metri, agli alpeggi di Malga Ombretta. Sono pascoli meravigliosi, questi. Praterie appartate, racchiuse a nord della parete meridionale della Marmolada e a sud dalle pendici del Monte Fop. Qui ho il primo contatto visivo con ciò che è la parete sud della Marmolada: un grandissimo anfiteatro roccioso, un complesso sistema di colonne calcaree che sembrano fatte apposta per essere scalate. Chissà quanti scalatori hanno visto i bovini della Valle Ombretta, mi chiedo.

Il Rifugio Onorio Falier, ai piedi di una delle più belle pareti dolomitiche

Verso il termine della tappa, inizia ad acutizzarsi un problema al piede destro. Sembra una infiammazione tendinea, che ipotizzo dovuta alla mia disabitudine agli scarponi da montagna. Gli ultimi metri di salita sono duri, faccio fatica a spingere con forza. Mi dà carica vedere il Rifugio Falier, inizialmente minuscolo e illuminato dalla luce del tardo pomeriggio, sempre più vicino a me, protetto dalla sud della Marmolada e da un fresco boschetto che lo circonda.

Tramonto sul Pelmo, mi mancava...

All'arrivo sono piuttosto sudato, ma felice, confortato dall'animosità festosa del rifugio, già intasato da una comitiva della sezione di Villasanta del Club Alpino Italiano. La tappa più lunga è conclusa, e ora nulla mi può togliere un più che meritato riposo, all'ombra della regina Marmolada.
A presto!
Stefano

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