sabato 25 aprile 2015

È un grande mondo, corrilo!

Ciao a tutti!
Il giorno prima della maratona, il giorno del pettorale, è un unico grande flusso disordinato che attraversa corpo e mente dell'atleta in un mix di speranza, paura, tensione, desiderio. Il giorno che precede la mia sesta maratona, ad Amburgo, non può essere da meno. A maggior ragione che questa volta, nel nord della Germania, mi trovo fisicamente da solo. Non ho la famiglia come a Torino, non ho un'amicizia storica e un gruppo di runner scalmanati come a Barcellona, non ho la sicura presenza di Giulia come nelle edizioni 2013 e 2014 di Venezia. Qui l'unico contatto con i miei affetti avviene tramite smartphone e social network. Ma la vicinanza fisica è un'altra realtà.

Ispirazione

Ed è da solo che oggi ho lasciato il residence presso il quale pernotto per addentrarmi nel centro di Amburgo. Per riscoprirla, per fare un po' di ricognizione sul percorso, per ritirare il pacco gara e ricevere l'agognato numero di gara.
Già in pieno centro mi accorgo che questo sabato non può essere un giorno di semplice turismo. Il mio passeggiare nella Rathausmarkt o sullo Jungfernstieg non è quello di un semplice turista. Guardo le arterie del centro con grande attenzione, perché domani lì saranno attraversate correndo. Cerco negli sguardi e nelle parole della gente il maratoneta di domani. Certe volte lo si riconosce dalle scarpe, oggi lo si riconosce dalla borsa rossa fornita dall'organizzazione. Amburgo mi evoca ricordi di un viaggio fatto l'anno scorso, percorso in completa solitudine ma con la dolcezza dentro, perché sapevo che nel mio ritorno in Germania non sarei stato separato dalla persona che mi ama. Ed è a lei che va il mio pensiero in queste ore, che non poteva essere con me oggi e che non sarà ad aspettarmi in Karolinenstraße domani. Lo sconforto è massimo quando all'ora di pranzo mi avvio verso la stazione della metropolitana di Straßburger-Straße, diretto alla Hamburg Messe per ritirare il pettorale e vedere gli ultimi metri della maratona di domani. Mi sento proprio solo, ora.

Sarà ultimo chilometro: Gorch-Fock-Wall

Mi riprendo un poco in Stephansplatz, dopo una ventina di minuti di metro. Esco dalla stazione della U-Bahn e mi trovo con due piccole brutte sorprese. La prima è palese: piove. È la classica pioggia tedesca, quella che non bagna. Ma l'asfalto è già più viscido, non è bene in vista di domani. L'altra è più sottile: percorro quello che domani sarà l'ultimo chilometro di corsa e noto qualche centinaia di metri in leggera salita. Dopo quarantuno chilometri, quei metri lì faranno malissimo. Mi metto il cuore in pace, svolto a destra in Karl-Muck-Platz, ultima vera curva del percorso e tiro dritto fino all'arrivo.

Zona arrivo all'ombra della Fernsehturm

La macchina organizzativa è in grande fermento. L'area dedicata alla maratona è enorme e tale deve essere in quanto l'evento porterà ad Amburgo quasi ventimila atleti, con tutti i loro accompagnatori. È complesso districarsi nel labirinto predisposto dall'organizzazione, a tal punto che nei vari settori dell'area fieristica sono disseminati cartelli con la mappa dell'area e i vari riferimenti per il cosa, il dove e il quando. Se così non fosse, ci sarebbe da perdersi. Questo colpisce molto, ma la scenografia ancora di più. Domani – infortuni permettendo – arriverò sul traguardo di Karolinenstraße esattamente davanti alla Fernsehturm. Quando la vedrò così vicina, potrò dire che è finita. È così straordinaria,leggiadra, al centro tra le due modernissime ali della Hamburg Messe. Sarà un arrivo con i fiocchi.

Presente!

L'organizzazione di questa maratona mi ha stupito nel momento del ritiro del pettorale e del pacco gara. L'elogio per la cortesia, la preparazione, la disponibilità e l'inglese perfetto dei volontari (saranno volontari?) è doveroso, ma a colpirmi è stato il pettorale. Non l'avevano preparato. Me l'hanno stampato davanti agli occhi, previa esibizione di certificato di iscrizione e della carta d'identità. Mi viene affidato il chip (per fortuna è di quelli che si fissano sul piede!), le spille per fissare il pettorale. Sono nella griglia D, la quarta. Pensavo peggio, si vede che il mio personale è ancora di quelli veloci…

400 grammi, argh! 

Gironzolo senza scopo e senza meta nell'area fieristica, dove ogni grande marchio di abbigliamento e calzature per la corsa ha un suo stand. Asics, Brooks, Mizuno (partner ufficiale), Saucony, ci sono proprio tutti. Sono circondato da migliaia di persone, ognuna con la sua lingua ma tante con una birra in mano. L'internazionalità fa di Amburgo una città speciale, ma non bisogna dimenticarsi che sempre di Germania si tratta.

Pettorale 3298

Ho consumato da poco la proverbiale “cena del maratoneta”. L'ho fatto da solo, tra qualche conversazione su Whatsapp e qualche video su YouTube. Poi sarà la volta delle operazioni di rito: prepara la canotta, i pantaloncini, fissa il pettorale, infila il chip tra i lacci delle scarpe. E poi? Poi verrà il tempo di dare tutto quello che c'è. Domani
Nota: potrete seguire i risultati in diretta (miei, ma anche di tutti gli altri) sul seguente link.
Bis bald!
Stefano

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