Ciao a tutti!
Dunque, sono arrivato a Berlino, pronto ad immergermi nello spirito positivo che circonda una città quando si sta per svolgere la maratona. Nella giornata di venerdì questa positività si può appena percepire, perché non c'è ancora la ressa del sabato, quando tutta la città è presa d'assalto da maratoneti che trascorrono le ore prima della gara passeggiando con il caratteristico sacco-gara sulle spalle. Proprio per questo quel momento intimo che è il ritiro del pettorale l'ho voluto fare al venerdì, quando la ressa è ancora limitata e si può assaporare questo momento con calma.
Il ritiro del pettorale avviene in una vecchia stazione di Berlino, "fantasiosamente" denominata Station Berlin. Gran ressa già nella stazione della metropolitana di Gleisdreieck, a due passi da quest'area espositiva. Preoccupato mi chiedo che coda ci sarà al ritiro del chip e del numero di gara. Gli italiani, come sempre in numero consistente alla BMW-Berlin Marathon, si fanno sentire, con il loro vociare ad alto volume.
Qui non c'è solo spazio per maratoneti. Come quasi sempre in queste manifestazioni - e ancora più a Berlino, la cui maratona è una major - al ritiro del pettorale è associata una manifestazione fieristica con numerosi espositori, normalmente i migliori brand legati al mondo della corsa. Così, volendo, il ritiro del pettorale diventa anche un momento per osservare qualche novità nel settore. Io me ne frego sempre abbastanza, perché questa è un'attività che si addice maggiormente quando si è in gruppo. Essendomi recato a Berlino da solo, non mi sento particolarmente stimolato a fermarmi ad ogni singolo stand per vedere le nuove proposte sul mercato. Tanto lo so che il prossimo anno continuerò a correre con le mie canottiere consunte, pantaloncini della Mizuno dove lo stemma ha già salutato da tempo e un paio di scarpe di Adidas.
Quello che mi piace fare, invece, è fermarmi un po' allo stand di Asics. Ancora una volta lo stand più bello, nonostante non sia il main sponsor (che è Adidas, con uno stand enorme ma anonimo). Di certo Asics è lo stand più ispirazionale, con messaggi pubblicitari che invogliano a spaccare i culi in corsa: "non correre, vola" piuttosto che "lascia che parlino i tuoi piedi" o "pretendi di più".
E poi, c'è l'area firme, il gigantesco pannello predisposto dall'altro top sponsor della maratona di Berlino, ossia BMW. Su questo spazio tutti, maratoneti e non, podisti e loro familiari, possono lasciare un messaggio. Un auto-incoraggiamento, una dedica, un in bocca al lupo. Oppure scrivere semplicemente il proprio nome esplicitando anche da dove si viene.
E qui viene il bello. La meraviglia della Berlin Marathon è che ci sono partecipanti da tutto il mondo. Ventimila tedeschi (su quarantaseimila partecipanti, neanche la metà!), tremila americani, un migliaio di italiani (1127 il numero esatto), altri tremila tra inglesi e francesi. Ma ci sono rappresentanti da ogni continente, da nazioni in cui uno potrebbe pensare che è impossibile che ci si possa allenare per una maratona, da paesi in cui sembra così strano immaginare che una persona scenda in strada per correre. Maldive, Guatemala, Macao, Pakistan, Siria, Iran, Brunei, Zambia. Pure un rappresentante dello Zimbabwe! Addirittura ventiquattro partecipanti (24!!!) dalle Isole Fær Øer: oh, si corre duro in questo remoto arcipelago, perché in proporzione, l'Italia dovrebbe schierarsi con duecentomila atleti alla partenza!
Ma questa è la maratona di Berlino, una delle più rappresentate a livello internazionale, ben 118 nazioni possono vantare un partecipante. Domenica sarà una grande miscellanea di culture e bandiere, esserci non può che essere ulteriore motivo di orgoglio, indipendentemente da come andrà a finire. Perché la maratona è la corsa più massacrante ma è anche fare parte di un sogno collettivo in cui migliaia di persone guardano nella stessa direzione, verso un unico obiettivo, l'agognato traguardo. In questo mondo, è un'utopia.
Bis bald!
Stefano
Dunque, sono arrivato a Berlino, pronto ad immergermi nello spirito positivo che circonda una città quando si sta per svolgere la maratona. Nella giornata di venerdì questa positività si può appena percepire, perché non c'è ancora la ressa del sabato, quando tutta la città è presa d'assalto da maratoneti che trascorrono le ore prima della gara passeggiando con il caratteristico sacco-gara sulle spalle. Proprio per questo quel momento intimo che è il ritiro del pettorale l'ho voluto fare al venerdì, quando la ressa è ancora limitata e si può assaporare questo momento con calma.
Presente a Berlino! |
Il ritiro del pettorale avviene in una vecchia stazione di Berlino, "fantasiosamente" denominata Station Berlin. Gran ressa già nella stazione della metropolitana di Gleisdreieck, a due passi da quest'area espositiva. Preoccupato mi chiedo che coda ci sarà al ritiro del chip e del numero di gara. Gli italiani, come sempre in numero consistente alla BMW-Berlin Marathon, si fanno sentire, con il loro vociare ad alto volume.
Qui non c'è solo spazio per maratoneti. Come quasi sempre in queste manifestazioni - e ancora più a Berlino, la cui maratona è una major - al ritiro del pettorale è associata una manifestazione fieristica con numerosi espositori, normalmente i migliori brand legati al mondo della corsa. Così, volendo, il ritiro del pettorale diventa anche un momento per osservare qualche novità nel settore. Io me ne frego sempre abbastanza, perché questa è un'attività che si addice maggiormente quando si è in gruppo. Essendomi recato a Berlino da solo, non mi sento particolarmente stimolato a fermarmi ad ogni singolo stand per vedere le nuove proposte sul mercato. Tanto lo so che il prossimo anno continuerò a correre con le mie canottiere consunte, pantaloncini della Mizuno dove lo stemma ha già salutato da tempo e un paio di scarpe di Adidas.
Ancora poco traffico alla distribuzione di chip e pettorali |
Quello che mi piace fare, invece, è fermarmi un po' allo stand di Asics. Ancora una volta lo stand più bello, nonostante non sia il main sponsor (che è Adidas, con uno stand enorme ma anonimo). Di certo Asics è lo stand più ispirazionale, con messaggi pubblicitari che invogliano a spaccare i culi in corsa: "non correre, vola" piuttosto che "lascia che parlino i tuoi piedi" o "pretendi di più".
E poi, c'è l'area firme, il gigantesco pannello predisposto dall'altro top sponsor della maratona di Berlino, ossia BMW. Su questo spazio tutti, maratoneti e non, podisti e loro familiari, possono lasciare un messaggio. Un auto-incoraggiamento, una dedica, un in bocca al lupo. Oppure scrivere semplicemente il proprio nome esplicitando anche da dove si viene.
E qui viene il bello. La meraviglia della Berlin Marathon è che ci sono partecipanti da tutto il mondo. Ventimila tedeschi (su quarantaseimila partecipanti, neanche la metà!), tremila americani, un migliaio di italiani (1127 il numero esatto), altri tremila tra inglesi e francesi. Ma ci sono rappresentanti da ogni continente, da nazioni in cui uno potrebbe pensare che è impossibile che ci si possa allenare per una maratona, da paesi in cui sembra così strano immaginare che una persona scenda in strada per correre. Maldive, Guatemala, Macao, Pakistan, Siria, Iran, Brunei, Zambia. Pure un rappresentante dello Zimbabwe! Addirittura ventiquattro partecipanti (24!!!) dalle Isole Fær Øer: oh, si corre duro in questo remoto arcipelago, perché in proporzione, l'Italia dovrebbe schierarsi con duecentomila atleti alla partenza!
Tutto il mondo in pochi metri quadrati |
Ma questa è la maratona di Berlino, una delle più rappresentate a livello internazionale, ben 118 nazioni possono vantare un partecipante. Domenica sarà una grande miscellanea di culture e bandiere, esserci non può che essere ulteriore motivo di orgoglio, indipendentemente da come andrà a finire. Perché la maratona è la corsa più massacrante ma è anche fare parte di un sogno collettivo in cui migliaia di persone guardano nella stessa direzione, verso un unico obiettivo, l'agognato traguardo. In questo mondo, è un'utopia.
Bis bald!
Stefano
Nessun commento:
Posta un commento