lunedì 11 maggio 2015

Segreti di una maratona: il kinesiotaping

Ciao a tutti!
Quasi tutti probabilmente si ricordano di una semifinale degli Europei di calcio tra Italia e Germania. Era il 28 giugno 2012, una doppietta di Mario Balotelli eliminava la Mannschaft e lanciava in finale gli azzurri. A quasi tre anni di distanza, credo che l'immagine indelebile di quella partita sia quella di Balotelli, dopo la marcatura del 2-0: un fisico statuario di fronte a milioni di spettatori. E tre cerotti azzurri sulla schiena. Fu in quel momento, che tra gli sportivi è esplosa la mania del kinesiotaping.

Un momento (e una gestualità) destinato a diventare storia

Quelle tre fascette non sono altro che dei cerotti elastici in cotone. L'origine è giapponese e risale agli anni Settanta, ma solo da una decina di anni hanno trovato vasta applicazione a livello agonistico in quasi tutti gli sport. Ma cosa è esattamente il kinesiotaping? È una tecnica che permette, tramite l'applicazione di uno speciale cerotto elastico, di alleviare un dolore muscolare, stimolare il tono di un muscolo contratto e velocizzare i tempi di recupero da un infortunio muscolare. Il meccanismo è semplice: il cerotto kinesio, sfruttando la sua elevata elasticità, "alza" la cute dai tessuti e muscolari, favorendo la circolazione sanguigna e linfatica, migliorando il lavoro muscolare, alleviando la fatica.

Un ragno sulla mia pancia!

Da quando l'ho scoperto, non ne faccio più a meno. Era l'estate 2013, ero all'inizio della preparazione della mia prima Venice Marathon. Le prime corse sono state, come spesso accade, un po' deludenti. Mesi di inattività mi hanno portato ad essere un po' statico. Uso la parola giusta: lento. Dopo l'applicazione del kinesio taping sul diaframma (dall'osteopata ritenuto un po' contratto), ho sensibilmente migliorato la performance. Diversi secondi guadagnati sul ritmo gara e tutta un'altra percezione di corsa. Non ne faccio più a meno, anche prima di Venezia nel 2014 e di Amburgo, questa primavera. Ogni volta ritrovo qualcosa in più. E grazie all'invenzione di un chiropratico giapponese, ancora per molte, molte maratone.
Bis bald!
Stefano

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