Una maratona è una fatica colossale ma anche un prodigioso viaggio interiore. Solo nella fatica estrema credo, in questo caso quella che spezza il fisico, si possono toccare corde che in condizioni ordinarie non si possono raggiungere. La corsa di resistenza, con i suoi tempi dilatati e gli spazi aperti, permette di esplorare il proprio animo in maniera pressoché diretta. Quante volte ho sognato istanti, riflettuto sul passato, analizzato situazioni, escogitato nuove idee... grazie alla corsa. La maratona non è da meno, anzi, essa amplifica questo tourbillon di percezioni. Sono mille e forse più le cose che attraversano la mente negli ultimi chilometri di una maratona. Sacrifici, amore, immagini, ricordi, tanta, tanta fatica.
Ciò che segue è un po' questo. Pensieri alla rinfusa, sulla linea di un arrivo (o nei suoi dintorni), dove ti conducono i sogni di un maratoneta...
In Karolinenstraße, all'arrivo della Haspa Marathon Hamburg, ho pensato...
Una dedica speciale |
...a tutte quelle volte in palestra in cui invece di fermarmi a quattro serie alla pressa, ne aggiungevo una quinta.
...a tutte quelle volte in cui preparavo le patatine fritte... per Giulia e non per me
...a tutte le mattine in cui mi alzavo e il termometro segnava -3°C, ed erano giorni in cui avrei dovuto correre.
...alla fatica di quella rampa di scale nel parco dopo due ore di palestra
...alla luce soffusa dei lampioni che mi accompagnava a casa dopo l'allenamento in palestra
...a tutti i nauseabondi vestiti che Giulia mi ha lavato
...e a quelli che ha rilavato perché un ciclo solo non era sufficiente
... e alle seguenti imprecazioni
...alle ore sulla cyclette, quando avrei potuto ritoccare all'indietro la resistenza del pedale ma non l'ho fatto
...a tutto il buon cibo della dispensa di casa, che lì è rimasto
...al bello di preparare una maratona, si inizia col gelo sull'asfalto e si termina con gli alberi in fiore
...all'impresa che è una maratona, che tanti non possono o potranno mai capire
...alle torte che ho chiesto a Giulia di NON preparare
...alle mani sulle ginocchia dopo una ripetuta
...alle programmazioni delle giornate prima della maratona, perché è bello dedicare tempo alla corsa, ma le responsabilità chiamano
...a tutti quelli sui rollerblade sulla ciclovia, lepri perfette durante gli allenamenti
...e a tutti i podisti incontrati sempre sulla ciclovia, ognuno con i propri obiettivi e le loro battaglie da vincere
...a tutto il sudore prodotto e depositato sul tapis roulant e sulla cyclette
...a quel lungo da 35 chilometri in cui avrei urlato contro il cielo per il dolore che attanagliava le mie gambe
...a tutti i treni che mi sono passati a fianco duranti gli allenamenti, e all'aria che mi hanno spostato addosso
...a tutti quelli che mi considerano un pazzo
...ai 276 chilometri fatti in bici o in cyclette
...ai 506 chilometri corsi per arrivare a questo traguardo (che poi sono quelli che separano Schweinfurt da Amburgo)
...a Giulia che mi scrive “dove sei?” e molto probabilmente non ho ancora finito di allenarmi
...alla semplicità e alla purezza di questo gesto, la corsa, che accomuna e unisce tutta l'umanità
...a tutti i dolorini che giorno dopo giorno si collezionano sul proprio corpo
...ai bicchieri di vino a cui ho detto no durante cene e pranzi con gli amici
...a quelle maledette rampe di scale fatte il giorno dopo un allenamento
...a tutti i sogni e le speranze che viaggiano nella mente durante gli allenamenti
...a quei weekend in cui mi sono chiesto, nel momento di svegliarmi, ai motivi per cui corro
...e che infine a questa domanda una risposta, un vero e proprio “perché” non esiste.
Quasi in fondo, al culmine della fatica |
E ancora una volta (la sesta), come sempre, a tutti coloro che hanno corso una maratona, o la correranno, una volta almeno nella vita.
Stefano
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