giovedì 23 luglio 2015

La lunga salita verso il Cervino - Parte prima

Centocinquanta anni fa, erano le 13 circa, un distinto signore londinese, Edward Whymper, e una guida di Chamonix, Michel Auguste Croz toccarono per la prima volta la vetta del Cervino, la montagna più celebre e probabilmente la più bella del mondo. Whymper, il sognatore che proveniva da una terra tutt'altro che ricca di montagne, e Croz, l'ardimentosa guida francese, avevano capeggiato una spedizione composta da altre due guide, gli svizzeri Peter Taugwalder padre e figlio e altri due clienti inglesi, Douglas Hadow, Lord Francis Douglas e Charles Hudson, partendo il giorno prima da Zermatt e risalendo la cresta dell'Hörnli. Poco dopo “l'ora colma di vita gloriosa”, una caduta di Hadow fece precipitare per circa mille metri, sulla parete nord, lui e altri tre membri della cordata. Quell'impresa, realizzata su una vetta allora ritenuta impossibile da salire e sul quale conto gli indigeni avevano architettato un sacco di storie raccapriccianti, fu anche la tragedia, la prima in alta montagna, che segnerà l'inizio dell'alpinismo moderno e la fine dell'alpinismo di conquista.

Una delle incisioni di Edward Whymper nel suo famoso libro Scrambles amongst the Alps in the Years 1860-69 (fonte: commons.wikimedia.org)

I primi tentativi di salita della “Gran Becca” (così veniva chiamato il Cervino dagli abitanti della Valtournenche) risalgono al 1857, e furono di Jean-Antoine Carrel, un valdostano della Valtournenche, un uomo tutto d'un pezzo, che veniva soprannominato “il Bersagliere”. A quei tempi la montagna era affollata di ricchi turisti, spesso anglais, che ingaggiavano le guide del posto per salire in cima alle montagne. Tra questi vi era Edward Whymper, un disegnatore che durante un viaggio in Savoia vide anche il Cervino e ne rimase folgorato. Raggiungere la sua vetta, negli anni tra il 1861, anno del primo tentativo e il 1865, l'anno della conquista, divenne per Whymper una vera e propria ossessione, al punto tale da provare addirittura una volta in completa solitudine – salvo poi tornare mestamente al Breuil dopo un volo in un canalone. Carrel era la guida migliore per tentare un qualcosa che allora era considerato irrealizzabile, per la tempra stessa di Carrel e per la convinzione di Carrel che quella vetta non era irraggiungibile. Carrel e Whymper impararono a conoscersi e a stimarsi l'un l'altro, avevano provato ripetutamente l'assalto alla vetta, sempre dal versante italiano, ma ne furono sempre respinti.

La normale svizzera al Cervino illuminata dalle guide alpine di Zermatt (© Robert Bösch)

Nel corso di cinque estati sulle Alpi, Whymper affina la tecnica di salita e si conquista una discreta fama nel panorama alpinistico. Non sale da solo ma con alcune fidate guide. Su tutti, proprio Michel Croz, e gli svizzeri Christian Almer e Franz Biener. Con loro, compirà alcune prime di notevole importanza, tra cui Barre des Écrins, Mont Dolent, Aiguille d'Argentière, Grand Cornier, Grandes Jorasses (Punta Whymper) e Aiguille Verte. A quel punto si sente pronto per tentare l'assalto definitivo al Cervino, ma senza Croz (impegnato con altri clienti), Almer e Biener (supponevano irrealizzabile una salita al Cervino). Whymper vuole solo Carrel per la salita al Cervino, ma Carrel pare sia impegnato con altri clienti di “una distintissima famiglia”.

Edward Whymper (fonte: srf.ch)

La “distintissima famiglia” era in realtà una spedizione nazionale organizzata dall'allora ministro nonché fondatore del CAI, Quintino Sella, e da Felice Giordano, uno dei primi alpinisti-geologi dell'epoca. Le montagne erano allora affare di stato, poter “fare proprio” il Cervino - dopo che solo quattro anni prima la montagna simbolo del Piemonte, il Monviso, era stato conquistato da inglesi e francesi – era questione nazionale. Whymper non si dà vinto per vinto e, nonostante la fregatura, capisce che c'è ancora spazio per poter arrivare in cima per primo. Le condizioni meteo innanzitutto non sono le migliori per arrivare in cima. Ha una sola scelta, superare il Colle del Teodulo per arrivare a Zermatt, cercare una guida locale e tentare l'assalto dalla cresta dell'Hörnli, che conosceva meno bene ma che, per conformazione geologica, avrebbe potuto offrirsi meglio alla scalata. La fortuna pare girare dalla parte di Whymper, in quanto a Zermatt incontra proprio Croz, il quale si era liberato del suo cliente; Croz era proprio in procinto di partire in direzione Cervino con altri clienti, gli inglesi Hadow, Hudson e Douglas e altre due guide, Taugwalder padre e figlio. Whymper non aveva fiducia nell'inesperto Hadow, ma il reverendo Hudson garantiva per lui.

Il Cervino nelle sue parti est e nord

La partenza è fissata per il 13 luglio 1865 da Zermatt. Superano quota 3300 metri, dove bivaccano per la notte, e ripartono la mattina successiva per il tratto finale di salita. Il quale procede scorrevole, quasi “facile”, per molte ore. Poi giungono ad un tratto che appare insuperabile, che li costringe a deviare dalla cresta sulla parete nord per salire una parte più complessa di salita, prima di riportarsi sulla cresta, a breve distanza dalla cima. Il timore di Whymper è che la spedizione italiana li abbia preceduti. L'inglese e la sua guida francese Croz si slegano con foga dalle corde e corrono fino alla punta (la leggenda narra che toccarono l'apice contemporaneamente), dove non trovano tracce degli italiani. Certo, la spedizione italiana, più numerosa e laboriosa, era ancora sul Pic Tyndall – mancavano poche centinaia di metri alla vetta. I vincitori del Cervino si misero a gridare per richiamare l'attenzione di Carrel e compagni che, rattristati, si ritirarono per tornare a Valtournenche.

La croce di vetta della "Gran Becca"

Poi arriva il momento di scendere. Whymper è preoccupato dall'atteggiamento mostrato durante la salita da Hadow e si decide dunque di affiancarlo a Croz, primo di discesa e il più esperto del gruppo. La discesa è lenta, si procede “di conserva”, e Croz è continuamente impegnato a sistemare la posizione dei piedi sulla roccia di Hadow, insicuro e inadatto ad una tale montagna. A pochi metri dall'uscita del tratto più complicato, quello sulla parete nord, Hadow scivolò colpendo con i piedi Croz sulla schiena. Hadow e Croz precipitarono in avanti, senza riuscire ad attaccarsi alla piccozza, trascinando con sé nella caduta sia Hudson che Douglas. Whymper e i due Taugwalder, richiamati dalle grida disperate dei quattro compagni si aggrapparono alla roccia. Fu lì che la corda di canapa tra Taugwalder padre e Douglas si allungò fino a rompersi: i quattro precipitarono sulla parete per oltre mille metri, schiantandosi contro le rocce e arrestando il loro salto nel vuoto solamente nel ghiacciaio alla base del Cervino. Non fu ovviamente facile per Whymper e i due Taugwalder ricominciare la discesa, lo shock fu grande. Al loro arrivo a Zermatt i tre sopravvissuti furono accusati di superficialità e di negligenza, alcuni ipotizzarono avessero spezzato di proposito la corda. Se superficialità ci fu, fu da parte di Taugwalder padre nella scelta di quella corda di canapa (inizialmente portata come corda di riserva), vecchia e usurata. Questo fattore scagionò in parte l'operato dei tre sopravvissuti, i quali dovettero comunque convivere fino alla morte con il peso di questa tragica esperienza.

La vecchia capanna dell'Hörnlihütte

La prima salita del Cervino segnò un confine importante nella storia dell'alpinismo. Le grandi montagne erano state conquistate, e la tragedia del 14 luglio 1865 apriva nuovi scenari e considerazioni: in montagna si poteva morire. Per qualche anno, l'unico versante scalato fu quello italiano, lungo la cresta del Leone (salito per la prima volta qualche giorno dopo – ma questa è un'altra storia), mentre per qualche anno la cresta dell'Hörnli venne considerata maledetta. Ma la cresta dell'Hörnli, la via normale svizzera, per la sua facilità, ebbe in seguito maggior frequentazione, e sicuramente ciò ebbe un impatto nel superiore sviluppo turistico (ancora attuale) di Zermatt rispetto a Valtournenche e Breuil-Cervinia.

La caduta di Croz, Hadow, Hudson e Douglas nella famosa illustrazione di Gustave Dorè (fonte: wikipedia.org)

La prima salita del Cervino è inoltre il primo caso di rivalità e competizione per la conquista di una montagna. I personaggi in questione, Edward Whymper e Jean-Antoine Carrel, personalità dalle caratteristiche completamente opposte, giocarono nel 1865 una partita a scacchi nella quale l'inglese, seppur a caro prezzo, uscì vincitore. Ma la sfida, nonostante trucchi e giochi tattici, rimase sempre nei confini del rispetto e della stima reciproca, fattore che rese questo “duello” assolutamente memorabile. Carrel rimase la guida preferita di Whymper, che lo volle con sé per le sue escursioni alpinistiche post-Cervino, nelle Ande.

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