Come già raccontato venerdì, in occasione della conclusione dell'Alta Via n.2 della Valle d'Aosta, questo momento per me di grande emozione ha coinciso con un grande anniversario: l'anniversario dei centocinquanta anni della prima salita al Cervino nel suo versante italiano. Era il 17 luglio del 1865 quando Jean-Antoine Carrel, Jean-Baptiste Bich, assieme a Jean-Augustin Meynet e all'Abbé Gorret, salirono per la prima volta il Cervino seguendo quasi integralmente la cresta sud-ovest, detta "del Leone". E lo fecero "per la Valtournenche, per l'Italia".
Mario Calabresi, Sandro Filippini, Reinhold Messner, Hervé Barmasse e Catherine Destivelle a Cervino sopra le righe |
Valtournenche non poteva rimanere indifferente a questo evento. Venerdì 17 luglio, due eventi hanno caratterizzato la giornata della valle italiana del Cervino. Il primo, nel pomeriggio, è stato "Cervino sopra le righe", un incontro a sfondo letterario svoltosi nell'Auditorium di Valtournenche, condotto dal direttore de La Stampa Mario Calabresi, con tre alpinisti d'eccezione, Reinhold Messner, Hervé Barmasse e Catherine Destivelle, e con la partecipazione di Mario Filippini. Il secondo, nella serata, è stato "Il Cervino racconta", a Saint Vincent, in cui Kay Rush ha condotto, assieme ai già citati alpinisti, ai quali si è unito un altro fuoriclasse dell'alpinismo di oggi, Simon Anthamatten, una serata multimediale. Entrambi gli eventi hanno avuto come tema unico questa grande montagna, che ha acceso i sogni degli uomini centocinquanta anni fa, e continua a farlo oggi.
Selfie con Hervé... |
...e dedica |
Tutta il mio programma dell'Alta Via è stato studiato in funzione di venerdì. Volevo tremendamente esserci: gente come Barmasse e Messner, figure che rappresentano il radioso presente e il glorioso passato dell'alpinismo italiano, non le puoi incontrare ogni giorno. A modo loro, sono due figure straordinarie. Messner è un narratore eccezionale, sa incantare la platea con spiegazioni dettagliate, che non cadono in fredde citazioni, ma che provengono chiaramente dal cuore, con animosità (e senza autocelebrazionismi). Barmasse, l'alpinista di casa, rappresentante della quarta generazione di guide, emoziona tutti, raccontando con un sorriso genuino, il significato che ha per lui, nativo della Valtournenche, questa montagna. E con la stessa serenità firma e dedica libri ai suoi fan. Personaggi che sono ricchezza, personaggi di cui l'Italia deve essere orgogliosa.
I quattro alpinisti con la piccozza celebrativa della Grivel |
Per vederli, ho chiuso con estrema rapidità l'Alta Via, ho preso i primi treni disponibili, corso notevolmente in autostrada e sulla statale della Valtournenche. Ne è valsa la pena. Sono stati due eventi memorabili per chi ama la montagna e i suoi uomini, in grado di incollare i presenti alle parole dei protagonisti. Dal ricordo degli eventi di centocinquanta anni fa, di quelle salite e di quella tragedia che, secondo Messner, "ha reso più famosa la salita svizzera del Cervino", alla memoria di Walter Bonatti, un pilastro dell'alpinismo che sul Cervino aveva capito che oltre non era più possibile fare. Dalle discussioni sulla montagna di oggi, per Messner solamente più sport (non velati gli attacchi lanciati a Ueli Steck e soprattutto a Kilian Jornet) o turismo, alle speranze per la montagna di domani, dove si spera che grazie a figure come Barmasse, possa nuovamente germogliare il seme dell'avventura, quello spirito di Ulisse che le giovani generazioni devono continuare a mantenere vivo.
Pazza gioia! |
Sono tornato in Germania, oltre che alle immagini straordinarie dell'Alta Via ancora impresse negli occhi, con le parole di questi straordinari "artisti" della montagna. Ispirazione che mi accompagnerà, impulso che ha già rimbalzato da una parte dell'altra della mia testa durante il mio viaggio di ritorno di ieri. E che continuerà imperterrito nei prossimi mesi. Da Valtournenche e da Courmayeur ho fatto man bassa di letteratura alpina, per future immersioni nei racconti dei grandi alpinisti.
Bis bald!
Stefano
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