Notizia di una settimana fa circa: in alcune birre di produzione tedesca è stata riscontrata una massiccia presenza di glifosato, uno dei più comuni diserbanti utilizzati in agricoltura. La notizia fa scalpore, in quanto sono coinvolti marchi di birra famosissimi in tutto il mondo, quattordici per la precisione. Dieci di questi sono anche i marchi più importanti per il volume di birra prodotta annualmente (nell'ordine): Oettinger, Krombacher, Bitburger, Beck's, Warsteiner, Hasseröder, Veltins, Paulaner, Radeberger ed Erdinger. Per interderci, questi marchi producono da soli oltre tre miliardi di litri di birra ogni anno. Una cifra importante, tanto quanto il giro di affari che ne è legato. Ed è un ulteriore colpo per l'immagine della Germania nel mondo, già colpita nel 2015 dalla tragedia Germanwings e dallo scandalo Volkswagen.
Ho letto veramente di tutto su questa vicenda - ancora in totale fase di sviluppo - ma il meglio come sempre l'hanno sfoderato le frange più populiste dell'informazione italiana, sempre in prima linea quando vi è di mezzo l'immagine della Germania: "birra al pesticida", "birra illegale", "birra cancerogena" e via dicendo. Forse non sanno che il glifosato è uno dei diserbanti più comuni e quindi mi stupirei se questo non venisse trovato, per esempio, anche nel vino (del quale siamo i primi al mondo).
Solo birra? (© Reuters) |
Andrebbe anche detto che questo diserbante è assolutamente legale (entro certi limiti). Dall'altro lato, va ricordato che la concentrazione di glifosato non è regolamentata per quanto concerne la birra. Ecco la parola chiave della vicenda: chiarezza. Pari a zero. Perché il caos che si è creato a riguardo è totale. Da una parte c'è la ricerca dell'Istituto per l'ambiente di Monaco che dichiara i numeri dello studio; dall'altra ci sono i birrai e i coltivatori delle materie prime, che considerano le cifre non plausibili (pare che il glifosato sia utilizzato solo all'inizio della coltivazione), e che attaccano il marto d'orzo di importazione. Poi c'è l'OMS, che tramite un suo organo apposito fa sapere che il glifosato è un probabile cancerogeno; l'Autorità europea per la sicurezza alimentare invece smentisce tutto, ma basandosi su un rapporto dei produttori stessi della sostanza. Insomma, il solito scaricabarile a livello europeo, un gran casino, ovviamente influenzato da interessi di parte. Mai nessuno che faccia i veri interessi dei consumatori.
Comunque, da residente in Germania, non sono particolarmente preoccupato di questa vicenda. Forse perchè, essendo celiaco, non bevo birra? No, perché di birra prodotta in Germania, anche la mia famiglia ne fa uso e consumo. Nel baule della mia auto, quando viaggio verso l'Italia, ci sono sempre in media una-due cassette di birra per familiari, amici e colleghi. Il motivo è presto detto: noi consumiamo (e quindi "importiamo") birra locale, prodotta a pochi chilometri di distanza. La realtà birraia in Germania è anche avere la possibilità di acquistare birra prodotta in loco, con estrema facilità. La risposta alle minacce che vengono rivolte ai grandi marchi di birra sta quindi nel puntare sul prodotto di qualità prodotto sul posto. E l'abbondanza di birrifici in zona mi fa dormire sonni tranquilli. Tschüß, glifosato!
Bis bald!
Stefano
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