Jessie Burton, Il miniaturista
Romanzo avvincente, questo Il miniaturista di Jessie Burton. Ma voglio precisarlo fin da subito: se il livello di pathos è altissimo lungo quasi tutto il suo svolgimento, beh, non si può dire altrettanto del suo finale, certamente carico di speranza, ma tutt'altro fuorché trascinante, Ma non per questo lo sconsiglio. Perché, prima di tutto, tocca tematiche forti, fortissime, se si considera il periodo storico (XVII secolo) e il contesto sociale in cui è ambientato il romanzo (la ricca borghesia di Amsterdam): l'omosessualità, la condizione della donna, il potere smisurato della Chiesa, la corruzione e l'avidità.
La protagonista, Nella Oortman, si ritrova catapultata dalla campagna olandese nel bel mezzo di Amsterdam, sposa di Johannes Brandt, un uomo ricco e influente che non la ama. La sua vita trascorre lenta e noiosa, resa un inferno dalla dura cognata Marin e dal marito stesso, che non le fa mancare niente se non la cosa più importante in un matrimonio, cioè l'amore. L'unico svago è uno stipetto, un mobile che riproduce l'intera casa Brandt, il quale viene arredato e adornato secondo il gusto di Nella e della miniaturista, un enigmatico personaggio (da cui il titolo) che non si rivela alla luce del sole e che in ogni suo pezzo lascia indizi inquietanti sulla vita di casa Brandt. Poi una serie di colpi di scena oscuri e sanguigni che dà il via al rebus...
Romanzo semplice e godibile, Il miniaturista è un romanzo che sa come attrarre il lettore, con immagini forti e tematiche altrettanto importanti. L'intreccio creato dalla Burton è notevole e ben costruito, ma come ho detto già all'inizio, nel finale sembra sciogliersi in una conclusione triste e scontata, che dà speranza ("Le cose possono cambiare") ma lascia poca soddisfazione al lettore. Ciononostante, la descrizione fisica e psicologica dei protagonisti, l'ambientazione del romanzo, la rappresentazione di immagini come l'odore delle aringhe o il sapore dello zucchero, la sfida tra due personalità femminili di grande intensità, oltre alle tematiche importanti affrontate, sono comunque ottimi motivi per affrontare una lettura sobria ma vigorosa come quella de Il miniaturista.
Bis bald!
Stefano
Giudizio: 8/10 ■■■■■■■■■■
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