Alessandro Gogna
1930-2011: Walter Bonatti (fonte: mondieviaggi.eu) |
Era il 14 settembre 2011 quando una delle più grandi leggende dell'alpinismo italiano e mondiale, Walter Bonatti, moriva a Roma all'età di ottantuno anni, stroncato da un male incurabile. Questo nome, che mi era giunto fino a quel momento flebile alle mie orecchie, da venticinquenne da poco tempo appassionato di montagna, iniziò a risuonare forte dentro di me. La forza del messaggio che Bonatti ha lasciato ai posteri fu devastante.
Da La Stampa del 23 febbraio 2015, celebrazione di una delle sue salite più famose |
Il caso vuole che appresi della notizia della morte di Bonatti proprio la mia prima sera a Schweinfurt, allora in una trasferta di lavoro. Non aspettavo altro che il momento di rientrare per capire, conoscere meglio questo personaggio, che molti autorevoli personaggi descrivevano come "il più forte alpinista di tutti i tempi", una vera forza della natura. E da quel momento la mia ricerca sul più formidabile scalatore italiano non ebbe più sosta: convegni, mostre, letture. Se conosco mia (quasi) moglie Giulia, è anche un po' grazie a Walter.
L'approfondimento della vita di Bonatti continua ancora oggi con la - lenta ma instancabile - lettura delle sue opere. Bonatti non è stato solamente l'alpinista che tutti conoscono, ma un esploratore, un filosofo dell'avventura, nonché narratore eccezionale. Bonatti è un personaggio che ha nutrito l'immaginario collettivo quello anche grazie all'eredità che lascia nei suoi scritti, autentiche testimonianze della sua opera sulla roccia e sul ghiaccio di tutto il mondo, sontuosi trattati di etica della vita a contatto con la natura più vera e più pura.
Una delle copertine di Epoca che hanno fatto sognare migliaia di lettrici (fonte: xedizioni.it) |
Nel piccolo spazio che questo blog rappresenta nell'enormità del web, voglio "consacrare" l'anno 2016 a Walter Bonatti, a cinque anni di distanza dalla sua scomparsa. Lo voglio fare cercando di raccontare le sue imprese più belle, dal Grand Capucin alle Grandes Jorasses, dal Gasherbrum IV al Dru, dal Grand Pilier d'Angle al Cervino. È il mio tributo ad uomo che mi ha fatto sognare, è il mio riconoscimento a colui che mi ha sempre ispirato su vie di montagna infinitamente più facili. Affinché le sue imprese più belle, inscalfibili nella storia dell'alpinismo e della letteratura di montagna possano, anche su questo smisurato contenitore di informazioni che è la rete, rimanere ad imperitura memoria.
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