giovedì 5 marzo 2015

L'unica cosa che conta

Ciao a tutti!
Dall'8 settembre 2011, giorno dell'inaugurazione dello Juventus Stadium, ho assistito a “sole” quattro partite della Vecchia Signora (di cui un'amichevole). Non molte, il tifo da stadio, quello sano, è una gran bella cosa, ma il tifo al bar di casa con gli amici di sempre mi emoziona e mi rende altrettanto felice. Forse è per questa mia scarsa predisposizione da stadio che ha fatto sì che per più di tre anni non abbia mai visitato lo stadio e l'adiacente museo che celebra la gloria della squadra bianconera. Ci avevo pensato più di una volta, nei miei ritorni dalla Germania. Ma c'era sempre qualcosa che si metteva di traverso. Il momento è dunque arrivato: bisogna andare allo Juventus Stadium!

Meraviglia di Torino

Il tour nello stadio e nel museo può creare più di uno scompenso cardiaco per chi ama la Juventus – e anche per chi non la ama. Tutto parla bianconero: attorno allo stadio ci sono le foto delle grandi leggende che hanno onorato la squadra più vincente d'Italia. Più in alto, il cammino delle stelle, il ricordo dei cinquanta campioni che hanno fatto la storia di questa squadra, onorati uno ad uno con una stella che cita il loro nome. Ognuno evoca ricordi più o meno forti. Forse il nome di Pietro Rava può voler dire poco ad un giovane, ma il nome di Michel Platini accresce il rimpianto di non essere nato dieci anni prima e quello di Gianluca Vialli richiama dolci notti romane.

Dentro lo Stadium!

Il mio anno

Il cuore dello stadio non è ovviamente l'esterno ma ciò che vi sta dentro. Il campo da gioco, le tribune, gli spogliatoi. Anche qui le sensazioni si mischiano rapidamente in un turbine di ricordi. L'erba fine dove scivola la palla, dove i nostri giocatori per novanta minuti ci fanno trascorrere gioie e dolori. Tribune sulle quali campeggiano le tre stelle e i trofei (si, anche quelli del 2005 e del 2006, che per uno juventino saranno sempre un punto fermo), con un occhio al mio anno di nascita, il 1985, in cui infilammo un fantastico tris di coppe, Coppa dei Campioni, Coppa Intercontinentale e Supercoppa Europea. Spogliatoi, frasi impresse sulle pareti, citazioni dei più grandi campioni bianconeri, ricordano ai giocatori che scendono in campo che questa divisa non è una qualunque, è molto di più, è una seconda pelle.

Piccole gobbe crescono

Il museo della Juventus per un suo tifoso non può essere un semplice contenitore di oggetti. Per un tifoso, i tanti cimeli esposti hanno tutti una loro storia definita, personale, fatta di memorie e scariche che attraversano il corpo nelle maniere più disparate. Pelle d'oca nella stanza dei trofei (già, ma “in Europa non contiamo niente”), tendenze lacrimose all'ascolto delle radiocronache più celebri (5 maggio 2002 al primo posto), nostalgia nel vedere le maglie dei campioni più fedeli ai colori bianconeri, sorrisi nel percepire come cambiano le mode nel corso di ben 118 anni di storia gloriosa - maglie, palloni, scarpe, giornali – ma non cambia mai la predisposizione juventina alla vittoria.

La maglia di una leggenda

Perché questa è la nostra storia, vincere. E come disse uno che la storia della Juventus l'ha scritta da giocatore e dirigente, Giampiero Boniperti, “vincere non è importante, è l'unica cosa che conta”.
Bis bald!
Stefano

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