mercoledì 19 agosto 2015

E la volevano smontare

Ciao a tutti!
Come si potrebbe iniziare una carrellata di post su Parigi se non dal suo simbolo per eccellenza, la Tour Eiffel? Questa torre alta 324 metri, per molto tempo (dal 1889 fino al 1930) l'edificio più alto sulla Terra), è una tappa irrinunciabile in un tour parigino che si rispetti. Dalla Senna, dalla balcone del Trocadéro, dagli Champs de Mars o dal Pont d'Iena, è assolutamente necessario dedicare un'oretta alla contemplazione di questo simbolo della capitale francese, in assoluto uno dei monumenti più visitati al mondo, il più visitato in tutto il mondo tra i monumenti a pagamento.

Come non amare questo spettacolo notturno?

Perché questa forma affascina così tanto? In questa vacanza parigina ho provato a darmi una risposta, osservando la torre da diverse posizioni. D'altronde, la Tour Eiffel è spesso visibile anche da lunghe distanze, grazie alla sua altezza. Beh, una risposta, o una motivazione non l'ho trovata. Perché in fondo si tratta di una costruzione in ferro, dallo stile asciutto, senza fronzoli. Quattro pilastri leggermente incurvati che puntano sinuosamente verso il cielo per unirsi in punta, e tre piattaforme orizzontali che la racchiudono. Penso che la sua forma sia entrata così prepotentemente nell'immaginario collettivo che ognuno non può che rimanerne abbagliato. Un simbolo tra i più conosciuti, come potrebbero esserlo il Cervino, la Porta di Brandeburgo, il Colosseo, la Statua della Libertà.

Autoscatto (non selfie!) dagli Champs de Mars

Fu proprio uno dei progettisti che contribuirono alla costruzione della Statua della Libertà, Gustave Eiffel, a finanziare e a (in parte) progettare la famosa torre che porta il suo nome. Inaugurata il 31 marzo del 1889 in occasione dell'Esposizione Internazionale che avrebbe celebrato i cento anni dallo scoppio della Rivoluzione Francese, essa non fu accolta con entusiasmo dai parigini, che quasi la disprezzavano (oggi viene ancora chiamata "l'asparago di ferro"). A guidare le critiche furono due letterati di spessore, Émile Zola e Guy de Maupassant, che la definirono "un orrendo mostro metallico". Eiffel rispose con i fatti alle critiche del mondo umanistico, escludendolo letteralmente dalle facciate della torre, sulle quali sono incisi i nomi di settantadue tra i più illustri scienziati e tecnici francesi.
A Eiffel fu concesso di mantenerla in piedi per vent'anni, ma la crescente spinta delle telecomunicazioni fece sì che la sua storia continuasse. La Tour Eiffel era perfetta per l'installazione di antenne - e successivamente di una stazione meteo e di un parafulmine. A rivalutarne l'importanza fu poi la Prima Guerra Mondiale, come strumento di comunicazione all'interno dell'esercito e come mezzo per intercettare i segnali nemici. Senza la Tour Eiffel non si sarebbe inoltre verificato uno degli episodi più famosi di quel conflitto, quello dei "taxi della Marna". Nel settembre del 1914, un migliaio di taxi vennero requisiti per trasportare sul fronte quattromila soldati.

Magnifico intreccio di ferro

A questo punto, la Tour Eiffel non poté che rimanere al suo posto. Meno male, aggiungerei. Dall'alto dei suoi 324 metri ha visto tutto lo scorrere del Novecento francese. Ha visto anche l'arrivo dei nazisti, sul quale si racconta che i parigini manomisero l'ascensore per evitare che Hitler potesse salire in cima, additando come scusa un guasto non riparabile perché in tempo di guerra non si trovavano ricambi. A ripensarci, che sospiro di sollievo...

Dal Trocadéro, terrazza privilegiata

Oltre la bellezza estetica, bisogna celebrare il capolavoro ingegneristico di Eiffel. Snocciolando qualche numero, la Tour Eiffel ha un peso di oltre sette tonnellate, ma la pressione al suolo è veramente ridicola, quattro chili ogni centimetro quadro, come quella di un uomo seduto. Nonostante l'altezza, l'oscillazione è di pochi centimetri, mentre può dilatarsi nei giorni più caldi fino a 15 centimetri. Numeri sconvolgenti, che hanno però poco senso se non si prova, almeno per qualche secondo, a guardarla dalla sua base. Uno di quei momenti in cui si tocca con mano il concetto di "impressione".
Bis bald!
Stefano

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