martedì 25 agosto 2015

"Non è caduto, è morto"

Il 25 agosto può essere una data come tante altre. Non lo è invece per chi conosce bene la grande storia dell'alpinismo sul Cervino. Il 25 agosto non si celebra una scalata storica, ma è una data di grande importanza. In questa data, era il 1890, moriva Jean-Antoine Carrel, il grande conquistatore italiano del Cervino. E non lo fece in maniera "banale". Lo fece sotto la sua montagna, quella montagna che più di ogni altro alpinista credette fosse possibile scalare.

La "croce Carrel", memoria della grande guida di Valtournenche (fonte: quotazero.com)

Il 25 agosto 1890, Carrel si ritrova nel bel mezzo di una bufera lungo la cresta del Leone. Con lui ci sono il suo cliente, il compositore torinese Leone Sinigaglia, e un portatore, Carlo Gorret. Nella tempesta, nella nebbia, in mezzo ai fulmini, Carrel si posiziona come ultimo di cordata e guida magistralmente Gorret. Quando quest'ultimo capisce che il peggio è passato, da grande eroe (dopo 17 ore di discesa), Carrel si accascia ed esala l'ultimo respiro. Aveva sessantuno anni, e sulle sue robuste spalle di valdostano tenace si contano cinquantuno salite alla Gran Becca . Dove morì, sorge ora una croce, unanimemente conosciuta come la "Croce Carrel".

Jean-Antoine Carrel (fonte: matterhorn.nzz.ch)

La frase che le guide del Cervino pronunciarono dopo la morte del loro "fondatore", quando i clienti volevano sapere come e dove fosse caduto, fu sempre la stessa: "egli non è caduto, è morto".
Ma nella storia dell'alpinismo, egli è tutto fuorché morto. I giganti come Jean-Antoine Carrel sono come le montagne: immortali.
Bis bald!
Stefano

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