sabato 1 agosto 2015

Il segreto svelato - La prima salita alla nord del Cervino

"Il monte dei monti s'è visto rapito l'ultimo segreto; ma esso s'innalza sempre là nella sua titanica mole, come eterno simbolo di coraggio e di forza e insieme come pietra miliare dell'alpinismo."
Toni Schmid

Piccoli nella grandezza di questa parete (© Christian Gisi/Mammut)

Nei giorni di festeggiamenti per i centocinquant'anni dalla prima salita del Cervino, mi è parso di cogliere nelle parole dei protagonisti molta attenzione alle imprese del 1865 di Whymper e Carrel e quella di cent'anni dopo di Bonatti. Potrei sbagliarmi, ma a volte, mi è parso di cogliere un po' di convenienza e di campanilismo nel voler ricordare principalmente queste pagine storiche di alpinismo. Nel ricordare la storia del Cervino poco spazio è stato dato, secondo me, ad un'altra grande impresa, la prima ascensione della parete nord, avvenuta nel 1931 da parte dei fratelli Franz e Toni Schmid.

La Via Schmid sulla "Matterhorn-Nordwand" (fonte: banff.it)

L'evoluzione alpinistica occorsa tra la fine dell'Ottocento e gli anni Trenta (nelle tecniche e nei materiali) pose la parola fine sul mito della vetta da raggiungere ad ogni costo per spostarsi sul mito della parete. Era questa la nuova frontiera dell'alpinismo, questo il nuovo terreno di “competizione”. Le pareti settentrionali delle montagne, credo per motivi geologici, sono sempre state le più ardue da salire. E all'inizio degli anni Trenta, sei pareti nord di altrettante vette rimanevano mai calcate da mano umana: Cervino, Grandes Jorasses, Petit Dru, Eiger, Pizzo Badile e Cima Grande di Lavaredo. La prima di queste a venire inviolata fu proprio quella del Cervino, in un'impresa durata due giorni, tra il 31 luglio e il 1 agosto del 1931.

Strapiombi da paura! (fonte: mdettling.blogspot.com)

Di tecniche alpinistiche ne capisco assai poco e personalmente non so se in futuro mi avvicinerò al vero alpinismo, quello della scalata su roccia e su ghiaccio. Ma, guardando le foto della parete nord del Cervino, continuo a chiedermi come mai sia stata la prima di queste terribili pareti ad essere conquistata. Sembra così estremamente impossibile da vincere… e allora credo che il motivo sia nella natura stessa del Cervino, della sua bellezza e della sua leggenda, tale da renderla desiderio di ogni alpinista.
La nord del Cervino non ha la fama di un'altra terribile parete: la nord dell'Eiger. Fama che le deriva dal gigantesco carico di tragedie che l'accompagna, dal bivacco mortale di Mehringer e Sedlmeyer, alle valanghe che travolsero la cordata Hinterstoisser-Kurz-Angerer-Rainer, fino alla sciagura italiana di Claudio Corti e Stefano Longhi.
Eppure, qualche tentativo alla nord del Cervino, prima del 1931, ci fu. Uno dei più significativi fu nel 1923 da parte degli austriaci Alfred Horeschowski e Franz Piekielko, che, dopo aver superato il difficile tratto iniziale, furono costretti a causa della bufera a battersi in ritirata alla Capanna Solvay quando mancavano loro poche centinaia di metri a raggiungere la croce di vetta. Poi fu il turno di Kaspar Mooser e Viktor Imboden, che nel 1928 tentarono, con decisamente meno successo, una sorta di direttissima.

Una nuova alba sul Cervino (© Roland Hutter) - Notare l'inclinazione della parete nord, il profilo di sinistra

Poi arriva l'estate del 1931 e il tentativo dei fratelli Franz e Toni Schmid, due ragazzi di Garmisch, giovani ed animati da grande passione. Franz è il più esperto dei due, per età (Toni non aveva ancora compiuto 22 anni!) e per carriera alpinistica, avendo alle spalle già una prima importante come la nord dell'Ortles. Provengono da una famiglia povera e gli sponsor sono ancora ben lontani dal mondo alpinistico. Devono raggiungere Zermatt con mezzi propri, anzi, con le proprie gambe: il viaggio fino alla base del Cervino avviene in bici (le bici degli anni '30), sulle quali per cinque giorni trasportano tutto il materiale che serve loro per la scalata. È una fatica immane che li costringe ad un riposo forzato di qualche giorno all'alpe Staffel, prima di cominciare la salita, il 31 luglio.

Pendenze inimmaginabili (fonte: mdettling.blogspot.com)

È ancora notte quando I fratelli Schmid si avviano nel loro tentativo di salita. Partono con due corde da 40 metri, una quindicina di chiodi e molte provviste: sanno che una notte in parete non è un'ipotesi da scartare. Il primo tratto, nella parte inferiore della parete, è il più difficile da superare, un enorme strapiombo ghiacciato che va perdersi nella verticalità di questo incredibile muro di roccia. La salita è lenta, mai scorrevole, soprattutto faticosa. La fatica è tutto fuorché un alleato in questi casi, tuttavia i due fratelli bavaresi arrivano al crepuscolo indenni – nonostante un incidente che avviene a Toni, al quale viene meno l'appoggio sotto ai piedi e per miracolo riesce a rimanere aggrappato alla parete. Con grande fatica, raggiungono una piccolissima cengia (“nemmeno un metro quadro di superficie sospesa sull'abisso”) a circa trecento metri di distanza dalla cima, sulla quale possono trascorrere la notte. Ma questo non è dormire. È sperare che l'indomani non li colga il maltempo, è passare il tempo ad augurarsi che le difficoltà maggiori siano state oltrepassate.

La parete nord e i suoi conquistatori (fonte: bergleben.de)

Con le mani contratte dalla morsa del gelo dei quattromila metri di quota, Franz e Toni riprendono l'ascesa sull'ultimo inclinatissimo tratto di salita. Le ultime centinaia di metri non sono affatto facili. Non vi è molta roccia percorribile, le fessure sono poche e quindi devono tornare sulla neve. Meno di cento metri in quattro ore, un'eternità. E intanto, sta per scatenarsi la tempesta. Tramite una serie di canali innevati misti a tratti di roccia liscia, i fratelli Schmid, avvolti dalla nebbia e della bufera, raggiungono dunque alle 14 l'agognata vetta. La parete nord del Cervino è loro, il loro nome sarà scritto per sempre nella storia dell'alpinismo.

L'agognata vetta (fonte: panoramio.com)

C'è ancora una tempesta da combattere, ma dopo aver vinto gli strapiombi della nord, riparare sulla Capanna Solvay nella bufera è quasi un gioco da ragazzi. Franz e Toni Schmid, arrivano a Zermatt due giorni dopo la vittoria, accolti da una folla festante, ancora incredula per una conquista che ha dell'impossibile.
Toni Schmid morirà meno di un anno dopo sulla parete nord-ovest del Wiesbachhorn, mentre il fratello maggiore Franz morirà nel 1992 dopo aver salito altre duemila montagne.

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