Ciò che voglio criticare è la gestione del museo, alquanto discutibile. E in secondo luogo, voglio sfogarmi contro un certo genere umano. Perché nel giorno che abbiamo dedicato al Louvre ho odiato l'umanità e ho veramente rischiato di essere tacciato per razzista.
La Pyramide, l'ingresso al Louvre |
Premetto: pensavamo di aver preparato con calma la visita al Louvre. Abbiamo prenotato i biglietti anticipatamente, abbiamo fatto una selezione delle opere che volevamo vedere, perché vedere tutto il Louvre in un giorno non è umanamente fattibile.
La mole di opere d'arte presenti in questo museo varia dalla provenienza geografica alla collocazione storica. Si va dalla Mesopotamia all'Egitto, dalle antichità iraniane a quelle greco-romane, dalla pittura italiana a quella spagnola, dai dipinti francesi a quelli fiamminghi, fino alle grandi sculture italiane. Il mio desiderio era quello di vedere le opere italiane in primis, per dedicare un po' di tempo alle antichità greche e romane. Con questi presupposti speriamo di vivere una bella giornata in questo tempio "adorno d'opere d'artisti incantati", all'insegna della cultura. Nessun pensiero fu più errato.
Il Correggio se lo fila solo Giulia |
Quantità di gente: troppa, troppa, troppa! All'ingresso sotto la Pyramide, la Cour Napoléon è invaso dalla folla. Caos totale. Certo, questo è l'ingresso e il museo è grande...ma possono esserci dei problemi se tutti vogliono vedere esclusivamente la Gioconda, l'Amore e Psiche del Canova e la Venere di Milo. La galleria Daru, quella che porta alla Nike di Samotracia e di conseguenza alla galleria degli italiani, è un immensa fiumana di persone. Sono troppe le visite guidate. Ci sono code ovunque, al ristorante, al bar, ai servizi igienici. In estate, il fattore folla rende impossibile una vera visita del Louvre.
Museo complesso da visitare: è un problema che deriva dalla sua vastità. Con meno visitatori sarebbe stato sicuramente più facile, ma tra i piani di una stessa ala, e le sale di uno stesso piano, non è facile districarsi.
La Gioconda: croce e delizia del Louvre. Sicuramente è grazie alla Monna Lisa che il Louvre ha acquisito un tale livello di fama mondiale. Ma davanti a questa famosa opera si scatena il delirio, come se fosse una rock star e i visitatori del Louvre i suoi fan. Cellulari e tablet che spuntano ovunque, bastoni per selfie che fanno breccia nella folla. La calca paurosa che si crea attorno alla Gioconda, adeguatamente protetta, è degna delle migliori star di Hollywood. E poi, che nervi nel vedere che i visitatori si concentrano su questa opera e non sulle altre che affollano la galleria degli italiani. Chi saranno mai Veronese, Correggio e Tiziano? Sconosciuti? Il top? Il cinese che fotografa l'indicazione per la Gioconda.
Selfie-stick: un virus incontrollato, la voglia di tirarli con violenza in testa a chi li usa. Ma io dico, ma è mai possibile visitare un museo e ritrovarsi con questi ignoranti che invece di ammirare queste opere di valore inestimabile pensano a farsi selfie con le opere esposte??? In alcuni casi, non ho resistito alla tentazione di camminare dietro di loro per rovinare il loro c***o di selfie (scusate la volgarità ma è forte la rabbia con cui scrivo).
Gli asiatici (cinesi e giapponesi): mi ricollego al primo punto, in quanto sono ovviamente loro quelli più selfie-addicted. Ma il fastidio che ho provato per i musi gialli ha oltrepassato ogni limite mai visto prima. Sono pronti a calpestarti affinché loro possano scattare il loro selfie, raggiungendo un livello inaspettato di maleducazione. Ma ciò che mi fa ancora di più salire la rabbia è l'incapacità di chiedere scusa. E purtroppo, questo non è un problema del visitatore che si presenta al Louvre. Questo è un problema che abbiamo riscontrato in numerosi altri luoghi visitati a Parigi. Beh, poi c'è quello che si toglie le scarpe in mezzo al museo e inizia a grattarsi i piedi. E quello che si siede sulla piccola ringhiera davanti al Tiziano dove lo mettiamo?
Controlli sommari: il controllo al metal detector, tutto sommato, l'hanno fatto con cura. Ma il controllo biglietti è stato quasi inesistente. Al nostro secondo ingresso all'ala Denon, il fiume umano era tale che non abbiamo neanche mostrato il biglietto agli operatori del museo.
Manutenzione: siamo sicuri che questo museo sia "conservato" a dovere? Sull'Ercole al rogo di Guido Reni abbiamo intravisto delle ragnatele...
La Gioconda = rock star |
Turisti = fan |
E dunque, abbiamo visto quasi completamente la collezione di pitture italiane - a parte la sala della Gioconda, nella quale non si poteva stare per più di trenta secondi senza che il cervello iniziasse a fumare. Poi è toccato alla sala delle sculture italiane. Con sempre più scarso interesse, ci siamo dedicati alle sculture dell'antica Grecia e dell'epoca romana. Con la speranza di trovare meno folla nella sala della Gioconda (dove si trova anche Le nozze di Cana del Veronese, uno a caso), proviamo a visitare la galleria dei pittori francesi. Ma abbiamo staccato il cervello da tempo. L'unica cosa da fare è andarsene.
Dai, facciamoci 'sto selfie! |
Qualche spunto interessante è rimasto. Innanzitutto ho scoperto che Guido Reni era un pittore, e anche famoso. Io lo conoscevo perché il suo nome è quello di un'importante via di Torino (sigh!). E anche qualche riflessione con Giulia sul valore dell'arte italiana, molto interessante ma un po' complessa da spiegare in poche parole. E una promessa, una delle tante: al Louvre dobbiamo tornare, anche se mai più in estate. Con il Museo del Louvre abbiamo un conto in sospeso, ed è ampiamente in credito.
Bis bald!
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