Victor Hugo, I miserabili
E come recensire un simile capolavoro? Semplice, è impossibile.
I miserabili è stato veramente un lungo viaggio. Io lo sapevo, che sarebbe stata una lettura complessa, sia dal punto di vista narrativo che "filosofico". Ma è stato un bel viaggio. Il quale, come tutti i viaggi, prevede anche qualche pausa. Pause di riflessione e pause di decompressione. Molti passaggi de I miserabili sono impegnativi, difficili da comprendere senza conoscere a fondo la storia della Francia. Ma se l'intreccio è coinvolgente, se le vicende di Jean Valjean, Fantine, Cosette e Marius sono avvincenti sia nella loro singolarità che nell'economia della trama, la morale è carica di straordinaria, sebbene sofferta, umanità. I miserabili è un'opera di incredibile umanità. Non posso che dire, e ripetere infinite volte, a chi sta leggendo ora: concedetevi uno spazio di tempo per questo romanzo, non ne rimarrete delusi.
Di Hugo e de I miserabili si è già scritto tanto e forse tutto. Non posso certamente essere io ad aggiungere qualcosa sulla storia di questo grandioso romanzo.
I miserabili rappresenta per me, tuttavia, un romanzo indimenticabile, per tanti motivi. Perché descrive la società nell'immagine più buona e in quella più malvagia. Perché dipinge l'essere umano nella sua componente più spirituale. Perché celebra l'amore, e ho avuto la fortuna di leggerlo nei mesi precedenti il mio matrimonio. Dunque, proprio per questi motivi, voglio omaggiare l'opera riportando i passaggi (tanti) per me più significativi.
Bis bald!
Stefano
Le più belle frase estratte da I miserabili (a mio parere)
Di tutte le cose fatte da Dio, il cuore umano è quella che manda più luce, ahimè! E più buio.
Se fosse concesso ai nostri occhi di carne vedere nella coscienza altrui, si giudicherebbe un uomo con molta maggior sicurezza dai suoi sogni che dai suoi pensieri. Esiste una volontà nel pensiero, non ce n'è nel sogno. Il sogno, che è assolutamente spontaneo, assume e conserva, anche nel gigantesco e nell'ideale, la forma del nostro spirito; nulla scaturisce più direttamente e più sinceramente dal fondo stesso della nostra anima che le nostre aspirazioni involontarie e smisurate verso gli splendori del destino. In queste aspirazioni, assai più che nelle idee composte, ragionate e coordinate, è possibile ritrovare il vero carattere di ogni uomo. Le nostre chimere sono quello che più ci somiglia. Ciascuno sogna l'ignoto e l'impossibile secondo la propria natura.
Finché aveva denari, visitava i poveri; quando non ne aveva più visitava i ricchi.
Che cosa triste non avere l'indirizzo della propria anima!
Non dobbiamo mai temere i ladri e gli assassini; sono pericoli esterni, piccoli. Ma dobbiamo temere noi stessi. I pregiudizi, ecco i ladri; i vizi, ecco gli omicidi. I grandi pericoli sono in noi.
È facilissimo esser buoni, ma il difficile è esser giusti.
Per spiare le azioni della gente non c'è nessuno come coloro che non dovrebbero entrarci.
V'è uno spettacolo più grande del mare, ed è il cielo; v'è uno spettacolo più grande del cielo, ed è l'interno dell'anima.
Viaggiare, è nascere e morire ad ogni istante.
Come accadde che le loro labbra si incontrarono? Come accade che l'uccello canti, che la neve si sciolga, che la rosa si apra, che maggio sbocci, che l'alba biancheggi dietro gli alberi neri sulla cima fremente delle colline?
Era un individuo sulla sessantina, con una faccia da uomo d'affari e un'aria da briccone: due cose che spesso vanno insieme.
È una strana pretesa degli uomini voler che l'amore conduca da qualche parte.
Valjean aveva questo di particolare: che, cioè, si sarebbe potuto dire portasse due bisacce, nell'una delle quali teneva i pensieri d'un santo, nell'altra celava i temibili istinti d'un forzato. Secondo l'occasione, egli frugava nell'una o nell'altra.
Il destino può essere malvagio come un essere intelligente e diventare mostruoso come il cuore umano!
Vi sono momenti in cui le supposizioni orrende ci assediano come una ressa di furie e sforzano con violenza le pareti del nostro cervello. Quando si tratta di coloro che amiamo, la nostra prudenza inventa ogni follia.
Superstizioni, bigotterie, bacchettonismi e pregiudizi, sebbene siano larve, s'attaccano alla vita e hanno denti ed unghie uscenti dal loro fumo; bisogna incalzarli e far loro guerra, senza tregua; poiché è una fatalità dell'uomo essere condannato all'eterna battaglia dei fantasmi. L'ombra è difficile a prendere per la gola e ad atterrare.
Se fosse dato ai nostri occhi terreni di vedere nella coscienza altrui, si giudicherebbe molto più sicuramente un uomo da quel che sogna, che da quel che pensa.
Gli animali non sono altro che la raffigurazione delle nostre virtù e dei nostri vizi, vaganti davanti ai nostri occhi, fantasmi visibili delle nostre anime. Dio ce li mostra per farci riflettere.
Il pensiero è la fatica dell'intelligenza, la fantasticheria ne è la voluttà.
Quando si è innamorati come una tigre, il minimo è battersi come un leone.
Per quanto si faccia, non si riuscirà mai ad annientare quell'eterno avanzo del cuore umano che è l'amore.
Che cos'è questa storia di Fantine? È la società che compra una schiava. Da chi? Dalla miseria. Dalla fame, dal freddo, dall'isolamento, dall'abbandono, dalle privazioni. Contratto doloroso. Un'anima per un tozzo di pane. La miseria offre, la società accetta.
Per buona distribuzione, si deve intendere non già distribuzione uguale, ma equa. La prima uguaglianza è l'equità.
Le donne giocano con la loro bellezza come i fanciulli col coltello: vi si feriscono.
Il giorno è canaglia e merita soltanto un'imposta chiusa. Le persone per bene accendono il loro spirito quando lo zenit accende le stelle.
Era soddisfatta alla maniera di quella donna araba che, avendo ricevuto uno schiaffo dal marito, andò a lamentarsi dal padre, gridando vendetta e dicendo: «Padre, devi rendere a mio marito ingiuria per ingiuria.» Il padre chiese: «Su quale guancia hai ricevuto lo schiaffo?» «Sulla destra.» Il padre lasciò andare uno schiaffo sulla guancia sinistra e disse: «Eccoti accontentata. Dirai a tuo marito che, se egli ha schiaffeggiato mia figlia, io ho schiaffeggiato sua moglie.»
«Cos'è il gatto?» esclamava. «è un correttivo. Il buon Dio, avendo fatto il sorcio, disse: "Toh! Ho fatto una bestialità!" E creò il gatto, che è l'errata-corrige del sorcio. Il sorcio, più il gatto, è la bozza riveduta e corretta della creazione.»
Lo sguardo delle donne somiglia a certi ingranaggi apparentemente innocenti, ma formidabili. Vi si passa accanto tutti i giorni, tranquillamente e impunemente, senza sospettare di nulla. Viene un momento in cui ci si dimentica perfino che quella cosa è lì. Si va, si viene, si sogna, si parla, si ride. D'un tratto ci si sente afferrare. È finita. L'ingranaggio vi tiene, lo sguardo vi ha preso. Vi ha preso, non importa per dove né come, per una parte qualunque del vostro pensiero che vagava, per una distrazione che avete avuto. Siete perduto. Ci finirete tutto intero. Una concatenazione di forze misteriose si impadronisce di voi. Vi dibattete invano. Non è più possibile alcun soccorso umano. State per cadere d'ingranaggio in ingranaggio, d'angoscia in angoscia, di tortura in tortura, voi, la vostra mente, i vostri beni, il vostro futuro, la vostra anima; e, a seconda che siate in potere di una creatura malvagia o di un nobile cuore, uscirete da quella spaventosa macchina sfigurato dalla vergogna o trasfigurato dalla passione.
Si è in pochi e si ha contro un intero esercito; ma si difende il diritto, la legge naturale, la sovranità di ciascuno su se stesso, che non ammette possibili abdicazioni, la giustizia, la verità, e se occorre, si morirà come i trecento spartani. Non si pensa a Don Chisciotte, ma a Leonida. E si va sempre avanti e, una volta impegnati, non si indietreggia più e ci si precipita a testa china, con la speranza di una vittoria impossibile, la rivoluzione completata, il progresso rimesso in libertà, l'accrescimento del genere umano, la liberazione universale; e, alla peggio, le Termopili.
Angelo è l'unica parola della lingua che non si possa logorare. Nessun'altra parola resisterebbe all'uso impietoso che ne fanno gli innamorati.
L'ideale non è che il punto culminante della logica, allo stesso modo che il bello non è che la cima del vero. Quindi, i popoli artisti sono anche conseguenti: amare il bello, significa voler la luce. Per questo la fiaccola dell'Europa, ossia della civiltà, è stata portata dapprima dalla Grecia, che l'ha passata all'Italia, la quale l'ha passata alla Francia. Oh, divini popoli esploratori!
Era possibile che Napoleone vincesse quella battaglia? Rispondiamo di no. Perché? A causa di Wellington? A causa di Blücher? No. A causa di Dio.
Ogni minuto è un becchino inesorabile.
Se la natura si chiama provvidenza, la società deve chiamarsi previdenza.
Sono troppo vecchio: ho cento anni, ho centomila anni, e da tanto tempo ho il diritto d'esser morto.
Terrazziere e ladro, aveva un solo sogno e credeva ai tesori nascosti nella foresta di Montfermeil, sperando di trovare un giorno o l'altro del denaro ai piedi d'un albero; nel frattempo, l'andava cercando volentieri nelle tasche dei viandanti.
Non v'è collera, in Francia, neppur pubblica, che sei mesi non bastino a spegnere; le sommosse, nello stato in cui si trova la società, sono talmente la colpa di tutti, che sono seguite da una necessità di chiudere un occhio.
I volti più puri possono serbare per sempre il riverbero di un'orribile vicinanza.
Rra contento, gaio, estasiato, affabile, giovane. I suoi capelli bianchi aggiungevano una dolce maestà alla gaia luce che gli si spandeva sul volto. La grazia congiunta alle rughe, è adorabile; vi è non so quale aurora in una vecchiezza fiorente.
L'amore è un fanciullo di seimila anni, ed ha diritto ad una lunga barba bianca: Matusalemme è un bimbo, di fronte a Cupido. Da sessanta secoli a questa parte l'uomo e la donna se la son cavata coll'amarsi; se il diavolo, maligno, s'è messo ad odiare l'uomo, questi, ancor più maligno, s'è messo ad amare la donna, e in questo modo s'è procurato un bene maggiore del male che gli ha procurato il diavolo.
Morire non è nulla; non vivere è spaventoso.
E quelle cose sono state fatte, e quei re hanno ripreso i loro troni, e il padrone dell'Europa è stato messo in gabbia, e l'antico regime è diventato quello nuovo, e tutta l'ombra e tutta la luce della terra hanno mutato posto, perché, nel pomeriggio di una giornata estiva, un pastore disse a un prussiano nel bosco: passate di qui e non di là!
Quando sopra di noi pesa tanto orrore, non abbiamo il diritto di condividerlo con gli altri a loro insaputa, non abbiamo il diritto di comunicare a essi la nostra peste, non abbiamo il diritto di farli scivolare nel nostro precipizio senza che se ne accorgano, non abbiamo il diritto di ingombrare subdolamente la felicità altrui con la nostra miseria.
L'amore, è l'unica estasi. Tutto il resto piange. Amare o avere amato, questo basta. Dopo, non chiedete nulla. Non c'è altra perla da trovare nelle pieghe tenebrose della vita. Amare è un compimento.
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