Tempo di prime, sabato scorso.
Disponibilità e meteo favorevole hanno fatto si che (finalmente) potessi fare una gita in montagna assieme alla mia dolce metà. Anche lei è un'appassionata della montagna: fortunatamente, penso io. Non solo questione di fortuna, comunque: con Giulia tutto è nato grazie ad un post su Walter Bonatti. La montagna è stata, è, e sarà, insomma, nel nostro destino.
Gli impegni comuni e le nevicate recenti ci hanno costretto ad optare per una meta vicina ad entrambi e relativamente facile, specie pensando che Giulia non batteva un sentiero da fine agosto. Sulle ciaspole non ci va (e non ci vuole neanche pensare!) e non ha sulle gambe due maratone e sei mezze maratone con annessa preparazione atletica.
Intenta a brucare =D |
La mia scelta è caduta su una meta a me praticamente sconosciuta fino all'anno scorso, quando mi giunse all'orecchio da più fonti, specie nell'entourage del CAI. Si tratta del Monte Musinè, e capisco il perchè questa sia una salita ben nota ai torinesi. Si parte da Caselette, ad un tiro di schioppo da Pianezza e ha pendenze importanti fin da subito. Il dislivello è discreto (800 metri circa), ma alcuni tratti hanno una certa ripidità, il che rende il sentiero alla vetta ottima sede di allenamento per chi non ha voglia o tempo a sufficienza per raggiungere località in cui si possa fare trekking a quote più alte o con dislivelli superiori. Oppure, per chi sa "accontentarsi" della visuale di Torino, delle colline che la circondano e della bassa Val di Susa.
Non è una grande giornata di forma, quella di sabato. Partiamo tardi per Caselette, troppo tardi per camminare dal mio punto di vista. Tutto ciò probabilmente ci condiziona un po', siamo spesso fermi a prender fiato. Un aiuto lo fornisce il santuario di Sant'Abaco (avrà a che fare con i numeri?). Adagiato tra gli alberi alle pendici del Musinè, suggerisce una rilassante pausa, durante la quale Giulia non smentisce la sua innata attrazione per ciò che è cultura e storia, cercando di decifrare l'iscrizione in latino che campeggia sulla facciata del santuario.
La visuale su Avigliana e le Cozie Centrali dai 1150 metri del Musinè |
Si riparte e si va alla scoperta di un monte non comune: la vegetazione si dirada improvvisamente all'aumentare della quota e non solo, a tratti sembra di camminare nella macchia mediterranea, pur senza i suoi profumi. La terra e le rocce sono rossastre: mi sorgono in testa parecchie domande da fare ai miei amici geologi Daniele e Silvia. La salita sembra infinita, il vedere l'enorme croce di vetta apparentemente a due passi non ci aiuta. "Sembra vicina" ci diciamo, ma alla fine scopriamo che c'è sempre un salto di roccia da superare. E che l'altimetro, purtroppo, ha ragione. Sono proprio più di 1100 i metri del Musinè. In qualche momento Giulia sembra voglia gettar la spugna, ma alla fine non molla, e così arriviamo in cima.
Un po' di cioccolata, un sonnellino e le fondamentali coccole. Qualche foto, poi si riparte. Ed è una dolcissima discesa quando puoi condividere nell'ambiente che più ami i progetti per le vacanze ed un futuro insieme. Buona la prima.
A presto,
Stefano
...quanto ci vorrà prima che io ti perdoni per aver postato una certa foto...?
RispondiEliminaDi quale foto stai parlando??? :-*
RispondiEliminaquella in cui sembro in dolce attesa, e nemmeno troppo intelligente :)
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