sabato 29 giugno 2013

Muse, overdose di adrenalina

Ciao a tutti!
Uno dei momenti più attesi del mio 2013, quello di ieri sera: ore 21.15, Torino, Stadio Olimpico, i Muse in concerto. Ciò che mi attendevo prima di entrare nello stadio si è rivelato esattamente come previsto: la migliore scarica di energia prima della partenza per le Dolomiti.
Tanta fatica per conquistare quest'inverno due tagliandi (uno per me e uno per Gabriele) per la tribuna est dell'Olimpico. Ora posso dire che è valso la pena sudare per ottenerli... quando si dice "vale il prezzo del biglietto".

Ciminiere infuocate, a ritmo di rock: questo il palcoscenico del Muse World Tour 2013 (foto lastampa.it)

Non sono un assiduo frequentatore di concerti, ma quelli che vado a vedere sono sempre di qualità eccelsa. Se devo investire del denaro in qualcosa, tanto vale che sia un "prodotto" di qualità. I miei concerti passati (gli U2 a San Siro nel 2009 e Bruce Springsteen sempre a San Siro nel 2012) mi hanno fatto capire quanto delirio può esserci per le rockstar. Ma gli U2 e Bruce Springsteen sono mostri sacri della musica, animali da palcoscenico. Idolatrati dalle folle, a mio parere anche in misura eccessiva.

Voce pazzesca quella di Matthew Bellamy (foto lastampa.it)

Certo, mi aspettavo casino ieri sera a Torino, ma non tutta questa ebbrezza, non immaginavo tutta questa passione per la band britannica. E invece mi sbagliavo. Inizi ad avvertire questa sensazione quando in macchina ti trovi a fare coda in un sottopassaggio solitamente scorrevolissimo (quello di Corso Giambone), quando attorno a te le vetture hanno targhe provenienti da tutta Italia, quando un buco per parcheggiare la tua auto lo trovi a quindici minuti di distanza a piedi.

Delirio allo Stadio Olimpico per i Muse (foto lastampa.it)

E allo stadio, beh... superfluo dirlo, il caos dei migliori eventi rock. Bagarini e porcari, birra a volontà e paninazzi unti, la classica cornice della serata musicale da stadio. Entri nello stadio, e non è lo stadio che ti toglie il fiato: l'Olimpico non è San Siro (sarà perchè ci gioca il Toro?)... è il palcoscenico che fa impressione, va quasi a toccare il cerchio di centrocampo.
Come in tutti i migliori concerti, si inizia più tardi rispetto al previsto. Ma quando si inizia, si fa sul serio e non ce n'è più per nessuno. Ti giri verso il palco e ti fai catturare dai giochi di luce e dagli effetti scenici che i Muse vogliono concederci.

Stile, grinta e classe... (foto lastampa.it)

Ogni scenografia ti colpisce al cuore. Banconote sparate in aria, una gigantesca lampadina sparata in aria, ciminiere dal palco che fiammeggiano a ritmo di rock, una donna che si suicida ingurgitando benzina. Maxischermi che sanno attrarre la vista. Su Panic station ci si burla di Obama, Merkel, Letta e pure del Papa, sbeffeggiati sotto forma di burattini danzanti; su una memorabile Uprising Matthew Bellamy, Dominic Howard e Chris Wolstenholme si moltiplicano come per magia.

La moltiplicazione dei Muse per Uprising

La musica dei Muse ti travolge. A tal punto che quando arriva la mia canzone preferita, Supermassive black hole, non riesci neanche più a cantarla. Hai il fiato in gola e le parole non ti escono, costantemente esterrefatto dalla potenza di quest'opera d'arte in salsa rock. Non c'è canzone che non possa sconvolgerti l'udito. Un conto è ascoltare un cd, un'altro è vivere un loro concerto. Anche quel capolavoro che è Time is running out diventa gioia per i sensi. E quando partono le canzoni che li hanno resi così famosi, tra cui Knights of Cydonia e Resistance...lo stadio diventa un enorme catino danzante. La chiusura con Starlight, immensa.

Presente allo Stadio Olimpico. Rigorosamente con la maglietta dell'evento

Una descrizione fantastica di questo concerto l'ha realizzata oggi Bruno Ruffilli su La Stampa: "Hai voglia di dire che una canzone assomiglia agli U2 (Madness, riscritta su Numb), che un’altra inizia come House of Rising Sun, che Matt Bellamy è un Freddie Mercury in sedicesimo. Inutile obiettare che quello visto a Torino ieri è uno spettacolo enfatico, strabordante di effetti speciali [...]. Lo show dei Muse è un grande carrozzone ipertecnologico, che cita un po' tutto ma inventa sempre qualcosa di nuovo. E talvolta lascia a bocca aperta, come quando le sei ciminiere ai lati del palco cominciano a lanciare fiamme a tempo di musica. Sorpresi e felici, i fan ieri allo Stadio Olimpico, per un concerto che sarà – è facile prevederlo – tra le cose da ricordare di quest’anno. Costruito con precisione impeccabile, è divertente, colorato anche quando vuole essere apocalittico, sempre carico di energia. Bellamy e compagni ripercorrono cinquant'anni di pose da rocker e le frullano in una specie di enorme videogame".

Assolo di chitarra per Bellamy, per emozionare i trentacinquemila dell'Olimpico

Quando esci dallo stadio senti solo parole di persone entusiaste. C'è un po' di malinconia, ma solo perchè il concerto è finito. Per il resto solo grandi vibrazioni: ovunque, testa, gambe, petto. Ti rendi conto, ancora una volta, che hai assistito ad un evento pazzesco, da annoverare sicuramente tra i migliori concerti dell'anno.
In attesa dei prossimi, questo è certo!
A presto,
Stefano

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