Uno dei momenti più attesi del mio 2013, quello di ieri sera: ore 21.15, Torino, Stadio Olimpico, i Muse in concerto. Ciò che mi attendevo prima di entrare nello stadio si è rivelato esattamente come previsto: la migliore scarica di energia prima della partenza per le Dolomiti.
Tanta fatica per conquistare quest'inverno due tagliandi (uno per me e uno per Gabriele) per la tribuna est dell'Olimpico. Ora posso dire che è valso la pena sudare per ottenerli... quando si dice "vale il prezzo del biglietto".
Ciminiere infuocate, a ritmo di rock: questo il palcoscenico del Muse World Tour 2013 (foto lastampa.it) |
Voce pazzesca quella di Matthew Bellamy (foto lastampa.it) |
Certo, mi aspettavo casino ieri sera a Torino, ma non tutta questa ebbrezza, non immaginavo tutta questa passione per la band britannica. E invece mi sbagliavo. Inizi ad avvertire questa sensazione quando in macchina ti trovi a fare coda in un sottopassaggio solitamente scorrevolissimo (quello di Corso Giambone), quando attorno a te le vetture hanno targhe provenienti da tutta Italia, quando un buco per parcheggiare la tua auto lo trovi a quindici minuti di distanza a piedi.
Delirio allo Stadio Olimpico per i Muse (foto lastampa.it) |
E allo stadio, beh... superfluo dirlo, il caos dei migliori eventi rock. Bagarini e porcari, birra a volontà e paninazzi unti, la classica cornice della serata musicale da stadio. Entri nello stadio, e non è lo stadio che ti toglie il fiato: l'Olimpico non è San Siro (sarà perchè ci gioca il Toro?)... è il palcoscenico che fa impressione, va quasi a toccare il cerchio di centrocampo.
Come in tutti i migliori concerti, si inizia più tardi rispetto al previsto. Ma quando si inizia, si fa sul serio e non ce n'è più per nessuno. Ti giri verso il palco e ti fai catturare dai giochi di luce e dagli effetti scenici che i Muse vogliono concederci.
Stile, grinta e classe... (foto lastampa.it) |
Ogni scenografia ti colpisce al cuore. Banconote sparate in aria, una gigantesca lampadina sparata in aria, ciminiere dal palco che fiammeggiano a ritmo di rock, una donna che si suicida ingurgitando benzina. Maxischermi che sanno attrarre la vista. Su Panic station ci si burla di Obama, Merkel, Letta e pure del Papa, sbeffeggiati sotto forma di burattini danzanti; su una memorabile Uprising Matthew Bellamy, Dominic Howard e Chris Wolstenholme si moltiplicano come per magia.
La moltiplicazione dei Muse per Uprising |
La musica dei Muse ti travolge. A tal punto che quando arriva la mia canzone preferita, Supermassive black hole, non riesci neanche più a cantarla. Hai il fiato in gola e le parole non ti escono, costantemente esterrefatto dalla potenza di quest'opera d'arte in salsa rock. Non c'è canzone che non possa sconvolgerti l'udito. Un conto è ascoltare un cd, un'altro è vivere un loro concerto. Anche quel capolavoro che è Time is running out diventa gioia per i sensi. E quando partono le canzoni che li hanno resi così famosi, tra cui Knights of Cydonia e Resistance...lo stadio diventa un enorme catino danzante. La chiusura con Starlight, immensa.
Presente allo Stadio Olimpico. Rigorosamente con la maglietta dell'evento |
Una descrizione fantastica di questo concerto l'ha realizzata oggi Bruno Ruffilli su La Stampa: "Hai voglia di dire che una canzone assomiglia agli U2 (Madness, riscritta su Numb), che un’altra inizia come House of Rising Sun, che Matt Bellamy è un Freddie Mercury in sedicesimo. Inutile obiettare che quello visto a Torino ieri è uno spettacolo enfatico, strabordante di effetti speciali [...]. Lo show dei Muse è un grande carrozzone ipertecnologico, che cita un po' tutto ma inventa sempre qualcosa di nuovo. E talvolta lascia a bocca aperta, come quando le sei ciminiere ai lati del palco cominciano a lanciare fiamme a tempo di musica. Sorpresi e felici, i fan ieri allo Stadio Olimpico, per un concerto che sarà – è facile prevederlo – tra le cose da ricordare di quest’anno. Costruito con precisione impeccabile, è divertente, colorato anche quando vuole essere apocalittico, sempre carico di energia. Bellamy e compagni ripercorrono cinquant'anni di pose da rocker e le frullano in una specie di enorme videogame".
Assolo di chitarra per Bellamy, per emozionare i trentacinquemila dell'Olimpico |
Quando esci dallo stadio senti solo parole di persone entusiaste. C'è un po' di malinconia, ma solo perchè il concerto è finito. Per il resto solo grandi vibrazioni: ovunque, testa, gambe, petto. Ti rendi conto, ancora una volta, che hai assistito ad un evento pazzesco, da annoverare sicuramente tra i migliori concerti dell'anno.
In attesa dei prossimi, questo è certo!
A presto,
Stefano
PORCATROIAAAAAAAAAAAAAAAA CHE CONCERTOOOOOOO !!!!
RispondiEliminagaga
Spettacolo... i Muse ne sanno...
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