giovedì 13 giugno 2013

Presa di coscienza sul Colle Cervetto

Ciao a tutti!
Giugno è uno dei mesi più belli per chi ama la montagna: i prati in fiore e i ruscelli ingrossati abbelliscono gli scenari alpini. Dopo weekend poco clementi o impegnati in altre attività, c'era voglia di confrontarsi nuovamente con un paesaggio di vera montagna. Era tanta la voglia di salire nuovamente sopra i duemila metri, lì dove la montagna diventa veramente tale. Anche per capire in che condizioni versano attualmente i sentieri, in vista delle future avventure nei mesi estivi.
La destinazione scelta venerdì sera per l'escursione di sabato scorso è stata il Colle Cervetto, una sella alta poco più di 2200 metri che divide la Val Po dalla Val Varaita ed è passaggio (quasi) obbligato per salire verso alcune mete come la Testa di Garitta Nuova o la Cima di Crosa. Scelgo di salire dal versante di Oncino: il tragitto in auto è più breve e più veloce, nonostante l'angusta e dissestata strada per raggiungere l'isolata località cuneese crei più di una perplessità sulla bontà della mia decisione.

Prati in fiore alle Meire Bigorie

Il tempo è bello alle Meire Bigorie quando vi parcheggio l'auto. Ma so che durerà poco, tutte le previsioni indicano un peggioramento delle condizioni meteo. Se ne sentiva giusto il bisogno, dopo tutta la pioggia scesa a maggio. Va beh. Non mi scoraggio di certo e di buona lena percorro la carrozzabile che porta alle meire Tartarea. Tranquilla, rilassante, tutto sommato. Il lavoro settimanale in palestra e in outdoor, con il gruppo CAI del martedí, dà i suoi frutti, evidentemente.
A quel punto inizia il dramma. Esagerato il termine, s'intende. Non sarei qui a scrivere, altrimenti. Il sentiero sparisce, perchè è coperto da neve, costante nei pianori oltre i duemila metri, alternata ad isole di roccia e sterpaglie sul ripido. E nel frattempo anche la visibilità peggiora. I ramponi sono pressoché inutili dato che la neve è fradicia. Si sale faticando molto inizialmente. In alcuni punti si affonda nel manto nevoso che è un piacere. Le ciaspole ci andavano, ed è quasi metà giugno! Fortuna vuole che qualcuno però con le ciaspole ci è passato... Ne approfitto, seguo quelle tracce, calpestandole: la neve fusa e righiacciata che le ricopre è stabile, e mi permette di non sprofondare, almeno per nove passi su dieci.

Visibilità... perfetta!

In cima, nulla totale. Solo nebbia attorno, e ogni tanto fa capolino uno spiraglio di sole ad illuminare ciò che rimane di un pressoché nullo panorama. Affascinante, nonostante tutto. Un frugale pasto e poi via, meglio incontrarla il più tardi possibile, la pioggia. Ma non sarà la (poca) pioggia a disturbare la discesa, bensì la nebbia. Ed è un bel casino: in alto è bianco, in basso è bianco, e le tracce si perdono con facilità. Cosa che succede al primo gruppo di rocce sgombre di neve. Con calma e pazienza (e l'aiuto di mappa e GPS) le ritrovo, perdendo un po' di minuti. Poi si fila via, tra qualche goccia e qualche fulmine in lontananza.
La quantità di neve è tanta, veramente tanta, considerata la quota raggiunta. Non oso immaginare quanta ce ne sia a tremila metri. Già, i tremila metri, quelli che si toccano al Col Lauson, lungo l'Alta Via n.2 della Valle d'Aosta. No, niente Valle d'Aosta, quest'anno. Non ha senso rischiare con tutta questa neve, meglio rimandare a tempi migliori e soprattutto meno innevati! Ma molto altro è comunque in serbo...
Un segno di speranza, a fine giornata: i primi segni di fioritura alpina e un gregge di pecore sui prati del vallone di Cervetto. Qualcosa cambia, per fortuna. L'estate arriva...
Buonanotte a tutti,
Stefano

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