martedì 10 settembre 2013

In attesa di gambe migliori

Ciao a tutti!
Come già accennato nel post di due giorni fa, la prima mezza maratona pre-Venice Marathon è scivolata via in un mix di sensazioni alternate. Il tempo stampato a Parma, 1h36'23'' (che mi ha portato alla 154° posizione su 526 arrivati al traguardo, 22° nella mia categoria) è in assoluto il peggiore fatto da me registrare sulla distanza dei 21.097 km. Tuttavia, di più non potevo proprio fare; so di non aver schiacciato sul freno e di aver dato tutto ciò che avevo nei polmoni e nelle gambe. Proprio loro, le gambe, hanno mollato quando speravo di poter fare un tempo di 1h33', che, vista la preparazione finora accumulata, sarebbe stato un tempo dignitosissimo. Ma andiamo per ordine.

Alla partenza, ad un'ora dallo sparo dello starter


Che gara è stata la Cariparma Running Mezza Maratona? Di certo, il percorso è stato vivace ed interessante. Mai noioso: Parma è una città splendida (come spero di riuscire a raccontare in post a lei dedicato). La varietà di terreno è ottima, si è corso essenzialmente su asfalto, ma i podisti hanno anche incontrato qualche tratto in pavè e su ghiaia, condito da una leggera salita e discesa. Pochi rettilinei e molte curve divertono e non annoiano.

Un'occhiata (satellitare) al percorso della 16°edizione della Cariparma Running Mezza maratona

Il tracciato è un anello da percorrere due volte all'interno del centro storico di Parma. La partenza è da Piazza Garibaldi, il cuore pulsante del capoluogo parmigiano, da dove si imbocca la lunghissima Strada della Repubblica. Da lì si svolta per raggiungere la zona dello Stadio Tardini. Lasciato alle spalle lo stadio, si passa per la prima volta di fianco al torrente Parma (in viale Toscanini), e poi lo si attraversa tramite il Ponte di Mezzo: tre chilometri sono già stati percorsi. Si entra dunque nell'Oltretorrente e si corre su vie un pochino anguste e anche un pochino ondulate, probabilmente è questo il tratto meno interessante per gli occhi. Il mio cronometro segna sei chilometri percorsi quando si entra nell'immenso Parco Ducale: il percorso diventa più rettilineo e si passa alla ghiaia. In sintesi, si fatica di più a mantenere il passo avuto fino a quel momento. Dopo i due (eterni) chilometri nel parco, si attraversa la Parma dal ponte Giuseppe Verdi per rientrare nel vero e proprio centro storico della città. E per affrontare, dopo qualche curva, il tratto più duro, quello del Borgo del Parmigianino: poche centinaia di metri, ma tutte in pavè ed in costante salita. Si sale ancora, per correre sotto gli archi del Palazzo della Pilotta. Manca poco, da qui si costeggia la Parma ancora per quei pochi metri che servono per entrare nell'ultima curva a sinistra: si imbocca Strada Mazzini, la linea d'arrivo è a vista d'occhio.
I primi chilometri mi hanno lasciato sensazioni positive: ho corso per dieci chilometri costantemente ad un passo di 4'25'' con il quale avrei potuto concludere la gara intorno a 1h33'. Ma, superato per la prima volta il passaggio in Piazza Garibaldi, le gambe non riescono a sostenere quel ritmo e automaticamente, senza quasi accorgermene, rallento. Questo è ciò che più mi preoccupa: mi sembra di andar forte ma in realtà non è affatto così. La performance decade sempre più. Il fiato c'è, le gambe molto meno. C'è da lavorare sodo, dico fra me e me. Oppure sono io, che ho lavorato talmente sodo nelle ultime settimane, a dover pagare il lavoro fatto finora?

Il momento dell'arrivo in Piazza Garibaldi

Sinceramente, non saprei dire. Troppi fattori potrebbero aver condizionato la mia performance: il caldo (poi mitigato dalla pioggerellina che ha caratterizzato gli ultimi due terzi di gara)? Lo stesso asfalto bagnato? Il terreno non completamente asfaltato o il percorso ondulato e ricco di curve? I carichi di lavoro delle ultime tre settimane? O forse, sono semplicemente io che, praticamente senza fondo, dopo quasi tre mesi di stop dalle corse dedicati a montagna e bicicletta, non posso andare oltre un certo limite? Continuo a non darmi una risposta.
Non posso far altro che consolarmi nel post-gara: a parte la bellissima medaglia destinata ai "finisher" della mezza maratona, un bel pranzo a base di specialità emiliane, culatello di Zibello, risotto alla parmigiana e lambrusco, è ciò che ci vuole per affogare i piccoli dispiaceri lasciati poco prima dall'esito della corsa.

Che bello il culatello di Zibello!

Attualmente, mi riesce difficile pensare di riuscire a migliorare il mio personale sulla maratona fra sette settimane a Venezia. Ovviamente, la preparerò al massimo delle mie possibilità, come sempre. In fondo, la Venice Marathon non sarà una semplice maratona ma molto di più: si corre a Venezia (e scusate se è poco) e sarà l'occasione per ritornare in Italia dopo le prime settimane passate in Germania. E non sarò solo, qualcuno sarà con me, a spingermi verso l'arrivo in Riva dei Sette Martiri.
A presto!
Stefano

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